Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

 

Politicamente correttissimo
Cambiar Leder
SE il Cav e Bossi continuano a rinviare la successione cadranno insieme con le loro creature
Luigi Manconi
1. Ascoltato, grazie a Radio Radicale, tutto (ma proprio tutto) il discorso di investitura di Angelino Alfano, venerdì scorso. Piglio deciso, ottima tonalità vocale, buona tecnica oratoria, discreto controllo dell’ oleoso accento  siciliano. Ma il testo! Ghostwriter svaccati dall’ afa , retorica troppo dimessa e priva di slanci, fonti letterarie insignificanti , forse inesistenti. I rarissimi sprazzi di ironia non richiamano non dico Leonardo Sciascia, ma nemmeno Saro Urzì o Ficarra e Picone, bensì Antonino Zichichi (che non è di Agrigento ma di Trapani). Insomma, c’è ancora molto da lavorare.
2. La nomina a segretario politico di Angelino Alfano, tuttavia, va considerata con molta attenzione. Qui mi limito a esaminarla sotto l’ aspetto relativo ai riti di successione e alla loro efficacia. Il caso ha voluto che, quasi contemporaneamente, i due partiti del centrodestra Pdl e Lega nord, si debbano confrontare con il grande problema del ricambio della leadership. È questione che travaglia qualunque formazione politica, ma che può rappresentare un passaggio delicatissimo, e rischiosissimo, per i partiti carismatici. Tra l’ altro, i Capi Assoluti  in questione, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, sono entrambi  profondamente limitati da una condizione di invalidità. E quel limite non ha costituito, come pure sarebbe stato possibile, un fattore di enfatizzazione del carisma, di sua esaltazione grandiosa nel bene come nel male (nella potenza come nella fragilità), bensì di  sua attenuazione. E tendenzialmente di crisi irreversibile.  E infatti, se quel limite fosse stato percepito alla stregua di un annuncio drammatico, ma vitale, che parla di una finitezza  da accogliere come un’ opportunità di trasformazione e di rinnovamento; se la ferita fosse stata ritualizzata come un evento traumatico ma rimarginabile; se la debolezza, insomma, fosse stata considerata come l’ altra faccia di una forza straordinaria, e non come la caduta di cui profittare, anche l’ itinerario della successione avrebbe avuto un diverso andamento. E, invece, oggi Berlusconi e Bossi appaiono certamente come leader  tuttora indiscutibili, circonfusi di un’ “aura sacra” che ne esalta il fascino irrazionale, l’appeal subliminale, la carica per così dire  erotica: ma è come se tutto ciò fosse gravato da un peso e invalidato da un’ handicap.  La narcolessia (senti chi parla) di Berlusconi, la sua dislessica logorrea, la sua permanente cupezza e, poi, quella voce afona  e stenta di Bossi (che tutti impietosamente definiscono “biascichio”), il suo apparire perennemente altrove, fuori ritmo e fuori sincrono: ecco altrettanti segni di una decadenza fisica che, di per sé, non dovrebbe  far evaporare il carisma. Se, invece, ciò accade, come brutalmente accade, è perché quelle leadership personalistiche e plebiscitarie, magiche e seduttive, non hanno saputo o voluto immaginare la transizione e la successione.  Dunque il fatale indebolirsi del potere di suggestione e attrazione, quale si manifesta nell’ inevitabile declino fisico,non  viene vissuto  come un naturale passaggio di fase, bensì come il segnale di un crollo definitivo . Al confronto, i vecchi  partiti di massa (o ciò che resta di loro), pur se inariditi e sbrindellati, burocratizzati e afasici, risultano sensibili organi di partecipazione e di militanza. D’altra parte, le discipline della storia e della scienza politica hanno studiato il fenomeno dei “partiti personali”, evidenziando come il carisma non sia perpetuabile per eredità, ma rappresenti una dote individuale , non  trasmissibile per via parentale o dinastica.  Il carisma è un unicum che può sopravvivere alla fine di chi ne è titolare solo se esso venga secolarizzato attraverso regole e vincoli e “neutralizzato” attraverso meccanismi di verifica e di bilanciamento. In altre parole, se il carisma si misura con la procedura democratica.  È fatale che tra potere carismatico e procedura democratica emerga un conflitto profondo, quasi come se le due categorie appartenessero a fasi storiche e a universi politici differenti: ma se pure si volesse tentare di conciliare quelle categorie, il passaggio risulterà dannatamente stretto. Berlusconi che nomina segretario Alfano “per acclamazione” e Bossi che si dice in grado di “mettere fuori in due minuti” i dissidenti, mostrano limpidamente che, quel passaggio sdrucciolevole, non hanno la minima voglia di percorrerlo. Rischiano, così, di perire insieme alle loro creature.
3. Lette le trascrizioni delle telefonate di Deborah Bergamini, già consulente per la comunicazione e assistente di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, successivamente vicedirettore e, poi, direttore dell’ ufficio Marketing della Rai, quindi consigliere d’amministrazione di Rai International e Rai Trade, infine parlamentare del Pdl. Come usa dire, nulla di penalmente rilevante, ma  - converrete -  qualcosa di schifosetto, sì.
 
il Foglio 5 luglio 2011
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