Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

12 febbraio 2013

Più informazioni dallo Sportello Unico per l'Immigrazione di Roma
Attivati tre nuovi punti di contatto con il pubblico  grazie alla collaborazione di Caritas, Comunità di Sant’Egidio e Programma Integra. Ricevono solo su appuntamento, da prenotare online
Stranieri in Italia, 12-02-2013
Elvio Pasca
12 febbraio 2013 – Diventa più facile, a Roma, seguire le domande per i ricongiungimenti familiari, i flussi d’ingresso o la regolarizzazione. Ora chi le ha presentate può avere nformazioni, prenotandosi,  non solo dallo Sportello Unico per l’Immigrazione, ma anche dagli operatori di Caritas, Comunità di Sant’Egidio e Programma Integra.
“È una collaborazione nata nell’ambito del progetto europeo Integrare per Costruire, ma le tre associazioni fanno tutto a titolo gratuito, non percepiscono nemmeno un euro. È come se i loro sportelli diventassero Uffici  Relazioni con il Pubblico decentrati della Prefettura” spiega il viceprefetto Fernando Santoriello, responsabile dello Sportello Unico per l’Immigrazione di Roma.
Ma cosa si potrà fare  tramite questi nuovi sportelli? “Gli operatori – assicura Santoriello - hanno accesso a tutti i sistemi che gestiamo, quindi possono dare informazioni sulla pratica come se la persona venisse qui da noi. Inoltre possono raccogliere documenti, scannerizzarceli e inviarceli, oppure prendere in carico e segnalarci i casi particolari. L’unica cosa che non possono fare è produrre documentazione nuova”.
Il primo passo, per avere informazioni, è prenotare un appuntamento attraverso una pagina del sito internet della Prefettura. Sarà il sistema informatico a fissare automaticamente data e luogo, che può essere lo Sportello Unico per l’Immigrazione, in via Ostiense 131 L, oppure uno dei nuovi punti di contatto: Caritas, in via delle Zoccolette 19, Comunità di Sant’Egidio, in via di San Gallicano, 25 A,  Programma Integra,  in Via Assisi, 41.
Il servizio, spiega una nota della Prefettura, è “specificamente riferito a pratiche di flussi, ricongiungimenti familiari, emersione già inoltrate on line ed in trattazione presso lo Sportello Unico Immigrazione. Verranno rilasciate informazioni solo agli interessati, che dovranno compilare il modulo on line a proprio nome inserendo correttamente il numero di pratica ed il proprio codice fiscale”.
In caso di informazioni di carattere generale, non riferite ad una pratica già inoltrata on line, è possibile consultare le sezioni di approfondimento sul sito www.prefettura.it/roma  o inviare una e-mail a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 

"Milano è peggio del Bronx, la sicurezza prima di tutto"
Il candidato al Pirellone contro Pd e Pisapia: "Tollerano tutto e non fanno prevenzione. I fondi per la tranquillità dei cittadini vanno tenuti al di fuori del patto di stabilità"
Il Giornale, 12-02-2013
Alberto Giannoni
Milano - Rifarebbe tutto, anzi lo rifarà se dovesse vincere le Regionali in Lombardia. Roberto Maroni, leader leghista candidato governatore del centrodestra, è stato il ministro degli arresti record dei mafiosi.
Ma anche del pacchetto-sicurezza. Delle «cosiddette ronde», dei «cosiddetti respingimenti». Cosiddetti a sinistra. La stessa sinistra che ora inciampa a Milano in un caso-choc: il console Usa che mette in guardia i concittadini sulla violenza diffusa in città.
Onorevole Maroni, Milano come il Bronx?
«Peggio del Bronx, basta guardare i dati sull'incremento pazzesco dei reati negli ultimi mesi».
Ed è colpa del sindaco Pisapia?
«La responsabilità c'è. Pisapia non solo non ha fatto, ha anche dato l'impressione di tollerare qualsiasi cosa».
Cosa non ha fatto?
«I reati come violenze, scippi, e rapine si combattono con la prevenzione. Il presidio del territorio è fondamentale. E prevede un potere di coordinamento e ordinanza dei sindaci».
Milano ha lasciato cadere le ordinanze sulla sicurezza?
«Ma il problema non è solo Pisapia. Le misure previste dal nostro governo sono state contrastate da una sinistra che ha confuso libertà e permissivismo. Parlo dei poteri di ordinanza, delle associazioni di volontari per il controllo del territorio e di altro».
Ma possiamo fare un bilancio delle cosiddette «ronde»?
«Mi hanno accusato di volere le ronde, hanno fatto una campagna feroce, ma io mi sono ispirato a una legge dell'Emilia-Romagna. Ho regolamentato qualcosa che c'era già. Prima chiunque si metteva un basco e poteva farlo. Poi quella era solo una delle misure, neanche la più importante. Ma quando prevale l'ideologia succede questo».
La sinistra è disattenta alla sicurezza per ragioni ideologiche?
«Non è disattenzione è attenzione sbagliata. Bersani dice ?prima gli immigrati?. Ambrosoli (il candidato governatore della sinistra, ndr) si è detto d'accordo col voto agli immigrati. Ma se gli immigrati vengono prima dei cittadini italiani, i loro problemi non possono avere l'importanza che meritano».
Ma esiste un nesso fra immigrazione e sicurezza?
«Esiste perché lo confermano le statistiche. La regola invece deve essere: ?Sei immigrato? Hai dei diritti?, ma se questo diritto non c'è più, devi tornare a casa tua».
Lei rifarebbe anche i respingimenti?
«Rifarei tutto, aggiungendo magari qualcosa. I cosiddetti respingimenti erano solo una cosa: assecondare le richieste dei Paesi di provenienza, che volevano poter venire a riprendersi gli immigrati. Abbiamo fatto tutto nel rispetto del diritto internazionale, salvando anche qualche vita. Era un deterrente straordinario».
Il Pdl propone un intervento più attivo dei Comuni sulle carte d'identità.
«Il rilascio non deve essere automatico. Questo era nel nostro pacchetto. Ma il governo Monti l'ha tolto, altra assurdità. Non posso che essere a favore. Ma presenteremo altre misure».
Ce ne dica una.
«Dobbiamo tenere fuori dal patto di stabilità le spese in sicurezza, come i sistemi di video-sorveglianza. La sicurezza è un investimento».
La Lega in Lombardia ha puntato molto su un giro di vite all'apertura di luoghi di culto sprovvisti di standard urbanistici. Confermerebbe questa impostazione?
«Assolutamente. Io ho chiuso la moschea di viale Jenner. Mi hanno accusato di violare la libertà religiosa, ma libertà deve essere esercitata nel rispetto delle regole».
Molti dicono: la 'ndrangheta è il problema, non gli scippi...
«Per un pensionato prendere una botta in testa e perdere la pensione è un dramma. La microcriminalità non è di serie B. I professionisti dell'Antimafia fanno i convegni. Io credo che le due cose meritino la stessa attenzione, con strumenti diversi».
Se vincesse la sinistra cosa si immagina?
«Smonterebbero tutto nel nome dell'ideologia. E se dovesse esserci un'altra ?primavera araba? io prevedo frotte di clandestini».



Lavoro, due persone su tre discriminate per ragioni etniche
È il dato che emerge dalla ricerca condotta dall'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), nell'ambito del progetto Diversitalvoro, con la collaborazione della Fondazione Sodalitas, Synesis career service e Fondazione Adecco. Due persone su tre subiscono discriminazioni. Le denunce pervenute all'UNAR. La maggior parte delle discriminazioni nel mondo del lavoro (35% del totale)
la Repubblica, 12-02-2013
LUCA ATTANASIO
ROMA - In Italia molte persone non riescono ad accedere al lavoro per pura questione discriminatoria legata all'etnia, l'orientamento sessuale o la disabilità. È questo l'inquietante dato che emerge dalla ricerca condotta dall'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), nell'ambito del progetto Diversitalvoro, con la collaborazione della Fondazione Sodalitas, Synesis career service e Fondazione Adecco. L'indagine, svoltasi in un periodo di dieci mesi, da gennaio a ottobre 2012, segnala che per due persone su tre di quelle che subiscono discriminazioni, si prospetta un futuro da disoccupati. Ed è solo la punta dell'iceberg: si basa infatti sulle 1022 denunce pervenute all'UNAR ma lascia presagire una realtà molto più vasta di soprusi e ingiustizie mai segnalati per paura o sottomissione. "Le denunce che sono giunte alla nostra attenzione - spiega Marco Buemi dell'Unar - ci dicono che la maggior parte delle discriminazioni avvengono nel mondo del lavoro (35% del totale) e che la stragrande maggioranza di queste ( 75,5 %) riguardano il momento dell'accesso. In altre parole moltissime persone, a parità di curricula, non riescono a entrare nel mondo del lavoro per meri motivi razzistici".
La graduatoria della vergogna. La triste classifica degli ambiti in cui si verificano atti discriminatori, vede al secondo posto la vita pubblica ( 15,3%), poi i mass media (15,1%), l'erogazione di servizi da parte di enti pubblici (8,6%). Spicca un preoccupante 4,8% di persone appartenenti alle succitate categorie che non riescono ad accedere all'istruzione. A guardare le percentuali, sono i transgender a essere i più bersagliati. In numeri assoluti, invece, i più discriminati sono stranieri e disabili.  "Le denunce - riprende Buemi - sono in aumento, il 15,4% in più, e questo è un dato positivo. Ci dice infatti che il discriminato diventa sempre più consapevole dei suoi diritti ma anche che le persone che gli stanno attorno, si indignano con maggiore frequenza dinanzi a un sopruso". Al 58,3 % delle denunce presentate dalle vittime stesse, infatti, fa da contraltare un incoraggiante 42,7% di segnalazioni arrivate da testimoni.  
Aziende che cercano categorie svantaggiate. Le notizie confortanti, però, non finiscono qui. L'Unar assieme alla Fondazione Sodalitas, a Synesis career service e alla Fondazione Adecco, conduce da sei anni un progetto che parte dai dati deprimenti e punta a scardinarli. Si chiama Diversitalavoro e mira a collocare le stesse categorie discriminate nel mercato del lavoro attraverso una mappatura di aziende virtuose, con una politica di job recruitment etica ed equa. "Il nostro sito - di nuovo Buemi - si aggiorna 365 giorni all'anno. Abbiamo una cinquantina di aziende  in tutta Italia (nel portale Diversitalavoro visibili su "Aziende", ndr) che cercano impiegati e si affidano al nostro progetto. Inoltre, organizziamo tre Career days all'anno durante i quali si può avere un contatto diretto con chi assume". Gli utenti iscritti nell'ultimo anno al sito - laureati/diplomati con disabilità, categorie protette e/o di origine straniera - sono oltre 5000. Chi ha partecipato ai carreer days nel 2012 ne ha tratto "grande soddisfazione" (88%), e delle circa 800 persone che hanno preso parte a Diversitalavoro nell'ultimo anno, il 67% era laureato, l'8% laureando e in gran parte disabile (69%). Gli stranieri rappresentavano il 29,5%, mentre le persone transgender l'1,5. Il 4,1% ha subito trovato lavoro (stage, a tempo determinato e - in maggioranza -  a tempo indeterminato) mentre molti altri sono in contatto permanente con le aziende partner.  
Etica e buone pratiche. Il successo del progetto ha fatto dichiarare a Paolo Beretta, responsabile del progetto Diversitalavoro, che "Nonostante le difficoltà che vive il mercato del lavoro e l'ulteriore svantaggio di alcune categorie di persone, le buone pratiche sono possibili e possono diffondersi". Sulla stessa linea anche altre realtà, "Partire da coloro che faticano a tenere il passo - dice Fausto Giancaterina del Forum Disabilità Formazione Lavoro di Roma, Opera Don Calabria (operadoncalabria. it) - e investire sullo sviluppo delle loro capacità individuandone le possibilità: significa creare un stile diverso di occuparsi della cosa pubblica che riverbera un benefico influsso sulla vita di tutti i cittadini". Al termine della mattinata, si è celebrato il Diversity&Inclusion Award, un premio di riconoscimento alle aziende distintesi nel collocamento di persone di categorie protette. Quest'anno le medaglie sono andate a Banca Popolare di Milano, IBM, Intesa Sanpaolo e Michelin Italia.
 


Passa la cittadinanza onoraria ai figli degli immigrati
Il Pdl non si pronuncia, la Lega non partecipa al voto: "Operazione propagandistica ed elettorale, iniziativa vergognosa". Zacchiroli (Pd): "Invece un segnale per dire che per noi non ci sono differenze"
la Repubblica, 12-02-2013
Alla fine, con 24 voti favorevoli, passa in Consiglio comunale la proposta del Pd della cittadinanza onoraria per i figli degli immigrati. Un testo presentato da Leonardo Barcelò e contrastato tanto dal Pdl quanto dalla Lega. Il Carroccio, in particolare, decide di non partecipare al voto e di lasciare l'aula, "in segno di protesta contro un’operazione propagandistica ed elettorale, che ancora una volta sottrae tempo alla discussione sui temi seri, crisi e disoccupazione in primis".
"Con il nostro voto non vogliamo legittimare iniziative vergognose e degne solo di perditempo", aveva anticipato il leghista Manes Bernardini. L'aula però ha votato: 24 favorevoli (Pd, Amelia per Bologna, Movimento cinque stelle e Gruppo misto), 5 non votanti (il Pdl), nessun astenuto. Il testo ricorda "che dall’ultimo  censimento  risultano residenti nella nostra città 52.500 cittadini  stranieri,  8,3%  in  più  rispetto  al  31  dicembre  2010. Gli stranieri  costituiscono  il  13,7%  della  popolazione  di Bologna. Più di 10.400  hanno  meno  di  diciotto anni.  Questi ragazzi vivono nello stesso contesto  scolastico  dei  nostri  giovani, parlano l’italiano, studiano la storia  d’Italia  sono figli di cittadini stranieri regolari che lavorano e pagano le tasse in Italia". Questo atto simbolico licenziato dal Consiglio comunale va nel segno di superare
una "legge anacronistica", perché "il riconoscimento a questi giovani della cittadinanza può agevolare un percorso  di integrazione reale dove veder affermata l’idea di una comunità al  contempo  unica  e  plurale,  in cui le diversità culturali e religiose siano  una ricchezza e non un problema, in cui il dialogo, il confronto, il rispetto dei diritti e dei doveri della Costituzione siano capisaldi".
Con il voton di oggi il Consiglio si impegna anche "a  promuovere  una  cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria a cinque bambine e a cinque bambini in rappresentanza di tutti i bambini nati e  residenti a Bologna da immigrati stranieri e rappresentativi fra diverse comunità presenti in città".
In aula si è assistito a un acceso dibattito. Mirka Cocconcelli e Lorenzo Tomassini (Mir) hanno insistito sulla necessità di un'integrazione progressiva perché "la cittadinanza è il punto di arrivo dell'integrazione e non il punto di partenza". Replica la maggioranza con Benedetto Zacchiroli (Pd) per il quale "la cittadinanza onoraria è un segnale con cui la comunita' dice 'per noi, non ci sono differenze'". "Raccontare una bugia ad un bambino è grave", ha però spiegato la berlusconiana Valentina Castaldini, rivolgendosi a un gruppo di immigrati in aula. "Essa non porterà ai bambini stranieri alcun cambiamento e si sta usando questo mezzo solo per fare campagna elettorale". Il voto è atteso in serata: la maggioranza, ha annunciato la vendoliana Cathy La Torre, voterà compatta per il sì alla cittadinanza onoraria.



Bologna - I rifugiati ENA occupano il cortile della Prefettura, vogliono risposte ma ottengono intimidazioni
Stamattina i migranti della cosidetta "Emergenza Nord Africa" che risiedono a Bologna e San Lazzaro hanno occupato il cortile della Prefettura per chiedere impegni concreti per un percorso abitativo dopo la fine del Piano di Accoglienza Nord Africa il prossimo 28 febbraio.
Melting Pot Europa, 11-02-2013
I migranti sono stati ricevuti dal Capo di Gabinetto Sigoti, che non ha saputo dare nessuna risposta alle richieste dei migranti provenienti da Nigeria, Togo, Somalia, Ghana. Il Dott. Sigoti ha riferito che verrà rilasiato il Titolo di Viaggio a tutti coloro che ne faranno richiesta, ma che nessuna soluzione abitativa verrà predisposta dopo il 28 febbraio. Incalzato dai presenti, il Capo di Gabinetto ha ribadito “Dopo il 28 febbraio, quando chiuderanno i centri, sarete liberi di andare dove riterrete opportuno”. Inevasa anche la richiesta di un contributo economico di uscita, così come quella di istituire un fondo di garanzia per la locazione di alloggi.
Terminato il deludente incontro si è poi verificato un fatto gravissimo. Tre agenti della Digos hanno pedinato un gruppo di attivisti del TPO che ritornavano a casa insieme a un ragazzo migrante. Dopo un inseguimento in auto mentre il gruppo si trovava sul bus 19, gli agenti hanno rincorso il gruppo sotto ai portici di Via Lame e via del Pratello, quasi certamente nel tentativo di fermare il migrante presente all’inizitiva. Cinque attivisti del TPO sono stati identitifcati e così minacciati “Avete intralciato un’operazione di polizia, questa ve la faremo pagare cara”.
Di seguito il volantino di questa mattina
Ricostruiremo la nostra dignità spezzata dopo l’emergenza Nord Africa
Siamo i migranti arrivati dalla guerra in Libia, quelli della cosiddetta “Emergenza Nord Africa”.
Da un anno e mezzo cerchiamo un confronto con Protezione Civile, Regione, Comune e Prefettura per denunciare l’abbandono in cui viviamo, specialmente nella struttura dei Prati di Caprara, ma ci siamo sempre sentiti rispondere che stavamo interpellando l’interlocutore sbagliato.
Nessuno sembra essere stato responsabile della vergognosa gestione dell’emergenza Nord Africa, anche se l’accordo Governo-Regioni dell’aprile 2011 porta le firme di tutti i livelli istituzionali!
Oggi siamo venuti in Prefettura per dire al Governo e a questa città che nessuno di noi ha avuto in questo periodo la possibilità di rendersi autonomo: nessun corso di formazione, nessuna traccia di inserimento lavorativo, nessun accompagnamento ai servizi, nessuna mediazione per l’inserimento abitativo. Per giunta ci siamo lavati con l’acqua fredda e riscaldati con le stufette raccolte per strada, e vestiti con gli abiti trovati vicino alla spazzatura o regalati da amici italiani!
Come se non bastasse, il colpevole ritardo con cui il Governo ha disposto il rilascio dei permessi di soggiorno ci ha letteralmente ingabbiati: senza permesso, senza carta d’identità, senza titolo di viaggio (sostitutivo del passaporto), senza quindi poter scegliere di restare, di lavorare, oppure di ripartire verso altre mete siamo stati prigionieri di una non-accoglienza, il cui messaggio è stato molto chiaro, “non vi abbiamo respinto in mare ma vi respingiamo dalla nostra società”.
Ringraziamo per la “lezione di democrazia”, ma non ci scoraggiamo, perché il nostro futuro è qui, in Italia, e possibilmente a Bologna. Forse il Prefetto preferirebbe vederci scomparire nelle campagne di Rosarno, o negli slums di Roma, di cui ha scritto scandalizzato anche il New York Times, sappiamo che molti amministratori confidano che tutto si risolverà perché ci dissolveremo in Europa...
Ma noi rifiutiamo di pagare con la prospettiva di schiavitù, illegalità e irregolarità per le nostre vite le scelte politiche in materia di accoglienza e asilo di questo e del precedente Governo, e rivendichiamo il diritto di ricostruire la nostra dignità spezzata partendo da alcune chiare richieste:
la collaborazione tra Prefettura, enti locali e realtà rappresentative – sotto la guida delle associazioni che ci hanno sostenuto – per un percorso di trasferimento in alloggi (veri) per tutti noi, dopo l’umiliazione di aver abitato in strutture fatiscenti ed indegne come i Prati di Caprara l’iscrizione anagrafica nel registro della popolazione residente anche dove non è finora stato possibile la consegna di un contributo economico per la fine della cosiddetta “accoglienza” di euro 2000, per cominciare con dignità un vero percorso di autonomia la consegna immediata dei titoli di viaggio a tutti i titolari del permesso per motivi umanitari
Diritti, dignità, futuro dopo il 28 febbraio!
I rifugiati della cosiddetta emergenza Nord Africa



Grecia: la Corte ordina che la legge sulla cittadinanza per gli immigrati venga rimossa.
Il Consiglio di Stato ritiene che il diritto degli immigrati di divenire greci sia incostituzionale.
Immigrazioneoggi, 12-02-2013
Lo scorso 5 febbraio il Consiglio di Stato ha dichiarato incostituzionale una legge, passata quasi 3 anni fa, che permette agli immigrati di seconda generazione di richiedere la cittadinanza greca e di concorrere alle elezioni locali.
La più alta corte amministrativa greca ha stabilito, infatti, che solo i greci possono ricoprire cariche pubbliche e che i criteri base per l’assegnazione della cittadinanza non sono sufficienti, per cui ogni caso deve essere esaminato individualmente per accertare che chi ne fa richiesta abbia un autentico legame con la Grecia. Il vice ministro dell’Interno Haralambos Athanassiou ha affermato che gli immigrati devono dimostrare di avere un legame solido con la Grecia e di essersi ben integrati nella società greca assimilandone la cultura.
Nota come legge Ragousis, dal nome dell’ex ministro dell’Interno Yiannis Ragousis, la legge sulla cittadinanza era stata ratificata dal Parlamento nei primi mesi del 2010, permettendo ai figli di immigrati regolati che vivevano in Grecia di ottenere la cittadinanza, a condizione che avessero studiato in una scuola greca per almeno 6 anni. La decisione del Consiglio di Stato potrebbe significare che chi ha ottenuto la cittadinanza negli ultimi 3 anni perderà i suoi diritti, se la decisione avrà carattere retroattivo. Non è nemmeno chiaro se questa decisione avrà delle ripercussioni sugli esiti delle elezioni locali del 2010. In realtà, la Grecia aveva smesso di concedere la cittadinanza in base alla legge Ragousis già lo scorso dicembre, in largo anticipo rispetto alla decisione ufficiale del Consiglio di Stato. Questo provvedimento sembra rientrare nella politica di intolleranza verso immigrati e stranieri attuata dal Governo di Atene negli ultimi mesi e che sta avendo serie ripercussioni nella società greca.
(Samantha Falciatori)

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