Una legge trappola per immigrati e famiglie

Unità del 7 luglio 2009

 


“Una legge che porterà dolore”  Monsignor Marchetto. Il segretario del Pontificio consiglio per i migranti. A denti stretti dobbiamo ammetterlo: per una rara congiunzione astrale può accadere che persino il sottosegretario Carlo Giovanardi, dica qualcosa di saggio. Ovvero: vanno regolarizzati quegli immigrati irregolari occupati in attività lavorative indispensabili. Pierluigi Bersani ha definito questo affannoso correre ai ripari una sorta di “pillola del giorno dopo”:  tanto più plausibile, il riferimento, se si pensa alle difficoltà che trovano le donne per ottenerla, quella pillola. Resta il fatto che una “sanatoria” è oggi assolutamente urgente. E, infatti,  un numero imprecisato di lavoratrici (specie familiari), e di lavoratori (in settori come l’edilizia, l’agricoltura, la pesca) rischiano di essere  schedati e trattati come “clandestini”. Centinaia di migliaia di persone. Anche in occasione della “Bossi – Fini” la Lega Nord fece fuoco e fiamme perché non fossero “sanate” le situazioni critiche, come è inevitabile che accada dopo tutte le normative che modificano la legge quadro sull’immigrazione. È proprio questo, dunque,  il passaggio cruciale. Va richiesta con forza la regolarizzazione di tutte le situazioni dove l’irregolarità è la conseguenza fatale di dispositivi farraginosi e di norme restrittive, di politiche miopi e di interessi egoistici. E sarebbe una importante occasione per un’ampia “unità sindacale” tanto più che quell’obiettivo è condiviso dall’Ugl di Renata Polverini. Quest’ultima fa notare come la regolarizzazione vada a vantaggio delle famiglie italiane. In effetti, aggiungiamo noi non è l’unica occasione in cui il celebrato amore per il focolare familiare da parte della destra mostra qualche cedimento.
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