Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

31 agosto 2010

In ginocchio dal dittatore L'avanspettacolo della diplomazia
di Umberto De Giovannangeli
l'Unità 31 agosto 2010
Ci mancava solo questa: la diplomazia dell'avanspettacolo. Con protagonisti miliardari senza limiti di decenza. La diplomazia dei sermoni tenuti da un improbabile convertitore. La diplomazia degli ammiccamenti, del cappello in mano. Di un'amicizia personale ostentata, esibita con orgoglio. La diplomazia dell'indecenza. Roma ne è stata per due giorni la capitale. Protagonista assoluto: Muammar Gheddafi. Spalla compiaciuta: Silvio Berlusconi. Il Colonnello h fatto il bis. E ha voluto iniziare la sua seconda giornata capitolina riscoprendosi di nuovo imam. La platea è la stessa dell'altro ieri. Cambia solo il numero: stavolta ad ascoltare il leader libico ci sono 200 ragazze, trecento in meno del primo giorno. «In Libia la donna è più rispettata che in Occidente e negli Stati Uniti», evidenzia il raìs nel corso della seconda lezione di Corano. Accompagnando questa asserzione con l'invito alle sbigottite ragazze di sposare uomini libici.

LEZIONE BIS
A raccontarlo è una delle hostess, Elena Racoviciano, uscendo dall'Accademia libica dove si è tenuto l'incontro. Il raìs, spiega Elena, ha sottolineato che in Occidente «la donna fa dei lavori non consoni al proprio fisico». E ha posto come esempio il mestiere del macchinista dei treni: «Una donna può farlo ma è un lavoro troppo pesante, in Libia non sarebbe mai possibile». Elena ha poi aggiunto che prima di questo incontro le 200 hostess avevano un'idea sbagliata del ruolo della donna in Libia, dove - secondo quanto è emerso dall'incontro «è libera e rispettata». E il leader è stato molto attento alle "condizioni" delle ragazze che lo attendevano. «Gheddafi non voleva vederci in stato di disagio mentre lo aspettavamo. Anche per questo eravamo trecento in meno» rispetto al giorno precedente, precisa Elena. La seconda lezione si conclude come la prima: l'Islam «è l'ultima religione: se bisogna credere in una sola fede, deve essere quella di Maometto», sentenzia il Colonnello-Imam. In linea con il carattere mistico delle lezioni, niente pranzo, solo qualche drink per le 200 ragazze, e in regalo ad ognuna una copia del Corano e del Libro verde. La diplomazia dell'avanspettacolo si alimenta di incredibili particolari: la "conversione" all'Islam di tre ragazze suggellata l'altro ieri dal leader libico durante la prima lezione di Corano si è consumata tra le foto dello stesso Colonnello foto dello stesso colonnello da un lato e dall'altro del premier Silvio Berlusconi, affisse ai lati di un tavolo dove erano disposte varie copie del Corano. A raccontarlo a Sky Tg24 è Erika, le tre ragazze, riferisce, «erano felici e contente: Hanno acconsentito a cambiare nome e chissà cos'altro...».

SOTTO LA TENDA
Nella diplomazia dell'avanspettacolo, il Cavaliere fa il suo ingresso trionfale poco dopo le 17. L’incontro con il Colonnello avviene sotto la tenda beduina allestita nel giardino della residenza dell'ambasciatore libico e Roma. Nella tenda s'imbuca anche il titolare della Farnesina, Franco Frattini Il folklore s'intreccia con gli affari. Il “convertitore” si mostra munifico. E tra gli affari definiti sotto la tenda c'è la fornitura di un sistema satellitare di controllo delle frontiere terrestri libiche che sarà realizzato da Selex sistem di Finmeccanica. Tra Italia e Libia è un giro di affari, realizzato e potenziale, sull'ordine dei 25-30 miliardi di euro.«Il colloquio è andato bene, molto bene, si è parlato soprattutto di economia internazionale e di come uscire dalla crisi, ma anche di politica internazionale, soprattutto di Africa e Medio Oriente», afferma Frattini uscendo sorridente dalla tenda. L'incontro tra i due amici, Muammar e Silvio, dura una trentina di minuti. Insieme, a bordo di una mini-car elettrica, Berlusconi e Gheddafi lasciano poi la tenda, per raggiungere l'Accademia libica contigua alla residenza dell'ambasciatore di Tripoli a Roma. Con loro a bordo c'è anche il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta. Per Gheddafi, abito tradizionale color biscotto su pantaloni bianchi e vistosi occhiali da sole che non si è mai tolto, neanche all'interno dell'Accademia durante la visita alla mostra fotografica. Il Cavaliere va via muto. Affari e hostess. Applauditissime esibizioni circensi, indimenticabili caroselli di purosangue, e l'attesa cena finale - alla Caserma dei carabinieri Salvo D'Acquisto di Tor di Quinto - per 800 selezionatissimi invitati, tra i quali spiccano i big dell'economia, della finanza, del sistema bancario italiani: da Eni a Fiat, da Unicredit a Finmeccanica, da Impregilo a Fonsai... Nessuno è voluto mancare, sperando in nuove commesse. Tutti si affollano attorno al raìs. Gli omaggi al Colonnello si susseguono sotto lo sguardo compiaciuto del presidente del Consiglio, che loda lo statista di Tripoli: Muammar è «un vero amico dell'Italia». Di diritti umani violati neanche un accenno. La diplomazia dell'avanspettacolo, e degli affari, non lo contempla.
31 agosto 2010



Berlusconi: «Si è chiusa una ferita,
chi non lo capisce appartiene al passato»

E all'Europa: «Dateci 5 miliardi all'anno per fermare l'immigrazione»
Berlusconi: «Si è chiusa una ferita,
chi non lo capisce appartiene al passato»
Gheddafi: «L'Italia finora ha fatto poco rispetto a ciò che abbiamo subito». Poi elogia il premier: «Coraggioso»
Corriere della Sera 30 agosto 2010
ROMA - Lo ha definito «il mio amico», il «leader della rivoluzione». E nel suo intervento alla caserma «Salvo D'Acquisto» per le celebrazioni del secondo anniversario del trattato italo-libico Silvio Berlusconi ha sottolineato che «tutti dovrebbero rallegrarsi» della nuova amicizia tra Italia e Libia sancita il 30 agosto 2008 con la storica firma di Bengasi. In quell'occasione, ha sottolineato il premier, «è stata chiusa una ferita ed è iniziata una vita nuova»: «Chi non capisce i vantaggi di questa intesa - ha detto il presidente del Consiglio -, appartiene al passato. Noi invece guardiamo al futuro». Nel suo intervento Berlusconi aveva sottolineato l'importanza strategica della nuova alleanza, lasciato intendere i tornaconti sul fornte dell'economia e ricordato tra l'altro gli accordi tra i due Paesi per la lotta all'immigrazione clandestina.

«FERITA CHIUSA»?- Il capo del governo si è detto convinto dell'importanza del trattato anche per la chiusura di «una ferita» e per la possibilità di «recuperare il tempo perduto» dopo le tensioni del dopoguerra legate all'intervento coloniale italiano. «Il passato del popolo libico carico di sofferenza è consegnato ai libri di storia - ha sottolineato il premier -. La Libia ha vissuto il dolore che si infligge ad un popolo quando lo si vuole dominare».

«LA REPLICA DI GHEDDAFI» - Gheddafi, che ha preso la parola subito dopo, non ha rinunciato a sottolineare a sua volta le sofferenze subite dal suo popolo, ha ripercorso alcuni episodi risalenti al periodo coloniale, ha parlato di Graziani quale maestro di Hitler e ha enfatizzato il fatto che «ogni famiglia libica ha nella propria storia un morto, una persona risultata dispersa o costretta a subire mutilazioni a causa dell'occupazione italiana», ha ricordato l'ingente quantità di mine lasciate sul territorio libico dalle forze dell'Asse. L'Italia - ha commentato- ha eseguito alcuni interventi «riparatori»?in LIbia, ha ad esempio costruito un ospedale ortopedico a Bengasi per curare le vittime delle mine, «ma è poca cosa rispetto a quanto successo veramente al popolo libico».

«BERLUSCONI CORAGGIOSO»?- Ma alla fine anche lui ha ringraziato «il mio amico Berlusconi» e parlato della possibilità di «voltare pagina». «Avete riconosciuto gli errori del passato, commessi dall’Italia passata, fascista, e non attuale - ha detto il Colonnello, che ha invitato i giovani italiani a studiare gli orrori del colonialismo -. Il popolo libico è piccolo e pacifico e non aveva intenzioni ostili verso gli italiani. Ma ora vi ringrazio per la condanna del colonialismo e per il coraggio che avete dimostrato ammettendo gli errori; voi e il vostro coraggioso Berlusconi». Berlusconi che, ha ricordato, «ha pianto guardando le foto che testimoniavano le sofferenze del mio popolo». Berlusconi che a differenza di altri che lo hanno preceduto - e il leader libico ha citato Andreotti, Prodi e D'Alema, definendoli «amici» - che si sono limitati a firmare singoli accordi, ha portato fino alla fine la sottoscrizione del trattato. «Per questo è stato coraggioso».

«5 MILIARDI CONTRO L'IMMIGRAZIONE»?- Nel suo intervento Gheddafi ha poi sollecitato un finanziamento di cinque miliardi di euro all'anno alla Libia, altrimenti «l'Europa potrebbe diventare Africa, potrebbe diventare nera». «La Libia chiede all'Unione Europea - ha detto Gheddafi - che l'Europa offra almeno cinque miliardi di euro all'anno per fermare l'immigrazione non gradita. Bisogna sostenere questo esercito che combatte per fermare l'immigrazione - ha aggiunto - altrimenti l'Europa potrebbe diventare Africa, potrebbe diventare nera. Libia è l'ingresso dell'immigrazione non gradita, dobbamo lottare insieme per affrontare questa sfida. L'Italia- deve convincere i suoi alleati europei per applicare la proposta libica».

LE CANZONI DI BERLUSCONI - La serata, caratterizzata anche dall'esibizione dei gruppi folkloristici berberi e del carosello equestre dei nostri carabinieri, è proseguita fino a tarda ora anche al di là del protocollo ufficiale. «Dobbiamo ancora terminare la cena, stiamo ancora qui insieme a festeggiare questa bella festa dell'amicizia, se fate i bravi vi canto anche una canzone» ha detto Berlusconi parlando dal tavolo d'onore nel corso della cena offerta dalla presidenza del consiglio. Al tavolo d'onore, oltre al premier e al Colonnello erano seduti il ministro degli Esteri Franco Frattini, quello della Difesa Ignazio La Russa, quello dell'Interno Roberto Maroni, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta e il portavoce di Palazzo Chigi, Paolo Bonaiuti. Agli altri tavoli erano presenti, tra gli altri, il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, il viceministro alle Attività produttive, Adolfo Urso oltre al vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero. Menu tipicamente italiano per i commensali. Sono state servite una insalata caprese, pennette tricolore di primo, filetto di chianina di secondo. come dessert, gelato all'italiana. Durante la cena, il premier si è più volte avvicinato al leader libico per parlare con lui a stretto contatto. Verso la fine della serata il presdiente del Consiglio ha anche cantato una canzone in francese.


Gheddafi-Berlusconi, il vertice
I finiani: «Siamo la sua Disneyland»

Corriere della Sera 31 agosto 2010
Domenica lo show, lunedì la replica. «Da noi le donne più rispettate che in Occidente e negli Stati Uniti»
ROMA - E' continuato anche nella giornata di lunedì il Gheddafi show a Roma con un nuovo incontro con un gruppo di hostess italiane. Poco dopo mezzogiorno nella sede dell'Accademia libica sono arrivati diversi pullman con a bordo 400 ragazze. Nel gruppo si sono notate anche alcune giovani con il velo, ragazze che domenica si erano convertite all'islam con un breve rito davanti al leader libico. Un'altra delle partecipanti portava al collo una catenina con una medaglietta con l'immagine del Colonnello.

«IL RISPETTO DELLA DONNA» - «In Libia la donna è più rispettata che in Occidente e negli Stati Uniti» ha detto Gheddafi stando al racconto di una delle ragazze che hanno partecipato all'incontro, Elena Racoviciano, interpellata dall'Ansa. Non solo: parlando dell'Islam, il leader libico ha ribadito che per lui «se bisogna credere in una sola fede, questa è l'Islam perchè Maometto è stato l'ultimo dei profeti e quindi è quello da seguire». Un'altra delle hostess, Erika, interpellata da Sky Tg 24 ha invece raccontato che la «conversione» all'Islam di tre ragazze avvenuta domenica si è consumata tra le foto dello stesso colonnello da un lato e dall'altro del premier Silvio Berlusconi, affisse ai lati di un tavolo dove erano disposte varie copie del Corano. Le tre ragazze, ha riferito ancora Erika, «erano felici e contente», «hanno acconsentito a cambiare nome e chissà cos'altro...».

Berlusconi ricevuto da Gheddafi Berlusconi ricevuto da Gheddafi    Berlusconi ricevuto da Gheddafi    Berlusconi ricevuto da Gheddafi    Berlusconi ricevuto da Gheddafi    Berlusconi ricevuto da Gheddafi    Berlusconi ricevuto da Gheddafi    Berlusconi ricevuto da Gheddafi

L'INCONTRO NELLA TENDA - Gheddafi e il premier Silvio Berlusconi si sono poi incontrati per un faccia a faccia nella tenda beduina che il rais si è portato dalla Libia e che è stata montata nel giardino dell'ambasciata libica. L'incontro è durato mezz'ora. Poi i due leader hanno visitato insieme una mostra fotografica che inaugura la nuova Accademia Libica di via Cortina d'Ampezzo, a poche centinaia di metri dalla residenza dell'ambasciatore della Libia. Il premier italiano, che è apparso meno sorridente del solito e che al termine della visita alla mostra si è allontanato senza rilasciare dichiarazioni, è stato accompagnato, tra gli altri, dal ministro degli Esteri Franco Frattini e dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. In seguito si sono svolte le celebrazioni per il secondo anniversario del Trattato italo-libico alla caserma Salvo d'Aquisto nel corso delle quali il premier ha parlato di «ferita chiusa»?e di occasione per voltare pagina: «Chi non capisce i vantaggi di questa nuova amicizia - ha detto - appartiene al passato. Noi invece guardiamo al futuro».

LE POLEMICHE - Intanto proseguono le polemiche dopo la «convocazione» di domenica 200 ragazze-hostess per convertirle all'islam. Berlusconi ha liquidato la faccenda come «folklore». Amnesty International ha scritto una lettera a Berlusconi nella quale si ricordano le «gravi violazioni» dei diritti umani in Libia e chiede di inserire il tema dei diritti umani dell'agenda dei colloqui italo-libici. «Ogni volta che Gheddafi torna a Roma è sempre peggio della precedente senza che nessuno di coloro che lo hanno invitato gli faccia notare qualcosa»,ha detto a Radio Radicale la vice presidente del Senato Emma Bonino. Per protesta contro «le scelte politiche di questo governo nei confronti del dittatore Gheddafi» i radicali dell'Associazione Aglietta alla festa nazionale del Pd in corso a Torino indosseranno una fascia nera a lutto. Potito Salatto, eurodeputato del Ppe e membro della commissione europea degli Esteri, chiede cosa accadrebbe se fosse Berlusconi a donare Bibbie o Vangeli in terra libica. L'appello all'Europa a convertirsi all'islam non è piaciuto ai cavalieri templari del Super Ordo Equestri Templi che rilanciano: «Siano gli islamici a diventare cristiani». Secondo il sito web finiano FareFuturo «l'Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi, il parco-giochi delle sue vanità senili, ma la ragione è purtroppo politica. Il governo berlusconiano è passato dall'atlantismo all'agnosticismo, dalle suggestioni neo-con alla logica commerciale, per cui il cliente, se paga, ha sempre ragione». Invece per Ignazio La Russa, ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, «l'ospite è sacro». Ma la sua collega di governo, il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, non è del tutto d'accordo: «Qualunque fede religiosa merita il massimo rispetto, ciò che in questa occasione temo stia mancando nei confronti dei cittadini italiani, in grande maggioranza cattolici», le sue parole. «A un amico come il colonnello Gheddafi occorre dire parole di verità, in ogni circostanza», ha aggiunto poi, ricordando anche «i frutti positivi del Trattato di amicizia e cooperazione tra Italia e Libia».

«L'EUROPA SIA CRISTIANA» - Molte critiche erano state rivolte in particolare alla Lega, che non ha preso posizione attraverso i suoi leader sull'auspicio della conversione dell'Europa all'Islam vaticinata da Gheddafi. La risposta è stata affidata al quotidiano La Padania che martedì va in edicola con il titolo «L'Europa sia cristiana». Nel sottotitolo il quotidiano del Carroccio così prosegue: «Gheddafi sogna il vecchio Continente convertito a Maometto». Poi cita il professore Del Valle che dice: «Il rischio concreto si chiama Turchia, vero cavallo di Troia dell'espansione islamica».

STAMPA ARABA - La stampa araba, e libica in particolare, esalta la visita di Gheddafi a Roma. Al-Jamahiriya titola: «Il capo della rivoluzione arriva a Roma per celebrare il secondo anniversario del trattato di amicizia tra i due Paesi». Aprono con questa notizia anche gli altri giornali libici, come Quryna e Al-Shames, dove non si parla però dell'incontro con le ragazze italiane. «Ragazze italiane si convertono all'islam dopo aver incontrato Gheddafi», titola invece Arab online. I principali giornali panarabi dedicano ampio spazio a questo evento. Titola Al-Hayat, edito a Londra: «Gheddafi in Italia con la sua tenda, ripete le sue lezioni alle donne sull'islam». Secondo Al-Sharq al-Awsat «Gheddafi arriva in Italia per celebrare il secondo anniversario della firma del Trattato di amicizia».




Le vacanze romane di Gheddafi Fra proteste e caroselli a cavallo

di U. De Giovannangeli
29 agosto 2010 l'Unità
Stavolta il contrordine non è arrivato. Il Colonnello, i purosangue, le tende beduine, le amazzoni con i baschi rossi e in alta uniforme, sono a Roma. Nessun rinvio, stavolta. Nessuna imbarazzata correzione dell’ultim’ora da parte della Farnesina. I fotoreporter, i cineoperatori, possono prendere d’assalto il super blindato aeroporto di Ciampino. L’appuntamento è a mezzogiorno. Gheddafi c’è. A ricevere il Raìs non sarà l’«amico Silvio» ma il ministro degli Esteri Franco Frattini. Resta il mistero su come il Colonnello trascorrerà la domenica romana. I primi appuntamenti ufficiali per i festeggiamenti del Trattato di Amicizia sono fissati per lunedì, a due anni esatti dalla firma dell’accordo di Bengasi del 30 agosto 2008. Ma anche stavolta non si escludono possibili «blitz» nelle strade della Capitale o più generici «incontri con la gente».

Domenica libera. «Il leader ama fare queste cose...», raccontavano nel pomeriggio di ieri fonti libiche. E tornano alla mente le «serate di gala» dello scorso novembre, quando Gheddafi - a Roma per il vertice Fao - si fece reclutare centinaia di avvenenti ragazze da un’agenzia di hostess per impartire lezioni di Islam sotto la tenda. «Non sappiamo cosa vorranno fare questa volta i libici, decidono sempre all’ultimo minuto - raccontano dalla sede dell’agenzia che “servì” Gheddafi l’ultima volta -. Ci hanno contattato negli ultimi giorni per allertarci nel caso servisse, ma ci sembra di capire che se Gheddafi vorrà, inviterà solo alcune delle ragazze che ha già visto l’altra volta. Noi comunque - assicurano - siamo pronti per qualsiasi evenienza». Sorprese a parte, c’è già anche qualcosa di già definito. È confermato ad esempio che Gheddafi pianterà la sua inseparabile tenda beduina nella residenza dell’ambasciatore Abdulhafed Gaddur in un elegante quartiere a ridosso della Cassia (e non nel bel mezzo di Villa Pamphili, come nel giugno del 2009) e che domani pomeriggio inaugurerà assieme a Berlusconi una mostra fotografica sulla storia della Libia all’Accademia libica.

Spettacolo assicurato Il clou della serata sarà uno spettacolo equestre davanti a Berlusconi, Gheddafi e agli oltre 800 invitati che culminerà con le figure disegnate dal Carosello dei Carabinieri. Sarà sempre nella caserma «Salvo D’Acquisto» di Tor di Quinto, che il premier offrirà al suo ospite l’Iftar, la cena di interruzione del digiuno previsto nel mese di Ramadan. Fino a questo momento è l’ultimo appuntamento segnato in agenda, con Gheddafi che dovrebbe - ma il condizionale diventa d’obbligo - ripartire martedì. Nel frattempo, cresce la protesta. «Ancora non abbiamo visto un euro», denuncia l’Airl, l’associazione degli italiani rimpatriati dalla Libia. Dell’Airl, Giovanna Ortu, nata nel 1939 nel Paese africano da padre sardo e madre siciliana e cacciata assieme ad altre 20.000 persone nel luglio 1970, subito dopo la presa del potere da parte del colonnello Gheddafi nel settembre 1969, è la presidente.

Voci di protesta «Più che di risarcimento - spiega Ortu in un colloquio con l’Adnkronos - , si tratterebbe di un modesto indennizzo, rispetto ai 400 miliardi di lire al valore del 1970 che rivalutati sarebbero pari a circa 3 miliardi di euro di oggi; una somma praticamente pari ai 5 miliardi dollari destinati dal nostro governo alla Libia per i cosiddetti danni del colonialismo e pagati attraverso la costruzione di un’autostrada e altre opere urbanistiche, per i cui lavori sono comunque interessate aziende italiane: una sorta di “partita di giro” insomma. Ma la realtà è che anche di questo modesto indennizzo nelle nostre tasche non è arrivato finora nulla».

I diritti umani? A Berlusconi si rivolge anche l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi chiedendogli «di rinegoziare in tempi rapidissimi gli accordi Italia-Libia in maniera tale che includano strumenti di garanzia del rispetto dei diritti umani, con il coinvolgimento delle istituzioni dell’Europa e dell’Onu». «Chiediamo inoltre - dice il responsabile generale, Giovanni Paolo Ramonda - la cessazione di ogni respingimento verso la Libia o verso ogni altro Paese che non garantisca il pieno rispetto dei diritti umani; la garanzia a tutti gli immigrati che cercano di raggiungere l’Italia di poter accedere alle procedure per la richiesta di asilo; il rispetto delle leggi del diritto del mare; la promozione di una politica seria per l’innalzamento dei finanziamenti ai progetti di sviluppo, unici in grado di combattere la povertà e quindi di agire sulla causa». L’associazione ricorda alle istituzioni italiane «che dal 7 maggio 2009, in aperto spregio delle norme internazionali sui diritti umani, il nostro Paese ha consegnato alle autorità libiche centinaia di donne, uomini e bambini, migranti e richiedenti asilo, che tentavano di raggiungere l’Europa imbarcandosi attraverso il Mediterraneo su mezzi di fortuna, rischiando la vita per sfuggire a persecuzioni, torture, guerre e condizioni di povertà estrema».




La Padania va all'attacco
"L'Europa sia cristiana"

Il quotidiano della Lega Nord prende posizione dopo la visita di Gheddafi. Gobbo, sindaco leghista di Treviso: "A Berlusconi non sarebbe stato permesso"
ANDREA MONTANARI
31 agosto 2010 la Repubblica
La Padania va all'attacco "L'Europa sia cristiana" La prima pagina di oggi de la Padania

MILANO - "L'Europa sia cristiana". È questo il titolo che stamattina i lettori della Padania troveranno a caratteri cubitali in prima pagina. Il quotidiano della Lega Nord prende posizione dopo la visita del leader libico e spiega nel sottotitolo: "Gheddafi sogna il vecchio Continente convertito a Maometto". Poi una frase del professor Del Valle che spiega: "Il rischio concreto si chiama Turchia, vero cavallo di Troia dell'espansione islamica". Il titolo del giornale del Carroccio sintetizza la posizione che la Lega ha avuto ieri dopo le frasi del Colonnello sul Corano e sull'Islam. "Si preoccupi di garantire in Libia i diritti di cui gode ogni volta che viene nel nostro Paese", ha attaccato il deputato Massimo Polledri.

"Noi siamo la Padania e cercheremo di mantenerla cristiana", rincara la dose Gian Paolo Gobbo, sindaco leghista di Treviso. "Lui cerca di fare la sua parte - afferma Gobbo - ma noi non siamo islamici e non lo saremo mai. La cosa grave è che ci siano state delle nostre ragazze che per 70 euro hanno accettato di fare le comparse. E che addirittura tre si siano convertite. Cose che possono accadere solo in Italia". A Gobbo non è piaciuto l'arrivo del leader libico, accompagnato dai cavalli berberi. "Ma del resto se l'unità d'Italia è stata fatta dai Mille di Garibaldi - afferma - può succedere anche questo". Del colonnello, però apprezza la politica sull'immigrazione: "Gli affari con Gheddafi li hanno fatti tutti i governi. Ora, almeno sull'immigrazione, c'è una reale collaborazione". Meno allineato, invece, il sindaco di Verona Flavio Tosi: "Gheddafi è un animale politico eccezionale. Ha i soldi, ha il petrolio e fa splendidamente l'interesse della sua nazione. Tocca a noi fare il nostro interesse. Il punto è questo"



Boldrini: «Così la Libia ci vieta di visitare i centri di detenzione»

Riformista 31 agosto 2010
RIFUGIATI. La portavoce dell'Unhcr racconta: «Chiusi i nostri uffici, perché le autorità consi¬derano illegale la nostra presenza nel Paese».
Antonella Vicini
L'arrivo del leader Muammar Gheddafi a Roma mette in moto un vero e proprio circo mediatico, mentre in Libia la situazione dei centri di detenzione degli immigrati resta critica. Dal giugno scorso l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha visto la riduzio¬ne delle proprie attività, a causa di una decisione delle autorità loca¬li. Ne abbiamo parlato con Laura Boldrini, portavoce dell' Unhcr.
«Il nostro ufficio - spiega - è stato chiuso dalle autorità libiche perché la nostra presenza nel Paese è stata considerata illegale in quanto mancava un accordo che la formalizzasse. A questo pro¬posito devo ricordare che l'Alto Commissariato ha cominciato a lavorare in Libia diciannove anni fa su richiesta delle stesse auto¬rità libiche e che quindi in questi anni abbiamo sempre operato sen¬za un "accordo di sede", come capita anche in altri Paesi. In ogni caso, quello è stato ritenuto un motivo valido per chiudere il nostro ufficio che è stato riaperto, poco dopo, con delle limitazioni».
Quali?
Ci è stato detto di occuparci solo dei casi già registrati e non dei nuovi casi, così come non ci è permesso l'accesso ai centri di detenzione in cui si trovano anche alcuni richiedenti asilo.
In questo momento, siamo ancora in una fase di negoziazione con il governo libico e ci auguriamo che questo porterà alla definizione di un accordo di sede e di un raggio di azione il più ampio possibile. Nei fatti, il nostro intervento ora si riduce ad un'attività mirata ai casi già registrati dall'Alto Commissariato, anche se poi nel Paese per¬mangono dei limiti all'integrazione perché la Libia è un Paese che non ha legislazione in materia di asilo e che non ha firmato la Convenzione di Ginevra, quindi ci sono delle difficoltà nell'assorbire le persone che attraverso l'Unhcr ricevono una forma di protezione.
Al di là delle motivazioni ufficiali, ci sono altre ragioni per questa chiusura?
Io credo che ci si debba attenere alla motivazione ufficiale. Per sta¬re in un Paese noi abbiamo bisogno del gradimento delle autorità del luogo, quindi a questo punto speriamo in un'apertura da parte della Li-bia in modo da portare avanti il nostro mandato. Ci auspichiamo che dopo la fine del ramadan si arrivi ad un accordo.
Le politiche dei respingimenti in Italia hanno portato a di¬mezzare le richieste d'asilo. Quali le conseguenze?
Su questo bisogna fare chiarezza. Per quel che riguarda le do¬mande di asilo e cioè le persone che vorrebbero avere una forma di protezione a causa di conflitti, dittature e persecuzioni c'è da riscon¬trare che in Italia nel 2009 è avvenuta una drastica riduzione rispetto al 2008. La maggior parte di queste richieste provenivano da perso¬ne arrivate in Italia dal mare, attraverso lo Stretto di Sicilia, e partite dalla Libia. Quindi questi respingimenti non hanno ridotto la presen¬za dei migranti irregolari, che continuano ad arrivare via terra o via ae¬rea con un normale visto e poi si trattengono. Quello degli sbarchi è un fenomeno molto limitato, ma visibile, ed è per questo che attira l'at¬tenzione della politica. I rifugiati e i richiedenti asilo, che arrivano per questa via, non possono essere respinti, come previsto dall'ordina-mento italiano e dalla Convenzione di Ginevra.
ElPais ha titolato "La Lega Nord ama la linea Sarkozy". Si è fatta un'idea delle conseguenze di una politica più dura nel campo dell'immigrazione?
Bisogna fare una premessa e cioè che questi provvedimenti non vanno a colpire rifugiati e che quindi non sono competenza dell'Alto Commissariato. Si tratta di cittadini comunitari e per questa ragione l'Unhcr non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in meri¬to. Detto questo c'è da fare una considerazione sull'opportunità di mettere in atto provvedimenti che colpiscano intere comunità, non solo perché le espulsioni devono essere individuali e non collettive, ma anche per gli effetti che queste suscitano sull'opinione pubblica in termini di pregiudizi e di condizionamenti sociali.




Intervista a Livia Turco
«Folklore per distrarre l'attenzione dai diritti umani
Ragazze disgustate»

intervista a Livia Turco
l'Unità 31 agosto 2010
Per la responsabile del Forum immigrazione«da questo incontro aspetti offensivi per il nostro Paese»
U.D.G
Altro che folklore. Altro che carnevalata. «L'incontro tra Gheddafi e il presiden¬te del Consiglio presenta aspetti offensivi per il nostro Paese resi possibili dall'atteggiamento ac-condiscendente del Governo». A so¬stenerlo è Livia Turco, capogruppo del Pd in Commissione affari sociali della Camera e responsabile del fo¬rum immigrazione «Ciò che a pri¬ma vista sembra essere una carneva-lata serve a distrarre l'attenzione: Meglio parlare di cavalli e hostess che dei diritti calpestati dei migranti e soprattutto di quali accordi eco¬nomici sta sottoscrivendo il nostro Paese e l'imprenditore Silvio Berlusconi, che non si fa scrupolo di usare la carica istituzionale per curare gli affari di famiglia».
La visita del leader libico a Roma si è trasformata in una serie di imbaraz-zanti «show». Il presidente del Consi-glio li ha giustificati: è solo folklore... «Ai capi di Stato non si addice il folklore. Il centrodestra non perde oc¬casione di ripetere che i cittadini stranieri che vengono in Italia devono rispettare le nostre regole e la nostra Costituzione. Credo che questo debba valere a maggior ragione per i capi di Stato. Gli show di Gheddafi sono andati ben oltre. E c'è un altro aspetto altrettanto sconcertante...». Quale?
«Questo centrodestra è contro il relativismo etico e ricorda sempre quanto siano fondamentali i valori religiosi, l'osservanza della tradizione cattolica nel nostro Paese. Mi chiedo e chiedo loro se non sia una manifestazione di pesante "relativismo etico" le cosiddette "lezioni di Corano" impartite da Gheddafi a 500 ragazze, non si sa poi come scelte. Abbiamo visto che alcune di quelle ragazze se ne andavano con negli occhi il segno del disgusto». Quale atteggiamento avrebbe dovuto assumere in questo frangente il governo italiano?
«Un Governo serio, responsabile, avrebbe colto l'occasione del secondo anniversario dell'Accordo con la Libia per fare un punto e verificare l'applicazione piena di quell'intesa. In quell'Accordo ci sono due articoli sull'im¬pegno da parte di entrambi i Paesi sottoscrittori per il rispetto della Convenzione Onu sui Diritti umani e dei Trattati internazionali in materia. Un terzo articolo impegna i due Governi a prevenire l'immigrazione clandestina e a favorire processi di recupero nei propri territori di persone che non sono richiedenti asilo ma che devono essere reinsediati. Questo articolo po-stula una cooperazione attiva tra Italia, Libia e i Paesi africa di provenienza. E dunque Berlusconi avrebbe do¬vuto inserire tra i dossier rilevanti il recepimento della Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Il fatto che sul tavo¬lo non ci sia questo dossier è grave: in genere si mettono sul tavolo questioni che si ritengono cruciali. Si deve de-durre che per il Governo italiano non sia rilevante il rispetto dei diritti umani».



Tra Berlusconi e Gheddafi va in scena "amici miei atto II"

Radici cristiane
NUOVO SHOW DEL COLONNELLO. «Care ragazze, trovatevi un marito libico, nell'Islam le donne sono più rispettate». Il premier alla celebrazione comune. Imbarazzo nel governo. I finiani: «Una Disneyland».
il Riformista 31 agosto 2010
Fabrizio Goria
Ultimo giorno romano per il leader libico Muammar Gheddafi, in Italia per le celebrazioni dell'accordo transnazionale d'amicizia fra il nostro Paese e lo stato nord-africano. Dopo una domenica passata fra hostess (riconvertite e non) e cappuccini presi in Campo de' Fiori, per il Colonnello è stata la volta di affari e cultura. In particolare, il meeting con Silvio Berlusconi, avvenuto nella tenda di Gheddafì: al centro dell'evento, i rapporti commerciali e cooperativi fra i due paesi. E la sera, fra cous cous e cavalli berberi, tutti gli occhi erano puntati sui big della finanza presenti alla cena.
La giornata di Gheddafi è iniziata dopo una notte passata a girare per le strade di Roma. In programma c'erano alcu¬ni appuntamenti di lavoro, fra cui, spiegano fonti diplomatiche, alcuni esponenti della società civile romana. Era noto invece l'incontro con monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, avvenuto all'Accademia libica. Al centro dell'appuntamento il processo di integrazione fra i due paesi e l'immigrazione clandestina.
Nel pomeriggio, c'è stato il momento culturale. Alle 17 l'incontro nella tenda, durato circa mezz'ora. Un dialogo che ha toccato diversi temi, dalla recessione ai rapporti fra Israele e Palestina. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha specificato che durante l'incontro nella tenda tra Berlusconi e Gheddafi, i due hanno parlato specialmente di crisi economica. «Il colloquio è andato be¬ne, molto bene, si è parlato soprattutto di economia internazionale e di come uscire dalla crisi», ha detto Frattini ai presenti. Subito do¬po il tour del Colonnello è continuato all'Ac-cademia libica di Roma per la presentazione del Progetto "Memoria del Futuro", istituzionalizzato e incardinato nell'omonimo Comitato della presidenza del Consiglio dei Ministri. L'obiettivo dell'evento, spiegato dalla curatrice Fiorella de Septis d'Ippolito, è quello di «creare una rete culturale attiva e dinamica, che si sostanzia in un network di musei
che, in ciascun Paese, Italia compresa, ospiteranno in sede stabile, reperti archeologici locali». Preludio di tutto, la presentazione di una targa a suggello dell'amicizia fra i due capi di Stato, alla presenza del ministro Frattini, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e del portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. Nota di colore, la presenza di Vittorio Sgarbi, arrivato con pesante ritardo, quando la mostra era già terminata.
Prima di entrare nell'ambasciata i gior¬nalisti hanno dovuto subire controlli approfonditi, fra personale libico, Carabinieri e hostess che hanno appena terminato il loro incontro. Molte di loro sono stanche per via dell'afa di oggi, ma la maggior parte si dice soddisfatta di quanto vissuto. «Lui è stato gentilissimo con tutte noi, ci ha trattato come fossimo state sue figlie», ci dice Elisabetta. Di contro, raccogliamo l'insoddisfazione di Valentina: «Gli orga-nizzatori ci avevano detto poco o nulla di questo incontro, ma c'è stata davvero troppa incuranza: siamo state per ore senza sapere nemmeno cosa dovevamo fare».
La sera, dopo la parentesi museale, gli affari. Sul tavolo di Gheddafi ci sono svariati dossier, da Eni ed Enel a UniCredit, passando per Finmeccanica e Fiat. Non a caso, alla cena di ieri sera nella caserma "Salvo D'Acquisto" c'era il Gotha della finanza italiana. Oltre 800 gli invitati per l'Iftar, il consueto pasto che spezza il Ramadan, offerto in quest'occasione da Berlusconi. Fra il numero uno di UniCredit Alessandro Profumo e il presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini c'erano anche l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, quello di Enel, Fulvio Conti, e quello di Fondiaria Sai, Fausto Marchionni. Ancora, c'erano anche il numero uno di Impregilo Massimo Ponzellini e il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli. Secondo indiscrezioni già nel pomeriggio c'era stato un piccolo incontro fra Gheddafi e Scaroni, a suggello del maxi investimento da 25 miliardi di euro che il numero uno di Eni vuole effettuare in Libia. E come prevedibile, sono state in particolare le infrastrutture, i progetti di difesa e gli approvvigionamenti di risorse energetiche i leit motiv degli incontri finanziari del Colonnello.
Secondo fonti libiche, durante la cena c'è stata l'occasione per gli imprenditori presenti di colloquiare con esponenti nordafricani per i singoli dossier, come quello dello sfruttamento di gas naturale presente nel territorio libico. Merito di un'opportuna sistemazione dei posti a tavola. Del resto, già nel pomeriggio c'era stato l'imput. Nonostante abbiano parlato a lungo di crisi, la materia principe del meeting privato fra il leader della Rivoluzione e Berlusconi sono stati i possibili investimenti in Libia.
Fra amazzoni, tende, cavalli berberi, cous cous e the verde l'anniversario del Trattato d'amicizia Italia-Libia si è chiuso con un po' di folklore, qualche delusione e tanti affari messi in cantiere. Il nuovo appuntamento è di nuovo tra un anno.























Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links