Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Vento olimpico

Mauro Valeri
Per motivi di studio, mi è capitato di rileggere un articolo di Vanni Loriga su La Stampa di Torino nel lontano 1992. Titolo (non molto indovinato): “Un azzurro un po’ scuro”.

Partendo dalla sorprendente vittoria del “nubiano di Roma”, Ashraf Saber, ai mondiali juniores, e dai promettenti risultati dei cestisti italiani dalla pelle scura, Attruia e Mayers, e del giovanissimo corridore Berradi (all’epoca ancora con passaporto marocchino), avanzava un pronostico: “L’Italia sportiva potrà contare in futuro su forze nuove e fresche, considerato l’afflusso di extracomunitari” Dopo quasi venti anni, le previsioni di Loriga sono state confermate soltanto a metà. Indubbiamente, in campo sportivo il numero di italiani d’origine extracomunitaria è stato notevole. Oggi, se ne potrebbe fare un elenco di oltre un centinaio di atleti che hanno già indossato la maglia azzurra nelle diverse discipline. Grazie a loro, l’Italia ha ottenuto vittorie e medaglie. Tuttavia, è anche vero che le norme di gran parte delle federazioni sportive sono concepite per impedire o comunque rendere particolarmente difficile la carriera agonistica per uno straniero e per i suoi figli, pur se nati e cresciuti in Italia. Statisticamente, i ragazzi e le ragazze di seconda generazione che praticano sport, sono relativamente pochi. Una discriminazione a tutti gli effetti, che viene in genere risolta soltanto in tribunale, anche perché le federazioni la “giustificano” rimandando tutte le responsabilità all’attuale legge sull’acquisizione della cittadinanza in vigore nel nostro paese. A dire il vero, di certo gran parte delle federazioni non solo non hanno provato a cambiare la situazione, ma hanno finito per avvalorare quello che è il delirio originario: intendere la tutela dei vivai come la tutela dei soli italiani presenti nei vivai, e non come tutela di tutti coloro che sono presenti nei vivai.
Ora però c’è una grande possibilità: davanti alle recentissime sconfitte della Nazionale italiana nel basket e nell’atletica, e visto l’avvicinarsi delle Olimpiadi di Londra 2012, qualcuno ha provato a dar seguito alla previsione di Loriga: trovare nuove forze anche aprendo lo sport ai figli degli immigrati (d’altronde, una delle prime atlete ad ottenere il pass per Londra, è una ragazza che pratica tuffi, che è italiana d’origine ungherese). I nomi sono noti a tutti: come il diciannovenne Eugenio e Haliti, giunto in Italia dall’Albania nove anni fa, che da anni vince tutte le principali gare in Italia dei 400 metri. Riuscirà il vento olimpico ad aiutare a far tornare lo sport un ambito di integrazione e non di discriminazione?
7 settembre 2011

 

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