Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

14 marzo 2014

Parlamento Ue: 3,1 miliardi per il Fondo asilo e migrazione fino al 2020
Il Fondo per asilo, migrazione e integrazione (Amif) ha un bilancio totale di 3,1 miliardi di euro da spendere tra il 2014 e il 2020. Almeno il 20% di 2.4 miliardi di euro che gli Stati membri avranno a disposizione
Redattore sociale, 13-03-2014
Il Fondo per asilo, migrazione e integrazione (Amif) ha un bilancio totale di 3.1 miliardi di euro da spendere tra il 2014 e il 2020. Almeno il 20% di 2.4 miliardi di euro che gli Stati membri avranno a disposizione (3.1 miliardi di euro meno 746 milioni per i programmi comunitari e altre azioni) dovra’ essere speso per misure che sostengano la migrazione legale e promuovano l’effettiva integrazione degli immigranti. Gli Stati membri saranno anche tenuti a destinare almeno un ulteriore 20 per cento dei fondi a misure in materia di asilo.
I Paesi membri che accolgono i richiedenti asilo nell’ambito del programma di reinserimento dell’Ue riceveranno un importo forfettario di 6.000 € a persona reinserita, cifra che puo’ essere aumentata fino a 10.000 € per persone vulnerabili o provenienti da zone prioritarie (come Siria e Ucraina). Tuttavia, i deputati non considerano questa la fine della questione. I deputati vogliono sfruttare tutti i mezzi disponibili previsti dai trattati, come l’articolo 80 del trattato di Lisbona, al fine di garantire che ulteriori misure di solidarieta’ siano messe in atto in futuro.
Il Fondo sicurezza interna (ISF) supportera’ la questione delle frontiere esterne e i visti con finanziamenti dall’importo di 2.8 miliardi di euro fino al 2020. Il fondo sara’ utilizzato per costruire le infrastrutture necessarie ai valichi di frontiera e per la sorveglianza delle frontiere. Ci saranno, inoltre, finanziamenti a sistemi informatici previsti dal Sistema europeo di sorveglianza frontiere (Eurosur), nonche’ azioni volte a facilitare la gestione efficace dei flussi migratori, il trattamento delle domande di visto e la cooperazione consolare.
Controlli a sorpresa in loco sulle spese faranno in modo che il denaro sia usato correttamente. Il contributo dell’Ue ai progetti nazionali sara’ generalmente fino al 75 per cento del bilancio totale, e puo’ essere aumentato fino al 90 per cento in alcuni casi, come, per esempio, quando la pressione sul bilancio di uno Stato membro potrebbe mettere un progetto specifico a rischio.



“Contro di noi insulti razzisti. Ci ritiriamo dal torneo”
CIRDI, 14-03-2014
«TORNATE a casa marocchini di m…». Questa la frase che avrebbe gridato in campo un avversario del Casablanca, storico team di immigrati residenti a Forlì ma nati in Marocco, che da anni gioca nei campionati amatoriali romagnoli.
L’offesa razzista, stando alle dichiarazioni del capitano dei nordafricani, Hansal Rachid (ex nazionale del Marocco), sarebbe risuonata sabato scorso durante una gara valida del campionato d’Eccellenza gestito dalla Uisp Forlì-Cesena. Sull’altro fronte del rettangolo di gioco, il Club Juventinità di Forlimpopoli.
Per Rachid «un insulto inaccettabile, l’ultimo di una lunga serie di ingiurie a sfondo razziale. Per questo motivo — prosegue Rachid — con decorrenza immediata ritiriamo la squadra dal campionato».
UNA DECISIONE senza precedenti, quella del Casablanca. Di una gravità estrema, specie per le conseguenze che avrà sotto il profilo sociale. Per ora resta l’amarezza per l’accaduto. Ultimo episodio di «una lunga serie di insulti a sfondo razziale. Purtroppo quasi ogni sabato è così. Non ne possiamo più. E adesso non giochiamo più» sottolinea Rachid, che ha giocato due finali della Coppa del Re (la nostra Coppa Italia) a Casablanca, con 120 mila persone sugli spalti e in tribuna il monarca marocchino. Per chi frequenta i campi del calcio amatoriale forlivese ed è animato da puro spirito sportivo, Rachid è un mito: piedi da funambolo, dribbling ubriacante.
«GIÀ LÃŒ per lì, sul campo, abbiamo avvertito l’arbitro di quella frase. Il direttore di gara però non ha detto nulla — sottolinea Rachid —. Ora abbiamo fatto anche un esposto alla Uisp, citando il nome del giocatore che ha detto quella frase. Di certo offese così non ne sopporteremo più. Era giunto il momento di fare qualcosa. Di prendere una decisione forte. E l’abbiamo presa».
Decisione che avrà quindi effetti immediati. Casablanca si ritira da subito. Sabato non scenderà in campo. Un brutto colpo per l’immagine della civilissima Forlì. Una brutta figura per l’Italia intera. Di cui si doveva fare a meno.
Fonte: Il Resto del Carlino



Immigrazione, Gela: sì allo "ius soli"
"L'approvazione del regolamento - ha detto il sindaco, Angelo Fasulo - rappresenta un gesto importante, per quanto simbolico, verso la piena integrazione dei cittadini stranieri".
Live Sicilia, 14-03-2014
GELA - Il Comune di Gela riconoscerà lo "ius soli", ma simbolico, ai figli degli immigrati regolari, conferendo loro la cittadinanza onoraria, se nati in Italia da genitori stranieri residenti in città. Lo ha deciso questa sera la giunta comunale che ha approvato un apposito regolamento. L'atto deliberativo si uniforma a quanto stabilito dalla convenzione europea sulla nazionalità, approvata nel 1997 ma non ancora ratificata dall'Italia. La convenzione prevede che ciascuno Stato faciliti, nell'ambito del diritto domestico, l'acquisizione della cittadinanza per le persone nate e legalmente domiciliate sul suo territorio. "L'approvazione del regolamento - ha detto il sindaco, Angelo Fasulo - rappresenta un gesto importante, per quanto simbolico, verso la piena integrazione dei cittadini stranieri che vivono e producono nel nostro territorio ed in particolar modo dei loro figli che nascono e crescono nella nostra città, come altri bambini gelesi, parlano la nostra lingua e studiano nelle nostre scuole".

       
    
Profughi somali in Kenia, quattro su cinque non vogliono tornare, mentre procede il piano di rientro
Dadaab è il campo profughi più grande del mondo: ospita ancora oltre 650 mila persone. Medici Senza Frontiere (MSF) chiede ancora una volta che questo processo non si svolga a discapito dell'aiuto umanitario che viene fornito a chi resta nei campi rifugiati. Un rapporto che evidenzia le pessime condizioni nel campo rifugiati di Dagahaley
la Repubblica.it, 14-03-2014
NAIROBI - Mentre procedono i piani per il rientro volontario di centinaia di migliaia di rifugiati somali dal Kenya al loro paese d'origine, secondo l'accordo tripartito sottoscritto lo scorso 10 novembre tra il governo keniota, quello somalo e l'UNHCR, Medici Senza Frontiere (MSF) chiede ancora una volta che questo processo non si svolga a discapito dell'aiuto umanitario che viene fornito a chi resta nei campi rifugiati di Dadaab in Kenya.
L'appello ai donatori. Con il taglio dei fondi subìto da molte organizzazioni nei campi e il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza, MSF sollecita i donatori internazionali a garantire l'assistenza umanitaria e si appella al governo del Kenya perché migliori la protezione dei rifugiati. MSF ha diffuso un rapporto che evidenzia le condizioni inadeguate e l'insicurezza tuttora presenti a Dagahaley, uno dei cinque campi che fanno parte del complesso di campi rifugiati di Dadaab, nel Kenya nord-orientale, che ospita 650 mila persone. Il rapporto "Rifugiati a Dadaab: un domani incerto" contiene anche i risultati di un'analisi realizzata l'anno scorso da MSF a Dagahaley.
Le tende non riparano dalla pioggia. "I risultati della nostra analisi rivelano condizioni tristemente inadeguate a Dagahaley" ha detto Charles Gaudry, capo missione per MSF in Kenya "Per esempio, il 41% dei rifugiati intervistati dichiara che i ripari che hanno a disposizione non li proteggono sufficientemente dalla pioggia, mentre circa un rifugiato su dieci non ha accesso alle latrine". I dati di quest'anno descrivono ancora una situazione molto grave. A gennaio Medici Senza Frontiere ha trattato 2.346 casi di diarrea  -  oltre 900 casi in più rispetto all'anno scorso nello stesso periodo. "Si tratta di un aumento del 39% che mostra l'urgente necessità di miglioramenti sia a livello di igiene che di protezione" continua Charles "Le attuali condizioni di vita per i rifugiati sono semplicemente inaccettabili".
Tornare in Somalia? 4 su 5 dicono "No". Durante l'analisi, ai rifugiati è stato anche chiesto se fossero disposti a tornare in Somalia. Nonostante le difficili condizioni di vita a Dagahaley, quattro rifugiati su cinque hanno detto che non avrebbero considerato la possibilità di rientrare nel loro paese d'origine. Le attività di monitoraggio in corso rivelano l'esistenza di un ampio gruppo di bambini malnutriti - sebbene non a un livello di emergenza in questo momento - con una media di 175 nuove ammissioni ogni mese al programma ambulatoriale di nutrizione terapeutica MSF. E ogni mese circa 49 bambini malnutriti con complicazioni mediche vengono ricoverati all'ospedale di MSF.
Il Wfp ha ridotto le razioni di cibo. "Date le difficili condizioni di vita nel campo, le équipe mediche di MSF sono in allerta per ogni peggioramento della situazione nutrizionale", dice Charles "La riduzione dei fondi per le organizzazioni umanitarie è una delle preoccupazioni principali. Il World Food Programme (Wfp) per esempio, ha dovuto ridurre le razioni di cibo del 20% a Dadaab, nel novembre e dicembre 2013. Se si verificassero altri tagli di questo genere, potrebbero esserci gravi conseguenze per la salute e il livello di nutrizione dei rifugiati."
Le richieste al governo keniota. Alla luce della situazione attuale, e nonostante i piani per il rientro dei rifugiati in Somalia, MSF chiede urgentemente a tutti gli attori, e ai donatori internazionali in particolare, di garantire investimenti adeguati per fornire assistenza e sicurezza costanti nei campi per rifugiati in Kenya. MSF chiede inoltre al governo keniota di garantire la protezione dei rifugiati e migliorare la sicurezza nei campi, in modo che le organizzazioni umanitarie non siano ostacolate nel fornire assistenza. Allo stesso tempo, l'organizzazione sottolinea che gli sforzi fatti dal governo keniota e dall'UNHCR per migliorare la dignità e la sicurezza dei rifugiati durante il processo di rientro devono essere mantenuti.
A Dadaab da 20 anni. MSF lavora a Dadaab da vent'anni e oggi è l'unica realtà che fornisce cure mediche nel campo di Dagahaley. Ogni mese, le équipe di MSF svolgono circa 18.000 visite mediche ambulatoriali e ricoverano all'ospedale di Dagahaley più di 450 pazienti provenienti dai gruppi di rifugiati e dalle comunità locali.
 

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