Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

All Black Italians


Mauro Valeri
Martedì 13 ottobre, la Nazionale italiana Under 21 di calcio ha giocato contro la Bosnia una partita valida per le qualificazioni agli Europei di categoria.
Al di là del risultato finale, è stato un evento per alcuni verso “storico”, passato però quasi del tutto sotto silenzio. Infatti, per la seconda volta, sono scesi in campo due Black Italians: Mario Balotelli e Angelo Ogbonna. Di Mario sappiamo molto (tanto da correre il rischio di abituarci, come osserva La Gazzetta dello Sport, anche di quei vergognosi fischi “che solo a lui vengono riservati appena sbaglia un dribbling”). Di Angelo, invece, si sa ben poco. E’ nato a Cassino nel maggio 1988 da entrambi i genitori nigeriani, che si erano trasferiti in Italia per motivi di studio, per poi stabilirsi, dal 1983, nella provincia di Frosinone. Come tanti suoi coetanei, i primi calci Angelo li tira nei campetti del quartiere periferico di San Bartolomeo. E’ il padre, Nnamdi, a pensare che il calcio, insieme alla scuola, possa essere un’occasione in più per ben integrarlo nella comunità. In realtà, visto che Angelo è piuttosto gracile e che la sua altezza supera abbondantemente la media, ha anche qualche problema di coordinamento dei movimenti. La voglia di rincorrere e di colpire un pallone possono essere utili anche a questo (e visto l’Angelo di oggi, alto più di 190 centimetri per 86 kg, sicuro e deciso, la scelta è stata più che positiva). Di piedi buoni ha solo il sinistro, ma si rifà conquistando quasi tutti i palloni alti. Uno così ha un destino calcistico prestabilito: difensore centrale, dove più che i piedi conta la prestanza fisica. Il destino si compie, e Angelo presto si impone in quel ruolo, dimostrando anche una notevole personalità. A quattordici anni viene notato da un talent scout del Torino. L’occasione è buona, e Angelo la coglie; con tutta la famiglia si trasferisce nel capoluogo piemontese, dove cresce calcisticamente nelle giovanili granata. Come Mario Balotelli e Stefano Okaka (anche loro nati in Italia da genitori stranieri), Angelo vive da straniero fino al 18° anno d’età, e, come i due colleghi, ha visto il suo nome italianizzarsi nel corso degli anni. Cliccando su Wikipedia, fino a poco tempo fa appariva il nome completo: Angelo Obinze Ogbonna; ora solo Angelo Ogbonna. Il lavoro intenso e l’umiltà con cui Angelo si impegna danno i loro frutti, tanto che l’11 febbraio 2007 - quando è già maggiorenne (e italiano) - fa il suo esordio in serie A. Dopo un periodo in cui è stato mandato, come si suol dire, a farsi le ossa a Crotone, nel 2008 è tornato ad indossare la maglia granata, con buoni risultati. Di fatto lui si sente italiano da sempre, al di là del colore della pelle (diversamente da alcuni siti neofascisti o da qualche giornalista che ancora scrive che è italiano “nonostante le apparenze”!). Per questo a marzo ha rifiutato la convocazione della nazionale giovanile della Nigeria. Nelle interviste, in cui parla un italiano senza accenti particolari, a chi gli domanda se esiste il razzismo nel calcio, Angelo risponde che a lui non sono mai capitati episodi degni di nota, ma forse perché non è uno “che dà peso a certe situazioni”. Per lui il razzismo è soprattutto un problema dei razzisti (ma forse anche perché lui è una sorta di colosso). Per questo aveva sorriso quella volta in cui, mentre si allenava in un campetto vicino al carcere di Torino, un detenuto, da dentro la cella, lo aveva insultato per il suo colore della pelle. Anche lui pensa che il razzismo è spesso frutto di ignoranza, ma poi, aggiunge che “di base, uno che gioca al calcio un po’ ignorante lo è, altrimenti farebbe il ballerino”. Lui ha scelto di giocare al calcio, ma anche di iscriversi al primo anno di Giurisprudenza.
Secondo il Corriere dello Sport Angelo è stato il migliore in campo contro la Bosnia, perché non ha sbagliato un intervento ed è andato vicinissimo al gol (lui che è un difensore!). La partita della Nazionale Under 21 è anche l’occasione per fare un po’ il punto sui Black Italians nel calcio italiano. Finora ad aver esordito in serie A sono stati in 11: il primo è stato Ibrahim Scandroglio nel maggio 1999 con l’Empoli, l’ultimo Stephan El Shaarawi nel dicembre 2008 con il Genoa, ad appena 16 anni e due mesi (sebbene Stephan abbia il colore della pelle piuttosto chiaro, essendo figlio di un padre egiziano è ritenuto un Black). Se consideriamo che attualmente in serie B gioca anche un portiere Black Italian, Stefano Layeni, e che Scandroglio ha fatto perdere le sue “tracce calcistiche”, è possibile proporre una formazione All Black Italians. In porta, appunto, Layeni (AlbinoLeffe); in difesa: Matteo Ferrari (Besiktas, Turchia), Joseph Dayo Oshadogan (Lanciano), Angelo Ogbonna (Torino), Fabiano Santacroce (Napoli); a centrocampo Fabio Liverani (Palermo), Christian Manfredini (Lazio), El Shaarawi (Genoa); in attacco: Claudio De Sousa (svincolato), Mario Balotelli (Inter), Stefano Chuka Okaka (Roma). Per gli appassionati degli schemi, risulterebbe un curioso 4 - 3 - 3. Al momento, mancherebbe un allenatore Black Italian, ma questo, si sa, è un problema in tutta Europa. I “magnifici undici” sono giovani nati tra il 1975 e il 1992, che hanno acquisito la cittadinanza italiana in maniera abbastanza diversa: due di loro – entrambi nati in Costa d’Avorio – sono diventati italiani a seguito dell’adozione; sei sono italiani dalla nascita, perché figli di un genitore italiano (in tre casi il padre, in tre la madre); i restanti tre, avendo entrambi i genitori stranieri, hanno acquisito la cittadinanza italiana solo dopo aver compiuto il diciottesimo anno d’età (e infatti in due casi hanno esordito in serie A da “stranieri”). I paesi di provenienza dei loro genitori sono piuttosto vari, così come lo sono quelli dei migranti: Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria, Somalia, Angola, Guinea, Egitto, Brasile. Diversificati anche i luoghi di nascita: sette Black talians sono nati in Italia (tre nel Lazio, due in Liguria, uno in Umbria e uno in Sicilia), gli altri quattro all’estero (Costa d’Avorio, Algeria, Brasile).
Per quanto invece riguarda la Nazionale maggiore, finora hanno esordito solo due Black Italians, entrambi italiani alla nascita: Liverani, che ha il curioso primato di essere stato il primo a indossare la maglia azzurra (25 aprile 2001), ma anche l’ultimo Black Italian a scendere in campo con la Nazionale maggiore (16 agosto 2006). Ma se Liverani ha realizzato solo tre presenze, Ferrari, che ha esordito il 20 novembre 2002, ha indossato la maglia azzurra 11 volte. Ferrari è invece il primo Black Italian ad aver giocato finora nella Nazionale Olimpica e ad aver esordito nelle Nazionali Giovanili (Under 15, Under 16, Under 17, Under 18). Tuttavia, nel 2008 proprio il giovane El Shaarawi ha esordito nella Nazionale Under 16 e in quella Under 17, dove ha realizzato i primi gol di un Black Italian. Nella Under 20, invece, dopo il “solito” Ferrari, ha recentemente esordito anche Okaka, che è anche l’unico Black Italian ad aver giocato nella Under 19. Novità maggiori si hanno proprio nella Nazionale Under 21, dove l’esordio del primo Black Italian, Joseph Dayo Oshadogan, risale al lontano 3 ottobre 1996. Lo hanno seguito Ferrari (che ha totalizzato ben 27 presenze), e più di recente Santacroce e, appunto, Ogbonna. Il dato forse più interessante è che nel 2009 sono state quattro le partite con due Black Italians in campo: due con la copia Balotelli-Santacroce, e due, appunto, con Balotelli-Ogbonna. E’ forse il segno di una trasformazione in atto, dell’affermazione di quella Rivoluzione Nera che da oltre un decennio ha interessato anche l’Italia?

Meno intenso è invece il processo che finora ha interessato il calcio femminile (forse perché non c’è alcun Beckam da sognare?). Per quanto riguarda le Black Italians, per il momento in Nazionale ha esordito solo la meticcia Sara Gama, terzino sinistro, nata a Trieste nel 1989, che però ha un importante primato: è in assoluto la prima Black Italian ad aver indossato la fascia da capitano della Nazionale Under 19, con la quale nel 2008 ha vinto gli Europei Under 19. 

Esiste anche un'altra Nazionale italiana “multirazziale”: il Team Rainbow, messo insieme, nell’estate 2007, dal Settore Giovanile e Scolastico della FIGC, legando in maniera intelligente lo sport alla scuola: 32 ragazzi di origine straniera della categoria Giovanissimi, testimonial di quanto il calcio possa essere realmente un momento di integrazione. Và riconosciuto al Settore Giovanile e Scolastico anche lo sforzo di aver rivisto le norme di tesseramento per i ragazzi da 5 a 16 anni, tenendo conto dei processi che stanno interessando l’Italia, ed in particolare della presenza sempre più consistente dei figli dei migranti (una presenza che invece appare ancora limitata nelle scuole calcio). E’ anche un esempio dell’equilibrio che occorre avere pure in queste materie, in cui bisogna fare i conti con due esigenze: da una parte evitare che qualche delinquente possa fare dell’Italia una meta per loschi traffici di calciatori minorenni stranieri, dall’altra riconoscere effettivamente ai figli di immigrati il diritto al gioco. Sarebbe importante che altrettanto facessero anche le altre Federazioni sportive. 

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