Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Class action contro il Cie di Bari. Cambiare si può

Italia-razzismo
Il 13 maggio scorso a Roma è stato presentato dall’associazione Medici per i Diritti Umani (MEDU) il rapporto “Arcipelago CIE. Indagine sui centri di identificazione ed espulsione”. Si tratta di un’indagine svolta nel corso di un anno (febbraio 2012 – febbraio 2013) e, oltre al lavoro di monitoraggio compiuto effettuando visite all’interno delle strutture, lo studio si è basato sull’analisi di dati statistici e sulla raccolta di testimonianze dirette degli stranieri trattenuti e del personale che vi opera.

Le domande cui MEDU ha cercato di dare una risposta sono: i Cie garantiscono il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali?; l’istituto della detenzione amministrativa è davvero efficace nel contrasto dell’immigrazione irregolare?; esistono altri strumenti meno afflittivi per affrontare questo fenomeno?
I risultati, c’era da aspettarselo, sono sconfortanti: viene confermata in modo univoco l’inadeguatezza della detenzione amministrativa nel tutelare la dignità e i diritti fondamentali dei migranti trattenuti, tra cui la salute e l’accesso alle cure. Inoltre, anche sulla base dei dati forniti dalla Polizia di Stato, il sistema dei Cie si dimostra fallimentare in quanto scarsamente rilevante nel contrasto dell’immigrazione irregolare. Il prolungamento dei tempi di trattenimento a 18 mesi non ha sortito alcun effetto significativo in termini di efficacia nei rimpatri mentre ha contribuito ad aggravare la tensione all’interno dei centri; inoltre l’insieme dei costi economici necessari ad assicurare la gestione, la sorveglianza, il mantenimento e la riparazione di queste strutture non appare commisurato ai modesti esiti conseguiti.
Questi risultati si collegano a una vicenda di cui già scrivemmo lo scorso anno, relativa al Cie di Bari Palese. Gli avvocati Luigi Paccione e Alessio Carlucci si sono sostituiti al Comune e alla Provincia di Bari e hanno citato in giudizio civile la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno e la locale Prefettura chiedendo al Tribunale di disporre l’immediata chiusura del Cie barese per violazione dei diritti universali dell’uomo. La domanda è stata ammessa ed è stato disposto un accertamento tecnico che ha confermato lo stato di detenzione degli “ospiti” nonché le carenze strutturali e igienico-sanitarie del centro e la totale assenza di un presidio del Servizio Sanitario Nazionale all’interno della struttura.
Il Cie di Bari è stato interessato da recenti lavori di ristrutturazione e il Tribunale ha disposto una nuova perizia per verificare le condizioni attuali del centro e la sua conformità ai parametri legali. Il rapporto di MEDU e la class action contro il Cie di Bari ci portano alle stesse conclusioni: i centri di identificazione ed espulsione vanno chiusi per la loro inadeguatezza, inefficacia e inefficienza e il trattenimento dello straniero in attesa di espulsione deve tornare a essere una misura eccezionale. Trovare soluzioni umane e dignitose è possibile. http://www. mediciperidirittiumani.org/ http://www.classactionprocedimentale.it/
l'Unità, 16-05-2013

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