L’integrazione è possibile Parola di Alessandra

Italia-razzismo
Alessandra Ballerini è un'avvocata. Non di quelle che si occupano di fallimenti societari, oppure di tributi o di assicurazioni. Alessandra Ballerini è una di quei professionisti che ha deciso di occuparsi delle persone, prima ancora che dei loro guai giudiziari. E che ha anche voglia di raccontarle, quelle vite. Lo fa nel volume La vita ti sia lieve. Storie di migranti e altri esclusi edito da Melampo.

Sono brevi racconti, tutti basati sulla sua esperienza come consulente di Terre des Hommes, di un centro antiviolenza per donne maltrattate, di uno sportello della Cgil e molto altro ancora. Quello che colpisce, nel suo libro, sono i nomi. Lei, da sempre occupata a difendere i diritti degli ultimi, forse non ci ha fatto nemmeno caso. Per chi invece è abituato a parlare di persone come fossero numeri - e numeri sgradevoli, da sottrarre se non da cancellare - leggere queste storie e associare loro dei nomi può rappresentare un grande esercizio di educazione alla civiltà. Ballerini ci parla di Omar, bambino sbarcato a Lampedusa con un meraviglioso falco. Il destino del raro animale sarà diverso da quello del bambino: il falco viene accolto, sfamato con i bocconi più prelibati e infine tolto al suo legittimo padrone, che sarà invece costretto a rimanere in un centro d'accoglienza, dormire su materassi luridi e aspettare, chiuso in gabbia, i documenti. Così come Chideria - protetta da Dio - che a soli tre mesi di vita condivide lo stesso destino di Omar. O Arafat, giovane uomo che durante il viaggio ha visto il fratello annegare, ma cui non hanno concesso di riconoscere il corpo per dargli un ultimo saluto. O Zeur, ancora adolescente che ha dovuto attendere mesi prima di poter essere affidato agli zii. La stessa burocrazia che ha bloccato in Bolivia, per oltre un anno, Pedro. Che di anni ne aveva 9 e tutta la famiglia qui. Le storie degli "stranieri" inevitabilmente si incontrano con quelle degli "italiani". E, troppo spesso, sono gli italiani a fare una pessima figura. Come nella storia di Kais, 7 anni e malato di leucemia, accolto insieme alla madre Samira in una casa di cura. Una delle operatrici della struttura - dove sono stati denunciati abusi sessuali ai danni di una bimba - è talmente piena di livore e cattiveria da urlare alla Ballerini: "sei un'irresponsabile a far ottenere permessi di soggiorno a questi genitori, tanto poi i bambini muoiono e questi non tornano più a casa loro". Ma per fortuna l'Italia non è solo questa, non è solo perquisizioni illegali, centri di accoglienza come carceri e caserme che diventano terra di nessuno. C'è anche la bella Italia, quella rappresentata da Carlo, che ospita Alì come fosse figlio suo. O come Terra!, l'associazione che ha creato un orto all'interno del carcere di Genova e adesso porta avanti un progetto di orti a Lampedusa. E come Alessandra Ballerini, ovviamente. Che magari non riuscirà mai a scrivere tutto quello che fa, e a raccontarci di tutte le vite che incontra. Ma il solo sapere che fa, è motivo di orgoglio e speranza anche per noi.
l'Unità, 27-03-2014

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