Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

13 marzo 2012

Tavolo asilo: soluzioni “eque e ragionevoli” per migranti, richiedenti asilo e rifugiati giunti nel 2011 dalla Libia.
Le associazioni chiedono al Governo di “valutare l’opportunità di una più ampia attuazione delle norme vigenti in materia di protezione umanitaria”.
ImmigrazioneOggi, 13-03-2012
Occorre trovare al più presto delle soluzioni per i migranti, richiedenti asilo e rifugiati di vari Paesi giunti in Italia nel 2011 a causa del conflitto in Libia: è l’appello al Governo proposto dal Tavolo Asilo, un forum informale delle maggiori organizzazioni italiane attive nel campo dell’asilo e dei rifugiati, coordinato dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr).
Lo scorso anno oltre 1,3 milioni di persone di varie nazionalità hanno lasciato la Libia per sfuggire alla violenza. Di queste, circa 28 mila hanno attraversato il Mediterraneo in cerca di sicurezza in Italia; tra loro, sottolinea il Tavolo, vi erano rifugiati in fuga da altri Paesi che si trovavano in Libia e anche migranti che da anni lavoravano in questo Paese. Al loro arrivo in Italia sono stati tutti incanalati nella procedura d’asilo.
Secondo le organizzazioni, è necessario “trovare soluzioni eque e ragionevoli che tutelino in modo adeguato i bisogni di assistenza di coloro che sono fuggiti dal conflitto in Libia ma che tuttavia non posseggono i requisiti per ottenere la protezione internazionale, evitando di generare situazioni di irregolarità”. Le organizzazioni propongono dunque al Governo di “valutare l’opportunità di una più ampia attuazione delle norme vigenti in materia di protezione umanitaria, che permetterebbe di rilasciare un permesso di soggiorno alla maggior parte delle persone arrivate dalla Libia e la concessione di un permesso di soggiorno a titolo temporaneo a quanti non hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale né la protezione umanitaria”. In tal modo “si concederebbe a queste persone un ulteriore periodo di regolare soggiorno in Italia, al fine di poter predisporre adeguati programmi di ritorno volontario assistito con un adeguato incentivo economico, sia verso i Paesi di origine, sia verso la Libia, quando la situazione sarà sufficientemente stabile e sicura da poter garantire il rispetto dei diritti umani”.
Inoltre, tali misure consentirebbero, ove ricorrano le condizioni previste dalla legge, di convertire il permesso di soggiorno temporaneo in altro tipo di permesso.



UNHCR e il popolo dei “rifugiati fantasma”
il FattoQuotidiano, 13-03-2012
Roberta Zunini
Sparse per i vari centri di accoglienza italiani ci sono 28mila persone fuggite lo scorso anno dalla Libia in fiamme. Quasi nessuna è di nazionalità libica. Si tratta soprattutto di uomini e donne che provengono dall'Africa subsahariana e dal Corno d’Africa e che lavoravano in Libia. Circa il 60% ha ottenuto il diritto d'asilo perché, qualora fosse rientrato nei Paesi d’origine, avrebbe potuto essere perseguitato dai regimi al governo. Ma che ne è dell'altro 40 % a cui non è stato riconosciuto il diritto d'asilo perché non è stato considerato in pericolo di ritorsioni? Il Tavolo Asilo, un forum informale delle maggiori organizzazioni italiane attive nell’ambito della protezione umanitaria, coordinato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha presentato un appello al governo in cui viene chiesto di trovare al più presto delle soluzioni per questi disperati ridotti in miseria e privi di uno status.
“QUESTE PERSONE VIVONO IN UN LIMBO, che sta peraltro per chiudersi, visto che il loro permesso di soggiorno sta per scadere senza che sia stata offerta loro una prospettiva. È necessario che il governo intanto adotti delle misure per posticipare la scadenza del permesso mentre cerca la soluzione migliore per aiutarle, altrimenti la questione diventerà sempre più difficile da gestire”, dice Laura Boldrini portavoce dell’Unhcr. Nel documento messo a punto dal Tavolo Asilo ci sono alcune proposte. “Poiché non sono migranti venuti in Italia per trovare un lavoro e stabilirsi qui ma fuggite da una guerra, bisognerebbe per esempio offrir loro un incentivo economico realistico, non i 200 euro proposti dall'ex ministro Maroni – continua Boldrini - in modo tale che possano avere il denaro per andarsene e riaprirsi un'attività in Libia o nei loro Paesi d'origine. È uno strumento adottato anche da altri Stati”. Se venisse offerta una somma plausibile, molto probabilmente, non ritorneranno nel nostro Paese. Rob. Zun.
L’ESCALATION È INIZIATA VENERDÌ, quando Israele aveva risposto con incursioni aeree sulla Striscia al lancio di un centinaio di missili contro il sud del Paese e aveva ucciso in un attacco mirato - proibito dalla legge internazionale - il leader dei Comitati di resistenza popolare palestinesi, Zuhir al Qaisi, sospettato di aver preparato un secondo attentato (dopo quello dello scorso agosto a Eilat) che sarebbe dovuto avvenire in questi giorni. La situazione preoccupa soprattutto gli Stati Uniti che si trovano già in un momento difficile nel rapporto con i Paesi islamici a causa del Corano bruciato e dell’eccidio di civili compiuto da un suo soldato in Afganistan. Secondo alcuni analisti Israele potrebbe utilizzare il terrorismo jihadista, finanziato in buona parte dall’Iran, per convincere gli Usa a partecipare a un attacco contro gli impianti nucleari iraniani. Operazione che il presidente Obama vorrebbe evitare a tutti i costi. Mentre il numero dei morti palestinesi cresceva fino ad arrivare a 23 ( 18 sarebbero militanti della Jihad ), il Il Quartetto per il Medio Oriente - Usa, Ue, Onu e Russia - ha mostrato ancora una volta la propria incapacità nel riportare israeliani e palestinesi al tavolo dei negoziati. Negli ospedali israeliani sono stati intanto ricoverati i civili feriti dai razzi palestinesi. Finora non ci sono state vittime.



“Via immigrati e questuanti, bonus bebè solo agli italiani”. Il manuale del buon leghista
il Fatto Quotidiano, 13-03-2012
In vista delle elezioni, il partito mette a disposizione di tutti i candidati sindaco e pubblica sul sito un vademecum con le regole d'oro: "Tutelare i concittadini. Per le case popolari privilegiare l'anzianità di residenza". Poi l'invito conclusivo: "Che bello se ci fosse una piazza in ogno Comune con un bel dipinto del Sole delle Alpi"
Vent’anni di genio e sregolatezza dei sindaci leghisti diventano un vademecum per la stesura dei programmi elettorali in vista delle amministrative 2012. Le best practices padane sono state riordinate e organizzate in un pratico documento marchiato Lega Nord. Il libello prende il nome di “indicazioni per la stesura del programma elettorale per i comuni“ e viene messo a disposizione di tutti i candidati sindaco del Carroccio affinché ne possano fare tesoro. Un vero e proprio vademecum che indica ai candidati leghisti come si deve comportare il buon amministratore locale. Nelle premesse dominano le parole come “dialogo”, “ascolto” e “trasparenza”. Termini di buon senso, che cozzano con il contenuto dei singoli punti affrontati nel resto dell’opuscolo. Si parte dai servizi sociali, si dice fin da subito che la famiglia deve essere posta al centro dell’azione amministrativa. “Nodo primario della politica della Lega Nord è tutelare le famiglie in tutti quei servizi e interventi a domanda individuale in cui spesso si trovano prevaricati, se non addirittura esclusi, a causa di un’ondata migratoria che si riversa sul sistema di servizi sociali cittadini. In questo senso intendiamo modificare tutti i regolamenti attuativi dell’assegnazione dei servizi, anche riguardo le tariffe e le eventuali esenzioni, privilegiando le famiglie e i cittadini residenti nel territorio comunale”.
E subito dopo arriva l’affondo: “Nel merito delle iniziative concrete di sostegno ai giovani nuclei familiari, reputiamo importante istituire un contributo economico ai nuovi nati, figli di cittadini italiani che risiedono nel comune da un certo numero di anni (nonostante in passato non siano mancate sentenze che hanno condannato questa condotta costringendo al dietrofront, ndr). È fondamentale anche regolamentare l’accesso all’edilizia pubblica rivedendone i parametri e privilegiando i nuclei familiari con anzianità di residenza nel comune”. Nel documento non poteva mancare, e non manca, una parte dedicata a “immigrazione, sicurezza e ordine pubblico”, pilastri del pensiero leghista, che vengono affrontati con un’importante premessa ideologica: “Un’amministrazione leghista deve contrapporsi fermamente al fenomeno dell’immigrazione irregolare e diffondere la consapevolezza che non esiste la possibilità di vivere ai margini o sulle spalle della nostra società. Al di là delle attività di contrasto di ogni forma di irregolarità, nel rapportarsi in senso più generale al fenomeno dell’immigrazione extracomunitaria, è opportuno tenere sempre presente, come criterio ispiratore, il diritto-dovere fondamentale di tutelare primariamente i propri concittadini”.
Nel concreto si invita ad esempio a potenziare la vigilanza municipale in modo da poter richiedere l’esibizione del permesso di soggiorno agli stranieri, poi si invita ad emettere ordinanze “affinché siano identificati ed allontanati questuanti e venditori abusivi, soprattutto negli spazi antistanti i semafori, per avvenuta violazione del codice della strada determinata da intralcio al traffico”. Nella parte relativa al territorio si punta alla valorizzazione delle radici storico culturali, quindi al recupero dei centri storici, alla conservazione degli edifici di pregio, alla riqualificazione delle periferie. Poi viene affrontato il tema delle case popolari: “Crediamo sia necessario favorire i cittadini residenti nell’assegnazione di alloggi pubblici o convenzionati. Questa nostra battaglia ha portato a risultati concreti sia in alcune Regioni sia in Comuni in cui amministriamo”. Poi arriva la perla: “Che bello se in ogni Comune ci fosse almeno una piazza con un dipinto ben visibile del Sole delle Alpi! Gli amministratori della Lega Nord hanno a cuore le loro tradizioni ed è per questo che nei Comuni ci impegneremo a dotare gli spazi pubblici più frequentati come le piazze aperte oppure alcuni edifici pubblici recenti o i giardini, di ornamenti che ricordino la nostra tradizione padana”.



IMMIGRAZIONE - MEDITERRANEO - CEMI:"LAMPEDUSA SEGNO DI CONTRADDIZIONE" DI UN'ITALIA ED EUROPA CHE HA PIENA CONSAPEVOLEZZA DIRITTI MA HA RISCHIATO DI CHIUDERSI
Italian Network, 13-03-2012
  Al termine dell'incontro del 12 marzo, la CEMi ha voluto ricordare con un messaggio il primo anno anniversario della 'rivoluzione del Nord Africa' e dell'inizio di numerosi sbarchi che hanno posto al centro dell'attenzione in Italia e in Europa l'isola di Lampedusa.
I vescovi della CEMi (Commissione episcopale italiana per le migrazioni), al termine del loro incontro del 12 marzo, hanno voluto ricordare, a un anno di distanza, il cammino di speranza che ha portato, attraverso la rivoluzione che ha investito il Nord Africa, oltre 62.000 persone a sbarcare in Italia nel 2011, 52.000 dei quali avendo come primo approdo l'isola di Lampedusa.
A un anno di distanza, non sono meno presenti alla nostra memoria - sottolinea la CEMI - le immagini di quei numerosi barconi carichi di uomini, donne e bambini, i numerosi cadaveri nella stiva di un barcone o trascinati dalle onde del mare sulla costa. Così come non possiamo dimenticare la solidarietà, la generosità di tanti volontari, il lavoro di tanti marittimi, l'accoglienza di Lampedusa e di molte parrocchie e diocesi italiane, unite a momenti di insofferenza e di paura.
Lampedusa è stata un 'segno di contraddizione' di un' Italia e di un’ Europa che da una parte ha una ricchezza straordinaria di cultura, una profonda consapevolezza dei diritti, una ricca tradizione cristiana e che, in questa circostanza, ha rischiato di rinchiudersi, di respingere, di ricusare, di sollevare paure anzichè accompagnare nuove e disperate storie di persone e famiglie. Le contraddizioni di Lampedusa sono, talvolta, le contraddizioni delle nostre comunità cristiane, incerte nella lettura di un fenomeno che sempre più cresce e investe i luoghi quotidiani della nostra vita, quale è la mobilità delle persone: dal Sud al Nord dell'Italia, dall'Est all'Ovest dell'Europa, dal Sud al Nord del mondo.
Leggere in questi numeri dell'immigrazione che crescono non solo un dato statistico nuovo, ma un nuovo Esodo di persone che cercano pace, reclamano diritti, fuggono dalla fame e dalla sete, fratelli in cammino, significa interpretare la storia con gli occhi della fede e costruire le nostre comunità come case, tende in cui ognuno possa trovare ospitalità. Il rinnovato statuto della Migrantes, che il Consiglio permanente del 23-26 gennaio scorso ha approvato, vuole ridare a questo organismo, che compie quest'anno 25 anni di vita, un ruolo importante a livello nazionale, regionale e diocesano per aiutare a leggere un fenomeno, qual è quello della mobilità e in esso della fragilità e della minoranza.
  E’ una mobilità che oggi coinvolge soprattutto persone e famiglie immigrate e rifugiate nel nostro Paese da 198 Paesi del mondo, gli emigranti italiani, ancora oltre 4 milioni nel mondo, sempre più giovani e donne, la gente dello spettacolo viaggiante, che chiedono attenzione alla comunità civile e cristiana nel breve tempo del loro passaggio, le minoranze rom e sinte, che nel contesto italiano ed europeo sono una storica presenza non riconosciuta come popolo.
Di tutte queste persone e famiglie, di questi popoli in cammino la Migrantes è chiamata ad aiutare le Chiese locali a conoscere la storia e la cultura, a considerare l'esperienza cristiana come valore aggiunto nelle nostre parrocchie e comunità o unità pastorali, a tutelare i diritti e a promuovere la cittadinanza, a costruire percorsi di dialogo ecumenico e religioso nel quotidiano. La storia migratoria attuale del nostro Paese, la collocazione dell’Italia al centro del Mediterraneo, la fa ancora essere un luogo importante di evangelizzazione e di promozione umana." conclude la nota.(12/03/2012-ITL/ITNET)



Immigrati: Della Seta e Fleres, Mineo esempio di buona accoglienza
(ASCA) - Roma, 12 mar - ''Mineo e' un esempio di buona accoglienza e di spirito umanitario che fa onore all'Italia, ma per preservarlo occorre accelerare i tempi di esame delle domande di asilo oggi davvero troppo lenti''. Cosi' i senatori Roberto Della Seta e Salvo Fleres.
I componenti della commissione speciale per i Diritti umani, che hanno visitato oggi il C.A.R.A. (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Mineo, aggiungono: ''A Mineo i circa 2000 ospiti vivono in condizioni dignitose e possono contare su servizi sanitari, assistenziali e scolastici per i minori decisamente efficienti. Ma oggi, rispetto a mesi fa, il numero di domande di asilo esaminate ogni giorno si e' sensibilmente ridotto, e cio' rischia di compromettere la bonta' di questa esperienza''.
''Ci attiveremo dunque per ottenere un potenziamento degli uffici che devono giudicare sulle domande di asilo, e norme meno rigide per coloro che ricorrono contro una prima decisione negativa: sono passaggi indispensabili - concludono i senatori - se si vuole che il modello di accoglienza umanitaria sperimentato a Mineo continui a dare buoni frutti''.



L'etno-psichiatra: "I giovani immigrati  di 3a generazione vivono sospesi"
«Non sanno nulla della storia della loro famiglia ma si sentono diversi dai coetanei»
La Stampa, 12-03-2012
Elena Lisa
torino - Roberto Beneduce è antropologo ed etno-psichiatra. È il responsabile del «Frantz Fanon», il primo centro nato in Italia all’interno del servizio sanitario pubblico con lo scopo di offrire un servizio di supporto e di psicoterapia agli stranieri regolari e irregolari, minori e adulti, e sviluppare ricerche sui processi migratori.
Professore, quali sono i compiti del Centro Fanon?
«Aiuta gli stranieri a combattere contro le angosce provocate da esperienze passate, come nel caso delle vittime di violenza o di tratta, e li accompagna nella ricostruzione di una vita».
Non manifestano nessun disagio per le condizioni di vita presente?
«Indubbiamente, sono spesso la precarietà del presente e la mancanza di diritti a costituire la minaccia più grave. Molti non hanno potuto realizzare nemmeno una piccola parte dei loro progetti: il senso di fallimento è una ferita resa più dolorosa dalla responsabilità che sentono verso i familiari che hanno fatto venire a Torino e quelli rimasti nel Paese d’origine».
Qual è la paura più grande che mostrano di avere?
«Anche chi ha avuto maggiori opportunità spesso si chiedono: “Che cosa accadrà ai miei figli se dovessi morire”».
Beh, è la paura di ogni genitore. O no?
«Per gli immigrati è diverso. Non è paura, è terrore».
Che cosa amplifica la sensazione?
«La mancanza di un diritto che è concreto e simbolico: la cittadinanza».
Simbolico?
«La cittadinanza garantisce possibilità reali, ma nutre anche il senso di appartenenza: si tratta di una condizione essenziale. L’Italia e l’Europa, da questo punto di vista, hanno fallito. La gestiscono in modo cinico, giungono persino a criminalizzare la solidarietà con gli stranieri senza permesso di soggiorno, rendendo la vita quotidiana una prova infinita. Anche quelli “regolari” vivono con la possibilità di essere espulsi».
In cosa abbiamo sbagliato?
«Il concetto di “integrazione” rischia di rimanere un concetto vuoto se non realizza veri diritti. In suo nome, i figli degli immigrati hanno rinunciato a molto, senza avere guadagnato però un vero senso di appartenenza».
Un fatto che può avere conseguenze?
«Principalmente sui membri delle nuove generazioni: hanno quasi del tutto cancellato i rapporti con le culture e la storia dei Paesi d’origine, che spesso ignorano, ma allo stesso tempo continuano a sentirsi estranei nel Paese in cui sono nati, l’Italia, l’unico che conoscono».
Chi sono gli stranieri «3G»?
«Sono bambini che parlano di rado la lingua dei genitori e non possono comunicare con i parenti più anziani. Non sanno quasi nulla della vicenda migratoria della loro famiglia. Sono bimbi “sospesi”».
Le recenti rivolte in Francia e in Inghilterra sono partite spesso proprio da giovani figli o nipoti di immigrati. È così?
«Sì. E’ la protesta di ragazzi che non hanno le stesse reali opportunità di lavoro, di relazione dei loro coetanei, e questo li ha resi inquieti, insofferenti. Si percepiscono ancora vittime di esclusione come ai tempi delle colonie».
Pensare che la stessa cosa possa accadere in Italia è una visione pessimistica?
«Realistica. A meno che non si cominci a comprendere la grande portata, politica e psichica, messa in gioco nella società dall’ “evento immigrazione”».

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