La strana legge del Cie di Ponte Galeria: espulsi in attesa di giudizio

Italia-razzismo
Alla fine del mese di gennaio sono state rimpatriate in India due persone dal Cie di Ponte Galeria, poco fuori Roma. E fin qui tutto regolare, dal momento che il destino di molti “ospiti” del Cie, oltre all’identificazione, è proprio quello dell’espulsione.

Di molti, appunto, ma non di tutti. Le due persone indiane rimpatriate rientrano tra quelli che non dovevano, almeno per il momento, tornare al paese di origine.  Erano infatti in attesa di ottenere un provvedimento di sospensiva sia davanti al T.A.R. del Lazio (udienza fissata per il 2 febbraio), sia davanti al Giudice di pace, assistiti dall'avvocato Laura Barberio. E così i due vengono prelevati il 30 gennaio alle 9 del mattino dal Cie, privati dei cellulari, ammanettati e portati all'aeroporto. Alle ore 3.30 del 1 febbraio sono atterrati in India.
La loro espulsione viola la direttiva comunitaria 115/2008 in quanto non è stata garantita loro la possibilità effettiva di un ricorso, oltre che il diritto alla difesa previsto dall’articolo 24 della Costituzione italiana. Ma l’aspetto di questa storia che più colpisce è che quei due signori erano soci di una ditta assieme a un loro connazionale, destinatario dello stesso provvedimento, le cui contestazioni legali sono state accolte dal T.A.R. del Lazio.
Ecco, pare piuttosto evidente, che si tratta di un atto, quello del rimpatrio, avvenuto non proprio in piena regola e, soprattutto, dettato da discrezionalità. Non è un caso isolato quello di Ponte Galeria bensì rientra in una condotta consolidata e assai frequente, dove la legalità sembra non essere la prima preoccupazione. Nel caso in questione, poi, abbiamo la più feroce manifestazione del moto popolare che dice: oltre il danno la beffa. Venerdì 3 febbraio il Tar del Lazio ha accolto il loro ricorso. Un aereo dello Stato italiano è già in volo per riportarli nel nostro paese?
7 febbraio 2012

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