Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

18 maggio 2012

Stop decreto flussi La Caritas contraria
?Avvenire, 18-05-2012
Paolo Lambruschi
No allo stop del decreto flussi proposto dal ministro Cancellieri. Dalla seconda giornata del Migramed 2012 a Cagliari organizzata dalle Caritas del Mediterraneo emergono critiche all’ipotesi del ministro dell’Interno di chiudere le porte causa disoccupazione. Il pericolo concreto è che aumenti il traffico degli irregolari. Il primo «no» viene dal prefetto Mario Morcone, a lungo capo dipartimento al Viminale, oggi passato al Ministero per l’integrazione e la cooperazione. «Non c’è nesso tra disoccupazione e flussi regolari. Spesso poi l’ingresso dei stagionali cela contratti truffa per i lavoratori». Il prefetto ha ribadito quanto già chiesto più volte dalla Caritas, uno status giuridico ai 20mila stranieri giunti dalla Libia e ospitati nelle strutture di accoglienza del piano di emergenza nazionale Nordafrica fino al 31 dicembre.
«Per me il permesso temporaneo è doveroso – ha aggiunto – e del sistema attuale considero positivo il ruolo delle regioni. Anche il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) va considerato all’avanguardia in Europa perché mette in primo piano gli enti locali».  Morcone è d’accordo con la Caritas anche sul pieno ripristino del centro di Lampedusa. «Il centro è stato bruciato a settembre – ha concluso – non è possibile che a maggio sia ancora inagibile. Va tolta l’ordinanza che lo ha reso porto non sicuro».
Perplesso anche Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione della Caritas nazionale: «Anche con questo governo, purtroppo, non ci sono spiragli per politiche di ingressi migratori regolari, aldilà dei flussi stagionali e le politiche di chiusura continueranno ad alimentare entrate irregolari nel nostro Paese, soprattutto dal nord Africa».
Un nodo riguarda i rimpatri volontari assistiti. Per i quali, con il programma di controllo delle frontiere Frontex, Bruxelles ha pronti 2,5 miliardi di euro nel piano finanziario 2013-2020, come dichiarato da Chiara Gariazzo, dirigente della Commissione Ue. Anche per il direttore dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni Josè Angel Oropeza questi vanno rafforzati: «Per il 2012 prevediamo di effettuarne 2mila dall’Italia, che comunque deve puntare sull’integrazione per il futuro».
Contrario ai rimpatri su base volontaria il sociologo tunisino Jean Pierre Cassarino che ha definito «fallimentare» l’attuale gestione. Contraria anche Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per rifugiati, secondo la quale occorre considerare la circolarità della migrazione, che porta le persone a spostarsi di continuo. Quanto all’Italia, Laura Boldrini, si è detta «preoccupata» dalla dichiarazione politica del ministro Cancellieri. «Le persone migranti si prenderanno comunque i loro rischi per arrivare in Italia. La decisione non riguarderebbe i profughi, ma solo i migranti per motivi economici. In ogni caso flussi a quota zero non sono realistici e sono destinati a scontrarsi con la realtà e la disperazione di quanti fuggono in cerca di futuro». Un dato lo dimostra: lo scorso anno in Europa sono stati 270mila i richiedenti asilo, la metà circa dei profughi concentrati nel solo campo di Dadaab in Kenya.



A Trieste il commissariato degli orrori, sequestri e violenze su 50 immigrati
Notizie Radicali, 18-05-2012
La morte di Alina rivela una gestione gravissima e omertosa della Questura. A casa del capo un altare al Duce, il Mein Kampf e tutti i testi antisemiti. Targa nazi sulla porta: "Ufficio epurazioni". Il misterioso suicidio di una donna ucraina in un commissariato svela un nucleo di poliziotti neofascisti. A guidarli il vicequestore Baffi, accusato di omicidio. Ed è ancora lì.
Il fermacarte di Mussolini. Dietro la scrivania una targa con su scritto “Ufficio epurazione”, sberleffo della dizione ufficiale dell’ufficio che dirige, quello dell’”immigrazione” a Trieste. E a casa un vero “arsenale” di testi antisemiti, tra cui spicca il classico “Mein Kampf” ma anche il libro per veri “intenditori”: “Come riconoscere un ebreo”.
Carlo Baffi, dirigente della questura triestina, è ora indagato per sequestro di persona e omicidio colposo. A scoperchiare il pentolone su come funzionasse il commissariato di villa Opicina il suicidio di una giovane ragazza ucraina avvenuto proprio nelle stanze della polizia. Dalle indagini sulla vicenda, condotte dal pm Massimo De Bortoli, stanno emergendo filoni più ampi. La Procura è interessata soprattutto a capire quale fosse la prassi seguita dalla questura nei confronti dei migranti privi di permesso di soggiorno, ma privi anche di un decreto prefettizio che ne stabilisse la reclusione in un Centro di espulsione. Sta emergendo infatti che l’ufficio di Baffi ritenesse la legge insufficiente, e si organizzasse di conseguenza, rinchiudendo in questura gli immigrati in attesa della decisione del prefetto. Si chiama sequestro di persona, che è infatti uno dei reati contestati dal pm al vicequestore che dovrà rispondere davanti a un giudice anche della morte di Alina.
Il procuratore capo, Michele Dalla Costa, parlando con Il Piccolo di Trieste ha lasciato intendere che presto potrebbero esserci altri indagati. Di fronte a un fatto così grave la reazione dell’Associazione nazionale funzionari di polizia è quasi divertente: “A casa di Baffi sono stati trovati anche testi di Marx e sulla storia del movimento operaio”, è normale, scrive l’Anfp “che un poliziotto che ha lavorato alla Digos legga testi che vanno dall’estrema destra all’estrema sinistra”. Insomma, Baffi sarebbe un intellettuale.
Ieri in città, a piazza della Borsa, si sono radunate duecento persone in un sit in promosso dalle forze democratiche della città - Arci Occupy Trieste, centri sociali, studenti, a cui hanno aderito Rifondazione e Sel. Hanno chiesto l’immediata sospensione di Baffi ma anche le dimissioni del questore “che non poteva essere all’oscuro né delle simpatie fasciste di Baffi, né di come operava quell’ufficio”, dice Luca Tornatore dei centro sociali del nord est. La Procura ha sequestrato i fascicoli relativi a 49 immigrati detenuti da agosto ad aprile nel commissariato di villa Opicina per capire se avrebbero dovuto stare lì o no. Un posto non molto bello in cui passare le giornate, visto che la storia di Alina denuncia un totale abbandono delle persone recluse. La ragazza, che si è stretta un cappio intorno al collo formato con il cordoncino della sua felpa la mattina del 16 aprile, e si è impiccata alla finestra della stanza a un metro e mezzo da terra, avrebbe avuto 40 minuti di agonia. Su di lei era puntata una telecamera di sorveglianza. Ma pare che in quella stanza i poliziotti siano entrati solo per comunicarle che era arrivato il fax del prefetto: destinazione Cie di Bologna.
Sicuramente non il posto in cui si aspettava di andare, dopo dieci mesi di carcere. La storia di Alina la racconta il suo avvocato, Sergio Mameli, che ora rappresenta la mamma e la sorella e ha depositato una memoria difensiva sulla vicenda: “Alina era implicata in un processo molto complesso di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il suo era un ruolo marginale - dice Mameli - sul suo conto erano passati alcuni soldi. Io mi sono fatto l’idea che lei non ne sapesse nulla: era la fidanzata di uno degli indagati, ha fatto un favore. Dunque non si spiegava perché dovesse stare in carcere. Negli ultimi tempi era nervosa, voleva uscire, aveva già tentato il suicidio e aveva delle evidentissime suture sul braccio sinistro. Per questo abbiamo deciso di patteggiare”.
È il 13 aprile. Il giorno dopo, sabato, Mameli la va a trovare in carcere: “Oggi ti liberano”, le dice. Lei è contenta. Sa che verrà espulsa, ma pensa di avere almeno un week end per sé, fino a lunedì. Invece no: a prelevarla arriva una volante inviata da Baffi. Non fosse mai che una clandestina giri in città. La mattina del 16 Alina chiama alle 10 allo studio dell’avvocato, che non c’è. Lui richiama alle 11,30: Alina è già morta. Il consigliere regionale di Rifondazione Roberto Antonaz aveva già presentato un’interrogazione sulla morte e ora dice. “Sono allibito. Non è possibile che nessuno dei dirigenti della questura sapesse”.



l'autore del manifesto razzista
«Immigrati fastidiosi in città e nessuno che faccia niente»
Pierdaniele Friscira, ex segretario di Fiamma tricolore spiega il perché del messaggio ispirato alle idee di Cito
Corriere della sera, 18-05-2012
Gino Martina
TARANTO - Di destra, non proprio fascista, ma piuttosto amante dell’ordine e della disciplina. Così si definisce Pierdaniele Friscira, laureato in giurisprudenza, 55enne proprietario di un’azienda che importa fuochi pirotecnici dalla Cina, dalla regione dello Hunan, a Taranto, ex segretario della Fiamma tricolore cittadina tra il 2000 e il 2006 e autore del manifesto razzista pro Mario Cito. «Ma non sono un razzista» precisa l'uomo che su Facebook esibisce una foto con accanto un cittadino cinese.
Perché allora ha ideato quel messaggio razzista?
«Perché volevo provocare. Volevo che si dibattesse dell’argomento, per far capire da che parte sta ognuno».
Per far capire chi è razzista e chi non lo è?
«Per capire perché questa gente può andare a chiedere l’elemosina ai semafori o prostituirsi senza che nessuno faccia valere le leggi sull'accattonaggio. Sono contro questa gente che va educata e non viene qui perché ha veramente bisogno. Taranto è piena di immigrati che danno fastidio, rompono le palle e nessuno fa niente per risolvere questo problema».
L’inquinamento, la disoccupazione, il dissesto, la mancanza di un’università vera vengono dopo?
«Sì. esistono anche questi problemi. Ma per il 90% dei tarantini le questioni da risolvere sono altre. Ho messo in ordine le cinque cose di cui si lamenta la gente quando telefona nel programma Filo diretto che Cito conduce ogni sera sulla propria tv. Mi sono ispirato alla Lega».
Ma la Lega nord lo fa anche contro la gente del Sud e di Taranto. Verso i Tarantini incivili non dice nulla?
«Qualcuno della Lega lo avrà fatto, ma normalmente no. Certo che anche i tarantini incivili devono essere ripresi, ma loro di più perché sono ospiti a casa nostra. Per loro intendo tutti gli stranieri che non rispettano le regole. Fossero anche americani».
Il partito di Cito è d’accordo con questa sua iniziativa?
«Non lo so. È una mia iniziativa. Ma sono sicuro che Mario Cito risolverà questi problemi. Ne parla sempre. Farà qualcosa come fece il padre».
Lei non gli farà mancare il suo voto al ballottaggio
«Invece sì. Perché sono residente a Faggiano e non voto a Taranto».



Sanità: aumentano le mamme straniere, sono una ogni cinque partorienti.
Indagine del Ministero della salute: grazie alle immigrate aumentano i parti in strutture pubbliche e diminuiscono i cesarei.
Immi8grazioneoggi, 18-05-2012
Le donne straniere tra le partorienti sono ormai un quinto del totale, un fenomeno che sta modificando anche le abitudini sanitarie rispetto al passato con l’87% dei parti che avviene negli ospedali pubblici.
È questo emerge dall’ottavo Rapporto CeDAP 2009 - Analisi dell’evento nascita del Ministero della salute. L’indagine, realizzata dall’Ufficio di direzione statistica del Ministero, raccoglie le informazioni rilevate dal flusso informativo del Certificato di assistenza al parto (CeDAP).
Dallo studio emerge che nel 2009, in Italia si sono registrate in totale 557.300 nascite, e 548.570 sono state le schede Cedap pervenute per l’analisi (relative a 549 punti nascita nel nostro Paese).
L’87,7% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici, il 12,1% nelle case di cura e solo 0,2% altrove.
Il 18% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. Tale fenomeno è più diffuso al centro-nord, dove oltre il 20% dei parti avviene da madri non italiane. L’età media della madre è di 32,5 anni per le italiane e scende a 29,1 per le straniere.
In media, il 38% dei parti avviene con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali. Nel 28,6% dei parti di madri straniere si ricorre al cesareo, mentre la percentuale sale al 40,1% nei parti di madri italiane.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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