Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Cibo, igiene, strutture Maroni si interessi della vita nei centri

19 agosto 2010  Italia-Razzismo
l'Unità
Ha detto il ministro Roberto Maroni a Palermo: «Gli sbarchi di clandestini, dal 1 agosto 2009 al 31 luglio 2010, sono diminuiti dell’88%, passando da 29.000 a 3.499».
Tutto questo, grazie al pattugliamento del Mediterraneo svolto in cooperazione con le truppe libiche. Si chiede Maroni: perché non prendere a modello l’accordo tra Italia e Libia, che ha da poco compiuto un anno, e siglare intese simili, per esempio con la Grecia e la Turchia? Le coste dell’Adriatico, infatti, hanno registrato negli ultimi mesi un incremento degli sbarchi mostrando sia il cambiamento delle rotte, delle nazionalità e della composizione (molte donne e bambini) dei migranti, sia la debolezza delle politiche di lotta alla clandestinità dell’attuale governo. Ma i fallimenti, a quanto pare, non finiscono qui. Alcuni «ospiti» dei Cie di Gorizia, Milano e Brindisi, tra il 15 e il 16 agosto, si sono dati alla fuga. Questi fatti non sono una novità: uomini e donne che si ribellano per l’inadeguatezza delle strutture; per la scarsa igiene; per la somministrazione, a volte nel cibo, di psicofarmaci; per il prolungamento della permanenza da due a sei mesi che fa somigliare quel trattenimento sempre più a una forma di detenzione. Non è una questione da poco: quello che accade all’interno dei centri, le condizioni di vita e i diritti da garantire, dovrebbero interessare il ministro Maroni almeno tanto quanto gli accordi di amicizia con altri stati per evitare gli sbarchi. Investe molto, il governo, nella prevenzione - che si risolve, però, quasi solo nella politica dei respingimenti - ma questo non lo solleva dall’obbligo di occuparsi di chi, da quel «controllo preventivo», è riuscito a sottrarsi per cercare un’opportunità in Italia.
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