I migranti che lavorano nel paese respingente. Uno scambio ineguale


L’Italia sta mutando: e ciò accade nonostante tutti gli ostacoli, palesi e occulti, posti in essere dall’attuale legislazione che rende difficile l’integrazione dei migranti nella società italiana.

Secondo l’Istat, tra il 2006 e il 2009 la percentuale di lavoratori stranieri è aumentata del 165% (da 85mila a 225mila nuove unità l'anno) e tra il primo e il 4° trimestre 2009, la percentuale è aumentata del 13%. A un simile incremento contribuisce anche il fatto che gli stranieri sono disposti ad accettare qualunque compromesso pur di non perdere il posto di lavoro e con esso il permesso di soggiorno.
Ma non è tutto. Secondo i dati di Unioncamere, nel 2009 sono nate 14mila nuove partite iva con titolare straniero e sono stati 600 mila gli stranieri che hanno ricoperto una carica aziendale (titolare, socio, amministratore).
Al 31 dicembre 2009 risultavano iscritte 324.749 partite Iva straniere, con un aumento del 4,5% in più rispetto all’anno precedente e su cento imprese individuali, nel 2009, 77 risultano guidate da extracomunitari.
Un ulteriore dato significativo è rappresentato dalla presenza femminile tra le partite Iva straniere, una su cinque è infatti intestata ad una donna.
Sono tutti dati che meritano di essere meditati con attenzione.
Secondo le stime disponibili (dati del 2007), gli stranieri contribuiscono al PIL nazionale con un contributo pari al 9.1%, garantiscono un gettito fiscale non indifferente e contribuiscono in modo significativo anche alle casse previdenziali dell’INPS, alle quali versano un contributo pari al 4% a fronte di un’erogazione di prestazioni pensionistiche a proprio favore pari all’1%.
Quel che si dice uno scambio ineguale.
l'Unita, 18-05-2010
Italia-razzismo

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