Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

02 maggio 2014

Altri 358 migranti soccorsi in Sicilia
Avvenire, 02-05-14
Sono 358 i profughi soccorsi nel canale di Sicilia, a bordo della nave della Marina militare Libera, che sbarcheranno oggi intorno a mezzogiorno al Molo Pontone del porto di Palermo. Tra di loro 43 donne, una delle quali incinta, e 24 bambini di varie nazionalità: Mali, Ghana, Belize, Niger, Sudan e anche Siria e Palestina. La donna in stato di gravidanza verrà immediatamente trasferita a bordo di un'ambulanza nel reparto di Ostetricia dell'ospedale Ingrassia di Palermo.
La decisione di trasferire i profughi a Palermo è stata presa dal Ministero degli Interni, visto che a Pozzallo i centri di accoglienza sono pieni. Le operazioni di accoglienza dei migranti sono coordinate dalla prefettura, in collaborazione con l'Asp di Palermo, il 118, la Croce Rossa italiana la Protezione civile e le forze dell'ordine.



Immigrazione. Svizzera: accordo con l'Unione europea sui lavoratori dalla Croazia
Il governo svizzero ''tratterà i cittadini croati nello stesso modo in cui tratta i cittadini degli altri Stati membri dell'Ue''
stranieriinitalia.it, 02-05-14
Roma, 2 maggio 2014 - La Svizzera ha dichiarato di aver raggiunto un accordo con l'Unione europea per risolvere uno dei punti piu' controversi del testo sulle restrizioni agli immigrati, ossia quello riguardante i croati. Il governo svizzero ha detto in una dichiarazione che ''trattera' i cittadini croati nello stesso modo in cui tratta i cittadini degli altri Stati membri dell'Ue''.
La Federazione elvetica, che non ha aderito all'Unione europea, ha cosi' accettato di aprire il proprio mercato del lavoro ai cittadini della Croazia, membro Ue dallo scorso anno, ''come previsto dal Protocollo 3''.
La Svizzera si era rifiutata di firmare tale protocollo lo scorso febbario dopo il referendun che aveva approvato il blocco dell'ingresso per tutti gli immigrati provenienti dall'Ue. In risposta, Bruxelles aveva sospeso qualunque dialogo ed escluso la partecipazione della Svizzera ai programmi europei di ricerca e istruzione. Il referendum del 9 febbraio aveva dunque messo in dubbio tutta una serie di altri accordi con l'Ue per la libera circolazione delle persone, e la Svizzera sta da allora lavorando duramente per cercare di risolvere la controversia.
Berna ha quindi sottolineatoche il nuovo accordo sulla Croazia si applichera' fino a quando ''non sara' trovata una soluzione definitva tra la Svizzera e l'Ue per quanto riguarda la libera circolazione delle persone, al massimo entro il 2017''.



Immigrazione, Conselice ospita 20 profughi
Scortati da polizia e carabinieri sono stati ospitati nei locali dell’ex Hotel Selice
QN, 01-05-14
Conselice (Ravenna), 1 maggio 2014 - A una settimana dal transito di una trentina di profughi siriani, ospitati per alcune ore presso l’Hotel Gemelli di Bagnacavallo e poi partiti verso paesi del nord Europa, nella notte tra martedì e ieri altri 20 profughi (10 siriani e altrettanti originari del Sudan), sono giunti ieri nella Bassa Romagna, nella fattispecie a Conselice.
Scortati da polizia e carabinieri sono stati ospitati nei locali dell’ex Hotel Selice situato lungo l’omonima via, a due passi dall’ex ospedale. A prendersene carico a livello logistico è stato il personale della locale cooperativa sociale ‘La Traccia’, che ha provveduto a fornire loro la prima assistenza, nella fattispecie a rifocillarli, dotarli di indumenti e mettere loro a disposizione bagni per l’igiene personale.
Senza dimenticare la non meno importante assistenza psicologica (fornita anche dalla Protezione Civile della Bassa Romagna), visto che si tratta di persone particolarmente provate da un estenuante viaggio in mare che, come vedremo, ha rischiato di trasformarsi in tragedia. I venti profughi sono arrivati nella cittadina romagnola in piena notte, intorno alle 4, dall’aeroporto ‘Marconi’ di Bologna, dove erano atterrati con un volo proveniente da Catania. Si tratta di dieci cittadini adulti di nazionalità Siriana e di un’intera famiglia, genitori e ben 8 figli (4 maschi e 4 femmine) di età compresa tra uno e 17 anni. Il loro futuro più immediato appare ancora piuttosto incerto.
Tuttavia, stando ad indiscrezioni ritenute attendibili, i dieci siriani dovrebbero lasciare l’ex hotel Selice già a partire dalle prossime ore. Sono stati loro stessi a chiederlo, dal momento che intendono raggiungere parenti e conoscenti che risiedono all’estero. Diverso, invece, il discorso riguardante la famiglia composta da 10 elementi, che potrebbe invece essere ospitata per un certo periodo di tempo nella struttura conselicese, resa nuovamente funzionale ed accogliente a tempo di record.
Ieri abbiamo cercato di scambiare qualche parola con un paio di profughi che, comprensibilmente spaesati, gironzolavano nel parco dell’ex hotel. Tentativo che, se si esclude un saluto e sorriso, non ha sortito gli esiti desiderati. E’ fin troppo chiaro che non hanno voglia, o forse hanno il timore, di parlare. Nei loro occhi si ‘legge’ sia la sofferenza che il trauma e la grande tristezza legate all’essere stati costretti ad abbandonare, forse per sempre, la loro terra.
Si apprende soltanto che il loro viaggio su un barcone è stato allucinante concludendosi dopo 4 giorni in mare aperto, quando l’imbarcazione era sul punto di affondare. A trarli in salvo è stato il personale della Marina Militare nell’ambito di ‘Mare Nostrum’, l’operazione militare e umanitaria nel Mar Mediterraneo meridionale, che vede impiegato il personale e i mezzi navali ed aerei della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare, della Polizia di Stato, dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera, imbarcato sulle Unità della M.M. e di tutti i Corpi dello Stato che, a vario titolo, concorrono al controllo dei flussi migratori via mare. Trasportati al porto di Siracusa, i 20 profughi sono poi stati accompagnati a Catania e quindi imbarcati sul volo per Bologna.



Marocco, migranti assaltano enclave spagnola di Melilla Scontri e feriti
140 immigrati africani sono riusciti a entrare, altri sono rimasti sospesi in cima alla barriera e hanno provato a tenere lontani gli agenti
la Repubblica.it, 02-05-14
SETTECENTO migranti africani hanno assaltato la frontiera che separa il Marocco dall'enclave spagnola di Melilla. 140 sono riusciti a entrare, altri 150 sono rimasti arrampicati in cima alla barriera, cercando di tenere lontani gli agenti: hanno dato fuoco a vestiti, lanciandoli e brandito i manganelli sottratti ad alcuni ufficiali. La polizia ha utilizzato lo spray al peperoncino per provare a costringere i migranti a scendere dalla recinzione, alta circa sei metri, ma a quel punto alcuni si sono arrampicati sui lampioni utilizzati per illuminare il confine gridando "libertà". Il caos è durato per diverse ore. Alla fine i migranti sono stati in gran parte arrestati dalla polizia marocchina. Alcuni di loro sono rimasti feriti e sono stati curati dalla Croce rossa mentre cinque sono stati trasportati in ospedale.
I 140 che sono riusciti a entrare in territorio spagnolo invece, riferisce in una nota il ministero dell'Interno, sono arrivati un un centro di accoglienza temporanea, che al momento ospita oltre 1.900 migranti, cioè molto al di sopra della sua capacità. Spagna e Marocco hanno rafforzato la vigilanza a febbraio, quando 15 migranti annegarono nel tentativo di entrare nell'altra enclave di Ceuta.



#siamotuttiscimmie Il tormentone che prende in giro il razzismo
Corriere.it, 02-05-14
Paolo Riva
La partita in cui Dani Alves ha preso da terra e mangiato la banana lanciatagli da un “tifoso” l’hanno vista insieme i ragazzi del Casasport, la squadra di calcio composta da ospiti ed ex ospiti della Casa della carità. Sono tanto appassionati di calcio quanto esperti di diversità e, purtroppo, a volte anche di razzismo. Per questo, dopo aver capito bene di cosa si trattasse e a prescindere dalle speculazioni sull’iniziativa, hanno deciso di sostenere il giocatore del Barcellona e di posare anche loro per la campagna #siamotuttiscimmie (nella foto sopra).
Alcuni di loro, però, sul momento, non avevano compreso il significato del gesto di Alves. Giovani e magari arrivati da poco in Europa, non pensavano che lanciare una banana in campo volesse dire insultare un calciatore per il colore della sua pelle. E quando l’hanno scoperto sono rimasti attoniti, come Ahmed. «Ah, è così» dice guardando la foto di Balotelli anche lui immortalato con il frutto giallo. Una reazione ingenua, ma molto significativa. Moussa, invece, che è il capitano del Casasport, aveva capito. «In tv vidi una partita in cui successe una cosa simile tanti anni fa: ero piccolo e vivevo in Libia. Lì il razzismo è molto più forte» spiega questo ragazzo originario del Niger ma cresciuto nel paese di Gheddafi. «Lì ti fermavano per strada, toccandoti, facendo finta che fossi sporco. Qui, sul campo da calcio, non mi è mai capitato niente di negativo».
Tra le sue fila, la squadra ha giocatori che provengono da tanti paesi diversi, molti africani. Gli italiani sono due. Uno è Guido. «Nel corso del nostro primo campionato US Acli – racconta – non abbiamo praticamente mai vissuto episodi spiacevoli: ne sono rimasto piacevolmente colpito. Si è discusso, certo, ma per questioni di gioco, non di pelle. I ragazzi, ma anche gli avversari hanno giocato con grande spontaneità. La stessa che ho visto nel gesto di Dani Alves». Abdel, roccioso difensore marocchino, è d’accordo. «Ha fatto bene. È stata sicuramente una bella idea. Anche perché il razzismo esiste pure in Italia. Io “Tornatene a casa tua!” me lo sono sentito dire parecchie volte, poche però quelle in cui stavamo giocando. Certo, poi ti capita di andare allo stadio (la Casa della carità ha un Inter Club n.d.r.) e di sederti a pochi posti di distanza da chi insulta i giocatori neri, senza accorgersi che di fianco ci siamo noi. In questi casi, mi limito a uno sguardo di disapprovazione. Basta e avanza: è gente ignorante».
    Ignoranza, ma anche invidia, secondo Moussa. «Chi attacca i calciatori neri credo lo faccia perché vorrebbe essere in campo al loro posto. Non può e si sfoga contro chi è diverso. Che, poi, non so se si tratti solamente di una questione di razzismo. Faccio un esempio: sono stato a vedere il derby a San Siro e ho visto spettatori che insultavano tutti. E quando dico tutti intendo i giocatori della squadra avversaria come quelli della propria. Mah, proprio non capisco».

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