Morire nel Mediterraneo

 

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                         2013          1050

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

15 novembre 2010

Fìnì:«Cìttadìnanza dopo un ciclo scolastico»
Il Messaggero, 15-11-2010
Il presidente della Camera: i minori che vivono qui ne hanno diritto senza aspettare i 18 anni
MILANO - Cittadinanza accelerata, chiede il presidente della Camera Gianfranco Fini. «La mia proposta è che al termine di un ciclo scolastico quei ragazzi che sono stabilmente in Italia, perché hanno le famiglie in Italia, abbiano il diritto di diventare cittadini, senza aspettare i diciotto anni». Fini torna anche sull'emendamento approvato alla Camera da Fli e dalle opposizioni relativo al trattato Italia-Libia: «Mi dispiace che qualcuno della maggioranza di governo abbia detto che siccome è stato approvato un emendamento che impegna la Libia ad aprire a Tripoli un ufficio per la tutela dei diritti degli esuli e dei rifugiati politici, vogliamo far arrivare i barconi con i clandestini. E' un modo di confrontarsi sul tema, dell'immigrazione così strumentale e propagandistico che non fa onore ad una parte della politica italiana».
Ma la deputata del Pdl Souad Sbai contrattacca. «Siamo felici che il presidente della Camera abbia espresso una posizione sull'immigrazione che ricalca la proposta di legge presentata dal Pdl e prevede il mantenimento del principio dello ius sanguinis, su cui il presidente Fini si è dichiarato d'accordo. Per la verità ho presentato la mia proposta esattamente un anno fa, lo scorso 10 novembre 2009, e da allora essa è caduta nei meandri dei meccanismi burocratici della calendarizzazione: non se ne è saputo più nulla. Guarda caso, proprio all'indomani dei fatti di Brescia, il tema della cittadinanza e dell'integrazione esce di nuovo fuori e gli immigrati vengono di nuovo utilizzati come tara per la bilancia politica di queste ore». Per Souad Sbai «la cittadinanza non può e non deve essere il tassello iniziale di un percorso di integrazione, quanto piuttosto il suo culmine. E doveroso allora passare dal criterio quantitativo, cittadinanza legata al trascorrere di un certo tempo di permanenza legale in Italia, a quello qualitativo».



La Deputata PDL SOUAD SBAI
«Sulla cittadinanza agli immigrati Fini sta copiando la mia proposta»

il Giornale, 15-11-2010
Andrea Cuomo
Roma  - Ha fatto un balzo sulla sedia sentendo Gianfranco Fini, in tv, ripetere quello che lei da tempo sostiene sulla cittadinanza agli immigrati. Una materia che a Souad Sbai, 49 anni, origine marocchina, deputata del Pdl, sta a cuore. Al punto da avere presentato un anno fa una proposta di legge alla Camera basata sullo «ius sanguinisi e non sullo «ius soli» come quella che porta il nome del fedelissimo Granata (e del Pd Sarubbi). Poi, ieri, l'inattesa retromarcia di Fini.
Onorevole Sbai, sorpresa?
«Mi è preso un colpo! Mi chiama l'esponente di una comunità di immigrati e mi fa: ma come, la proposta che hai fatto tu la presenta Fini? Sono andata su Sky Tg24 e l'ho visto snocciolare la proposta di legge da me presentata a novembre 2009 e mai calendarizzata». Perché questa retromarcia?
«Me lo sono domandato tutto il giorno senza darmi una risposta. Però dico a Fini: se è d'accordo con la mia proposta di legge la calendarizzi. Gli immigrati sulla gru a Brescia protestano contro una legge che porta il suo nome, bisogna anche avere il coraggio di cambiare veramente le cose. Altrimenti...».
Altrimenti?
«Altrimenti viene il sospetto che a qualcuno interessi solo far vedere che è dalla parte degli immigrati, ma che poi degli immigrati non gliene frega niente. Maio dico: non giochiamo con i sentimenti dell'immigrato, che non è stupido: legge, si informa, sa chi fa davvero i suoi interessi». Riepiloghiamo i punti principali della sua proposta?
«Le direi: ascolti quello che ha detto Fini. Io dico no allo "ius soli" e propongo che la cittadinanza sia la fine di un percorso, non un presupposto: a un bambino che nasce, cresce e va a scuola nel nostro Paese, e che non abbia problemi con la giustizia, si può dare la cittadinanza italiana prima dei 18 anni. Io ho immaginato un percorso 4+4: quattro anni di permesso di soggiorno per imparare la lingua e le nostre leggi e altri quattro anni con la carta di soggiorno preparatori alla cittadinanza. Che, badi bene, può essere anche revocata a chi si macchi di terrorismo o di reati contro lo Stato». Ancora Fini: «Il multiculturalismo è fallito».
«Altra cosa che noi del Pdl diciamo da anni. Evidentemente Fini ha capito che il buonismo con gli immigrati non fa più notizia e non fa più neanche presa. L'immigrato non è più quello che la sinistra portava alle manifestazioni in cambio di un panino». Lei ha avuto una breve parentesi in Fli: come si stava da «futurista»? «È stato il momento più difficile della mia vita. Alcuni dei miei colleghi del Fli li stimo. Quanto ad altri, penso che il loro obiettivo sia sfasciare il centrodestra: lavorano per qualcuno, altrimenti non capisco tutto questa rabbia per il partito in cui sono stati eletti, il Pdl. E quando sento dire che Granata pensa a un'alleanza con Vendola mi viene da dare un consiglio al povero Nichi: fai attenzione, questi fanno solo danni».



«Immigrati, ragazzi cittadini prima dei 18 anni»

Roma, 15-11-2010
ROMA. «Ho molti dubbi sull'inserire nella nostra legislazione lo ius soli perché alcuni Paesi che hanno questo tipo di legislazione stanno avendo molti problemi. La mia proposta è che, alla fine di un ciclo scolastico, quei ragazzi che sono stabilmente in Italia perché hanno le famiglie in Italia hanno secondo me il diritto di diventare cittadini senza aspettare i 18 anni», a dirlo il leader di Fli Gianfranco Fini (nella foto) nel corso di un'intervista rilasciata a Babel tv, in onda stasera alle 20.30, di cui Sky Tg24 ha dato un'anticipazione. Riguardo, poi, alle polemiche dei giorni scorsi dopo il voto da parte di Fli con l'opposizione di un emendamento sul trattato Italia-Libia che ha fatto andare sotto il governo, Fini sottolinea: «Mi dispiace che qualcuno della maggioranza di governo abbia detto che siccome è stato approvato un emendamento che impegna la Libia ad aprire a Tripoli un ufficio per la tutela dei diritti degli esuli e dei rifugiati politici vogliamo far arrivare i barconi con i clandestini». «Un modo - ha concluso - di confrontarsi sul tema dell'immigrazione così strumentale e propagandistico non fa onore ad una parte della politica italiana». E in un passo del messaggio inviato al presidente dell'Anpi della Bolognina e segretario del locale comitato unitario e antifascista, Armando Sarti, nel 66/0 anniversario della battaglia partigiana avvenuta nel 1944 nel capoluogo emiliano, Fini scrive che «commemorare gli eroici combattenti del 14 novembre del 1944 quando, in piazza dell'Unità, 19 partigiani opposero una strenua resistenza ai rastrellamenti e alle violenze delle truppe nazifasciste, rappresenta un dovere delle istituzioni che hanno il compito di trasmettere alle nuove generazioni i principi della nostra democrazia». Secondo Fini «per evitare che l'orrore della dittatura si ripeta è necessario che nella coscienza di tutti sia ben presente la testimonianza di quanti lottarono per la libertà. Sono profondamente convinto, infatti, che la tutela della libertà sia un esercizio quotidiano attraverso il quale rafforzare la coesione nazionale, nella comune consapevolezza che la lotta partigiana per la liberazione è stato uno dei capitoli fondamentali della nostra storia unitaria».



Quell'oltraggio dalla gru che umilia il nostro Paese

Gli immigrati da giorni rivendicano i propri «diritti», ma lo fanno in un modo che nessuno Stato può tollerare
il Giornale, 15-11-2010
Salvatore Scarpino

Strana immagine di una grande città lombarda che subisce oltraggio e violenza: dall'alto di una gru un gruppetto di immigrati rovescia grumi di cemento e pipì, che se bene diluita dal «plin plin» conserva fetore e capacità di sporcare.
Siamo una società aperta e pisciosa, la protesta reclama i suoi inalienabili diritti e proclamala facoltà, se non di soddisfare, di fare i suoi bisogni.
E la legge? Sono parecchi giorni che questa gru grondante impone l'intero blocco di una zona, ma nessuno può intervenire con energia, perché la richiesta violenta e illegale del permesso di soggiorno prevale sulle regole di civile convivenza. Oltre una decina di appartenenti alle forze dell'ordine sono rimasti feriti o contusi, ma che conta, sem-
bra che davvero questi uomini in divisa siano la carne di cannone di una società infiltrata che sollecita soltanto diritti e facoltà.
Non so in quale Paese europeo una simile prova di spregevole arroganza sarebbe stata tollerata. Penso piuttosto che le fibrillazioni politiche che hanno accompagnato l'ultimo passaggio parlamentare della normativa relativa agli extracomunitari possa avere indotto una licenza di lassismo. Chi fa «plin plin» dall'alto ha sempre sostegno, forse perché la funzione diuretica viene considerata politicamente corretta.
Non va dimenticato che, in questo come in altri casi, si sono mobilitati gruppi di facinorosi (provenienti dall'eterna ala dei centri sociali e degli antagonisti) che hanno sostenuto da tergo i protestatari extracomunitari: gli incidenti più seri li hanno provocati proprio loro.
Una semplice domanda: ma un Paese come il nostro deve sopportare come simbolo, in una fase così delicata, l'enfant cresciuto qui piss per rivendicazioni burocratiche?
Tutta l'Europa civile cerca di liberarsi degli immigrati irregolari ed è da escludere che questi possano risolvere il loro problema attraverso uno sfoggio di attività renale.
Il problema, come sempre è politico. I pasticci che in parlamento hanno travolto le norme sui respingimenti, hanno avuto un potente richiamo alla mobilitazione disordinata e illegale. Si diffonde la speranza che in questo Paese tutto tornerà ad essere possibile. I poliziotti restano imbrigliati in direttive morbide e inefficaci, nessuno in questo momento vuole l'incidente senza la certezza di avere a fianco degli alleati veri.
Questo significa che galleggeremo, sospesi fra una sicurezza assicurata e annunciata e una realtà un po' più sbracata.
Il problema della sicurezza e dell'immigrazione rientrato così nella generale questione della governabilità del Paese, contro la quale tanti lavorano con insospettata energia.
C'è chi vuole un Paese molle e aggredibile e lavora per governi di impossibile efficienza. L'unica speranza è che questo gioco al ribasso finisca col chiamare alle urne il popolo elettore, l'unico che ha la potestà di ristabilire primazie e gerarchie.
In queste ore si tratta per terzi poli di disconosciuta partecipazione popolare e si discute di formazioni governative sospese sui sospiri.
Il gioco non sarà questo, né saranno i protestatari Brescia a cambiare il destino di un Paese che si è riconosciuto e andrà avanti.



Immigrati, alta tensione a Brescia

Scontri a Torino: 5 anarchici arrestati
Milano, manifestanti da tutt'Italia per il presidio sotto la torre
Il Messaggero, 15-11-2010
CLAUDIA GUASCO
MILANO - Da sedici giorni, a Brescia, quattro immigrati vivono in cima a una gru del cantiere della metropolitana in via San Faustino. Stanno asserragliati a trenta metri d'altezza, avvolti nelle coperte, per opporsi a quella che chiamano "sanatoria truffa", l'ultimo provvedimento per regolarizzare gli immigrati irregolari. Molte domande sono state bloccate per mancanze ed errori dei datori di lavoro e per effetto del reato di immigrazione clandestina i destinatari non ne hanno più diritto. E la tensione, dopo oltre due settimane di protesta, è alta sia in cima che alla base della gru. Sabato un gruppo composto da una settantina di giovani, identificati come esponenti delle frange estreme dell'anarchia, ha messo a ferro e fuoco il quartiere, a un centinaio di metri dal braccio meccanico. Ieri pomeriggio sono stati i quattro immigrati a passare all'attacco: hanno lanciato pezzi di cemento e bottiglie piene di urina. Una lastra ha danneggiato un blindato dei carabinieri, sfondando un deflettore.
L'esasperazione è stata originata dal cibo, del quale la questura ha previsto debba occuparsi la Caritas, e che gli immigrati rifiutano da venerdì sera: Arun,  Jimi, Sajad e Rachid, due pakistani, un marocchino e un egiziano, chiedono
che siano conformi con la loro religione. Clima nervoso anche con i manifestanti a terra, in presidio permanente sul sagra-
to della chiesa: gli attivisti dell'associazione Diritti per tutti hanno cercato ripetutamente di montare delle casse per dare
vita a un concerto pro migranti, ma la polizia si è opposta. Intanto via San Faustino è stata ripulita dai cocci di bottiglia e dai sassi lanciati durante il pomeriggio di guerriglia urbana di sabato, con fitto lancio di pietre e bottiglie contro le forze dell'ordine culminato con il tentativo d'aggressione a polizia e carabinieri a cui hanno fatto seguito le cariche. Il bilancio è di 18 carabinieri e 4 poliziotti feriti, due bresciani sono stati denunciati in stato di libertà. Anche a Torino, sabato sera, tafferugli tra anarchici e carabinieri nel popolare quartiere San Salvano: i militari, aggrediti da 25 persone, hanno arrestato cinque esponenti dei movimenti insurrezionalisti. Protesta pacifica invece a Milano sotto la torre Carlo Erba, dalla cui cima da nove giorni cinque operai fanno sentire la loro voce contro la sanatoria. Ieri i rappresentanti del Comitato immigrati sono arrivati da tutta Italia per dare il loro sostegno. «Ai partiti diciamo di guardarci con fiducia - dice Marcelo, il portavoce argentino dei cinque irriducibili - Alle parole devono seguire i fatti». Oggi è previsto un nuovo incontro il prefettura, anche se sui risultati aleggia lo scetticismo. «Ci diranno che non possono fare niente, ma noi vogliamo una risposta politica e non tecnica». Ovvero: «Giustizia per tutti gli immigrati truffati da questa sanatoria».



Brescia, nuove tensioni al cantiere urina e pezzi di cemento dalla gru

La Repubblica, 14-11-2010
Un'altra giornata movimentata al presidio dei quattro immigrati contro la "sanatoria truffa"
Una lastra ha danneggiato un blindato dei carabinieri, sfondando un deflettore del mezzo
Nuova giornata di tensione a Brescia ai piedi della gru del cantiere metrobus, in via San Faustino, dove quattro immigrati (inizialmente erano nove) da 15 giorni vivono asserragliati per protestare contro la "sanatoria truffa". Gli occupanti del braccio meccanico nel primo pomeriggio hanno lanciato pezzi di cemento e bottiglie piene di urina. Una lastra ha danneggiato un blindato dei carabinieri, sfondando un deflettore. La tensione è originata dal cibo, del quale la questura ha previsto debba occuparsi la Caritas, che gli immigrati rifiutano da venerdì sera. I quattro resistenti - Arun, Jimi, Sajad e Rachid: due pakistani, un marocchino e un egiziano - reclamano pranzi etnici e sigarette.
Clima teso anche con i manifestanti a terra, in presidio permanente sul sagrato della chiesa: gli attivisti dell'associazione 'Diritti per tutti' per tre volte hanno cercato di montare delle casse per dare vita a un concerto pro-migranti, ma la polizia si è opposta. Negli scontri di sabato 22 uomini delle forze dell'ordine sono rimasti feriti. Si tratta di 18 carabinieri e di quattro poliziotti. Il più grave è un carabiniere, con una prognosi di 25 giorni per un trauma cranico. Cinque persone sono state portate in questura. Due bresciani sono stati denunciati, gli altri tre sono stati rilasciati. I disordini si sono verificati tra le 18 e le 18,30, al termine di una manifestazione organizzata dall'Anpi e dalla rete antifascista. Ai manifestanti si sono accodate centinaia di persone della sinistra antagonista e dell'associazione Diritti per tutti. In corteo almeno una settantina di no global e anarchici provenienti dai collettivi di mezzo Nord Italia, tra cui Milano (Leoncavallo), Bergamo, Parma e Cremona.
"Esprimo un grazie riconoscente a padre Mario Toffari, che a nome mio e di tutta la diocesi segue fin dall'inizio, con intelligenza e con cuore, la dolorosa vicenda della protesta di alcuni immigrati". Così il vescovo di Brescia, Luciano Monari. Padre Toffari è il responsabile della diocesi di Brescia per l'immigrazione e ogni giorno si occupa del cibo dei quattro immigrati sulla gru in via san Faustino. Padre Toffari è anche salito sulla gru per cercare, invano, di convincere i manifestanti a scendere.



Immigrati, ancora tensione Lancio di cemento dalla gru

La Stampa, 15-11-2010
Il vescovo di Brescia: «Scongiurare gli esiti tragici e favorire il bene»
BRESCIA - Le trattative sul cibo, ma anche il lancio di cemento e bottiglie piene d'urina dalla gru, hanno segnato la terza domenica della protesta a 35 metri d'altezza da parte di 4 immigrati. Via San Faustino, dove si trova, a Brescia, il cantiere in cui è posizionata la gru, è stata ripulita dai cocci di bottiglia e dai sassi lanciati durante il pomeriggio di guerriglia urbana scoppiata sabato. Le forze dell'ordine sono state prima fatte oggetto di un fitto lancio di sassi e bottiglie da parte di una settantina di persone. Poi, il tentativo d'aggressione a polizia e carabinieri a cui hanno fatto seguito le cariche.
Anche ieri, comunque, in via San Faustino ci sono stati momenti di tensione. Gli immigrati sulla gru hanno lanciato verso le forze dell'ordine pezzi di cemento. Issan Mujahead, presidente delle Consiglio per le relazioni Islamiche-Italiane, con il megafono li ha rimproverati. Poi Issan ha mediato, con successo, assieme a Don Mario Toffari, responsabile dell'immigrazione per la curia, per convincere i quattro sulla gru ad accettare il cibo. « L'intento primario - ha detto il vescovo di Brescia Luciano Monari - è sempre stato quello di scongiurare esiti tragici e d'ottenere il maggiore bene possibile per tutte le persone implicate».



LO PROVA UN VIDEO
"Il romeno pestato davanti ai carabinieri"

La Stampa, 15-11-2010
VITERBO - Sarebbe la vittima e non l'autore dell'aggressione il romeno di 60 anni che la sera del 10 ottobre scorso fu denunciato per lesioni personali dal conducente di un' autorimozione e dal figlio a Fabrica di Roma, in provincia di Viterbo. A sostenerlo è il legale dell'uomo, Giancarlo Germani, che tenta di ribaltare la versione iniziale dei fatti anche grazie a un
filmato realizzato con un telefono cellulare.
Secondo il legale, l'uomo stava riprendendo con il telefonino la rimozione dell'auto di un suo connazionale in divieto
di sosta, disposta dai carabinieri, mentre a bordo c'erano ancora moglie, sorella e figlio di 2 mesi del proprietario del-
l'auto stessa. Nel video si vede il conducente dell' autorimozione avventarsi sull'immigrato che, colpito da un pugno, ca-
de a terra, dove il figlio del conducente lo avrebbe anche preso a calci. A quel punto, il figlio del romeno ha raccolto il telefonino e continuato la ripresa ora è al vaglio della magistratura. Il legale sostiene che i carabinieri avrebbero assistito
al  pestaggio  dell'immigrato senza intervenire e che, giunta l'ambulanza, «hanno fatto salire sopra l'aggressore invece
della vittima».



Botte, insulti, poi la denuncia "Romeni vittime di razzismo"

la Repubblica, 14-11-2010
GIOVANNI GAGLIARDI
Il conducente di un carro attrezzi accusa un manovale di 60 anni di averlo aggredito. Ma l'avvocato dell'uomo ribatte: "E' stato lui ad alzare le mani". Tutta la scena si sarebbe svolta sotto gli occhi di una pattuglia dei carabinieri ed è stata ripresa dal sessantenne con il telefonino. "Per gli stranieri in Italia è come vivere durante il fascismo". Domani nella capitale manifesti in ricordo di Maricica
FABRICA DI ROMA (Viterbo) - "Oggi i romeni in Italia sono nella stessa situazione degli ebrei durante il regime fascista". E' durissimo il commento dell'avvocato Giancarlo Germani, presidente del Partito Identità Romena e difensore del manovale romeno Mihai M., 60 anni, che la sera del 10 ottobre scorso fu denunciato per lesioni personali dal conducente di un carroattrezzi e dal figlio dell'uomo a Fabrica di Roma, un paesino in provincia di Viterbo ad una cinquantina di chilometri dalla Capitale. Il legale vuole ribaltare la versione iniziale dei fatti, anche grazie a un filmato realizzato con un telefono cellulare, già depositato alla procura di Viterbo.
IL FILMATO
La versione ufficiale dei fatti parla di una pattuglia dei carabinieri di Fabrica che chiama un carroattrezzi per rimuovere un'auto in sosta negli spazi riservati ai disabili con a bordo due donne e un neonato. Il cittadino romeno aveva cercato di evitare che l'auto, appartenente ad un suo connazionale, fosse rimossa mentre a bordo c'era ancora la famiglia dell'amico. Quando ha tirato fuori il telefonino per riprendere la scena della rimozione con il piccolo a bordo, il conducente del carroattrezzi ha tentato di impedirglielo. Da qui la colluttazione che si è svolta sotto gli occhi dei carabinieri.
Nel video, girato in parte dal sessantenne e in parte dal figlio che era con lui, si vede il conducente dell'autorimozione insultare l'immigrato che, colpito da un pugno, cade a terra. Il figlio del conducente lo avrebbe anche preso a calci. A quel punto, il figlio del romeno ha raccolto il telefonino e continuato la ripresa che ora è al vaglio della magistratura.
Portata via l'auto, il conducente del carroattrezzi si era presentato alla caserma dei carabinieri e denunciato di essere stato aggredito e malmenato dal romeno che, colpito al volto da un pugno, ha riportato fratture multiple facciali, alla mascella e allo zigomo destro, con una prognosi di 35 giorni, dopo i 4 giorni iniziali di ricovero in ospedale.
L'avvocato Germani sostiene che i carabinieri avrebbero assistito al pestaggio dell'immigrato senza intervenire e che, giunta l'ambulanza, "hanno fatto salire sopra l'aggressore italiano invece della vittima". Il legale è del parere che episodi del genere sono "i frutti avvelenati di due anni di campagna politico-mediatica scellerata contro la comunità romena. Una vera e propria romenofobia".
Germani spiega che solo a Roma la comunità romena conta oltre centomila persone regolari, tutti con diritto al voto nelle comunali, "ma nessuno dice loro che per farlo debbono iscriversi alle liste elettorali quaranta giorni prima delle elezioni". Secondo l'avvocato la situazione vista a livello nazionale è ancora più inquietante: "In alcuni comuni la la regola dei quaranta giorni non vale. Possono andare a votare iscrivendosi anche un paio di giorni prima delle elezioni. Ci risultano datori di lavoro che mandano queste persone alle urne obbligandoli a fotografare la loro scheda elettorale. In tutta Italia - aggiunge l'avvocato - i romeni regolari sono un milione e mezzo. Noi stiamo cercando di organizzare queste persone". L'avvocato  ha anche annunciato che domani a Roma verranno affissi manifesti per ricordare la violenza subita da Maricica Hahaianu, morta dopo essere stata colpita l'8 ottobre scorso da Alessio Burtone alla stazione Anangnina della metropolitana: "Le donne non si toccano nemmeno con un fiore"



Nuove frontiere della disperazione: gli immigrati organizzano collette per gli ex lavoratori della Firema s.p.a.

il Levante, 15-11-2010
Nella molteplicità dei settori interessati dalla crisi che sta vivendo la Regione Campania, soprattutto dal momento in cui la nuova Giunta si è avvicendata ed ha sollevato un tappeto che si è scoperto coprire moltissima polvere, il settore dei trasporti risulta gravemente penalizzato in seguito alla necessità di riformulare e ponderare nuovamente l’allocazione delle risorse economiche.
E’ una storia molto particolare quella della Firema Trasporti, azienda con sede nel casertano e svariate filiali anche in nord Italia, che solo nel 2008 fatturava 180 milioni di euro e che invece dal 02/08/2010, con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, è sottoposta all’amministrazione straordinaria per evitare un crack che era alle porte.
Quando i fatturati da capogiro svaniscono nel nulla, tocca ai lavoratori fare i conti con la dura realtà economica italiana, bravissima a raccogliere i cocci, ma mai a prevenire situazioni simili con strumenti giuridici idonei e formando ad una cultura d’impresa la classe dirigente.
550 famiglie ormai sul lastrico da mesi, tra il disappunto e la rassegnazione, trovano il curioso appoggio di una classe che ha spiazzato davvero tutti: gli immigrati.
Il <> ha deciso di organizzare una colletta che, anche se esigua, rappresenta un atto di pura solidarietà, dove il disvalore che c’è tra la rilevanza intrinseca del gesto e l’effettivo valore della donazione amplifica l’iniziativa del Movimento in maniera esponenziale.
Un semplice cestino delle offerte fatto girare in una delle riunioni del martedì tende la mano ed offre comprensione ai numerosi lavoratori, stremati da mesi di trattative e manifestazioni nella zona di Caserta, con blocchi dell’Autostrada A1 e l’occupazione del tetto dell’azienda, anche se per pochi giorni.
Anche la Caritas ha supportato iniziative di questo tipo interne alle comunità diocesane ed ha assolutamente elogiato la preziosa (moralmente parlando) iniziativa della comunità degli immigrati residenti nei territori casertani, nella persona di don Antonello, coordinatore della Caritas diocesana e della parrocchia Santissimo Nome di Maria di Caserta.
Ma il passo decisivo lo si aspetta dall’assessore ai Trasporti Sergio Vetrella, a giorni atteso dai comitati sindacali dei lavoratori che sono oramai senza stipendio dal mese di luglio.
Ci sarebbe la possibilità di sbloccare alcune commesse da parte della Regione che potrebbero dare fiato ad una società oramai in apnea, elaborando escamotages per raggiungere obiettivi efficaci senza forzare le regole burocratiche che, in ambito di amministrazione straordinaria, di sicuro rendono l’iter più complicato, in base alla necessità di incastonare ogni intervento in una serie di perfetto bilanciamento dei conti.
La vicenda offre spunti differenti e di non poco conto, soprattutto quando disegna una classe di “nuovi poveri” che sembra non avere nessuna differenza di colore della pelle, cultura ed origine.
Classi di immigrati e disoccupati di vecchia e nuova generazione si tendono oramai la mano, riscoprendosi negli stessi problemi quotidiani a battere il medesimo terreno arido dell’opportunità lavorativa campana.
Come sempre, certe situazioni rappresentano sempre una chance, e riguardo quella in questione, c’è la possibilità per l’amministrazione regionale di prendere coscienza della situazione drammatica in cui i disoccupati italiani versano, ormai addirittura destinatari del caritatevole aiuto di una classe che avrebbe tutto il diritto di leccarsi le proprie ferite, quale quella degli immigrati.
Ma il rischio che la solidarietà che si andava un tempo cercando per l’inserimento dei lavoratori provenienti da territori stranieri si possa raggiungere in seguito ad un appiattimento mortificante della realtà socio-economica, fomentatore di tensioni e propedeutico alla potenziale cementificazione di un rapporto di rappresentanza di interessi oramai simili, potrebbe comportare la nascita di una forte ostilità di una neo-classe arrabbiata e stufa. Sicuramente, con tutte le ragioni del caso.



"Danzare a Termini prove di integrazione al di sotto dei binari"

DNews, 15-11-2010
Claudia Catalli
Roma - Nei sotterranei della Stazione Termini c'è un mondo, fatto di mausica, danza, giovani di paesi ed età diverse che s'incontrano danno vita a un modello concreto di integrazione. Questo mondo, nascosto sotto ai binari, è la sala Pettinelli del dopolavoro Ferroviario. È lì che Angela Cocozza, coreografa fondatrice dell'Associazione Ali Onlus, riunisce ragazzi dai 17 ai 23 anni, prevalentemente stranieri (qui a lato nella foto Andrea Sabbadini), a ritmo di hip hop e break dance. Lezioni gratuite, tre volte a settimana (ore 16-18). I risultati sono incredibili, anche dal punto divista artistico, come ha dimostrato lo spettacolo "Aeneas", dall'Eneide di Virgilio, messo in scena a giugno al Teatro Palladium. Nel documentario "Termini Underground" (presentato di recente al Festival del Film) la regista Emilia Zazza ne riprende l'allestimento, per raccontare la realtà di adolescenti che imparano ogni giorno danza e confronto: "Era importante tirare fuori dai sotterranei questa storia, oggi più che mai serve raccontare le cose come stanno". Un film così non nasce dalla sola esigenza artistica, l'altra qual era? Provare una teoria. In sintesi: Roma viene spesso raccontata ostile, chiusa, sempre più difficile da vivere per le persone più svantaggiate o di origine non italiana. Io invece resto convinta che non sia così grazie agli sforzi dei privati, che si sono sostituiti alle istituzioni e fanno la biblioteca o cineteca di quartiere con notevoli fatiche e risultati. Ne è un esempio la storia di Angela Cocozza, che da 3 anni lavora con un certo tipo di ragazzi e pretende un livello alto di corpo di ballo, ma lascia la porta aperta a chiunque. Da dove provengono i ragazzi? Ci sono tanti cinesi, contro il mito che a Roma non si integrino, albanesi, capoverdiani e rifugiati politici come afghani, e poi italiani: un perfetto esempio di integrazione dal basso. Senza adulti, l'integrazione avviene naturale tramite la condivisione di ciò che amano, la danza. Una convivenza pacifica o ha riscontrato episodi di violenza? Sono 60 ragazzi, qualche litigio c'è, ma nessun episodio grave. Ogni tanto qualcuno è più in difficoltà, ma Angela li aiuta grazie al gruppo, vero protagonista del mio film. Un gruppo di ragazzi con le loro storie e problemi che dialoga e impara a rispettarsi. Sul film dice: "Il futuro è già qui". È vero, si parla sempre di immigrazione come fosse una nube nera che sta per arrivare, non è così: questi ragazzi già vivono, convivono, ho raccontato una realtà che c'è già, "underground", contro la falsa integrazione che si respira in un paese dove siamo tutti amici fino a un certo punto. Pensiamo a quanti ragazzi sono nati qui, da genitori non italiani. Sono italiani, ma per lo Stato lo sono meno di noi. «



A Saronno e Spoleto un modo diverso di vedere l’immigrato

l'Unità, 13-11-2010
Italia-razzismo
Due sono le modalità prevalenti di approccio al fenomeno dell’immigrazione: il rifiuto e l’accoglienza. La prima è quella che fa più notizia, perché riguarda - ahinoi! - posizioni di chiusura tipiche della maggioranza di Governo, poco incline ai mutamenti sociali inevitabilmente prodotti dall’immigrazione. La seconda è quella che raramente raggiunge le pagine dei giornali e riguarda persone che riconoscono nell’immigrato la figura dell’emarginato cui prestare cura e assistenza. Queste due modalità hanno, in realtà, qualcosa in comune: una concezione poveraccista dell’immigrato. Nonostante si riconosca la cruciale importanza di attività assistenziali, come quelle svolte dal volontariato, in grado di dare risposta ai bisogni più urgenti, si deve sempre ricordare che l’immigrazione è un fenomeno strutturale, destinato a durare, che richiede politiche di lunga durata. Capaci cioè di superare la fase emergenziale. Ecco perché è qui utile introdurre una terza parola, che riflette una terza modalità: quella dell’integrazione. Il termine (che pure a tanti sembra ambiguo) significa rendere un individuo membro a pieno titolo di una società. Rientrano in questa voce numerosi esempi tra cui anche iniziative locali e poco appariscenti come: la creazione a Saronno (Varese) di uno sportello virtuale con l’obiettivo di informare la popolazione immigrata sui propri diritti e sulle modalità di accesso ai servizi sul territorio; la realizzazione all’ospedale di Spoleto di un sistema che, impiegando i mediatori culturali, rende maggiormente fruibili i servizi ospedalieri; il progetto sostenuto dalla fondazione Ethnoland per la consulenza a lavoratori immigrati qualificati... ebbene sì, esistono anche questi.

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Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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