Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

6 giugno 2011

 

Un codice per il diritto d’asilo entro il 2012 
Osservatorio Italia-razzismo 4 giugno 2011
Ci siamo quasi (o almeno si spera). Entro il 2012 verranno varate modifiche significative in materia di diritto di asilo.
La Commissione europea, infatti, parla di un «sistema europeo comune di asilo» che prevede maggiore tutela e maggiore sostegno per chi richiede una misura di protezione internazionale. Con questo provvedimento, in tutti i paesi europei i tempi per inoltrare la domanda di asilo, le procedure di valutazione e di accettazione o di diniego, saranno resi uniformi. Queste sono alcune delle modifiche che la Commissione europea propone in materia di direttive che regolano il sistema di «accoglienza» e le «procedure» per l’ottenimento dello status di rifugiato. Si tratta di misure presentate il primo giugno dall’esecutivo di Bruxelles, che costituiscono il completamento del sistema europeo comune previsto, appunto, per il 2012. Un sistema omogeneo fa sì che anche nei paesi, come per esempio l’Italia, in cui non c’è una legge organica sul diritto di asilo, vengano applicate regole in grado di rispondere in maniera non arbitraria alle richieste e a garantire i diritti all’accoglienza. Ciò significa che dovrebbero esserci delle norme precise destinate a regolare anche l’attuale e confuso sistema del trattenimento delle persone straniere, prive di uno status definito nel paese in cui hanno richiesto la protezione internazionale. Negli ultimi mesi diversi sono stati gli acronimi (Cara, Cie, Cda, Cai) per indicare i luoghi a cui si ricorre per gestire quello che il Governo ha qualificato «stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale». Ecco, forse, con un sistema europeo «comune» di asilo, quegli acronimi potrebbero ridursi. E sarebbe un vantaggio non solo per la lingua italiana.
 
 
 
No all'indifferenza, tutti debbono reagire
Giorgio Napolitano
Corriere della Sera 06 giugno 2011
Caro Magris,
lei ha dolorosamente ragione. Tocca noi tutti («pure me stesso mentre sto scrivendo queste righe»: lei ha voluto sottolineare nell'articolo sul Corriere di sabato) l'assuefazione alle tragedie dei «profughi in cerca di salvezza o di una sopravvivenza meno miserabile» che periscono in mare. Le notizie relative ai duecento, forse trecento esseri umani scomparsi giorni fa in acque tunisine non riuscendo a salvarsi da un barcone travolto dalle onde, sono sparite dai giornali e dai telegiornali prima ancora che si sapesse qualcosa di più sull'accaduto. E con eguale rapidità è sembrata cessare la nostra inquietudine per un fatto così atroce. Non si è trattato - lo sappiamo - di un fatto isolato, ma di un susseguirsi, negli ultimi mesi, di tragedie simili. Lei ha spiegato con crudezza come miseria della condizione umana l'acconciarsi a convivere con quella che diviene orribile «cronaca consueta». Ma se in qualche modo è istintiva l'assuefazione, è fatale anche che essa induca all'indifferenza?
A me pare sia questa la soglia che non può e non deve essere varcata. Se è vero, come lei dice, che la democrazia è tale in quanto sappia «mettersi nella pelle degli altri, pure in quella di quei naufraghi in fondo al mare», occorre allora scongiurare il rischio di ogni scivolamento nell'indifferenza, occorre reagire con forza - moralmente e politicamente - all'indifferenza: oggi, e in concreto, rispetto all'odissea dei profughi africani in Libia, o di quella parte di essi che cerca di raggiungere le coste siciliane come porta della ricca - e accogliente? - Europa.
La comunità internazionale, e innanzitutto l'Unione europea, non possono restare inerti dinanzi al crimine che quasi quotidianamente si compie organizzando la partenza dalla Libia, su vecchie imbarcazioni ad alto rischio di naufragio, di folle disperate di uomini, donne, bambini. È un crimine lucroso gestito da avventurieri senza scrupoli, non contrastati dalle autorità locali per un calcolo, forse, di rappresaglia politica contro l'Italia e l'Europa. Ma è un crimine che si chiama «tratta» e «traffico» di esseri umani, ed è come tale sanzionato in Europa e perfino a livello mondiale con la Convenzione di Palermo delle Nazioni Unite nel 2000.
Stroncare questo traffico, prevenire nuove, continue partenze per viaggi della morte (ben più che «viaggi della speranza») e aprirsi - regolandola - all'accoglienza: è questo il dovere delle nazioni civili e della comunità europea e internazionale, è questo il dovere della democrazia.
La ringrazio, caro Magris, per la sua sollecitazione: che ho sentito come rivolta anche a me, come rivolta, di certo, a tutti gli italiani.
 
 
 
L'assuefazione per quei morti
Claudio Magris 
Corriere della Sera 4 giugno 2011
Su alcuni giornali, duecento morti o dispersi in mare come quelli dell'altro ieri, in una fuga della disperazione, non finiscono neppure più in prima pagina, scivolano in quelle seguenti fra le notizie certo rilevanti ma non eclatanti. Per sciagure analoghe, solo qualche anno fa pure un presidente del Consiglio si commuoveva o almeno sentiva il dovere di commuoversi pubblicamente. Le tragedie odierne dei profughi in cerca di salvezza o di una sopravvivenza meno miserabile che periscono, spesso anonimi e ignoti, in mare non sono meno dolorose, ma non sono più un'eccezione sia pur frequente, bensì una regola.
Diventano quindi una cronaca consueta, cui si è fatto il callo, che quasi ci si attende già prima di aprire il giornale e che dunque non scandalizza e non turba più, non desta più emozioni collettive.
Questa assuefazione che conduce all'indifferenza è certo inquietante e accresce l'incolmabile distanza tra chi soffre o muore, in quell'attimo sempre solo, come quei fuggiaschi inghiottiti dai gorghi, e gli altri, tutti o quasi tutti gli altri, che per continuare a vivere non possono essere troppo assorbiti da quei gorghi che trascinano a fondo. È giusto ma è anche facile accusarci di questa insensibilità, che riguarda pure me stesso mentre sto scrivendo queste righe e tutti o quasi tutti coloro che eventualmente le leggeranno.
Diversamente da altri casi, in cui l'indifferenza o la livida ostilità si accaniscono sullo straniero, sul miserabile, su chi ci è etnicamente o socialmente diverso, in questa circostanza la nostra insensibilità non nasce dalla provenienza e dall'identità a noi ostica di quelli annegati. Nasce dalla ripetizione di quei drammi e dall'inevitabile assuefazione che ne deriva. Anche se, per sciagurate ipotesi, ogni giorno le cronache dovessero riportare notizie di soldati italiani caduti in Afghanistan, la reazione, dopo un certo tempo, si tingerebbe di stanca abitudine. Pure atroci delitti di mafia vengono a poco a poco vissuti come una consuetudine.
Non si può sopravvivere emozionandosi per tutte le sventure che colpiscono i nostri fratelli nel mondo; pure la commozione per qualche delitto particolarmente raccapricciante, ad esempio l'efferata uccisione di un bambino, dopo un certo tempo orribilmente si placa; la notizia è stata assorbita, non scuote più l'ordine del mondo né il cuore. L'assuefazione - alla droga, alla guerra, alla violenza - è la regina del mondo. «Bisogna pur vivere - si dice in un romanzo di Bernanos - ed è questa la cosa più orribile».
Forse una delle più grandi miserie della condizione umana consiste nel fatto che perfino il cumulo di dolori e disgrazie, oltre una certa soglia, non sconvolge più; se annuncio la morte di un parente, incontro una compunta comprensione, ma se subito dopo ne annuncio un'altra e poi un'altra ancora rischio addirittura il ridicolo. Proprio per questo - perché, a differenza di Cristo, non possiamo veramente soffrire per tutti, così come non ci rattrista la lettura degli annunci mortuari nei giornali - non possiamo affidarci solo al sentimento per essere vicini agli altri. Il nostro sentimento, comprensibilmente, ci fa piangere per un amico che amiamo e non per uno sconosciuto, ma dobbiamo sapere - non astrattamente, ma realmente, con la comprensione di tutta la nostra persona - che uomini da noi mai visti e non concretamente amati sono altrettanto reali.
Sta qui la differenza tra il pensiero reazionario e la democrazia. Il reazionario facilmente irride l'umanità astratta e l'astratto amore ideologico per il genere umano, perché sa amare il proprio compagno di scuola, ma non sa veramente capire che anche compagni di scuola di persone a lui ignote sono altrettanto reali; non astrazioni ma carne e sangue. La democrazia - schernita come fredda e ideologica - è invece concretamente poetica, perché sa mettersi nella pelle degli altri, come Tolstoj in quella di Anna Karenina, e dunque pure in quella di quei naufraghi in fondo al mare.
 
 
 
Intervista a Franco Frattini - "In Europa sono solo numeri, noi cerchiamo sempre di salvarli"
Sarcina Giuseppe
Corriere della Sera 6 giugno 2011
Il ministro degli Esteri Frattini «In Europa sono solo numeri noi cerchiamo sempre di salvarli» MILANO — Il governo italiano sta raccogliendo le prove per denunciare Gheddafi al Tribunale penale internazionale. Il sospetto è che i profughi centrafricani siano spinti sui barconi con la forza. Il ministro degli Esteri Franco Frattini «condivide in pieno» il contenuto della lettera inviata al Corriere dal presidente Giorgio Napolitano. E annuncia quali sono le iniziative allo studio del governo. Perché i naufragi dei migranti vengono archiviati rapidamente un po' da tutti, governi e opinione pubblica? «Purtroppo, spesso, in tutta Europa si considerano queste tragedie solo come una questione di numeri e non di diritti delle persone. Il governo italiano ha dato ordini di intervenire sempre e comunque, anche se i migranti si trovano in acque lontane dalle nostre. Mentre abbiamo dovuto denunciare il grave comportamento di Malta che in molti casi è rimasta a guardare». Da troppo tempo, però, manca un'iniziativa politica forte... «Certo, un'iniziativa che deve essere europea. E si può fare. Sono stato commissario a Bruxelles per 3 anni e mezzo, con una competenza anche sull'immigrazione. Ricordo che quando la Spagna si trovò in difficoltà con le Canarie prese d'assalto dai barconi, convinsi il Paesi a partecipare al pattugliamento sotto il coordinamento dell'agenzia europea Frontex. Oggi, invece, quanti Paesi sorvegliano il Mediterraneo centrale? Due: l'Italia e Malta». A quanto sembra, qui opera una rete di trafficanti transnazionale: libici, tunisini e, forse anche italiani. Che cosa le risulta? «Stiamo raccogliendo le prove che questi profughi siano spinti sulle barche anche a forza dal regime libico. Molte persone che sono arrivate a Lampedusa raccontano che sono stati obbligati a partire e comunque non hanno pagato nulla. Segno che Tripoli sta usando la tratta come strumento di rappresaglia. Secondo me c'è materia per un intervento del Procuratore del Tribunale penale internazionale, perché siamo di fronte a un crimine contro l'umanità». Notizie di eventuali complicità italiane? «Come ministero degli Esteri non ci stiamo occupando di questo. In passato abbiamo verificato che per i trafficanti è essenziale avere una sponda anche nei punti di approdo. E ci sono stati casi di navi più grandi che hanno scaricato gli immigrati su battelli più piccoli in acque italiane».
Giuseppe Sarcina Duecento morti o dispersi in mare in una fuga della disperazione non finiscono neppure più in prima pagina Miserie della condizione umana. Il cumulo di dolori e disgrazie, oltre una certa soglia, non sconvolge più Farnesina Il ministro degli Esteri Franco Frattini: Tripoli usa la tratta come rappresaglia» 
 
 
 
RISSA E TENTATA FUGA, 11 ARRESTI AL CIE DI BARI
Agi 6 giugno 2011
Undici cittadini extracomunitari ospiti del C.I.E. Di Bari, il centro identificazione ed espulsione, sono stati arrestati con le accuse di resistenza, violenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. I disordini sono scoppiati sabato notte, dopo la richiesta di vedere in tv una partita di calcio trasmessa su canali arabi (Marocco-Algeria). Due agenti di Polizia, intervenuti per bloccare due cittadini marocchini, sono stati aggrediti mentre nove cittadini tunisini hanno tentato la fuga dopo aver tagliato e divelto una grata di ferro di un dormitorio e scavalcato un muro di cinta. Sono intervenute le forze dell'ordine e nella colluttazione, tre militari dell'esercito hanno riportato contusioni e fratture. La situazione all'interno del Cie e' poi tornata alla normalita', e gli 11 stranieri arrestati sono stati rinchiusi nel carcere di Bari.
 
 
 
Blitz nella tendopoli di Manduria,tra i migranti anche tre scafisti
Corriere del Mezzogiorno 4 giugno 2011
 Si erano confusi tra gli immigrati che loro stessi avevano trasportato da Tripoli a Lampedusa a bordo di un’imbarcazione, ma sono stati scoperti e sottoposti a fermo dagli agenti della Digos della questura di Taranto. Si tratta di Mamadou Sissouku, di 48 anni, originario di Mali; Mensah Francis, nato in Togo, e Adams Issa, del Ghana, entrambi di 21.
LE ACCUSE -Rispondono in concorso del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo gli investigatori, sarebbero loro gli scafisti del peschereccio che, partito da Tripoli il 26 maggio scorso, era giunto nel porto di Lampedusa alle ore 18 del giorno successivo con a bordo 272 immigrati di varia nazionalità, tra cui donne in stato di gravidanza e minorenni. I tre scafisti avevano poi raggiunto Manduria confondendosi tra i profughi destinati al centro di identificazione e smistamento, in attesa di poter ritornare a Tripoli.
 
 
 
Rimpatriati i cittadini egiziani arrivati sulle coste del Salento
la Repubblica di Bari 6 giugno 2011
Erano stati interteccetati a due miglia da Otranto su un peschereccio. Tre di loro sono stati arrestati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina
Nella serata di ieri, sono stati rimpatriati "i 71 cittadini egiziani che fanno parte del gruppo di 135 clandestini intercettato, all'alba di giovedì scorso, a due miglia da Otranto (Lecce), a bordo di un peschereccio". Lo rende noto un comunicato del Viminale. "Tutti gli stranieri, nel corso delle interviste effettuate da esperti della Direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere, affiancati da personale specializzato delle Direzioni centrali anticrimine e della polizia di prevenzione, hanno negato di essere egiziani e 60 di loro hanno dichiarato di essere minorenni. Tuttavia - si legge nella nota - dagli accertamenti svolti, è emerso che solo in 7 non erano egiziani, mentre i minorenni erano solo 49. Dei restanti 79 egiziani, sono stati 3 gli arrestati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, mentre altri 5 sono stati messi a disposizione dell'autorità giudiziaria in qualità di testi.
I rimanenti 71, invece, sono stati rimpatriati ieri sera, con un volo charter della Egypt Air, decollato dall'aeroporto di Bari e diretto a Il Cairo. A essi si aggiungono altri 2 egiziani, sbarcati nei giorni scorsi sulle coste siciliane, individuati da un pool di esperti addestrato all'accertamento delle nazionalità degli sbarcati, che sono stati anch'essi rimpatriati, con un volo di linea della stessa Egypt Air, partito dall'aeroporto di Fiumicino". Il rimpatrio dei 73 egiziani è "l'effetto diretto della sinergia con la Rappresentanza diplomatica egiziana in Italia, che con tale operazione hanno inferto l'ennesimo duro colpo alle organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani". Dall'inizio dell'anno, sono 507 gli egiziani rimpatriati.
 
 
 
Immigrazione: in Sicilia 400 minori in attesa trasferimento
Ansa 3 giugno 2011
A Lampedusa e nel resto della Sicilia ci sono ancora 425 minori non accompagnati, in prevalenza sedicenni e originari del Mali, del Ghana e della Costa d'Avorio, in attesa di essere collocati nelle comunita' alloggio per minori sul territorio nazionale. Lo rende noto Save the Children, presente sull'isola con un suo team. Dall'inizio dell'anno sono circa 1.500 i minori giunti a Lampedusa, di cui 544 nell'ultimo mese: il 10% sono bambini piccoli arrivati insieme a uno o entrambi i genitori, gli altri sono minori non accompagnati, ragazzi adolescenti arrivati dal Nord Africa.
 
 
 
MARONI, URGENTE SISTEMA EUROPEO INTEGRAZIONE
(ASCA) - Trento, 3 giug - Rispetto all'emergenza in Nord Africa, ''l'Europa e' stata assente e non ha avuto la velocita' di intervento che ha avuto per esempio il governo americano in altre emergenze''. Lo ha ribadito al festival dell'economia di Trento il ministro dell'interno Roberto Maroni, sollecitando un sistema europeo per l'accoglienza e l'integrazione. ''Il ruolo dell'Europa e' comunque fondamentale ed e' un ruolo che deve ancora essere fortemente sviluppato. Quando ci sara' una presenza forte dell'Europa in materia di immigrazione, sia di contrasto di quella irregolare, sia di regolazione di quella per motivi economici, allora potremo dire che abbiamo un sistema europeo. E molti dei problemi che noi abbiamo affrontato avrebbero potuto essere affrontati con piu' tempestivita' e piu' efficacia, con migliori risultati''.
 
 
 
È il cricket il nuovo sport di Roma. Iniziato ieri il torneo “Contro il razzismo facciamo squadra”.
ImmigrazioneOggi 06 giugno 2011
Finito il campionato di calcio è il cricket lo sport che la domenica conquista i parchi e i giardini della Capitale, è il sintomo di come gli immigrati di origine asiatica stiano cambiando le abitudini della Città Eterna.
Così almeno, l’edizione internazionale dell’International Herald Tribune ha presentato in prima pagina lo sport diffuso tra i “nuovi romani” descrivendo un torneo giocato nella centralissima piazza Vittorio. “Si tratta di un angolo di Roma, – si legge nel reportage – in cui vivono bengalesi, srilankesi, pakistani e indiani, che stanno trasformando il tessuto di una delle città più omogenee di Europa, portando avanti le loro tradizioni con accento romano”.
E la nuova passione sportiva arrivata nella capitale, oltre che dal famoso quotidiano newyorkese, è confermata anche dal torneo “Contro il razzismo facciamo squadra” che ha preso il via ieri nel parco della Caffarella ed ha visto fronteggiarsi il Piazza Vittorio Cricket Club ed il Latina Lanka Cricket Club.
La manifestazione è promossa ed organizzata dall’Uisp - Comitato di Roma - e finanziata dall’Unar.
“Si tratta di un’occasione importante per veicolare uno sport che sta pian piano crescendo – dichiara Andrea Novelli, presidente dell’Uisp di Roma – L’Europa, nel libro bianco sullo sport, ricorda agli Stati membri che è decisivo sostenere le attività sportive, affinché migranti e società di accoglienza possano interagire positivamente”.
 
 
 
PARADA dove il sorriso squarcia gli “abissi”
Marga Esposito
Italiarazzismo.it
Il 6 marzo, sono stati ospiti della trasmissione ALLE FALDE DEL KILIMANGIARO I Ragazzi di Bucarest insieme al loro “ mentore” Miloud Oukili. Clawn di strada franco-algerino, nel 1996, fonda l’ associazione PARADA dopo aver visto le condizioni delle centinaia di bambini e adolescenti, nei canali fogniari della città, scappati di casa o dagli orfanotrofi, spesso per violenze subite, e che sopravvivono attraverso furti, accattonaggio e prostituzione. 
Miloud insegna loro l’arte del circo, così scoprono di potersi far riconoscere, dal pubblico, come persone, come artisti e come essere umani e –tra l’altro- suscitando stupore, meraviglia, sorrisi, applausi, regalando un frammento di gioia con chi ne viene a contatto. Uno dei primi ragazzi di Miloud, Daniel Romila, si è trasferito a Milano, ha frequentato la scuola di arte drammatica Paolo Grassi e sta studiando per il diploma da insegnante.
Parada è un’associazione non coercitiva ed attualmente a Bucarest esiste un centro diurno dove gli accolti possono seguire varie attività oltre a quella circense, possono andare a scuola, cercarsi lavoro, abitare negli appartamenti sociali messi loro a disposizione.
Dal 19 settembre 2008 è stato distribuito nei cinema il film “Pa-ra-da” che racconta la vera storia del Clown di strada, del suo arrivo dalla Francia in Romania nel ’92 tre anni dopo la dittatura di Ceausescu; racconta l’incontro con i minori randagi dei tombini (dormono nel sottosuolo della città, nelle condotte in cui passano i tubi per il riscaldamento), I cosiddetti “boskettari” . Pa-ra-da è la storia dell’amicizia tra u na banda di questi ragazzini – tra i 13 ei 16 anni circa- e Miloud, al tempo, poco più che 20enne. Il regista è Marco Pontecorvo, figlio del grande Gillo e, il film -a lui dedicato- investito da 8 nomination, è vincitore di 33 premi cinematografici anche internazionali.
Dal colloquio con Licia Colò sappiamo che, grazie alla collaborazione tra l’Associazione e l’Italia, è nata Parada-Italia, con sede centrale a Milano (Molino delle Armi 1920123, Tel. E Fax +390258441518) che si occupa di organizzare tour di 4-5 settimane, presso scuole e teatri su tutto il territorio nazionale. I Ragazzi di Bucarest, dal 1 al 20 marzo, sono ospiti della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto in collaborazione con i comuni di Volano e Rovereto; dal 20 al 27 marzo saranno accolti dal Comitato Ragazzi di Bucarest e di Saronno. La tournèe primaverile toccherà Piemonte e -a fine estate- il centro-sud (poiché sono ancora disponibili date per la tournèe autunnale, per gli interessati ad ospitare I Ragazzi nella propria città: tel 0376730077 o mail Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. o www.parada.it ). Anche nel 2011 partirà il Campo Estivo in cui, ai giovani tra i 18 e i 30 anni, si propone un’esperienza teatrale residenziale, trattando quest’anno il tema della diversità. Il laboratorio, intensivo, nell’arco di una settimana, mira ad una totale immersione nello scambio dialettico tra il gruppo italiano e quello rumeno.
Segnaliamo un’altra iniziativa per il 19 marzo, giorno della festa del o dei, naturali, adottivi o acquisiti che siano: un’idea regalo consistente in una confezione del costo di 10 euro, contenente una cravatta ed un set di pennarelli da tessuto per poterla decorare personalizzandola; i volontari che volessero attivarsi sul proprio territorio per un’iniziativa di raccolta fondi, possono richiedere in conto vendita le cravatte a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. .

 

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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