Pochi i migranti che sanno che votare è un diritto anche per loro

 

Osservatorio Italia-razzismo 13 maggio 2011
Acune amministrazioni locali, domenica e lunedì, rinnoveranno la propria assemblea. Potranno votare i cittadini italiani e quelli comunitari regolarmente residenti, che hanno presentato la domanda di iscrizione nelle apposite liste elettorali aggiuntive entro i quaranta giorni precedenti la data delle elezioni. 
Non si tratta di un inserimento automatico e bisognerà attendere l’approvazione della specifica commissione elettorale. Ma quanti sono gli stranieri comunitari a conoscenza di questa opportunità? A quanto pare dai dati, di cui per ora dispongono le amministrazioni, pochi. Per esempio: a Bologna solo 502 romeni (comunitari dal 2007) si sono iscritti alle liste su tremila che avrebbero questa possibilità e, a Milano, 754 su quasi diecimila. Per quanto riguarda i bulgari, anche loro neocomunitari, si tratta di appena poche centinaia in tutto il paese. 
A meno che la situazione non si ribalti all’ultimo momento, dato che c’è la possibilità di un’iscrizione in extremis accompagnata da una valida giustificazione del ritardo, si tratta di cifre davvero esigue. E, viene proprio da dire, di diritti non fatti valere. Considerando solo i romeni e i bulgari si calcola in circa un milione questi elettori oscurati. Ma non è la prima volta che accade una simile esclusione. Alle elezioni europee del 2009 i comunitari residenti nel nostro paese erano oltre 1 milione e, di questi, solo 65.877 avevano presentato la domanda nei tempi indicati. Impressionante se si considera che allora si votava per la comune “patria europea”. Per concludere, una curiosità: sono sei i candidati sindaco di origine straniera. Può questo essere considerato un microscopico segnale positivo di integrazione?
 
 
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