Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri
Viaggio a Novellara, Italia

"La cittadinanza va festeggiata". Nostra intervista a Romano Prodi
di Valentina Brinis e Valentina Calderone


Da venerdì 11 a domenica 13 settembre, si è svolto a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, il convegno "Immaginare futuro". A introdurre è stato Romano Prodi, già presidente del Consiglio italiano e già presidente della Commissione europea. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Professor Prodi, cosa ne pensa del dibattito di questi ultimi giorni rispetto all'opportunità di concedere il voto amministrativo agli stranieri?


Si tratta ormai di un discorso generale che interessa tutti i paesi del mondo. Tutte le migrazioni, si concludono con l’ottenimento dei diritti di cittadinanza, compresi quelli politici. È un fatto assolutamente naturale. Bisogna far rispettare le regole, certo, ma a patto di non imporne di impossibili, come accade in Italia o in altri stati. Per un cittadino straniero che sia attivo e consapevole del contributo che rende al futuro del paese che lo accoglie, la cittadinanza rappresenta  lo sbocco coerente di un percorso di integrazione. È  un evento così importante nella vita dello straniero che andrebbe addirittura  festeggiato. Negli Stati Uniti mi sono trovato una volta a un giuramento per il riconoscimento della cittadinanza. Lì viene vissuto come un momento solenne, di un'importanza enorme, una dichiarazione di appartenenza, in cui lo straniero avverte che per i propri figli, finalmente, ci potrà essere un futuro tranquillo. Se non si inizia a pensare la questione in questi termini, l'immigrazione rimarrà sempre un disagio e una fatica.

Cosa pensa dei respingimenti nel Mediterraneo?


Guardate, non voglio entrare in discorsi che possono essere strumentalizzati, tanto più che il mio pensiero a riguardo è ampiamente conosciuto. Posso dire però che sono stato nei paesi da cui provengono gli immigrati e ho affrontato il dialogo con loro e ho lavorato insieme agli altri paesi europei per tentare di ovviare alla contraddizione tra la libertà di circolazione e le troppo diverse politiche sull’immigrazione dei vari paesi.

In Italia è entrato in vigore da qualche mese il reato di permanenza illegale e, per quanto a noi non piaccia, da oggi è diventata inevitabile l'utilizzazione del termine clandestino. Qual è la sua opinione a riguardo?

Il punto è che i clandestini non dovrebbero esistere, il problema rimane sempre quello di avere regole precise. I clandestini sono diventati una categoria, il che vuol dire che queste persone sono state inquadrate, appunto, in questa definizione. L'immigrazione non deve essere regolata attraverso sotterfugi burocratici, bisogna arrivare ad una disciplina molto seria che venga rispettata, una disciplina che arrivi, alla fine, a premiare chi ha comportamenti corretti, chi ha una conoscenza del paese di cui  vuole diventare cittadino, della sua cultura, della sua lingua. Queste persone devono avere il diritto di ottenere la cittadinanza. Lo stesso discorso lo si può fare riguardo ai nostri migranti, che credo siano soddisfatti di esser cittadini tedeschi, pur non dimenticando mai il proprio paese. Questo è il destino dell'immigrazione.


Lei crede che situazioni come quella di Novellara siano possibili solo in una piccola città e solo in Emilia Romagna?

Penso che ci sia possibilità dappertutto. Mi fa piacere che da qui sia partito un bell'esempio, ma io lo considero facilmente imitabile. I problemi di Novellara ce li hanno tantissimi paesi, e nel futuro ce li avranno tutti. Certo fa impressione che su quasi 14000 abitanti ben 2.000 siano stranieri, provenienti da 65 paesi diversi. Per me che ho conosciuto il primo straniero a 7 anni, vedere uscire dalle stalle della pianura padana un allevatore col turbante fa ancora un certo effetto.  Però qui si verifica una modalità  molto civile di affrontare il problema. Credo che bisognerà moltiplicare questi incontri,  ma è evidente  che questi processi risultano più agevoli nei paesi piuttosto che nelle periferie delle città. Ecco, tenete presente questo: il vero dramma dell’integrazione è quello che si registra nelle periferie urbane.



"Il nostro: un rifiuto a sprofondare nella palude dell'individualismo". Parla il sindaco di Novellara

Raul Daoli, 38 anni, eletto per la seconda volta sindaco di Novellara, a capo di una giunta costituita da Pd, PD, Italia dei Valori, Sinistra per Novellara, Rifondazione comunista.

A me spaventa sempre parlare di Novellara come modello ideale o un paradiso, perché ciò impedisce di vedere i problemi quotidiani della vita delle persone. In realtà credo il nostro tentativo di trovare parole nuove e coraggiose su temi difficili vada interpretato come una sorta di rifiuto a  sprofondare nella palude dell’individualismo e della paura sociale. Ci assumiamo, piuttosto, il compito di risolverli, i problemi, per quanto difficili siano. E io conosco molti amministratori di città del nord, anche della Lega, brave persone che di fronte all’emergenza, si assumono le proprie responsabilità. Cerchiamo di cooperare, in questo. Ora Novellara vuole, a partire dalle sue esperienze, lanciare una rete territoriale per vincere questa scommessa. Credo che alla lunga trovare una nostra strada, un nostro modello sia la soluzione migliore: non perché io debba vincere le prossime elezioni ma perché i cittadini di Novellara possano costruire una città migliore in futuro.





Quali sono le difficoltà che una piccola città come Novellara incontra affrontando un processo di cambiamento della propria struttura sociale?

Intanto il disagio di assorbire tale cambiamento che è avvenuto in maniera velocissima. Guardi, io non abito in una villa, sono uno di quei politici molto modesti, vivo in un condominio di 10 piani, quasi un grattacielo per Novellara. Nel mio condominio che è in un quartiere molto popolare, ad ogni rampa di scale cambia l'odore delle cucine, per cui so cosa vuol dire abitare dentro appartamenti sovraffollati, vicino a chi magari non rispetta le regole condominiali. E la gente si arrabbia perché ha una tradizione civica molto solida. Io però voglio ricordare che dobbiamo distinguere le persone in base  al rispetto e al non rispetto, ci sono persone che si svegliano molto pesto per andare a lavorare e non mi danno nessun fastidio, poi pazienza se cucinano il minestrone. Invece magari c'è l'imprenditore col suv che parcheggia sulla pista ciclabile, però a questo ci siamo assuefatti e nessuno dice niente. O ancora, genitori che parcheggiano davanti le scuole elementari alle 7.30 di mattina, lasciano il motore acceso aspettando l'ora di entrare in classe e intanto intossicano i bambini che passano. Sono piccoli esempi per dire come dobbiamo rifuggire dall'etichettare etnicamente i nostri disagi. Poi è chiaro che in un momento di difficoltà, si cercano sempre le risposte più semplici. “Io non ho un lavoro perché  il lavoro lo fa lui”, “io non ho un sussidio dal comune perché ha dato tutti i soldi a loro, però non è giusto perché l’italiano sono io”; o perché “la casa popolare l'hai assegnata a loro, ma ci potevo andare io”. È  molto facile che vi sia una reazione del genere, anche se smentita dai numeri, perché credo che di spazio ce ne sia per tutti. È molto più facile gettare benzina e appiccare il fuoco piuttosto che stare insieme, spegnere l’incendio e costruire una casa comune. Vedo, tuttavia, che, con pazienza, in un territorio come questo troviamo la forza di andare avanti.
Vedo negli occhi di questi bambini, che sono nati qui, ma da famiglie immigrate, la voglia di emanciparsi, di avere un futuro migliore. Si sentono cittadini di Novellara già da oggi e pur se il rischio di esclusione resta molto forte: sia dalla loro famiglia, perché hanno genitori spesso conservatori, integralisti e non possono innamorarsi di un altro ragazzo o ragazza liberamente. Mi è capitato di seguire alcuni casi di violenza tra genitori per impedire a un figlio di frequentare un coetaneo italiano, quindi una resistenza interna e una esterna. E questo è un peccato. Ma da qui  siamo partiti per avviare percorsi di avvicinamento. La difficoltà deriva anche dal fatto che spesso le iniziative che promuoviamo, come per esempio lo sportello informagiovani, vengono vissute come una risposta a un loro problema: quindi come un gesto paternalistico. Pertanto, bisogna operare cercando di favorire momenti di auto-promozione, che vedano l'amministrazione fare un passo indietro. Forse l'associazionismo potrebbe essere una soluzione, se riuscisse a organizzarsi in modo nuovo, a mettersi un po' in gioco. Un esempio solo. L'Unione Europea ha dei programmi che permettono ai giovani di spostarsi nel mondo e di conoscerlo. Tali programmi hanno come fine quello di creare una coscienza nuova, aperta all’altro. Il giovane che viaggia in Europa è diverso da quello che rimane schiacciato nella sua provincia.



Con quali iniziative avete avviato un sistema di relazioni con le comunità etniche?


Quando sono diventato sindaco la situazione migratoria era praticamente all'inizio e  l'amministrazione portava avanti delle iniziative occasionali, come uno spot, sopratutto sul dialogo interreligioso. Poi ci sono state alcune comunità che sono riuscite meglio ad integrarsi. I cinesi sono la comunità numericamente più rilevante a Novellara, ma è molto difficile avere contatti con loro. Il cinese che risiede qui è identico a quello che si può trovare in ogni altra chinatown del mondo, a dimostrazione della comune difficoltà a integrarsi. Comunque stiamo provando, con qualche progetto, a realizzare un rapporto. Un esempio è quello del capodanno cinese o altri tipi di esperienze culturali. Inizialmente la situazione era abbastanza frammentata ed è stata affrontata con alcune iniziative pilota: il rappresentante della comunità etnica che, in consiglio comunale, prendeva la parola; la creazione di una piccola consulta; un po' di feste comuni. È  partito così, un piccolo ingranaggio, che via via, ha portato a vere politiche amministrative. Contestualmente, crescevano le difficoltà,  perché sono aumentati i numeri, sono aumentati i gruppi culturali, e, di conseguenza, i modi per rivolgersi a loro si sono fatti più complicati. In ogni caso, penso che non possiamo essere lasciati soli: è necessario un forte intervento dello stato sociale. È impensabile che gli oltre 8000 comuni, le loro storie, le loro reti civiche possano offrire una risposta efficace, perché è tutto troppo frammentato, troppo casuale troppo disordinato: e siamo sempre in uno stato di emergenza. Da questo punto di vista, penso che si debba fare un salto di qualità come in altri stati si è fatto. Poi approfondiremo il dibattito se seguire più il modello francese o quello inglese o se trovarne uno nostro, ma intanto, iniziamo, sennò si rischia di continuare a lavorare nella confusione più totale.



Il convegno

“Immaginare futuro. Riflettere, discutere, capire”. Questo lo slogan della manifestazione tenutasi nel comune reggiano di Novellara, che ha portato sociologi, antropologi, economisti, demografi, filosofi e pedagogisti, a confrontarsi sul tema della crisi globale, indagandone i vari aspetti (non solo quello economico) ed analizzandone le forti implicazioni politico-sociali.

Un’analisi della situazione attuale, quindi, in cui ricorrevano spesso concetti come paura, diffidenza, muro, incapacità. L’atmosfera che si respira in quest’epoca è di insicurezza la cui paternità, secondo Alberto Melloni, è da ricercarsi in “un lunghissimo processo degenerativo” in cui si è assistito a “un rattrappimento della cultura politica in logiche di puro potere, ad una resa davanti al dilagare della criminalità organizzata, ad una rinuncia a politiche di rigore finanziario, ad una disintegrazione della cultura scolastica”.

A tracciare il filo conduttore di questi tre giorni è stato Romano Prodi che è intervenuto a descrivere cause, effetti e possibili soluzioni della crisi economica mondiale. Le prime due sono sintetizzabili in quella che lui definisce un “accorciamento dei tempi dell'economia”, in cui lo sviluppo veloce, l'incentivazione sfrenata al consumo, la ricerca del profitto come fine immediato, escludono la visione del “dopo”, ignorando troppo spesso che azioni di oggi avranno importanti effetti sopratutto nel futuro. Analizzando quella che è più specificatamente la situazione italiana, Prodi ha sostenuto, con fermezza, la necessità di favorire una maggiore apertura verso il mondo; la globalizzazione è una realtà che dobbiamo riconoscere e alla quale non è più realistico pensare di sottrarsi, possiamo, invece, imparare ad utilizzarla. Ha parlato così del nostro sistema produttivo, formato per lo più da piccole e medie imprese, le quali non devono ad ogni costo aspirare ad un “ingigantimento”, ma devono invece innovare, sviluppare e crescere avendo la capacità di trasformarsi per potersi inserire, sempre più e sempre meglio, nel mercato mondiale. In questo senso è chiaro che non si può più parlare di economia globale lasciando fuori dai tavoli delle decisioni paesi come India, Cina Brasile e Russia, paesi che dovrebbero intervenire, a pieno titolo, nel Consiglio dei Grandi.

Parole incoraggianti sono venute dal Sindaco di Novellara, Raul Daoli: la scelta della piazza come luogo dell’iniziativa vuole essere un invito, rivolto a tutta la comunità, a condividere,  la ricerca di soluzioni per una situazione che si presenta attraversata da molte contraddizioni. Si immagina un futuro, dice il sindaco,  in cui ci siano più protagonisti tra quanti vivono realmente a contatto con i problemi quotidiani, che siano essi stessi promotori della crescita culturale della comunità e artefici del benessere collettivo. Gli uomini e le donne di Novellara costituisconono una realtà estremamente eterogenea, in cui il 14% è rappresentato da cittadini stranieri provenienti da 65 paesi diversi. È facile immaginare la complessità di tale situazione; complessità che non va sottovalutata, ma che  per essere affrontata positivamente - ha bisogno della grande ricchezza che le energie mobilitate da quella stessa complessità  possono esprimere.

Il coinvolgimento deve ovviamente investire profondamente le istituzioni che in primo luogo dovrebbero garantire ai cittadini gli strumenti per una piena promozione ( è necessario, in questo senso, rivedere il sistema scolastico, sanitario ed economico, e acquisire la consapevolezza  che la cittadinanza è diritto, non un premio).


Novellara, Reggio Emilia


POPOLAZIONE RESIDENTE al 31/07/2009

residenti             %
totale cittadini              13.617               100
cittadini italiani             11.635             85.44%
cittadini stranieri          1.982               14.56%
Numero totale famiglie 5.367    

ECONOMIA

INDUSTRIA:

nell'economia della città è tutt'ora prevalente la produzione industriale, pur se non si evidenzia un settore tipico,circondata com'è dai vari distretti: quello tessile e dell'abbigliamento (Carpi), quello del legno e mobilio (Guastalla), quello metalmeccanico nel reggiano.

Il maggior numero di addetti si trovano nel settore  metalmeccanico (dalla produzione di metallo fino alla fabbricazione di mezzi di trasporto).

Le altre attivita' degne di nota sono quelle riguardanti la produzione alimentare che evidenzia un 2% circa di unita' locali sul totale, con anche un discreto numero di addetti soprattutto uomini ( 3.07%) e quello della lavorazione metalliferi che con sole 9 unita' locali, impiega oltre il 19.46% delle donne attive rispetto a tutti gli altri settori e un piu' limitato numero di uomini (2.79%).

Sono da segnalare le altre aree di interesse economico: attivita' poco specializzate come le agenzie di trasporto e di ristorazione, ma anche attivita' imprenditoriali che necessitano di particolari livelli di educazione e conoscenze come le attivita' immobiliari, informatiche, d'intermediazione e d'istruzione che segnano il passaggio di un paese da una occupazione prettamente operaia ad una piu' specializzata.

Novellara, ormai, evidenzia come le attivita' predominanti sono le attivita' immobiliari, informatiche e di ricerca le quali presentano il dato piu' positivo per numero di unita' locali, ma anche per addetti occupati: il 5.18% delle donne e il 6% circa degli uomini.

AGRICOLTURA:

E' ormai da molti anni che questo settore segna forti cali sia per quanto riguarda il numero di aziende sia per quanto riguarda gli addetti.









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