Democrazia partecipata: la Bolivia, un Modello Possibile

Marga Esposito
Il Convegno tenuto presso la Provincia di Roma(da cui promosso e patrocinato)  il 25/02/11, dal titolo Roma capitale, ha apportato un notevole contributo, apprezzabile nelle inedite proposte scaturite dalla tematica e dai relativi contenuti,

di un progetto di ricerca (riguardo pratiche di democrazia partecipata) realizzato dall’Associazione A Sud,  sulla Bolivia, estrapolandone un possibile modello di riferimento(il resoconto scritto è raccolto in un e-book ).
Roma capitale  ha assunto un significato esteso e stratificato: vuole indicare che Roma dovrebbe racchiudere in sintesi, strutture organizzative ed amministrative interfacciate con quelle dell’intero Stato; quindi,  elaborare un sistema politico-sociale ed economico alternativo al ristagno della crisi attuale, si traduce nel  rivederle e ricostituirle.
Si assiste ad uno svuotamento dei  luoghi e dei ruoli di rappresentanza della  Democrazia italiana che,  nel passaggio da diretta a rappresentativa, sembra aver perso lo specifico carattere connotativo della radicalità. Proprio  nel Comune di Roma,  costituisce un esempio di questo fenomeno  la recente iniziativa  di convocazione degli Stati Generali,  in cui non sono stati consultati i presidenti dei  vari municipi, privati di ogni potere decisionale o di controllo, bensì convocati  poi,  per  prendere atto dei consuntivi,  solo  “a conti fatti”. Si può dire che questo processo di degenerazione della Democrazia  sia frutto della mancata sincronia tra logica di mercato, dai tempi serrati, e lentezza della democrazia liberale, per cui si privilegia l’aspetto decisionale con leggi nate per decretazione governativa, incorrendo nella verticalizzazione dei percorsi decisionali: la base, i cittadini o meglio  -in senso più esteso-   il “popolo” non è più in realtà rappresentato dalle istituzioni che dovrebbero renderlo “sovrano”.
A questo punto la proposta è quella di invertire  la struttura del sistema  “inceppato” (fino al punto di farci cadere nella più grandi crisi economica globale di tutti i tempi): investire  in democrazia per una rinascita economica, ecologica e culturale.
L’analisi e la ricerca sul modello boliviano in particolare (tra altri simili in vari paesi dell’America Latina), rilevando fondamentali le dinamiche scaturite da forze e risorse nuove, quali i movimenti sociali  -tra cui quelli indigeni-  che hanno avviato assetti economici, amministrativi e governativi condivisi: il cooperativismo capace di produrre occupazione e reddito, da una parte; costituzionalizzazione delle forme di autogoverno sociale (prevalentemente indigeno), istituzionalizzazione della partecipazione cittadina diretta, dall’altra; in definitiva nuove procedure decisionali e nuovi modelli di consumo di natura cooperativistica.
La tesi esposta è il frutto di una disamina approfondita in termini economici, politici, sociali, storici ed antropologici,  prendendo in esame le forme di Partecipazione  in Bolivia dal 1952 ad oggi. Se ne rileva che negli ultimi anni si sono sviluppati  processi innovativi di partecipazione politica, da quando nel 2000 scoppiarono le rivendicazioni contro le leggi per la privatizzazione delle risorse idriche e nel 2003 contro la svendita degli idrocarburi; si prepara va così il terreno per un radicale mutamento che, dopo l’elezione di Evo Morales nel 2006, si concretizza nella ridefinizione della Costituzione Politica dello Stato, secondo una larga partecipazione popolare  nelle fasi di consultazione, attribuendole potere decisionale e di controllo. Viene poi approfondito come “caso studio” la Provincia di La Paz e le riforme per le autonomie locali quali quella indigena.
La finalità della ricerca è quella di poter costituire uno strumento  utile per attivare strategie e pratiche di coinvolgimento  cittadino in ambito decisionale; di fornire quindi nuovi modelli di Partecipazione  e un’analisi delle possibili applicazioni al contesto italiano.
La chiave, quindi, sembra essere  costituita proprio da quel potere decisionale della  Base- sul destino dei beni comuni: elemento fondamentale per tutti i e più diversi contesti  socio-politici e culturali.
Proprio questi beni comuni in Italia sono messi in serio pericolo dalle proposte di riforme costituzionali ed istituzionali, come il Federalismo e lo scandalo  della privatizzazione distributiva dell’acqua, le autonomie  a conduzione  aziendale  delle istituzioni pubbliche fondamentali quali la scuola, la sanità…
Luigi Nieri, capogruppo SEL  Consiglio regionale del Lazio ed ex Assessore regionale al Bilancio, afferma che, nella scorsa legislatura, era stato avviato un percorso partecipativo cittadino alle scelte  economiche  e finanziarie;  inoltre rileva  nell’attuale Giunta, la cancellazione  delle risorse destinate alla diffusione e promozione dei processi partecipativi.
E’ necessario riappropriarsi di ciò che si è perso:  soprattutto incentivare le pratiche dei Comuni alla partecipazione dei propri bilanci,  dare maggiori competenze alle amministrazioni locali per poi poter realizzare cooperazioni e consorzi al fine di rafforzare l’incidenza  delle richieste  comunitarie locali.
E’ imprescindibilele recuperare il valore ed il senso della Comunità e della propria partecipazione contributiva, motore ed effetto insieme di un’Economia Partecipata;  risulta  -quindi- fondamentale  rifondare un Capitale Sociale, specchio dei bisogni e delle esigenze dei cittadini, per convogliare l’impegno comune  nelle forme istituzionali più complete  di  Autogoverno.

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