Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

13 marzo 2015

LA POLEMICA I ITALIA, FRANCIA E GERMANIA CHIEDONO NUOVE REGOLE
Scontro al vertice Ue sui migranti
la Repubblica, 13-03-2015
BRUXELLES. L`Europa è spaccata sull`immigrazione. Da un lato Italia, Francia, Germania e i paesi mediterranei che chiedono nuove regole. Dall`altro la Gran Bretagna, i baltici e i paesi dell`Est capitanati dalla Polonia che non vogliono fare passi avanti nella gestione comune dei flussi migratori. È questa l'istantanea scattata ieri al termine della riunione dei ministri dell`Interno dell`Unione a Bruxelles. Si tratta di una partita nella quale i governi si confronteranno ancora per qualche mese, almeno fino a maggio, quando la Commissione europea presenterà la sua proposta di riforma delle politiche sull`immigrazione. E il peso politico dei due schieramenti che si fronteggiano certamente inciderà sul livello di ambizione che sarà presentato da Bruxelles. Lunedì toccherà ai ministri degli Esteri confrontarsi, con Lady Pesc Federica Mogherini che premerà su soluzioni coraggiose.
Arrivando al vertice ieri il ministro Alfano ha ribadito la necessità di creare nei paesi intorno alla Libia centri di raccolta per chi fugge dai propri paesi. Il ministro spagnolo Fernandez Diaz ha invece lanciato l`allarme affermando che in Italia potrebbero arrivare 200mila persone, anche se lo stesso Alfano e la Commissione hanno sottolineato che al momento è impossibile fare stime.
Italia e Francia, seguendo l`idea di base sulla quale lavora Bruxelles, chiedono appunto che si stringano accordi con i paesi di origine e di transito per combattere i trafficanti prima che arrivino in Libia. Si prevede anche la costruzione di campi nei paesi subsahariani e in quelli confinanti - Sudan, Niger, Tunisia ed Egitto - gestiti dall`Unhcr dove vengono scremati i clandestini da chi ha diritto all`asilo, I primi verrebbero rimpatriati con incentivi economici Ue, i secondi verrebbero, e questa sarebbe la vera novità che spacca i governi del nostro continente, distribuiti tra tutti i 28 paesi dell`Unione con un vero sistema europeo. Mentre oggi chi si sobbarca il maggior peso sono appunto Germania, Francia, Italia, Svezia, e un`altra manciata di paesi. Ed è questa proposta che ha trovato contrari gli inglesi e i paesi dell`Est, questi ultimi praticamente ad immigrazione zero.
L`Italia ha ottenuto il prolungamento di Triton fino a dicembre e ha chiesto di rinforzarla, ma la sensazione è che la domanda difficilmente verrà accettata, visto che molti paesi pensano che farebbe solo aumentare le partenze dalla Libia. Mentre a Bruxelles si discuteva della riforma della politica sull`immigrazione, in Italia il leader della Lega Matteo Salvini twittava: «I clandestini hanno diritto a cure gratis, la Lombardia ha speso 100 milioni e lo Stato le rimborsa zero. Io sospenderei le cure ai clandestini». Gli ha risposto il Pd accusandolo di avere «toccato il fondo cercando consenso sulla pelle di altri esseri umani». (a. d'a)



«Clandestini, l`Italia rischia 200mila arrivi» Allarme Ue ma a Bruxelles niente svolta
Il Messaggero, 13-03-2015
David Carretta
BRUXELLES Nonostante il rischio di 200 mila sbarchi in Italia, l`Unione Europea non riesce ad andare oltre le parole di solidarietà e le buone intenzioni sulla questione dell`emergenza immigrazione. «Se si proiettano i dati dei primi mesi dell'anno sull'intero 2015, l`Italia potrebbe ricevere quest'anno 200 mila migrati irregolari», ha avvertito ieri il ministro dell`Interno spagnolo, Jorge Fernandez Diaz. Ma l'ennesima riunione dei ministri dell`Interno dell`Unione Europea dedicata alla situazione nel Mediterraneo non ha prodotto la svolta che l`Italia chiede da mesi di fronte al moltiplicarsi degli sbarchi e delle tragedie tra le coste di Lampedusa e quelle della Libia. Commissione e Stati membri hanno lodato il ruolo dell`Italia nelle operazione di salvataggio in mare. «Le autorità italiane stanno facendo il massimo» ed «hanno già salvato migliaia di vite umane», ha detto il commissario agli Affari Interni e all`Immigrazione, Dimitris Avramopoulos: «L`Italia è confrontata a una situazione molto complicata, ma non è sola». Ma, sul piano operativo, i governi non sono andati oltre alla fase delle promesse: rafforzare Frontex, lottare contro il traffico degli esseri umani e dialogare con i paesi della sponda Sud del Mediterraneo.
LA RICHIESTA DI ROMA
Il ministero dell`Interno, Angelino Alfano, era arrivato al Consiglio con una chiara richiesta. «La nostra idea è di costituire dei campi in terra africana, sull`altra sponda del Mediterraneo in modo tale che lì si facciano le richieste d`asilo e che lì si dica sì o no», ha spiegato il ministro. «Coloro a cui si dice no restano lì, gli altri ovviamente devono essere ripartiti e divisi in modo equo fra tutti i Paesi europei». Avramopoulos ha annunciato che nelle prossime settimane si recherà in Tunisia per discutere con le autorità di un possibile accordo. Il commissario ha indicato l`intenzione di cooperare anche con Marocco, Algeria e Egitto. Ma ha Avra- mopoulos anche spiegato che la situazione politica e di sicurezza in Libia non permette di affrontare quella che molti considerano una bomba migratoria che potrebbe esplodere nei prossimi mesi sulle coste italiane. Frontex valuta tra 500 mila e 1 milione i migranti pronti a partire dalle coste libiche. «Le stime sulla popolazione che si ammassa in Libia in attesa di venire attraverso il Mediterraneo non possono essere precise al dettaglio», ma «di certo la pressione è altissima in Libia», ha risposto Alfano. Per l`Italia, «è dovere della comunità internazionale trovare una soluzione» alla crisi libica, perché altrimenti è «inutile parlare di immigrazione con la speranza di bloccare le partenze», ha detto Alfano. Francia e Spagna hanno riconosciuto che l`Italia non può affrontare il problema da sola. Ma sulle modalità di gestione di sbarchi e flussi le divergenze rimangono.
IL NO DEI NORDICI
Numerosi paesi del Nord continuano ad opporsi alla «riallocazione» dei richiedenti asilo. Inoltre, alcuni ministri sono preoccupati da altre emergenze l`esplosione dei richiedenti asilo dal Kosovo e l`aumento dei rifugiati dall`Ucraina - e chiedono di spostare gli sforzi di Frontex dal Mediterraneo verso Est. «Siamo tutti d`accordo che le capacità di Frontex devono essere rafforzate», ha detto il ministro lettone, Rihards Kozlovskis, che ha la presidenza di turno dell`Ue. Ma la missione Triton non verrà trasformata in una versione europea di Mare Nostrum. Agli occhi dei ministri Ue, per salvare vite umane, la priorità è «combattere le reti criminali di trafficanti».



L`operazione verità senza luoghi comuni
Il Messaggero, 13-03-2015
Francesco Grillo
E toccato, paradossalmente, a un politico greco, Dimitris Avramopoulos.
segue dalla prima pagina
È toccato proprio ad Avramopoulos, commissario europeo per le politiche di migrazione e affari interni, dover spiegare ieri al termine della riunione dei ministri degli Interni dell`Unione che l`Europa praticamente non esiste. Non esiste su una questione decisiva, perché sul fronte dell`immigrazione e degli sbarchi l`Unione si gioca due battaglie campali. Quella agli estremismi che si cibano della voglia strisciante di tanti elettori di chiudersi nel proprio territorio. E quella della costruzione della sua stessa identità perché l`Unione continuerà a rimanere incompiuta fino a quando non ci sarà un`unica frontiera e le stesse regole di ingaggio nei confronti delle centinaia di migliaia di persone che chiedono di entrarvi da un vicinato in fiamme. Ma l`Unione Europea siamo noi. È la somma della debolezza di 28 società. Franklin D. Roosevelt, il presidente più importante della storia degli Stati Uniti, diceva a proposito degli immigrati che tutti in quel Paese discendono da chi è fuggito dalla carestia o dalla guerra. Ma gli americani sono anche quelli che hanno i  controlli più severi e sono stati anche i primi a portare avanti processi di attrazione selettiva di immigrati con specifiche competenze. Nella gestione della contraddizione tra la consapevolezza che senza migrazioni un Paese semplicemente non cresce, e la constatazione dei guai che può produrre un`immigrazione non governata, è possibile trovare la soluzione al problema che agitiamo senza affrontarlo.
Ha ragione Salvini quando attacca a testa bassa un "buonismo" senza prospettiva che non riesce neanche a curare i sintomi del problema. Ha torto, invece, quando cavalca sensazioni che sono il riflesso di una condizione molto più diffusa di impotenza che molti sentono nei confronti di un mondo che non riescono più neppure a capire. Proviamo a distinguere, dunque. Non è vero, che siamo in presenza di un`invasione. E ancor meno vero è che si tratta di un`invasione di mussulmani. Anche se non sarebbe la prima volta che ciò avviene nel Mediterraneo e non sempre tale fenomeno ha portato con se sciagure planetarie, come dimostrano in abbondanza le moschee di Palermo e le cattedrali cristiane a Damasco. Gli stranieri residenti in Italia sono circa cinque milioni, l`8% della popolazione, una percentuale del 50% più bassa di quella che si registra in Germania, Francia o Inghilterra. Tra gli immigrati, la nazionalità più rappresentata è quella dei rumeni, cristiani e cittadini Ue; ci sono, poi, 700 mila albanesi e i cinesi che sono in maggioranza atei; solo al quarto posto c`è la prima comunità islamica, quella degli immigrati provenienti dal Marocco.
Ancora più strumentale è l`allarme terrorismo collegato agli sbarchi: è escluso che terroristi il cui addestramento costa centinaia di migliaia di euro, vengano affidati a viaggi rischiosissimi per la loro incolumità per arrivare in Italia. Non è vero poi che gli immigrati fanno concorrenza agli italiani e che, dunque, con la disoccupazione al12%, non possiamo permetterceli. Gli immigrati fanno quei lavori (babysitter, badanti, negozi aperti 24 ore, muratori, idraulici) peri quali sono pochi e sempre di meno gli italiani che si candidano (nonostante la crisi). È vero invece che gli immigrati sono indispensabili per mantenere il nostro welfare: un cittadino italiano su tre è titolare di un assegno pensionistico; tra gli immigrati sono meno di uno su trenta ed essendo mediamente molto più giovani, essi lavorano, di fatto, per finanziare con i contributi il mantenimento di un sistema pensionistico che è, nonostante vent`anni di riforme, ancora il più costoso d`Europa. E vero, invece, che più di un terzo delle persone ospitate dalle super affollate.



Mafia Capitale e Cosa Nostra dietro il business degli immigrati
Tangenti, prostituzione e caporalato nel centro di accoglienza di Mineo, in Sicilia. E per gli appalti milionari ora è indagato anche il sottosegretario Castiglione (Ncd)
La Stampa,13-03-2015
Niccolò Zancan
Inviato a Mineo (CT)
La prima domanda che ti rivolgono, appena arrivi ai cancelli del più grande centro per richiedenti asilo d’Europa, è questa: «Vuoi una ragazza o due?». Non è un’incomprensione. «Vanno bene due ragazze per 50 euro?». Sono quattro migranti eritrei, stazionano nel buio davanti alle camionette dell’Esercito Italiano. Nella sera di un giorno qualunque, vendono donne. Le loro donne. Tutto si compra qui, tutto è sbagliato, connesso a vari livelli con la criminalità organizzata. Dalla strada, fino all’appalto da 97 milioni e 893 mila euro per la gestione triennale del centro stesso. Un appalto ufficialmente illegittimo. Lo ha dichiarato l’autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, con un parere datato 25 febbraio 2015: «La scelta di appaltare con unica procedura a un unico operatore una pluralità di attività eterogene (lavori, servizi, forniture) appare in contrasto con i principi di economicità, efficacia, imparzialità, pari trattamento, trasparenza...».
C’è un’inchiesta della procura distrettuale antimafia di Catania che si sta occupando proprio di questo: di come e in cambio di cosa, l’appalto sia stato assicurato nelle mani della cooperativa consorzio «Calatino Terre di Accoglienza». Dieci indagati, come ha anticipato ieri il quotidiano La Sicilia. Due nomi rendono l’idea. Il primo è quello del sottosegretario alle Risorse agricole Giuseppe Castiglione, leader siciliano di Ndc. Il secondo è quello di Luca Odevaine, già al centro dell’inchiesta «Mafia Capitale». Il suo ruolo in Sicilia emerge da un’intercettazione: «Avendo questa relazione continua con il Ministero - dice Odevaine al suo interlocutore - sono in grado di orientare un po’ i flussi di migranti che arrivano da giù. Anche perché spesso passano da Mineo...». Lui siede al tavolo del Ministero dell’Interno «per favorire l’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale», lui ha voce in capitolo nell’assegnazione dell’appalto.  
Mineo, quindi. Questo villaggio di casette gialle in una piana di aranceti, a 40 chilometri da Catania. Due mila posti, diventati quattro mila. Una volta erano gli alloggi dei soldati americani in servizio alla base di Sigonella, ora sono questa specie di prigione aperta per migranti da spremere economicamente. Si aggirano come zombie nelle campagne.
«Ci danno poco da mangiare, un pacchetto di sigarette a settimana, non facciamo niente tutto il giorno, tranne aspettare», dice il nigeriano Joel. Non è proprio così. Alle sette del mattino, chi vuole può salire sui camioncini dei caporali per andare nei campi. La paga in nero oscilla da 1 a 3 euro l’ora. Anche il trasporto verso Catania, dove si dipanano le pratiche burocratiche per la richiesta d’asilo politico, viene gestito da gruppi organizzati. Si spartiscono i viaggi: 5 euro a persona, solo andata. Lavoro nero. Passaggi a pagamento. Ragazze in vendita nelle strade secondarie oppure portate in città, dove possono fruttare di più. «Ci tengono qui come in ostaggio», dice il tunisino Himat. «Ci mettono anche 14 mesi per dirci se siamo o non siamo rifugiati politici». Li vedi spuntare in bici dagli sterrati, portare casse di arance sulla testa, soli dentro un sistema che approfitta di questa solitudine e gode delle trafile burocratiche per alimentare se stesso.
La sede del consorzio Calatino è in un ufficio anonimo a Caltagirone. Gli impiegati sono in forte imbarazzo. «Queste brutte notizie purtroppo erano nell’aria», dice l’unico che viene alla porta. Il presidente Paolo Ragusa preferisce non rispondere alle nostre domande. Ma non è la sorpresa, in effetti, il sentimento più appropriato per commentare quanto sta accadendo. I segnali erano noti. Se è vero che Valerio Marletta, sindaco di Palagiano, un comune della zona, aveva fiutato l’aria già anni fa: «Volevano coinvolgere anche noi nel consorzio, ma mi sono opposto. Era chiaro che quell’appalto fosse stato studiato ad hoc per favorire i soliti. Non c’era alcun dubbio su chi avrebbe vinto...». Riassumendo: migranti uguale soldi, affari uguale mafia, quindi politica. Questi sono gli ingredienti al centro dell’inchiesta coordinata dal procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi. «E’ prematuro qualsiasi commento», dice adesso. Ma alcuni giorni fa è stato sentito in commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie.
Gran parte dell’audizione è stata secretata, ma si possono leggere le linee guida: «Nel 2013 i migranti erano stati 50 mila. Nel 2014 sono diventati oltre 150 mila. Di questi, più di 90 mila sono entrati nel distretto di Catania. Abbiamo compreso che vi era una grave emergenza nella gestione del Cara di Mineo. Abbiano un’indagine in piedi che ha vari profili di collegamento con l’indagine romana». Molte pagine dopo, prima di congedarsi, il procuratore Salvi si scusa per una dimenticanza: «Abbiamo anche un importante procedimento che riguarda i centri di accoglienza per minori non accompagnati. Un’altra emergenza. Sia dal punto di vista dei minori stessi, sia dal punto di vista delle illegalità». Quando finalmente potremo leggere tutta la storia, si capirà davvero cosa sono stati i migranti in questi anni, qui in Sicilia, Italia, Europa.  


 

Immigrazione: se l'accoglienza si trasforma in un business
Ristretti Orizzonte, 13-03-2015
Andreina Albano (Arci)
Quanto si apprende sulle inchieste che riguardano il Cara di Mineo, aperte dalle procure di Catania e Caltagirone, dopo la denuncia di Raffaele Cantone sull'irregolarità della gara d'appalto per la gestione, non fa che confermare quel che da tempo andiamo denunciando.
Rifugiati e richiedenti asilo rischiano di diventare una merce su cui fare affari. Lo sono per i trafficanti di esseri umani, che solo con l'apertura di canali di ingresso umanitari e legali si potrebbero efficacemente contrastare. Ma potrebbero diventarlo anche per un sistema d'accoglienza che va profondamente ripensato, per evitare le infiltrazioni criminali nella gestione degli appalti e per garantire condizioni di vita dignitose e possibilità di integrazione per chi viene "accolto".
Non a caso lo scandalo ora è scoppiato al Cara di Mineo, il più grande d'Europa, dove il controllo sulle condizioni in cui sono tenuti i rifugiati e l'integrazione col territorio in cui è insediato sono praticamente impossibili. Controllo e integrazione sono infatti possibili solo in strutture piccole, inserite in comunità dove sia stato fatto un lavoro preventivo di sensibilizzazione, con personale preparato, che si occupi dell'inserimento sociale e lavorativo di chi vi è ospitato.
Auspichiamo che quest'ennesimo episodio di malaffare - se le accuse verranno confermate - serva a far aprire una riflessione seria nelle istituzioni, avendo ben chiaro che l'interesse da considerare prioritario dev'essere quello delle persone che vengono accolte. Così come ci auguriamo che per una volta chi, per propaganda politica, specula su queste vicende cercando di convincere l'opinione pubblica che migranti e rifugiati vanno semplicemente respinti - e magari lasciati affogare - abbiano il buon gusto di astenersi da qualsiasi commento razzista.
Il danno vero del nostro Paese sono la corruzione e il malaffare, non le persone che raggiungono le nostre coste per fuggire da guerre e violenze.
Il Manifesto, 13 marzo 2015



Moschee, il governo impugna la legge E Maroni: non ci faremo intimidire
Corriere della sera Milano, 13-03-2015
Andrea Senesi
La legge «anti-moschee», votata dal Pirellone poco più di un mese fa, finirà davanti alla Corte costituzionale. Il governo ha deciso ieri d`impugnare il contestatissimo pacchetto di norme. In attesa della pronuncia della Consulta sui luoghi di culto, la Lega lancia un`altra crociata anti-immigrati. «Bisogna sospendere le cure mediche ai clandestini», dice il leader Matteo Salvini. a pagina 7
La legge «anti moschee», votata dal Pirellone poco più d`un mese fa, finirà davanti alla Corte costituzionale. Il governo ha deciso ieri di fare ricorso contro il contestatissimo pacchetto di norme, scatenando la reazione di Roberto Maroni: «Renzi ormai impugna ogni nostra legge, che si tratti di moschee, di sanità o di nutrie. È solo ritorsione ma non ci intimidisce». Il provvedimento regionale vuole imporre regole più severe (e onerose) per aprire nuovi luoghi di culto in Lombardia. E anche se valgono di fatto per tutte le confessioni, le nuove norme andrebbero a colpire soprattutto le comunità musulmane che chiedono di regolarizzare le moschee. Dovranno essere stipulate convenzioni in materia urbanistica con i Comuni interessati, e nel caso di una confessione senza accordi bilaterali in materia con lo Stato italiano (l`Islam, appunto), le richieste d`autorizzazione dovranno essere vagliate anche da una Consulta regionale. I Comuni dovranno poi approvare entro 18 mesi un piano urbanistico con la possibilità d`indire un referendum consultivo sulle richieste. Eventuali nuovi edifici di culto dovranno comunque nascere a una «distanza minima» dagli altri, disporre di una superficie di parcheggi pari ad almeno il doppio di quella dell`edificio e di impianti di videosorveglianza collegati con le forze dell`ordine. Soddisfatte del ricorso le opposizioni di centrosinistra. «Legiferare in modo ideologico e populista non può che portare a questi risultati. L`impugnativa era più che prevedibile ma alla Lega interessa più fare propaganda con le bandiere e i referendum piuttosto che concentrarsi su problemi reali quali sanità, casa, trasporto pubblico e rilancio dell`economia. Maroni cambi rotta», esulta Alessandro Alfieri, segretario del Pd lombardo.
«Da subito avevamo sollecitato il Consiglio dei ministri e puntuale è arrivato lil ricorso che accogliamo con grande soddisfazione - gli fa eco Lucia Castellano capogruppo della Lista Ambrosoli -. Questo atto chiarisce ulteriormente gli evidenti profili di incostituzionalità di un testo che è stato pensato per impedire la realizzazione di moschee e che, nella miopia di Maroni e della sua maggioranza, per raggiungere l`obiettivo lede di fatto i diritti di tutte le confessioni violando il principio della libertà religiosa». «Grazie al ricorso del governo - sottolinea il senatore Franco Mirabelli del Pd - i Comuni, e prima di tutto quello di Milano, potranno attuare quelle politiche per garantire a tutti l`esercizio del culto che questa legge voleva impedire». E da Palazzo Marino arriva infatti il plauso al governo dell`assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino: «Un atto d`intelligenza e di civiltà».
Le moschee e non solo. Perché la Lega, in attesa della pronuncia della Consulta sui luoghi di culto, lancia una nuova crociata anti-immigrati. «Bisogna sospendere le cure mediche ai clandestini», attacca Matteo Salvini. «La Lombardia - spiega in un tweet il segretario del Carroccio - ha speso 100 milioni di euro e lo Stato rimborsa zero». Il numero due dell`aula del Pirellone raccoglie la sfida del suo leader: «Mi attiverò al più presto per chiedere alla giunta di avviare le procedure necessarie per sospendere le cure ai clandestini, almeno fino a quando il governo non avrà rimborsato le spese che abbiamo sostenuto fino ad oggi», promette il vicepresidente leghista del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti.



Per favore parliamo dei rom
l'Espresso, 13-03-2015
Achille della Ragione  Lettere e risposte
I Rom sono nostri fratelli?! Gli zingari in secoli di peregrinazioni, partendo dall’India, si sono sparpagliati in vari paesi europei e, gelosi di una loro atavica tradizione, non tengono alcun conto delle leggi dei paesi che li ospitano. Spesso non posseggono documenti, non denunciano all’anagrafe i loro nati, sposano donne bambine di 10 – 11 anni e soprattutto vivono di accattonaggio e ruberie, non riconoscono la proprietà altrui e rifiutano il lavoro. Si tratta di abitudini intollerabili per qualsiasi paese civile, per cui nei cittadini si determina un’ingiustificata insofferenza.
L’entrata nell’Europa della Romania, patria di milioni di rom, ha esacerbato la situazione perché moltitudini di zingari si sono o si stanno trasferendo verso paesi più ricchi e più permissivi. Un esodo di dimensioni bibliche favorito da un criminale e complice lassismo alle frontiere, ha permesso che in particolare a partire siano stati tutti quelli che avevano problemi con la giustizia, increduli di potersi trasferire da uno Stato dove un processo penale completa tutti i gradi in meno di un anno a nazioni, come l’Italia, dove la magistratura e l’ordine pubblico sono allo sfascio ed i tempi della resa dei conti ipotetici quanto infiniti.
Ma la Romania aveva titolo a far parte dell’Europa? La risposta è pleonastica: la Romania è stata sempre Europa. Lo era quando le legioni romane di Traiano sono andate a conquistarla trasformandola nel granaio dell’impero, lo era quando ha fatto scudo all’espansionismo ottomano e lo era pienamente quando a Yalta i tre vincitori decisero di darla in pasta al comunismo. Ed a continuato a beneficiare l’Europa anche sotto Ceausescu, conservando le frontiere inviolabili e ritardando di decenni le odierne migrazioni, che in democrazia è pura utopia sperare di poter contrastare.
Nei secoli i tentativi forzati di assimilazione o la ricerca di efferate soluzioni finali… sono stati numerosi: alcuni Stati europei, tra i quali l’illuminato impero austro ungarico prevedevano di togliere i figli agli zingari, stabilendo che venissero allontanati dai loro genitori e inseriti in famiglie tradizionali, mentre la nomea di rubare i bambini è rimasto invece pregiudizio dei rom, fino alla politica criminale di Hitler, che ha inviato centinaia di migliaia di nomadi nei campi di sterminio senza che nessun giorno della memoria si commemori per ricordare al mondo questo immane olocausto.
Pochi i giorni lieti accanto alle persecuzioni, quando erano attesi e onorati, nelle loro peregrinazioni periodiche e portavano in un paese la loro musica, le loro danze, i loro spettacoli, i loro abiti vivaci, la loro abilità nel riparare utensili rotti, la loro melanconica gioia di vivere. Oggi gli zingari sono trattati dalla legislazione, dalle amministrazioni locali, dai giornali e dalle televisioni, dai cittadini come rifiuti umani, da relegare in quelle discariche a cielo aperto che sono gli accampamenti nomadi, situati sempre nell’estrema periferia metropolitana, vicino a cumuli di spazzatura, a un cimitero, a uno scarico industriale, quasi sempre sotto la massicciata di un ponte autostradale o di una ferrovia, o anche sulle sponde di un torrente o di un canale, là dove la comunità urbana colloca idealmente e materialmente i propri rifiuti. Sono i monumenti moderni alla segregazione, che le nostre amministrazioni comunali, senza distinzione di colore politico hanno creato, cercando di dimenticare il problema senza sforzarsi a cercare una diversa soluzione.
L’Europa ha creato uno spazio unico di libertà, sicurezza, giustizia al quale non difetta la solidarietà e tanta ce ne vorrà per risolvere il problema degli zingari, senza mai dimenticare che sono cittadini europei.
Bisogna convincersi che è del tutto inutile sgomberare una tribù da un terreno occupato abusivamente nella periferia di una città, perché andrà ad occuparne un altro e si potrà essere abusivi su di un terreno, su tutti i terreni, ma nessuno è abusivo sulla Terra, figuriamoci in Europa. Tra i rom esistono figure rivestite di un’autorità e con loro bisognerà fare accordi, riconoscere diritti fondamentali in cambio dell’osservanza dei doveri, rispettare tradizioni e costumi, prestare generosamente servizi ed assistenza in cambio di un impegno alla legalità, includendo l’obbligo per i minori di dedicarsi allo studio. In caso contrario agire con grande severità, togliendo la patria potestà ai genitori che avviano la prole all’accattonaggio.
Una prospettiva che riunisca il bastone e la carota e che sia insieme, sicurezza e solidarietà, libertà e responsabilità, diritti ma anche doveri.
Dobbiamo attivarci cercando di convincerli ad entrare nei cicli delle nostre attività e delle nostre esistenze. Gli zingari rappresentano una riserva straordinaria di vitalità, di adattamento, di voglia di vivere, di solidarietà. Essi sono il banco di prova di quella riforma della società che tutti chiedono e che nessuno ha la capacità di elaborare. Inventare un rapporto di collaborazione con loro e con i flussi sempre più imponenti di profughi, migranti e nomadi di ogni genere trascinati alla deriva lungo le tortuose strade della globalizzazione non è un problema di poco conto, da delegare alla Caritas o al politico di turno, bensì è la scommessa che l’Europa fa con il proprio futuro e gran parte del destino degli zingari è nelle loro mani. Essi sono o fanno credere di essere bravi ed esperti chiromanti, che sappiano leggere il loro futuro, dopo che per secoli ci hanno voluto far credere di saper leggere il nostro.
 


Mediatori culturali per facilitare il rapporto degli immigrati con il fisco
La sperimentazione, prima in Italia, negli uffici dell’Agenzia delle Entrate di Torino
La Stampa, 12-03-2015
Maria Teresa Martinengo
TORINO
Mediatori culturali di madrelingua araba, cinese, moldava e somala negli uffici dell’Agenzia delle Entrate per facilitare l’utenza straniera nelle relazioni con l’amministrazione, a partire dall’ottenimento del codice fiscale, alla registrazione dei contratti di locazione, fino alla dichiarazione dei redditi. La sperimentazione, prima in Italia, in corso da una settimana, è stata presentata oggi dal Prefetto Paola Basilone, e dal direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate, Paola Muratori. Il progetto è nato nell’ambito dei progetti europei per l’integrazione e la Prefettura ha messo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate un gruppo di mediatori culturali. «Il progetto soddisfa una duplice esigenza - ha spiegato il direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate, Paola Muratori -. Da un lato, quella dell’utenza straniera che, per essere in regola con gli adempimenti fiscali, deve affrontare difficoltà di tipo linguistico confrontandosi con norme, prassi e contesti organizzativi diversi. Dall’altro, l’Agenzia delle Entrate vuole relazionarsi con questi contribuenti per renderli pienamente consapevoli dei loro obblighi fiscali e delle opportunità offerte dalla normativa fiscale».


 

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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