La violenza del bangla tour A Roma è caccia al nero

Italia-razzismo
Il deputato del Pd Khalid Chaouki ha presentato alla Camera un’interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano sui «bangla tour» che si stanno svolgendo in alcuni quartieri di Roma a opera di giovani neofascisti. Si tratta di vere e proprie ronde anti-immigrati e nello specifico anti-bengalesi che, come sostiene Chaouki, «evidenziano una violenza di chiara matrice politica e ideologica che sembra far capo a Forza Nuova, il gruppo di estrema destra romana».

Attraverso l’interrogazione si vuole conoscere «quali provvedimenti il ministero dell’Interno prenderà per contrastare, quanto prima, il degenerare di tali azioni squadriste ai danni dei bengalesi e delle altre comunità straniere». La ragione di tanta violenza sarebbe da ricercarsi in un rito di passaggio «violento e vigliacco che individua nell’immigrato una preda “facile”, particolarmente indifesa. Condanniamo e respingiamo con forza una brutalità tanto feroce e vigliacca». Chaouki sostiene inoltre che un’assenza governativa e degli amministratori locali, sarebbe gravissima perché tocca proprio a loro trovare delle soluzioni a breve e a lungo termine. Si tratta dunque sia di mettere a punto provvedimenti in grado di far cessare queste attività, sia di pianificare politiche che incidano sull’aspetto più fragile e meno coltivato in tema di immigrazione: ovvero quello culturale.
È infatti attraverso gesti concreti che si costruisce un terreno fertile all’integrazione di persone straniere in Italia e che impedisce il proliferare di fenomeni quali le ronde o di gesti ostili all’immigrazione. In questo senso, e per spigare come i provvedimenti normativi influiscano sulla cultura dell’accoglienza, è utile ricordare il «pacchetto sicurezza 2009» firmato dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni con cui, oltre a introdurre il reato di immigrazione clandestina, vennero regolamentate le ronde attraverso la creazione di un albo presso le prefetture e definendo i requisiti per partecipare. Entrambi questi provvedimenti hanno avuto un effetto negativo sulla percezione collettiva dell’immigrazione. Per quanto riguarda il reato, infatti, da quel momento ogni persona straniera era vista come potenziale criminale da assolvere solo nel momento dell’esibizione del regolare titolo di soggiorno. La regolamentazione delle ronde era, poi, a sostegno del piano sulla sicurezza per cui i cittadini stessi dovevano prendersi cura del proprio quartiere. Quell’introduzione contestuale, però, non ha fatto altro che identificare come nemici gli stranieri che, in alcune zone d’Italia, soprattutto quelle in cui la Lega regnava, erano visti come degli invasori da allontanare. Per fortuna, a un anno dall’introduzione del «pacchetto sicurezza», erano poche le associazioni di volontari ad aver chiesto il riconoscimento ufficiale al sindaco e al prefetto: una a Treviso, una a Milano e un’altra a Bolzano.
I «bangla tour» dei giorni scorsi sono lontani dall’idea di Maroni, ma probabilmente l’effetto discriminante è lo stesso.
l'Unità, 28-11-2013

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