Giornalisti rifugiati Un incontro a Perugia per raccontare le storie

Osservatorio Italia-razzismo
Nel corso del festival del giornalismo, che si svolge a Perugia in questi giorni, si è tenuto un incontro piuttosto insolito: ovvero “giornalisti in esilio”. Claudio Martelli – già ministro della Giustizia, autore della prima legge sull’immigrazione nel 1990 e oggi responsabile della web tv Lookout – ha intervistato quattro persone, attualmente rifugiate in Europa, che nel loro paese di origine svolgevano la professione di giornalista. Spesso capita che proprio quel mestiere diventi motivo di persecuzione in patria e della conseguente richiesta di asilo presso uno stato estero. Sono tutte esperienze molto simili tra loro quelle che verranno raccontate, in particolare nella parte del racconto che riguarda l’arrivo nel paese di accoglienza.

E qui l’acquisizione del nuovo status, quello del rifugiato, coincide spesso con la delusione di non poter esercitare la professione che meglio si conosce a causa della mancanza di contatti, di un differente ambiente socio-culturale e, infine, a causa del diffuso pregiudizio nei confronti delle competenze di cui può disporre uno straniero. In Italia, per esempio, molti giornalisti finiscono con svolgere attività totalmente diverse dalla loro professione. E chi un lavoro non riesce a trovarlo rimane intrappolato nella rete dei centri di accoglienza, passando il tempo nei trasferimenti dal luogo in cui si dorme a quello dove si consuma il pasto. I giornalisti rifugiati, inoltre, sono il più delle volte assimilati ai rifugiati di altro tipo senza ricevere una protezione ulteriore di cui necessiterebbero a causa proprio della loro notorietà nel paese di origine. In ogni caso, una dissipazione davvero scandalosa di risorse e talenti e competenze.

26 aprile 2012

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