Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

 

Lampedusa, nel cimitero dei senza nome
Alessandra Bravi
la Repubblica 17 ottobre 2011
LAMPEDUSA - Esath Ekos ha 18 anni, è nigeriana, ed è arrivata a Lampedusa il 16 aprile del 2009. Da quel giorno è sull’isola, non se ne è più andata. Ha varcato la porta d’Europa più vicina all’Africa, con una paura e un sogno. La paura di essere rimandata indietro, lei, sans papier, verso quella terra da cui era fuggita, e il sogno di farcela, di arrivare in Italia e poi magari, andare oltre, raggiungendo la famiglia. Esath invece è rimasta a Lampedusa. I suoi sogni e le sue paure sono sepolte con lei nel cimitero di Cala Pisana, nella «zona dei senza nome».
IL VIAGGIO - Ad aprile di tre anni fa è salita sopra uno di quei barconi azzurri che a Lampedusa trovi accatastati proprio dietro al porto. Poi, la sua storia la possiamo solo immaginare in una tragica traversata in mezzo al mare. Eppure, nella tragedia, Esath, conserva la dignità di un nome e un cognome, di una colomba con un ramoscello di pace nel becco disegnata sulla sua lapide, di un vaso che accoglie un fiore. Dei tanti cadaveri di migranti sepolti nel cimitero di Lampedusa, lei e un uomo, Achile Ezebel, sono gli unici ad avere un’identità. Gli altri sono numeri e date: extracomunitario numero uno; tre cadaveri, 8 maggio 2011. Altre volte sono lettere: F/2000, A/2008, B/2008, C/2009… Gli anni sembrano scorrere su queste tombe improvvisate, raccontando un’isola che da sempre è terra di migrazione e da sempre raccoglie vita e morte di chi ha preso il mare per salvarsi. Passeggiando in quel lembo di terra che sta sopra un collinetta e guarda verso il mare, ci si imbatte nelle scritte di vernice blu accanto alle tombe dei lampedusani.
 
LE PROMESSE DEL SINDACO - Il sindaco Bernardino De Rubeis ha promesso di costruire un apposito spazio per gli immigrati senza nome che muoiono cercando di raggiungere l'isola. «Abbiamo avuto un finanziamento di 67mila euro per la riqualificazione del cimitero - ha spiegato a maggio - quindi abbiamo pensato di creare un'apposita area per i migranti anonimi che meritano una degna sepoltura». Ma ancora quei numeri aspettano la lapide «per ricordare il loro sacrificio in nome della libertà», come ha detto il sindaco. L’ultima cerimonia funebre il 13 maggio di quest’anno. Cinque giorni prima, un barcone rimane incagliato davanti all’isola. Pescatori e guardia costiera riescono a salvare la maggior parte delle persone a bordo, ma non tre ragazzi. I loro corpi affiorano dal mare poche ore dopo. Due sono morti annegati, il terzo ha dei segni di violenza. I lampedusani ne restano scossi perché fino all’ultimo avevano creduto di essere riusciti a salvare tutti i componenti della barca. Al funerale partecipano una cinquantina di persone tra istituzioni, isolani, associazioni e forze dell’ordine.
 
L'OMELIA - Padre Stefano fa una lunga, bella omelia. Poi le tre casse di legno vengono benedette e seppellite. Il primo agosto i corpi di 25 migranti, morti nella stiva di un barcone salpato dalla Libia, arrivano a Lampedusa: sei salme vengono accolte nella «zona dei senza nome» grazie alla disponibilità del sindaco. Qualche giorno dopo viene costruita una cappella per ospitarli, ma nel cimitero non c’è più posto; così la cappella promessa dal sindaco sorge proprio dove erano stati sepolti i tre immigrati del naufragio dell’8 maggio: ora in quel posto la vernice blu indica sei numeri e una data diversa, quella del primo agosto. Dove sono finiti i tre corpi seppelliti con tanto di cerimonia pubblica a maggio? «Quando sono andato al cimitero ad agosto – racconta un operatore sanitario – lo spazio dove erano stati seppelliti i primi tre morti non c’era più: al suo posto ho trovato una cappella e sei salme identificate da alcuni numeri. Ma le altre tre?». Nei giorni successivi, sul basamento della cappella compare un’altra scritta con la vernice azzurra: «Numero 3 cadaveri, 8 maggio 2011». Il capogruppo del Pd nel Consiglio comunale di Lampedusa, Giuseppe Palmeri, ha scritto un’interrogazione al sindaco chiedendo spiegazioni. Il sindaco non ha mai risposto, così come non ha risposto alle nostre telefonate nei giorni scorsi. Su Famiglia Cristiana, a giugno, è stata pubblicata una lettera che chiede al premier Silvio Berlusconi di occuparsi proprio di questa realtà di nessuno: «Vada a trovarli presidente quei morti – si legge nella lettera – non hanno un nome e riposano nella nostra terra di frontiera, accarezzati dalla pietà e dalla misericordia. Forse ci vorrebbe un cimitero solo per loro. Tuttavia potrebbe essere sufficiente sistemare almeno un poco quell’angolo che già c’è».
 
 
IL TENTATIVO - A settembre qualcuno ci ha provato, ma il sindaco ha risposto che ci avrebbe pensato lui. L’associazione locale Askavusa ha chiesto di conoscere – quando noti – i nomi e le date di morte dei migranti sepolti nel locale cimitero, per curare le tombe e apporvi dei segni identificativi. Un modo per restituire ad ogni Esath la propria dignità di essere umano. La risposta dell’amministrazione è stata la diffida a compiere qualunque intervento sulle sepolture.
Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links