Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

4 marzo 2013

 

«Un mondo che migra». Un nuovo primo marzo
Osservatorio Italia-razzismo 
Italiarazzismo.it 28 febbraio 2013
Dal 2010, ogni primo marzo, si tiene una manifestazione nazionale per ricordare l’importanza della presenza straniera nel nostro Paese. Per indicare quella giornata si usa il termine “sciopero” perché, il primo marzo del 2010, le persone straniere che lavoravano in Italia organizzarono un’astensione collettiva dal lavoro.
La proposta in qualche modo funzionò, ma solo per quella volta. Già dall’anno successivo, nella medesima giornata non ci furono raduni di piazza, ma la presenza straniera fu comunque celebrata e valorizzata con iniziative locali. La giornata del primo marzo è diventata così un momento per riflettere sull’importanza dell'apporto dato all’Italia dai lavoratori stranieri. Un contributo la cui mancanza peserebbe parecchio perché, come viene ben descritto dal Rapporto sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone-Moressa, il lavoro svolto dagli immigrati è complementare, e non concorrenziale, a quello degli italiani. 
Quest’anno, in occasione del Primo Marzo, a Roma, sarà presentato il libro “Ripartire. Storie di un mondo che migra”. Si tratta di un progetto di Frontiere News, un web magazine che racconta le sfide, le sconfitte e le vittorie dell’Italia interculturale del terzo millennio. Hanno contribuito alla stesura del testo diverse persone impegnate a vario titolo nel campo delle migrazioni, come Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, Enrico Fontana, direttore di Paese Sera, Joshua Evangelista direttore di Frontiere. Nel libro il fenomeno dell’immigrazione straniera in Italia viene raccontato in tutte le sue sfaccettature: gli sbarchi, la concessione e la negazione dello status di rifugiato, il dramma dell’accoglienza, i lavoratori e la negazione dei loro diritti, la frustrazione delle badanti, le seconde generazioni e la difficoltà della concessione del diritto di cittadinanza. Il punto centrale del libro è il termine Ripartire che, come viene spiegato dagli autori, “è da intendersi con una duplice accezione: come verbo dell’infinita migrazione, spesso conseguenza della costrizione, e come azione di chi ha deciso di non accettare la situazione imposta dalle circostanze”. E proprio su questa parola si svolgerà il dibattito-presentazione di domani  alle ore 19 in via Fortebraccio 1, a Roma, cui parteciperanno gli autori. E il verbo Ripartire, va detto, è proprio ben scelto, perché – in realtà – le accezioni possibili sono ancora di più. Nel linguaggio corrente, infatti, quel ripartire ha il senso forte di una capacità di ripresa, allude a un rialzare la testa e a un riprendere energia e movimento dopo una crisi o una sconfitta. Che è, poi, la condizione non certo infrequente di chi intraprende il difficile percorso dell’integrazione nel Paese di arrivo. Ma è anche, quel ripartire, un preciso tratto sociologico: una gran parte di coloro che abbandonano la propria terra fatica a trovare una destinazione stabile, incoraggiati o respinti via via dai mutamenti dei diversi mercati del lavoro e dalle oscillazioni delle normative in materia. In altre parole, è come se il ripartire fosse una condizione stessa del migrare. Insomma, non si parte una volta sola. 
 
 
“La governance dell’immigrazione. Diritti, politiche e competenze”, il nuovo volume della collana Laboratorio Wiss della Scuola Superiore S. Anna
Immigrazioneoggi.it 4 marzo 2013
Un volume per tracciare un bilancio delle risposte date al fenomeno dell’immigrazione sia sotto il profilo delle politiche attuate, a distanza di 15 anni dalla legge Turco-Napolitano, sia sotto quello della garanzia dei diritti fondamentali, quali prerogative irrinunciabili non solo del cittadino ma prima ancora della persona.
La governance dell’immigrazione. Diritti, politiche e competenze, il nuovo volume della collana Laboratorio Wiss della Scuola Superiore S. Anna edito da Il Mulino, a cura di Emanuele Rossi, Francesca Biondi Dal Monte e Massimiliano Vrenna è un volume importante, di quasi 600 pagine, che racconta come in questi anni si sia consumata una parabola che ha segnato l’intera Ue, passando “dall’Europa della speranza all’Europa della paura” e come in questa stessa cornice abbiano preso corpo miriadi di altre risposte subnazionali e locali, che hanno reso il quadro molto variegato.
Nella prima parte del volume, Immigrazione e diritti fondamentali: dai diritti del cittadino ai diritti della persona, si dà conto dei riflessi che l’intensificarsi dei flussi migratori ha provocato nel nostro sistema istituzionale e nella tutela dei diritti fondamentali. Nella seconda parte,Esperienze e soluzioni per la governance dell’immigrazione, viene rappresentata la complessità istituzionale del “governo” dell’immigrazione, nell’ambito del quale l’Ue ha svolto un ruolo sempre più rilevante alla luce delle maggiori competenze ad essa attribuite nel percorso istituzionale che ha portato dal trattato di Roma al trattato di Lisbona. Del pari rilevante è il ruolo svolto dalle Regioni e dagli enti del terzo settore. Seguono tre distinti lavori aventi ad oggetto alcune esperienze straniere: Spagna, Francia e Stati Uniti.
Infine la terza parte del volume, Regioni e immigrazione nella più recente legislazione, è dedicata al commento delle più recenti leggi regionali in materia di immigrazione (l.r. Toscana, l.r. Marche, l.r. Puglia, l.r. Campania, l.r. Lazio, l.r. Liguria) e degli interventi adottati nelle Regioni a statuto speciale.
Indice, prefazione e introduzione al volume sono disponibili on-line. 
http://www.wiss-lab.dirpolis.sssup.it/la-governance-dellimmigrazione-diritti-politiche-e-competenze-2/
 
 
 
Un vigile e una tassista aiutano le straniere a prendere la patente
Zita Dazzi
la Repubblica 27 febbraio 2013
IMPARARE a guidare e prendere la patente per una donna straniera può essere un traguardo che in patria nemmeno era immaginabile raggiungere. In Italia poi, ai problemi culturali e familiari, si aggiungono la questione linguistica e i costi proibitivi delle scuole guida. Ma da qualche mese l' associazione Villa Pallavicini di via Meucci - storica istituzione laica e tutta "al femminile" in fondo a via Padova - ha aperto le porte alle ragazze e alle signore arrivate a Milano da lontano, donne che erano iscritte ai frequentatissimi corsi di italiano per stranieri (oltre 500 allievi all' anno) e che chiedevano a gran voce che qualcuno insegnasse loro anche a guidare l' auto. I corsi per arrivare all' esame di guida sono tenuti da un vigile urbano e da una tassista che nel tempo libero si dedicano a quest' attività di volontariato. I testi per studiare la parte teoricaei libri coni quiz dell' esame sono stati regalati dagli abitanti del quartiere e diversi soci hanno offerto le loro macchine per le lezioni su strada. Per ora frequentano oltre cinquanta donne, ma altre sono in attesa del loro turno. Molte sono quelle che hanno privilegiato invece i corsi di cucina. Qui non è raro trovare donne arabe e asiatiche che imparano a fare tagliatelle, pasta a mano e pizza artigianale. Il "centro donne" della Villa organizza anche corsi pre e post parto, eventi culturali, spettacoli, feste, presentazioni di libri nella fornitissima biblioteca multilingue, proiezioni di film, visite a mostre e monumenti. Questi due corsi sono solo alcune delle proposte confezionate per le donne straniere in via Meucci, sede dell' associazione che da quasi vent' anni anima il quartiere a ridosso di Crescenzago, collaborando attivamente con le comunità straniere, con la vicina Casa della carità, con l' associazione Amici del parco Trotter e col Comune (settore Politiche sociali), che dal maggio 2012 sostiene molte iniziative rivolte alle donne della Villa. Fondi arrivano anche da Fondazione Cariplo, anche se i corsi di italiano sono «totalmente autofinanziati e garantiti grazie a un vasto numero di abitanti del quartiere che si mettonoa disposizione come volontari», spiegano le organizzatrici. Per la prima volta, quest' anno, il 51 per cento degli iscritti ai corsi è rappresentato da donne. Gradualmente, negli ultimi anni, sono diminuiti gli immigrati neo arrivati e in cerca di lavoro. «Abbiamo ormai tante persone che sono in Italia da anni e che si sono bene integrate, con casa, famiglia e lavoro. Persone che vivono in zona e che hanno solo la necessità di risolvere i problemi pratici di ogni giorno, come appunto la possibilità di guidare un' automobile per portare a scuola i figli e raggiungere il posto di lavoro», spiega Emanuela Manni, anima e fondatrice della Villa. Fra pochi giorni - sabato 9 marzo, dalle 15 alle 20 - in via Meucci si terrà una grande «festa delle donne», in collaborazione con il consiglio di Zona 2, con musica e cibo gratis per tutte le partecipanti. Un' anteprima della festa di primavera, "Popolandomi", che si terrà come ogni anno a maggio e che coinvolgerà tutte le comunità straniere del quartiere più multietnico della città.
 
 
Immigrazione: Quasi mezzo milione le imprese guidate da stranieri. +24mila nel 2012
oipamagazine.eu 4 marzo 2013
Sfiora ormai il mezzo milione di “effettivi” l’armata delle imprese guidate da cittiadini stranieri . Nel 2012 questa fetta ormai strutturale del tessuto imprenditoriale italiano è cresciuta ad un ritmo del 5,8% pari a 24.329 imprese in più rispetto alla fine del 2011. Un contributo che si è rivelato determinante per mantenere in campo positivo il bilancio anagrafico di tutto il sistema imprenditoriale italiano (cresciuto, lo scorso anno, di sole 18.911 unità). Alla fine del 2012, le 477.519 imprese a guida di cittadini stranieri rappresentano pertanto il 7,8% del totale delle imprese, con punte superiori al 10% in due regioni - Toscana (11,3) e Liguria (10,1) – e in ben dodici province, tra cui spiccano Prato (23,6), Firenze (13,6) e Trieste (13,2).
In termini assoluti le attività più presidiate sono quelle del commercio al dettaglio (dove le imprese a guida straniera sono 129.485) e dei lavori di costruzione specializzati (dove alla fine dello scorso anno si contavano 101.767 attività); molto distanziate le attività dei servizi di ristorazione (31.129) e il commercio all'ingrosso (29.646). In termini di incidenza percentuale, le attività guidate da immigrati sono presenti soprattutto nelle telecomunicazioni (dove sono il il 34,9%), nella confezione di articoli di abbigliamento (il 24%) e nei lavori di costruzione specializzati (il 18,9%).
Dal punto di vista della struttura organizzativa, nella grande maggioranza (385.769 imprese, l'80,8% del totale) le attività degli imprenditori immigrati sono costituite nella forma dell'impresa individuale, la più semplice, mentre le società di capitale (46.239 unità) sono il 9,7%. Comincia a diffondersi lo strumento della società cooperativa: quasi 8mila unità, cresciute lo scorso anno al ritmo dell'8,2%. Quanto alla proveninenza degli imprenditori - con riferimento le sole imprese individuali  - il paese leader resta il Marocco, da cui provengono 58.555 titolari. Seguono la Cina (42.703) e l’Albania (30.475). Gli incrementi più forti registrati nel 2012 hanno riguardato in termini assoluti il Bangladesh (+3.180 imprese) e in termini relativi il Kossovo (+37,6%).
Questi i dati ufficiali sulla natalità e mortalità  delle imprese guidate da stranieri risultante dal Registro delle imprese, diffusi oggi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione statistica condotta da InfoCamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane.
"La geografia dello sviluppo dei territori e del rilancio del paese – ha detto il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - passa anche per la valorizzazione di queste forze imprenditoriali, che scelogono la via del mercato per integrarsi prima e meglio nella nostra società. Sono perlopiù forze giovani, con una grande motivazione alle spalle e dunque capaci di offrire opportunità di lavoro che, in questa fase, possono essere importanti nel recupero dei livelli occupazionali". 
 
 
Immigrazione, gli Usa aprono le carceri
Donatella Mulvoni
Lettera43.it
Molti è previsto debbano portare il braccialetto elettronico, quasi tutti devono invece presentarsi con regolarità presso gli uffici immigrazione.
Sono centinaia gli immigrati irregolari che, in attesa di processo, in meno di una settimana sono stati scarcerati in varie città degli Stati Uniti. Non ci sono più i soldi per mantenerli nei centri di detenzione.
L’Ice, l’agenzia dell’immigrazione che fa capo al dipartimento della Sicurezza guidato da Janet Napolitano, ha deciso di iniziare a risparmiare in vista dell’entrata in vigore dei tagli automatici alla spesa pubblica, avvenuta in seguito al decreto firmato dal presidente Usa Barack Obama: 85 miliardi di dollari in meno nel 2013, 1.200 miliardi nei prossimi 10 anni. E 4 miliardi è previsto siano recuperati proprio dalle casse della Sicurezza.
TAGLIO SULLA SPESA DECISO NEL 2011. La scure sulla spesa pubblica, soprannominato il «sequestro», è stata decisa nel 2011 per motivare repubblicani e democratici a trovare un accordo, rivelatosi impossibile, sul tetto del debito.
«Non riesco a credere che non ci fossero altri modi per contenere i costi. Svuotare le carceri solo per questioni economiche è una decisione assurda. Non mi faccio influenzare, ma è normale che mi sento meno sicura. C’è una ragione se le persone sono in prigione», commenta rammaricata a Lettera 43.it Barbara Zarrett, mentre compra le verdure nel famoso mercato di Union Square a New York.
L'ARIZONA È UNO DEI PIÙ COLPITI. Il numero degli immigrati messi in libertà vigilata non si conosce ancora con precisione. Non tutti i centri hanno applicato la misura. Scarcerazioni sono state registrate in alcune prigioni della Lousiana, New Jersey, Texas e New York, tra gli altri.
Uno degli Stati più colpiti è stato sicuramente l’Arizona, dove è più ferrea la legge sull’immigrazione. Più di 300 rilasci e un’aspra polemica tra i repubblicani e le associazioni che difendono i diritti degli immigrati.
«La sicurezza pubblica è in pericolo. Sono stati rimessi in libertà criminali con la scusa dei tagli al bilancio», tuona Paul Babeu, lo sceriffo della Contea di Pinal. «Obama non avrebbe mai permesso che questo avvenisse nelle strade della sua città, ma non ha avuto problemi a farlo da noi».
VIA I DETENUTI MENO PERICOLOSI. Anche il senatore repubblicano John MacCain, impegnato in questi mesi, insieme con una commissione bipartisan, a mettere in piedi le basi per una comprensiva riforma dell’immigrazione, si è detto «contrariato», così come hanno espresso disappunto e paura molti cittadini su Twitter, o attraverso i commenti agli articoli che riportavano la notizia sui network americani.
L’Ice ha però assicurato che i cancelli dei centri di detenzione sono stati aperti solo per gli immigrati irregolari che hanno alle spalle «reati lievi», che non costituiscono quindi un «pericolo per la comunità». L’azione legale che deve decidere sulla deportazione degli immigrati scarcerati però non si ferma e tutti coloro che sono stati fatti uscire dai centri di detenzione sono destinati a essere guardati a vista dalle forze dell’ordine.
Si è trattato di una «misura necessaria, per fare in modo che i livelli di detenzione siano mantenuti anche con il budget attuale», ha spiegato la portavoce dell’Ice, Gillian Christensen.
Il risparmio, in effetti, è notevole se si pensa che il costo per il «mantenimento» di un clandestino nei centri di detenzione è di circa 164 dollari al giorno, mentre, secondo quanto riporta il New York Times, riprendendo le stime dell’associazione National immigration forum, i costi si abbatterebbero fino a poche decine di dollari con altre forme alternative di detenzione.
RILASCIATI SOLO I «NON CRIMINALI». Chiamata in causa dai repubblicani, la Casa Bianca ha fatto sapere di non aver giocato nessun ruolo nella decisione dell’agenzia, ma di ritenere i detenuti rilasciati «non criminali».
Se Obama cerca di mantenersi neutro, a festeggiare sono le associazioni umanitarie che si occupano dei diritti dei clandestini. «Ci sono molte persone in carcere che semplicemente non ci dovrebbero stare», ha spiegato al Washington Post, Lindsay Marshall, la responsabile di un gruppo chiamato Florence immigrant and refugee right project.
Molti di questi, secondo gli attivisti, non sono un pericolo per la comunità, non hanno commesso crimini, ma sono comunque costretti ad attendere la deportazione nei centri di detenzione, lontani dalle loro famiglie.
LA SEPARAZIONE DALLA FAMIGLIA. Tra questi c’è Ronei Ferreira De Souza, il Boston Globe ha raccontato la sua storia: 36enne, in Brasile faceva il giardiniere; ora da cinque mesi lotta contro il provvedimento che impone la deportazione.
È padre di due bambini, il suo avvocato lo descrive come un uomo di Chiesa e buon lavoratore, arrestato dalla polizia alcuni mesi fa per guida senza patente. La deportazione significa la separazione dai suoi figli.
«Abbiamo disperatamente bisogno di una riforma dell’immigrazione», spiega Gabrielle Young, una ragazza dai lunghi capelli biondi che studia a New York per fare l’attrice, «conosco tante persone che lavorano qui da anni. Non hanno i documenti e sono terrorizzati all’idea di essere rispediti nei Paesi di origine. Molti di loro hanno avuto figli, che in America hanno studiato e che qui vogliono vivere. Quando ho sentito la notizia, non ho pensato alla mia incolumità, ma solo al fatto che una mossa così improvvisa, aggiungerà nuovo caos».
NEL PAESE 11 MLN DI IMMIGRATI. La pensa così anche Michael Ruth, studente di legge: «È pericoloso lasciare il campo alla soggettività. L’Ice dice che sono stati rilasciati perché colpevoli solo di reati lievi. Ma cosa vuol dire? Qual è la linea di demarcazione tra un reato e l’altro? Credo che in America vengano arrestate molte persone ingiustamente, per motivi che non meritano il carcere».
Attualmente negli Stati Uniti ci sono circa 11 milioni di immigrati irregolari. Da un mese, un gruppo bipartisan di otto senatori sta studiando una riforma che porti progressivamente sia all’acquisizione della cittadinanza dei clandestini che per anni hanno lavorato e studiato negli Usa, sia alla definizione di severe misure di sicurezza alla frontiera con il Messico.
La riforma dell’immigrazione è uno dei punti cardine del secondo mandato alla Casa Bianca di Obama. Il presidente è convinto che questa possa vedere la luce prima della fine del 2013.
 
 
Viola le norme sull'immigrazione: deferito indiano di 24 anni
tuononews.it 4 marzo 2013
I vigili del Distretto Sud del Comando di Polizia Municipale, venerdì 28 febbraio, durante l’attività ordinaria di controllo sul territorio, hanno fermato un cittadino straniero che distribuiva volantini porta a porta in C.so Acqui. Effettuati gli accertamenti del caso, il cittadino, un giovane indiano di 24 anni, privo di documenti di identificazione, è risultato essere clandestino e, pertanto, deferito in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria per violazione delle norme sull’immigrazione.
Il giovane stava lavorando per conto di un’azienda con sede a Rovagnate. Identificato il legale rappresentante dell’azienda, l’uomo è stato denunciato per aver impiegato alle proprie dipendenze un lavoratore straniero irregolare ed aver omesso il versamento dei contributi previdenziali. La segnalazione è stata inoltrata anche alla Guardia di Finanza per gli accertamenti di competenza.
 
 
Primo Marzo, un giorno senza immigrati
Khalid Chouki
l'Unità 4 marzo 2013
Il ‘Primo marzo senza immigrati’, celebratosi il primo marzo a Roma come in molte altre città italiane, l’ho voluto dedicare alla drammatica condizione in cui si stanno trovando tredicimila profughi arrivati in Italia dal Nord Africa: una situazione sottovalutata dall’attuale governo e che, a partire da ieri, vede migliaia di persone fuori dalle strutture di accoglienza e totalmente abbandonate in mezzo alla strada.
Ci siamo ritrovati al Circolo PD del Pigneto (Roma) per un evento organizzato dall’associazione Frontiere News e sostenuto da Amnesty International e Binario 15 per ribadire la necessità di una Legge organica sull’asilo politico e l’abrogazione totale della legge Bossi-Fini.
Il diritto di cittadinanza e la legge sull’immigrazione sono sempre stati al centro dell’agenda del candidato premier e segretario del PD Pier Luigi Bersani; ma ritengo fondamentale, prima di affrontare la questione, recuperare un senso di umanità e dignità nel rapportarci ai temi relativi il mondo dell’immigrazione.
Oggi infatti siamo di fronte a una deriva che ha normalizzato ciò che è di per sé razzista e discriminatorio; la violenza xenofoba dei titoli di certi giornali è diventata per noi quotidianità, mista ad un senso di impotenza di fronte a provvedimenti miopi e “cattivi” come il famigerato pacchetto sicurezza varato nel 2009 dal governo Berlusconi.
Ma adesso le cose sono cambiate, ora abbiamo un’opportunità che non intendiamo sprecare, la nuova stagione politica deve nascere sotto il segno del dialogo con le Associazioni e le Ong che, come Amnesty si sporcano ogni giorno le mani e lavorano per vedere riconosciuti i diritti previsti dalla nostra Costituzione e dai principi del diritto internazionale.
Mi auguro che il prossimo 1 Marzo, nel 2014, gli immigrati non debbano più scioperare per vedere riconosciuti i loro diritti perché un nostro eventuale governo porrà fine a legislazioni ingiuste e regolerà i flussi migratori con giustizia ed equità. Ricordando a tutti che al centro ci sono le persone, donne e uomini che indipendentemente dalle loro origini meritano pari dignità e soprattutto rispetto.
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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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