Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

28 ottobre 2011

 

Tuffarsi per cercare il diritto alla vita. E trovare la morte
l'Unità, 28-10-2011
Emiliano Boschetto  
Per un immigrato - ha detto il deputato Jean-Léonard Touadi - i documenti sono questione di vita o di morte». Parole simili deve aver pensato durante l’alluvione di Roma anche Sarang, ragazzo cingalese, che dopo aver messo in salvo la moglie e la figlia neonata si è accorto di non avere con sé i documenti ed è tornato in quell’inferno d’acqua. Il muro del seminterrato dove abitava però, non si è dimostrato solido e impenetrabile come quello dell’indifferenza ma, come questa, l’ha sepolto. Una fine atroce, metafora della vita degli immigrati in Italia. Perché se rischi di morire per un pezzo di carta vuol dire che la tua esistenza senza quel documento non è vita. Perché il permesso di soggiorno da noi non è un diritto legato a precise condizioni, ma un 6 al superenalotto basato sulla discrezionalità. Perché elevare criteri e costi per ottenerlo senza dare in cambio certezze significa porre migliaia di esistenze nella precarietà, vuol dire creare quella “clandestinità” - parola barbara marchiata a fuoco nelle nostre leggi - che si dice di voler combattere.
Non conoscevo Sarang, ma di ragazzi come lui ne incontriamo tanti al C.I.A.O. onlus (associazione che lavora per l’integrazione dei migranti nel XIII municipio di Roma). Persone che si ammazzano di lavoro e poi, la sera, vengono a imparare l’italiano. Ragazzi che ti guardano con una riconoscenza imbarazzante per un «a, e, i, o, u» mentre non immaginano che regalo stiano facendo loro a tutti noi stabilendo l’unico linguaggio che possa consentire di costruire una società civile. Non pretendiamo il migliore dei mondi possibili ma, semplicemente, una terra dove quelli come Sarang non siano costretti a tuffarsi nell’inferno per salvare il proprio diritto alla vita

 

La crisi alimenta la clandestinità
Nel 2010 stranieri fermi a quota 5 milioni: in 685mila hanno perso il permesso di soggiorno
il sole, 28-10-2011
ROMA - I Cittadini stranieri in Italia sono 5 milioni, come lo scorso anno. Ma in tanti in questi anni di crisi sembrerebbero eclissati, risucchiati dai lavori in nero e dalla clandestinità. A rilevare gli ultimi dati sull 'Italia multi etnica è il «Dossier Immigrazione» curato anche quest'anno dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes.
Alcuni dati: c'è una crescente presenza di famiglie (2 milioni quelle con almeno un componente straniero), segno di una stabilizzazione e di unamaturazione del fenomeno; il numero degli occupati si attesta oltre 2 milioni, quello dei titolari d'impresa a 228.540, le acquisizioni di cittadinanza sono 66mila, i matrimoni misti 21.357.
Pur se l'insediamento è sempre più Stabile e strutturale, non viene pero sempre assecondato dalla legislazione - si legge nel rapporto - sia per quanto riguarda l'offerta di pari opportunità per inserimento «sia per la garanzia della stabilità del soggiorno»: «Nell'ultimo anno - ed è questo forse il dato più significativo - sono scaduti, senza più essere rinnovati, ben 684.413 permessi di lavoro (2/3 per lavoro e 1/3 per famiglia), costringendo gli interessati al rimpatrio o al rifugio nel lavoro nero».
Un dato evidentemente frutto della crisi economica. Ed è significativo lo stesso titolo del Dossier " Oltre la crisi, insieme". Una crisi che, con la conseguente mancanza di posti di lavoro, ha inciso negativamente
anche sulla presenza degli immigrati: in un anno, si diceva, il numero degli stranieri regolari in Italia è rimasto fermo. In realtà le nuove presenze sono state quasi mezzo milione, tra regolarizzati e nuovi venuti, ma altrettanti sono «scomparsi» perché il loro permesso di soggiorno è scaduto e, quindi, o sono stati rimpatriati o sono scivolati nell'irregolarità.
Viene cosi accreditata la presenza di mezzo milione di persone in posizione irregolare. Pur se i lavoratori stranieri (poço piü di 2 milioni secondo l'Istat ma 200mila in piü secondo il Dossier che include anche i non residenti) costituiscono un decimo della forza lavoro in Italia e sono determinanti in di- versi comparti produttivi. Ma attualmente stanno pagando duramente gli effetti della crisi e sono arrivati a incidere per un quinto sui disoccupati.
In positivo stiamo parlando di una popolazione, quella immigrata, più giovane (32 anni, 12 in meno degli italiani) - rileva il Dossier - che incide positivamente sull'equilibrio demografico con le nuove nascite (circa un sesto dei totale) e sulle nuove forze lavorative. È lontana dal pensionamento e versa annualmente oltre 7 miliardi di contributi previdenziali. Se il nostro sistema pensionistico regge è anche grazie a loro.
Gli immigrati assicurano poi una maggiore flessibilità territoriale e anche la disponibilité a inserirsi in tutti i settori lavorativi, creando autonomamente lavoro anche con i 228.540 piccoli imprenditori.
Complessivamente questa comunità rende più di quanto costi alle casse dello stato. All'erario versa 1,5 miliardi in più di quanto riceve in servizi. Un dato di cui tener ben conto.
K.M.



È boom di immigrati: ora in Lombardia sono oltre un milione
il Giornale.it, 28-10-2011
Enrico Silvestri
Dopo anni di crescita tumultuosa, con aumenti dei flussi migratori superiori al 10 per cento all'anno, la Lombardia ha tagliato nel 2010 il traguardo del milione di stranieri regolari. Lo annuncia la Caritas che, dopo aver elaborato i più recenti dati Istat, spiega come ormai ogni tre nati uno sia figlio di stranieri, causa anche di un tasso di natalità doppio delle immigrate rispetto le italiane. Ma dalla elaborazione emergono altri elementi significativi come la maggiore capacità dei lavoratori stranieri a conservare il posto di lavoro rispetto agli italiani. A fronte di una diminuzione del 3,3 per cento degli occupati italiani, gli immigrati sono scesi del 1,9.
Tutti dati, stime, proiezioni e analisi contenuti nel Dossier Immigrazione 2011, il 21° finora elaborato dalla Caritas Ambrosiana, presentato ieri all'Auditorium San Fedele. Dati che incrociati ci consentono di stabilire come quasi un quarto, il 23 per cento, dei circa 6 milioni di immigrati presenti in Italia, si concentri in Lombardia, dove sono ormai un residente su dieci. L'anno scorso risultavano infatti iscritti agli uffici anagrafe dei diversi comuni 1.064.447, saliti a ottobre 2011 a 1.157.000, calcolando chi non ha fatto in tempo a iscriversi entro il 31 dicembre e gli ultimi ingressi. Con insediamenti molto sbilanciati rispetto le diverse aree: se lo 0,8 per cento ha scelto Sondrio, il 46 ha preferito Milano.
Considerando il rapporto tra stranieri e residenti, la provincia con la percentuale più alta risulta Pavia, 12,8 per cento. Milano è solo quarta con l'11, ma sale al 16,4 per cento e al primo posto, come capoluogo, grazie ai suoi 220 immigrati. Immigrati che non si distribuiscono, considerando i Paesi di provenienza, in maniera uniforme. In Lombardia l'ordine delle presenze è Romania (13 per cento), Marocco (10,3), Albania (9,4), Egitto (6,1) e Filippine (4,5). A Milano diventa Filippine (15,5), Egitto (13,2), Cina (8,7), Perù (8,1), Ecuador (6,2) e Sri Lanka (6,1).
Un aumento di presenze che non sembra rallentare anche perch´ se non aumentano, anzi rallentano, i flussi migratori, crescono le nascite da cittadine straniere. Sempre nel 2010 infatti il 28,5 per cento dei nuovi nati ha avuto la madre immigrata, il 21,9 per cento anche il padre. Merito di un tasso di fecondità di 2,48, vale a dire esattamente il doppio rispetto le italiane, ferme invece a 1,25 figli a testa. Un ritmo di crescita che fissa a 1 su 5 il rapporto tra minori stranieri e italiani, contro l'1 su 6 degli adulti.
Altro dato sorprendente: gli immigrati si fanno preferire agli italiani quanto a lavoratori, o quanto meno lo suggerisce il diverso rapporto di licenziati. In Lombardia infatti lavorano quasi 600mila stranieri e sodo anche se calcoliamo le rimesse che ogni anno spediscono al loro Paese. A livello nazionale nel 2010 erano 6,4 miliardi, due quinti spediti dalle regioni del nord, un quinto dalla sola Lombardia, il 12,9 per cento, 820 milioni, da Milano. Anche loro però risentono della crisi, tanto che rispetto all'anno precedente, la somma totale è diminuita di 250 milioni di euro. Colpa della crisi economica ovviamente, alla quale però gli immigrati sembrano reagire con maggiore determinazione rispetto ai colleghi italiani. Tra il 2009 e il 2010 infatti hanno perso occupazione 11.117 stranieri, pari all'1,9 per cento dell'intera forza lavoro. Il doppio rispetto l'anno precedente quando con 4.583 unità, rappresentavano lo 0,8. Molto peggio però è andato agli italiani, il 3,3 per cento dei quali ha perso il lavoro. Forse perch´ gli stranieri hanno più fame di noi.



Immigrazione: le Marche aprono Scuole di cittadinanza
Assessore, la conoscenza e' fondamentale per societa' integrata
(ANSA) - ANCONA, 28 OTT - La Regione Marche e' pronta ad aprire Scuole di diritto e educazione alla cittadinanza per immigrati.
''Conoscere la lingua e la cultura italiana, l'educazione civica e l'ordinamento giuridico del nostro Paese - spiega l'assessore all'immigrazione Luca Marconi - e' fondamentale per costruire una societa' integrata''. Il progetto e' stato inserito tra le azioni prioritarie del Programma annuale regionale per l'immigrazione, per i cui interventi sono previsti, per il 2011, circa 750mila euro. (ANSA).



Caritas: CGIL, immigrati risorsa ma il Governo produce irregolarità
Lamonica: «Sono una risorsa indispensabile per il welfare ma subiscono le norme di un governo che produce irregolarità e lavoro nero»
Diario del Web,27-10-2011
ROMA - «Sono una risorsa indispensabile per il welfare ma subiscono le norme di un governo che produce irregolarità e lavoro nero». Così il Segretario Confederale della CGIL, Vera Lamonica, commenta il dossier diffuso oggi dalla Caritas. Un rapporto che dimostra «quanto è alto il prezzo pagato da lavoratori immigrati alla crisi ed alle politiche irrazionali e persecutorie attuate da questo governo, come l'assurda disposizione che concede solo sei mesi di durata al permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro ha risospinto decine di migliaia di persone nell'inferno dell'irregolarità».
Lamonica rileva inoltre come «anche le buone norme che si riescono nonostante tutto a conquistare, come quelle sul contrasto al caporalato, scontano un pregiudizio para-razzista che le rende incomplete e di difficile applicazione. In questo caso, infatti, non è prevista la possibilità del lavoratore straniero di poter denunciare la propria situazione di sfruttamento, pena la denuncia di clandestinità». Segno di una politica del governo, osserva la dirigente sindacale, «che produce essa stessa irregolarità e così facendo strizza l'occhio agli interessi cui giova il mantenimento di una massa di persone senza tutele legali e quindi soggette ad ogni forma di vessazione e sfruttamento.
Così, sottolinea, «insieme, non si affrontano né i temi del lavoro nero, né quelli, altrettanto urgenti per il Paese, di una politica di governo dell'immigrazione capace di farne una risorsa e non un problema». Eppure i lavoratori immigrati svolgono una parte importante nel paese. «Del resto già oggi, come ribadisce la Caritas, i lavoratori migranti costituiscono una risorsa indispensabile per il nostro paese, perché coprono segmenti importanti del mercato del lavoro non in competizione col lavoro italiano, e pagano, solo di contributi, oltre 7,5 miliardi all'anno, ricevendo molto meno - conclude Lamonica -, in termini di prestazioni e servizi, di quanto complessivamente versano al nostro fisco».



La venetizzazione dei nostri immigrati Meno figli, cercano lavoro all’estero
Sorpasso delle donne sugli uomini: «Colf e badanti non perdono il posto»
Corriere della Sera, 28-10-2011
Alessio Antonini
VENEZIA - Fanno sempre più fatica, questo sì. Come tutti i veneti in tempo di crisi economica. E, in effetti, a guardare i numeri e le cifre del nuovo dossier statistico sull'immigrazione della Caritas 2011 è evidente che gli stranieri che vivono stabilmente nella nostra regione ci assomigliano sempre di più. Comprano lo stesso numero di televisori dei veneti, lavorano la stessa quantità di giorni all'anno, fanno le stesse ore di cassaintegrazione e perdono lo stesso tempo in coda negli uffici pubblici. Non solo. I numeri confermano che pagano la stessa quantità di tasse e soprattutto fanno lo stesso numero di figli, cioè molti di meno rispetto agli anni scorsi. Per la prima volta nella lunghissima storia dell'immigrazione italiana infatti sono nati meno bambini del previsto da coppie straniere residenti nella regione. Anche se un quarto dei neonati continua a essere figlo di immigrati, nel 2010 la quota si è fermata molto prima della soglia dei tremila, contando quattrocento nascite in meno rispetto al 2009. E la crisi - che sta sempre sullo sfondo - c'entra fino a un certo punto.
E' evidente che a cambiare sono stati i comportamenti quotidiani delle coppie di immigrati. Primo tra tutti il fatto che sul piano economico le donne straniere hanno un ruolo sempre più importante all'interno della famiglia. Veli e burqa a parte, in un momento in cui le fabbriche chiudono e gli operai finiscono in cassintegrazione o peggio sulla strada, le esigenze delle famiglie italiane non diminuiscono. E allora ecco che le moldave e le ucraine, badanti storiche dei veneti più anziani, sono cresciute numericamente arrivando sul territorio regionale senza figli e senza mariti al seguito. Ma l'aumento delle moldave che sono diventate la quarta comunità straniera presente in Veneto con quasi trentaseimila persone, non è sufficiente a spiegare il sorpasso delle donne straniere sugli uomini. Anche se la cifra è ancora un debole segnale - le donne sono salite al 50,2 per cento della popolazione straniera e gli uomini sono scesi al 49,8 per cento - è facile capire che i rimpatri volontari delle famiglie hanno riguardato più i mariti che le mogli. Per far fronte alla crisi del lavoro nei paesi d'origine infatti non sono tornate le madri insieme ai figli, ma i padri che ricevono l'assegno della cassintegrazione anche all'estero dove la vita costa molto meno che in Italia.
E le donne che restano nella nostra regione? Sgobbano quasi tutte visto che, tolte dal paniere le ragazze minorenni che vanno ancora a scuola, tra contratti legali e lavoro sommerso si arriva alla cifra di centocinquantamila lavoratrici su duecentocinquantamila donne. I rimpatri volontari comunque non hanno fermato nemmeno i flussi di uomini. Anche se per aumento percentuale di immigrati il Veneto è passato dalla terza regione d'Italia all'ultima, alla fine del 2010 gli stranieri hanno superato la soglia del 10 per cento del totale dei residenti della regione arrivando a più di mezzo milione di presenze. A svuotare il serbatoio dell'immigrazione ci ha pensato paradossalmente anche la cittadinanza. Nella corsa a vivere come i veneti, i ragazzi stranieri che sono riusciti - spesso con enorme fatica dei genitori - ad ottenere il passaporto italiano hanno iniziato a comportarsi come i loro coetanei. Lo sanno bene le compagnie aeree low cost che hanno trasportato verso la Germania e l'Inghilterra qualche migliaio di ex stranieri che hanno deciso di cercare lavoro dopo gli studi in paesi che offrono magari qualche cosa in più.
D'altra parte il Veneto è la regione con il più alto numero di minori di tutto il paese e - dicono anche questo i numeri - i sogni degli adolescenti tendono a uniformarsi. Senza andare troppo lontano comunque, anche gli stranieri in età lavorativa hanno cominciato a spostarsi verso altre regioni, mantenendo però la residenza nelle città venete dove hanno fatto il mutuo. Le richieste di cittadinanza infatti sono aumentate esponenzialmente arrivando a quasi settantamila nel 2010 contro le circa cinquantamila dell'anno precedente. Il motivo è legato proprio ai mutui contratti dai romeni - conteggiati nel paniere degli stranieri comunitari - e dai cinesi che dopo anni di immigrazione temporanea sono diventati decisamente più stanziali trasformandosi in una delle comunità più stabili della regione. Più mobile invece quella dei marocchini e degli albanesi che pur essendo la seconda e la terza comunità di stranieri in Veneto, vede una quantità invariata di presenze a saldo dei continui ingressi e dei tanti rimpatri volontari legati alla perdita del lavoro.



Crescono immigrati La Basilicata non è più terra di passaggio
La Gazzetta del Mezzogiorno, 28-10-2011
Spesso ci ritroviamo a parlare di lucani, soprattutto giovani, che emigrano a causa delle difficili condizioni socio-economiche, ma è importante considerare anche il fenomeno inverso. A tutto il 2010 gli stranieri residenti in Basilicata erano 14.738 secondo l’Istat anche se dal rapporto Caritas\Migrantes, presentato ieri a Potenza nella sua 21esima edizione presso il parco del seminario maggiore, l’esatta cifra si aggirerebbe intorno alle 16mila persone, numeri questi che vanno a colmare il progressivo spopolamento della regione.
In pratica gli immigrati rappresentano il 2,5% della popolazione lucana a testimonianza del fatto che la nostra non è più solo terra di passaggio per i migranti, ma punto di arrivo e di concreta speranza per un futuro migliore. La percentuale degli stranieri residenti in Basilicata non sembra altissima rispetto alla media nazionale del 7,5%. Va considerata però la particolare situazione economica del Paese ed è ovvio che la maggior parte degli immigrati di sposti verso il nord d’Italia, quindi quel 2,5% è un dato sicuramente significativo visto anche l’incremento del 13,4% nell’ultimo anno. Per quanto concerne il dato nazionale, le percentuali non si discostano molto da quelle dell’anno precedente, non perché non siano arrivati nuovi stranieri in Italia (circa 500mila nuovi arrivi) ma perché le presenze totali sono state bilanciate da chi ha lasciato il nostro paese o più semplicemente dai permessi di soggiorno scaduti e non ancora rinnovati o passati a stato di irregolarità.
La situazione lucana, monitorata dal sociologo Rocco Di Santo, mette ancora una volta in evidenza quali siano le aree della nostra regione maggiormente interessate al fenomeno dell’immig razione. Oltre ai due capoluoghi, sono il Metapontino e il Vulture-Melfese, zone ad alta vocazione agricola, a contare il maggior numero di stranieri in virtù di questo tipo di richiesta lavorativa. Ed è proprio in queste situazioni che la Caritas trova le maggiori difficoltà. Come non ricordare ciò che accade ogni anno nel periodo della raccolta del pomodoro, quando centinaia di immigrati si ritrovano a vivere in condizioni disumane al limite dello sfruttamento, se non oltre.
«Gli immigrati si avvicinano a noi, così come le altre persone in difficoltà – ha affermato monsignor Vincenzo Orofino, presidente Commissine regionale per il servizio della Caritas e della Salute della Coferenza Episcopale di Basilicata – e noi li consideriamo un dono. Siamo interessati a loro in quanto uomini e gli uomini sono la via della Chiesa. Non siamo né un’agenzia umanitaria né di mutuo soccorso, ma cerchiamo di dare a queste persone le ragioni della vita».
Secondo il delegato regionale della Caritas, Michele Basanisi, il fenomeno dell’immigrazione è da considerarsi il segno dei tempi, quindi va recepito come un’opportunità. I relatori infatti evidenziano come i tanti stranieri giunti in Italia vadano a «tappare» le falle nazionali, sia dal punto di vista demografico che occupazionale in quei settori «insostenibili » per gli italiani. Tornando alla situazione lucana, gli stranieri residenti provengono per il 70,8% da nazioni europee, il 15,3% sono africani, il 10,7% asiatici ed il 3,1% dal continente americano.
Spesso si pensa all’invasione cinese ma in pratica il paese più rappresentato è la Romania dalla quale arrivano ben il 41,4% degli immigrati. La presenza asiatica, e soprattutto cinese, è distribuita in particolare nel materano dove emerge un altro dato importante, sono 223 i titolari di azienda a fronte dei 261 totali della regione. Le altre presenze significative sono quelle degli albanesi, dei marocchini e degli ucraini, in costante aumento l’arrivo di indiani nell’ultimo periodo. Il settore lavorativo con maggiore utilizzo di manodopera straniera è quello primario, con il 39,4%, seguito dal terziario, con il 31,9%, e da quello industriale, con il 27,1%. In particolare, delle 10197 assunzioni in Basilicata, il 56,4% si registra in agricoltura. Aumentano le presenze stabili in Basilicata di famiglie straniere. Un importante dato è quello dei bambini nati da genitori non italiani che sono il 3,8% dei neonati regionali. La conferma arriva dalla percentuale dei minori stranieri rispetto al totale degli immigrati (17,2%) e più in generale quasi tre minorenni su cento in regione sono stranieri. Dati fondamentali questi che ci portano a capire ancora più profondamente come la nostra non sia più considerata una terra di passaggio ma di vera e propria rinascita in cui poter dare vita ad una nuova famiglia. Ma i lucani come recepiscono tutto ciò? Per la Caritas la situazione è confortante sia perché in Italia non esiste alcun nesso tra immigrazione e criminalità, che soprattutto per la totale assenza di episodi di intolleranza nella nostra regione.
   


Flavio Zanonato lancia la nuova frontiera: "Italiano chi nasce in Italia"
Padova24ore.it, 28-10-2011
"Se l'immigrazione è una risorsa, serve una politica che sappia valorizzarla": lo ha detto Flavio Zanonato, sindaco di Padova e vicepresidente dell'Anci, intervenendo alla presentazione del Dossier statistico Caritas/Migrantes sull'immigrazione, convinto che agli immigrati vanno riconosciuti i diritti politici, a cominciare da diritto di voto amministrativo e cittadinanza a chi nasce in Italia.
Zanonato ha ammesso che "alcuni sindaci hanno a volte atteggiamenti diversi nei confronti di questo fenomeno, magari per ottenere consenso". Ma il punto di vista dell'Anci, ha precisato, è che ci sia una "politica di integrazione". Che vuol dire, secondo Zanonato, anche riconoscere diritti politici, a cominciare dal voto alle elezioni amministrative. E c'é poi il problema delle seconde generazioni: "sediamo su una bomba a orologeria - ha avvertito - perché saranno sempre più numerosi i figli di stranieri nati in Italia. Perché non introdurre lo jus soli?". Dare loro la cittadinanza è "necessario affinché una comunità possa vivere bene e in pace". "Chi nasce in Italia è italiano" ha insistito il vicepresidente dell'Anci, che ha infine accennato ai Rom: "L'Italia è in ritardo nell'affrontare questo problema, ma è possibile intervenire dandogli un posto dove vivere, la possibilità per i figli di andare a scuola e un lavoro per i genitori".


 
AL "PALCO" Stranieri e diritti Parlano i figli degli immigrati

Il Gazzettino, 28-10-2011
Ultimo appuntamento per la «Metropoli dei diritti», il ciclo su cui si è impegnata la Fondazione del Duomo presieduta da Paolo Costa. Questa sera, venerdi, alle 18.30 nella sala superiore dei locale "Il Palco", in piazzetta Battisti (vicino al teatro Toniolo), si terrà una discussione sui "Diritti e la città nelle voci dei nuovi Cittadini" con i «Mentò+», un gruppo di ragazzi stranieri nati in città da genitori immigrati. L'evento, ripreso da Telechiara, sarà moderato da Karima Moual, giornalista esperta di tematiche legate all'integrazio- ne. L'iniziativa è promossa in collaborazione col servizio Immigrazione del Comune e con il locale gestito da Stefano Ceolin. Il ciclo «Metropoli dei diritti» ha visto intervenire in città personalità autorevoli, da Giovanni Maria Flick a Gianfranco Fini, da Jacques Barrot, al cardinale Angelo Scola e Oscar Giannino, da Emma Bonino ad Alessandro Pajno e don Virginio Colmegna. (a.spe.)



Immigrazione: Ue, Italia si attivi su direttiva 'carta blu'
La Commissione europea avvia procedura infrazione
ANSA, 27-10-2011
BRUXELLES - La Commissione europea ha chiesto formalmente a sei Stati membri, tra cui l'Italia, di conformarsi alle norme della direttiva 'Carta Blu' (versione europea della green card americana) poiche' - non rispettando le norme dell'Ue - questi Paesi rendono ''particolarmente difficile'' per i lavoratori altamente qualificati venire a lavorare nell'Ue.
Il termine di attuazione della direttiva e' scaduto il 19 giugno scorso e l'Italia - insieme a Germania, Malta, Polonia, Portogallo e Svezia - non ha ancora attuato nel diritto interno le norme dell'Ue relative ai lavoratori altamente qualificati.
La Commissione, si legge in un comunicato, ha quindi deciso di emettere un parere motivato (seconda tappa della procedura d'infrazione) chiedendo a questi Stati membri di ''attivarsi''.



I due immigrati aggrediti alla Zisa, fermati quattro giovani pregiudicati
Secondo gli investigatori sarebbero loro i colpevoli del pestaggio ai danni dei due extracomunitari dello Sri Lanka. Uno di loro è stato ridotto in fin di vita. L'accusa è tentato omicidio
Palermo Today, 27-10-2011
Quattro pregiudicati sono stati fermati dalla polizia con l'accusa di tentato omicidio. Secondo gli investigatori sarebbero stati loro una settimana fa ad aggredire due giovani dello Sri Lanka, fino a ridurne uno, Naguleashwaran Subramaniam, in fin di vita. I poliziotti del commissariato Zisa-Borgo Nuovo, in collaborazione con la Squadra mobile, hanno effettuato dei fermi nei confronti di quattro pregiudicati con l'accusa di tentato omicidio in concorso. Si tratta di tre giovani della Zisa: Vincenzo Cilona, 20 anni; Massimiliano D'Alba, 20 anni; Salvatore Savignano 23 anni; e di uno di Mezzomonreale, Salvatore Di Giovanni, 18 anni.
L'episodio è accaduto alla Zisa intorno alle 3 di notte. Mentre i due amici stavano bevendo una birra per festeggiare il compleanno dell'altro extracomunitario, Yoganathan Mohanraj. "E' stata una aggressione razzista - aveva raccontato quest'ultimo - perchè già da tempo quei ragazzi ci minacciano e ci lanciano pietre quando siamo in strada. Li riconoscerei e l'ho detto anche alla polizia". I due, che lavorano in un locale del centro, avevano finito il proprio turno e avevano deciso di festeggiare bevendo una birra per strada, quando "all'improvviso - ricorda Yoganathan - quei dieci sono arrivati alle spalle. Ci hanno colpiti con caschi e mazze, urlando 'ci fate schifò e poi ci hanno lanciato bottiglie. Erano davanti a un locale che sta aperto tutta la notte e secondo me erano ubriachi".
I due immigrati aggrediti alla Zisa, fermati quattro giovani pregiudicati
„Dalle indagini subito avviate i poliziotti sono arrivati ad un gruppo di giovani che staziona nei pressi di una panineria di via Imperatrice Costanza che già precedentemente si erano resi autori di un'aggressione non denunciata per paura di ritorsioni. I poliziotti hanno prima fermato Cilona con l'accusa di tentato omicidio e nel proseguo delle indagini gli altri tre giovani. “



Alabama, la legge della vergogna
Deriva xenofoba contro gli immigrati irregolari: vietato affittare case, versare contributi, iscriversi all'università
La Perfetta Letizia, 28-10-2011
PeaceReporter - La legge anti-immigrati dell'Alabama, la più restrittiva degli Stati Uniti, è entrata in vigore da appena un mese e ha già mietuto il suo raccolto di paura: le abitazioni dei cittadini di origine ispanica si stanno svuotando, le imprese chiudono, i datori di lavoro si chiedono come mai i loro dipendenti se ne vanno, nei campi il raccolto rimane incolto e le madri di bambini latinos, non sapendo cosa fare, tengono i loro figli a casa.
Per gli ideatori della legge, e per i suoi sostenitori, queste notizie sono più che buone. "Si incoraggiano le persone a conformarsi alla legge di loro spontanea volontà", dice Kris Kobach, segretario di Stato del Kansas, considerato l'architetto di molte proposte di legge particolarmente radicali nei confronti degli immigrati, vedi Arizona e la stessa Alabama.
La legge è costruita in modo da costituire un test importante di 'logoramento tramite l'applicazione della legge', una strategia ideata da Kobach e altri per scoraggiare l'ingresso di un gran numero di immigrati senza le scocciature e i costi dei controlli di polizia. Tutto ciò che basta è - dicono - è un provvedimento che renda la vita difficile agli immigrati, poi si lasciano per i fatti loro e i risultati arrivano. La paura è un accessorio. La sofferenza anche.
Ma non sono solo i sans papier ad avvertire il disagio della situazione. Immigrati legali e cittadini dell'Alabama che hanno tratti somatici ispanici - e anche quelli che lo sono davvero - sono più vulnerabili, più esposti. Molti di quei bambini che genitori spaventati tengono a casa da scuola sono a tutti gli effetti americani nati e cresciuti là. Gli agricoltori nutrono preoccupazione perché l'esodo di immigrati lascia i raccolti a marcire sui campi. Come in tutto il resto del Paese, la forza lavoro locale non ha le abilità, o la volontà, di applicarsi a questo tipo di mestiere.
La nuova legge pone anche grossi ostacoli di tipo burocratico, aggiungendo pagine di documenti a quelli già esistenti, per provare agli immigrati di essere residenti legali, per iscrivere i figli a scuola, chiedere prestiti, interagire con il governo e via dicendo. Dopo che, il mese scorso, la legge è entrata in vigore, di fronte alla motorizzazione civile di Birmingham si è formata una coda così lunga che le autorità hanno dovuto portare i bagni chimici.
Nel Paese ci sono 120mila immigrati illegali, su undici milioni del totale statunitense. La legge vieta loro di iscriversi all'università dopo la scuola superiore. Obbliga gli istituti pubblici a registrare e comunicare lo status di tutti gli studenti, esigendo dalle famiglie di studenti di origine straniera il certificato di immigrazione dei figli.
La legge richiede anche alle scuole pubbliche dello Stato di pubblicare il numero degli immigrati - legali e illegali - iscritti e rendere noto quali sono i costi associati all'istruzione di eventuali minori immigrati illegalmente. Ai sensi del provvedimento, chiamato H.B. 56,, ed è proibito per le imprese trattenere contributi sulle paghe degli irregolari.

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links