Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

24 aprile 2014

«Su Mare nostrum subito una verifica»
Renzi annuncia: lunedì vertice a Palazzo Chigi
Il Mattino, 24-04-2014
Antonio Manzo
«L'operazione Mare nostrum va registrata. Lunedi mattína ne discuteremo in un vertice con i ministri dell'lnterno, Difesa, il capo delia polizia e i servizi di sicurezza. La missione va verificata». Scende in campo il presidente del Consiglio Matteo Renzi, dopo l'inchiesta del Mattino sulla missione umanitaria nelle acque del M editerraneo che salva centinaia di immigrati alla deriva sui barconi e rischia, indirettamente, di favorire i traffici degli schiavisti. Dal 18 ottobre ad oggi, in solo 5 mesi, l'operazione Mare Nostrum ha salvato 26.814 immigrati. Un vero e proprio record, all'indomani della tragedia di Lampedusa con oltre 300 morti. «Ma paga solo l'Italia, l'Europa scarica i costi su di noi» ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, in una intervista al nostro giornale. Ora il presidente del Consiglio vuole mettere un punto fermo. Era stato lui, poche settimane fa a Montecitorio a dichiarare: «Dobbiamo evitare di pensare che chiudendoci saremo più sicuri. Dobbiamo essere in grado di pattugliare, presidiare, a partire dai Paesi d'origine, ma al tempo stesso affermare che il Mediterraneo è luogo privilegiato della politica europea». Ringrazio anche i militari dell'operazione Mare nostrum, ma nell'ultima settimana c'è stato un ritmo incalzante di richieste di verifica, se non proprio proposte di annullare la missione, come ha fatto la Lega. L'interrogativo che spinge il Governo ad una verifica è anche contenuto nelle preoccupazioni che ieri il sottosegretario Gozi ha evidenziato nell'audizione al Comitato parlamentare Schengen. Che succederà quando crescerá a dismisura il numero dei richiedenti asilo con centri di identificazione ed espulsione al collasso, alcuni chiusi per lavori di ristrutturazione? Dall'inizio dell'anno gli arrivi hanno superato quota 8.500. Un dato che per il Viminale è di oltre dieci volte maggiore aquello registrato nello stesso período dei 2013. L'iniziativa di Renzi, lanciata con uno dei tweet di giornata, arriva nelle stesse ore in cui il sottosegretario con delega alle politiche europee, Sandro Gozi, eil comitato parlamentare Schengen diferido la missione, delinea le proposte del governo all'Europa in materia di immigrazione ma, soprattutto, chiedi all'Europa che l'operazione salvataggio nelle acque del Mediterraneo diventi «priorità europea», attraverso un rafforzamento del sistema Frontex: «Non più Mare nostrum, ma Europa nostra» è lo slogan del Governo. L'ottimismo di Gozi, però, cozza contro l'opposizione leghista e le perplessità politiche in Forza Italia. E di appena un giorno fa la richiesta, firmata dal presi - denti delle commissioni Esteri e Difesa del Senato, Pierferdinando Casini e Nicola Latorre, di istituire una commissione parlamentare d'indagine. I leghisti tornano all'attacco: «Si chiuda una missione che ci fa solo spendere soldi», dice il parlamentare Paolo Arrigoni. Frena Riccardo Mazzoni, Forza Italia: «Che ci sia un problema politico sull'operazione Mare no-strum non c'è dubbio. Ma da qui a dire che le navi della Marina impegnate nelle operazioni di soccorso come taxi dell'illegalità dell'immigrazione elettorale». Non e escluso che il Governo si dichiari anche pronto a rivedere il regolamento di Dublino firmato il 7 giugno dello scorso anno, che sostanzialmente acclara il principio per cui tutti i migranti che arri- vano, se richiedono asilo, sono intrappolati nel territorio di primo approdo. Secondo le regole vigenti, infatti, lo Stato membro responsabile dell'esame dell'istanza è quello in cui è avvenuto l'ingresso, regolare o meno, del richiedente asilo. Le difficoltà le ha spiegate il viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico, al Mattino, con le cifre alla mano di decine di mi- gliaia di richieste di asilo politico che giacciono presso le prefetture italiane, con un arretrato di tre anni.



Reclusa a Ponte Galeria, madre di famiglia rischia l’espulsione
Di origine bosniaca ma nata in Italia, madre di due minori, rischia di essere espulsa nonostante la legge vieti il respingimento “dei componenti di famiglie monoparentali con figli minori”. “Un trattamento illegittimo” secondo il garante dei detenuti
Redattore sociale, 24-03-2014
ROMA - Susanna S., nata a Torino da genitori di origine bosniaca e madre di due bambini minorenni, è reclusa al Cie di Ponte Galeria per essere identificata ed espulsa dall’Italia. Un trattamento illegittimo secondo le parole del garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, che chiede alla questura di Roma di “interrompere la condizione di privazione della libertà personale e consentire la riunione del nucleo familiare”.
La donna, dopo essere uscita dal carcere milanese di San Vittore, dove aveva scontato un anno per furto aggravato, è stata rinchiusa nel Cie di Ponte Galeria in attesa di espulsione.
Ma la sua situazione è stata dichiarata illegittima dal garante Marroni, poiché Susanna S. è madre di 2 minori nati in Italia (di 9 e 11 anni) che, in base al decreto provvisorio del tribunale dei minori di Milano, non possono contare sull’assistenza del padre, residente da tempo in Francia.
Il testo unico dell’immigrazione secondo art. 19 vieta infatti “il respingimento o l’esecuzione dell’espulsione […] dei componenti di famiglie monoparentali con figli minori..”, specificando all’art. 31 che “Il Tribunale per i minorenni, per gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico e tenuto conto dell’età e delle condizioni di salute del minore che si trova nel territorio italiano, può autorizzare l’ingresso o la permanenza del familiare, per un periodo di tempo determinato, anche in deroga alle altre disposizioni del presente testo unico”.
“La donna - ha detto il Garante - non ha compiuto reati che minano l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato, unica tipologia per la quale viene disapplicato il diritto all’unità familiare, Il suo trattenimento e l’espulsione sono illegittimi e per questo ho chiesto l’immediata interruzione di tale condizione di privazione della libertà personale. L’allontanamento della madre dal territorio nazionale, con il divieto di rientro per un periodo di minimo di 5 anni, è una condizione che può compromettere lo sviluppo psicofisico dei minori, considerando anche l’assenza del padre”.  
Per evitare che ciò accada, l’Ente Morale Opera Nomadi ha già dichiarato la propria disponibilità ad accogliere Susanna, che sarebbe impiegata come mediatore di comunità negli sportelli di Roma.


 
Sono 35 milioni i minori che nel mondo fuggono da guerre e fame con un'emergenza in Italia
I ragazzi al di sotto dei 20 anni che scappano dai loro paesi d'origine superano la metà della popolazione italiana. Sulle coste del nostro Paese, quest'anno, ne sono sbarcati 13 volte in più rispetto al 2013. Terre des Hommes  cerca di accoglierli col progetto Faro e fa partire l'iniziativa sportiva  Running for kids per far conoscere questi figli di nessuno
la Repubblica.it, 24-04-2014
MARTA RIZZO
ROMA - I dati nazionali sono quelli ufficiali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dunque sfugge la quantità reale di minori che arrivano in Italia, soli e senza identità. Nel 2013 erano 8.000. Terre des Hommes porta avanti in Sicilia il progetto Faro per dare loro una dignità e, dal giorno di Pasqua, promuove una maratona per aiutare questi bambini.
Giovani migranti in fuga. Soltanto nei primi 4 mesi del 2014, il numero di migranti giunti sulle nostre coste, ha raggiunto una cifra 13 volte superiore allo stesso periodo nel 2013. Solo lo scorso anno, in Italia sono arrivati quasi 8.000 minori stranieri non accompagnati, di cui il 40% in Sicilia. Nel mondo, sono  quasi 35 milioni (oltre metà della popolazione italiana) i bambini e ragazzi con meno di 20 anni (fonti Onu) che cercano riparo in paesi stranieri. Scappano da povertà, violenze, guerre. Hanno perso la loro casa e spesso le loro famiglie e quando arrivano in Italia, l'accoglienza assomiglia a un limbo, in cui restano in attesa per mesi prima di essere trasferiti in case-famiglia, come prescrive la legge. Vivono in strutture di passaggio inadeguate e promiscue, per la mancanza di personale formato e  per la compresenza di adulti con esigenze, età e vissuti molto diversi e rischiano di cadere vittime di criminalità organizzata, sfruttamento e tratta di esseri umani.
Il progetto Faro per i minori in fuga in Sicilia. Gli operatori di Terre des Hommes, psicologi e mediatori culturali, sono attualmente presenti nel centro di Prima Accoglienza per Minori non Accompagnati Papa Francesco, di Priolo Gargallo (Sr) per dare loro sostegno psicologico attraverso colloqui, giochi e attività ludiche. Quella di quest'anno, è della quarta fase del progetto Faro, iniziato nel 2011 con un intervento di assistenza giuridica e legale ai minori migranti in Lampedusa (Faro I), proseguito nel 2012 con un ciclo di incontri di formazione legale e sociale degli operatori di comunità (Faro II) in sette città italiane. Nel 2013, Faro III è tornato al Centro di Contrada Imbriacola di Lampedusa con attività di assistenza psicologica e psicosociale in favore dei minori stranieri non accompagnati.
Dare dignità e forma ai ragazzi. La scelta di intervenire da punto di vista materiale e psicologico, nasce dal forte bisogno di aiuto, in giovani soli, nella delicata fase di arrivo in Italia. "Una prima accoglienza competente e sensibile deve dare un messaggio incoraggiante - spiega Lilian Pizzi, psicologa di Terre des Hommes che opera nel Centro di di Priolo Gargallo - ai bambini e adolescenti che hanno dovuto lasciare i loro paesi in cerca di condizioni di vita sicure e dignitose". Il crollo emotivo, psicologico e fisico e il disorientamento che vivono queste persone dopo viaggi estenuanti, assieme a confusione e assenza di riferimenti certi e informazioni chiare sul loro destino, li rende vulnerabili e bisognosi di un supporto che miri a farli orientare nella nuova condizione.
Running for kids. La Sicilia è stata scelta come punto di partenza simbolico di un'impresa sportiva mai tentata prima in Italia, accompagnata a un fine sociale: far conoscere al grande pubblico il dramma dei giovani migranti da paesi in guerra come Siria, Somalia, Afghanistan, Eritrea, Libia, Egitto, per ricordare i loro diritti e raccogliere fondi per il progetto Faro di Terre des Hommes. Il 20 aprile, giorno di Pasqua, partirà da Catania Running for Kids, la maratona di Ivana Di Martino che proseguirà nei due giorni successivi ad Augusta e Siracusa, luoghi dove sono accolti molti dei minori stranieri non accompagnati arrivati sulle nostre spiagge.
Per contribuire c'è bisogno di entrare nel sito della Rete del Dono



Certificati più cari per gli stranieri di Bolgare
CIRDI, 25-04-2014
Sono partiti da Bolgare e si sono radunati davanti alla prefettura per dire no al balzello di 500 euro per ottenere i certificati di idoneità alloggiativa. Immigrati, sindacalisti e molti cittadini italiani di Bolgare che volevano solo testimoniare solidarietà. Erano una quarantina ieri in via Tasso i sostenitori del Comitato Antirazzista 500 euro che hanno consegnato una lettera al prefetto in cui esprimono il malcontento per i «costi assurdi, ingiustificati e di stampo razzista» che gravano sugli immigrati che chiedono il certificato, indispensabile per ottenere la carta di soggiorno per il coniuge, o per i figli, il contratto di soggiorno con il datore di lavoro e per espletare le pratiche di ricongiungimento familiare.
La delegazione nella lettera consegnata in Prefettura ha chiesto «omogeneità  dei costi di rilascio del certificato di idoneità  alloggiativa». Nel mirino del comitato la delibera numero 6 del 2014 approvata dal Comune di Bolgare, guidato dal sindaco leghista Luca Serughetti, che motiva l’aumento facendo riferimento, tra l’altro, «a eventuali interventi di sistemazione del patrimonio pubblico danneggiato» e alla necessità  di circoscrivere tale onere sulle casse comunali.
Il comitato 500 euro ha promosso domani a Bolgare, alle 9, un corteo che sfilerà  per le strade del paese «contro questo provvedimento razzista — dice Sergio Caprini, rappresentante del comitato —. Sta crescendo una bella mobilitazione popolare. Il sindaco di Bolgare vuole fare della sua politica razzista un esempio per tutti i Comuni. Vogliamo dire basta ai politici che alimentano l’odio razziale tra la popolazione e i laavoratori. Non vogliamo essere silenziosi, è una campagna di civiltà  per i diritti. È questo lo spirito della manifestazione». Lorenzo Lanfranchi, altro esponente del comitato, aggiunge: «Abbiamo scritto anche al sindaco, ma ècome se noi non esistessimo. Tra l’altro la comunità  Rwah, la Cgil e l’Asgi (associazione studi giuridici immigrazione) hanno inoltrato un ricorso al tribunale ordinario di Bergamo contro la delibera».
In via Tasso ieri si sono presentati molti immigrati, spaventati da un futuro sempre più incerto e da una tassa per molti di loro insostenibile. «Ho perso il lavoro da due mesi e anche mia moglie non ha un impiego — racconta Amarjit Singh Banger, indiano residente a Bolgare —. Ho due figli da sfamare, dove li trovo 500 euro per ottenere il certificato? È un’ingiustizia». «Non si puà andare avanti così — aggiunge Gulshankumar Birdi —. Chi lavora, e oggi è un privilegio, non può devolvere metà  dello stipendio per una tassa che negli altri Comuni costa poche decine di euro”. Giacomo Poma, insegnante italiano di Bolgare, sostiene il comitato: “Organizzo anche incontri di alfabetizzazione per gli immigrati. Serve più equità  nelle scelte del Comune, non si può essere perennemente in campagna elettorale sulla pelle delle persone oneste”.
Fonte: Il giorno



Social card agli immigrati. Ultimi giorni per chiedere gli arretrati
Domande entro il 30 aprile per farsi accreditare anche i soldi dei primi mesi del 2014. I requisiti, i moduli e le istruzioni
stranieriinitalia, 24-04-2014
Roma – 24 aprile 2014  - Anche i cittadini comunitari e i cittadini extracomunitari titolari di un permesso CE per soggiornanti di lungo periodo hanno diritto alla social card, la carta acquisti ricaricata dallo Stato con 80 euro ogni due mesi che può essere utilizzata per comprare generi alimentari e medicine o per pagare le bollette di luce e gas.
Il beneficio riguarda chi ha almeno 65 anni oppure i bambini minori di 3 anni (in questo caso la social card è intestata al genitore) con un reddito familiare basso. Il riferimento principale è l’indicatore della situazione economica equivalente, l’ Isee, che deve essere inferiore a 6781.76 euro e che può essere calcolato gratuitamente presso un Centro di Assistenza Fiscale, l'INPS o il Comune di residenza.
L’estensione della social card agli immigrati è scattata a gennaio 2014, ma chi nei mesi scorsi provava a chiederla negli uffici postali veniva rimandato indietro. Solo all’inizio di aprile, infatti, il governo ha emanato il decreto che rende operativa questa novità.
Ora gli immigrati possono finalmente chiedere la social card, ma è stato previsto anche un “salvagente” per recuperare il tempo perduto: chi presenterà domanda entro il 30 aprile avrà diritto anche alle ricariche arretrate, relative ai primi mesi del 2014.
Dal primo maggio in poi il beneficio verrà invece riconosciuto solo dal momento in cui si presenta la domanda. Conviene sbrigarsi.
EP
Ecco i requisiti per chiedere la social card (dal sito di Poste Italiane)
Se hai più di 65 anni di età
» Modulo di richiesta
» Guida alla compilazione del modulo
Se sei genitore di un bambino al di sotto
dei tre anni di età
» Modulo di richiesta
» Guida alla compilazione del modulo

 

Certificato antipedofilia. Ora è ufficiale: per le babysitter non serve
Il ministero del lavoro conferma l’interpretazione delle nuove norme previste dal decreto legislativo 39/2014. “I datori di lavoro domestico sono esclusi”
stranieriinitalia.it, 23-04-2014
Roma – 23 aprile 2014 – Il ministero del Lavoro conferma: chi assume una babysitter non deve chiedere il suo certificato antipedofilia.  
Piccolo riassunto per chi si è perso le puntate precedenti. Lo scorso sei aprile è entrato in vigore un decreto legislativo (39/2014) contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, che tra le altre cose, vuole evitare che i pedofili possano lavorare accanto ai bambini.
Prevede infatti che chi intende “impiegare al lavoro una persona per lo svolgimento di  attività professionali o attività volontarie organizzate che comportino contatti diretti e regolari con minori” deve chiedere il certificato penale del casellario giudiziale del lavoratore per verificare se è stato mai condannato per reati come l’adescamento di minori, la prostituzione minorile o la prostituzione minorile, o se è interdetto da attività a contatto i minori. Per i datori che non chiedono il certificato sono previsti da diecimila a quindicimila euro di multa.
La novità ha creato qualche apprensione tra le famiglie, visto che un’interpretazione letterale della norma le avrebbe infatti costrette a chiedere il certificato penale delle babysitter assunte per badare ai loro figli. Un aggravio di burocrazia che aveva suscitato le proteste delle associazioni dei datori di lavoro domestico.
L’agitazione, però, è durata poco. Subito dopo l’entrata in vigore del decreto, prima “fonti” senza nome del ministero della Giustizia interpellate dai giornali, poi l’ufficio stampa dello stesso ministero, hanno escluso che le nuove norme si applichino al rapporto di lavoro domestico.
Mancava però una nota ufficiale in proposito, che ora finalmente è arrivata. La direzione generale per l’attività Ispettiva del ministero del Lavoro ha infatti diffuso qualche giorno fa una circolare interpretativa delle nuove norme, che, tra le altre cose, parla anche dei lavoratori domestici. E dice, in sostanza, che l’occhio vigile di mamma e papà rende inutile il certificato antipedofilia per le babysitter.
“Si ritiene – spiega il ministero - che rimangano esclusi dal campo applicativo della disposizione i datori di lavoro domestico nel caso di assunzioni di babysitter o comunque di persone impiegate in attività che comportino “contatti diretti e regolari con i minori”; ciò in quanto il Legislatore ha inteso tutelare i minori quando gli stessi sono al di fuori dell’ambito famigliare, ambito nel quale il genitore “datore di lavoro” può direttamente con maggior efficacia attuare tutte le cautele necessarie nei confronti del bambino/ragazzo”.



La storia dell’AfroNapoli United approda su Sky
L’associazione e squadra multietnica in un corto prodotto dal canale satellitare che si è insediato a Scampia con il Laboratorio di arti e produzioni cinematografiche “Mina”. Per una Napoli emancipata dagli stereotipi
Redattore sociale, 24-04-2014
NAPOLI – Arriva su Sky la storia di AfroNapoli United, l’associazione e squadra multietnica fondata dal commercialista napoletano Antonio Gargiulo nel 2009. Il filmato è uno dei corti di taglio sociale prodotti dal canale satellitare che si è insediato a Scampia con il Laboratorio di arti e produzioni cinematografiche “Mina” il 6 dicembre scorso, per sedare le polemiche sorte con le riprese della fiction “Gomorra”. Contrarie all’invasione indiscriminate delle troupe televisive, infatti, le associazioni del territorio si erano ribellate chiedendo alle grandi produzioni impegnate nella serie di non speculare solo sulle tragedie del quartiere, ma di lasciare un segno concreto per la riqualificazione del territorio. È nata così l’idea del laboratorio, che racconta, attraverso la produzione di 5 corti cinematografici una Napoli emancipata dagli stereotipi, partendo dal punto di vista di 25 ragazzi napoletani. Domenica 27 aprile alle 20.45 su Sky Cinema Cult HD andrà in onda AFRONAPOLI UNITED: il corto che racconta la storia dell’AfroNapoli United, squadra di calcio multietnica he disputa quest’anno per la prima volta il campionato di terza categoria della Figc. Le vicende della squadra si intrecciano con la battaglia di Lello, calciatore storico della squadra, il ragazzo di 21 anni mai registrato all’anagrafe dalla mamma marocchina (e dal padre, che non l’ha mai riconosciuto) che AfroNapoli sostiene nella sua lotta per diventare cittadino italiano e ottenere anche il riconoscimento legale del figlio di pochi mesi.
Lo stemma dell'Afro-Napoli United
Afro-Napoli United
“Lello è stato salvato dallo sport – dice il fondatore di Afro Napoli, Antonio Gargiulo – che gli ha evitato di riprendere cattive strade vista la sua incolumità burocratica. Siamo contenti che la sua storia abbia potuto vedere la luce, grazie anche al successo che sta riscuotendo la nostra squadra. Ora speriamo che l’opera di sensibilizzazione che portiamo avanti unendo calcio e solidarietà, possa avere delle ricadute concrete sulla sua vita e su quella della sua famiglia”. AfroNapoli riunisce circa 35 ragazzi dai 18 ai 30 anni, di varie nazionalità: prevalentemente capoverdiani, ma anche senegalesi, ivoriani, tunisini e sudamericani, oltre che dieci napoletani. Il presidente Gargiulo cerca di sostenere ognuno di loro anche nei percorsi di vita, spesso difficili e con poche speranze per il futuro. Tra loro c’ è stato anche Benjamin, il ragazzo nigeriano che sventò uno scippo, assunto poi all’aeroporto di Napoli grazie anche alla mediazione di AfroNapoli.
“Siamo felici che i ragazzi del laboratorio Mina abbiano scelto di raccontare la nostra storia - conclude Antonio Gargiulo - e possiamo dire che sicuramente è un esempio di come a Napoli si riescano a fare delle ottime iniziative nonostante in tivù si rappresenti solo il contrario. Speriamo che si riesca finalmente a capire che Gomorra non esiste: è solo un’etichetta mediatica per speculare su una realtà che ha, invece, mille sfaccettature positive”. La sede del Laboratorio è a Scampia, in una delle Vele, dove è ospitato il Comitato di lotta del quartiere, e nasce appunto dalla connessione di diversi soggetti – associazioni, comitati, ma anche i produttori  Gianluca Arcopinto e Gaetano di Vaio, da sempre attenti nel raccontare nei loro film temi di forte rilevanza sociale – che si battono per emancipare la città dalle rappresentazioni fatte solo di camorra e neomelodici, e raccontare invece “dal basso” le complessità della periferia napoletana, con storie di riscatto e resistenza. Così al progetto hanno collaborato le associazioni dell’area Nord di Napoli e del centro storico: Comitato delle Vele, (R)esistenza Anticamorra, Insurgencia, Figli del Bronx, Socialmente Pericolosi, che hanno lavorato con Sky, Cattleya, il Comune di Napoli, l’ottava Municipalità e la Film Commission campana. Insieme a loro, il fratello di Gelsomina Verde, una delle tante vittime innocenti della camorra, alla quale è stato intitolato il Laboratorio. La proiezione dei corti del "Laboratorio Mina" partirà domani, giovedì 24 aprile alle 20.35 con “Cane malato”; venerdì 25 alle 20.45 ci sarà Centoquattordici; sabato 26 aprile alle 20.30 “Ciao mamma”; domenica alle 20.45 “AfroNapoli United” e lunedì 28 aprile alle 20.35 La Torre di Davide Tutti i corti saranno replicati il 5 maggio a partire dalle ore 19.00 sempre sullo stesso canale. (ip)

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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