Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

28 settembre 2012

Regolarizzazione: ancora una settimana per i chiarimenti ufficiali dei ministeri competenti.
È quanto ha dichiarato il prefetto Mario Morcone nel corso della Conferenza permanente religioni.
Immigrazioneoggi, 28-09-2012
Entro la prossima settimana gli uffici legislativi dell’Interno, del Lavoro e dell’Integrazione “cercheranno di dare una lettura chiara, vera” di cosa intenda la legge riguardo a “organismi pubblici”. È quanto ha affermato nel corso della Conferenza permanente religioni, cultura e integrazione, il prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento immigrazione del Ministero dell’integrazione. “Stiamo lavorando per avere una visione più chiara – ha continuato Morcone – una interpretazione omogenea”. Secondo il decreto sull’emersione o la regolarizzazione, uno dei requisiti richiesti al lavoratore è di dimostrare di essere in Italia almeno dal 31 dicembre 2011, con una documentazione fornita da organismi pubblici.



Parlamento europeo: al vaglio la proposta della Commissione europea di utilizzare droni per prevenire l’immigrazione illegale.
Malta esprime interesse per l’impiego di droni nelle attività di sorveglianza nel Mediterraneo.
Immigrazioneoggi, 28-09-2012
Per fermare l’immigrazione illegale, la Commissione europea ha proposto un piano per l’impiego di droni sul Mediterraneo, principale luogo di transito per l’immigrazione clandestina. La proposta, attualmente al vaglio del Parlamento europeo, prevede che “sensori montati su qualunque tipo di piattaforma, ivi inclusi veicoli aerei con e senza pilota” tengano sotto stretta sorveglianza qualsiasi attività di immigrazione illegale sul Mediterraneo.
Il progetto, che dovrebbe avere inizio nel 2013, è denominato EUROSUR e prevede di istaurare un meccanismo per le autorità dei Paesi Ue di condurre attività di sorveglianza dei confini condividendo informazioni sulle operazioni, così da permettergli di cooperare più da vicino tra loro e con il FRONTEX (l’agenzia europea di controllo delle frontiere) mettendo a loro disposizione tecnologie più avanzate. Il piano è solo una parte della proposta di quasi 320 milioni di euro da stanziare per la sicurezza dei confini.
“EUROSUR aiuterà ad individuare e combattere le attività delle reti criminali e sarà uno strumento cruciale per salvare quei migranti che rischiano la vita nel tentativo di raggiungere le coste europee”, afferma Cecilia Malmström, commissario Ue per gli Affari interni. Le critiche sostengono che i droni potrebbero essere usati per criminalizzare i migranti ancor prima che raggiungano l’Europa e che potrebbero infrangere le leggi internazionali sul diritto di asilo. “I droni sono molto costosi e non aiutano” – sostiene Ska Keller, membro tedesco del Parlamento europeo – “anche se un drone individua un’imbarcazione, non può fare niente per loro”.
La Commissione europea nega che l’uso dell’EUROSUR possa essere abusato, sostenendo che “le immagini di posizione, di regola, non riguarderanno dati personali ma piuttosto uno scambio di informazioni su incidenti e oggetti inanimati, come appunto l’individuazione e il monitoraggio delle imbarcazioni”.
Mentre il dibattito è ancora in corso, alcuni Paesi si dicono già interessati al progetto. Le Forze armate di Malta (AFM) “hanno espresso interesse nella possibilità di beneficiare da un progetto promosso dall’Ue che preveda l’utilizzo di droni senza pilota per assistere le pattuglie in mare”, riporta Malta Today. Un portavoce delle AFM ha dichiarato alla stampa maltese: “Se da una parte le forze armate sono pienamente coinvolte nello sviluppo del sistema, non stanno tuttavia partecipando ai test di questi droni. Siamo comunque aperti a qualunque opportunità che sia di beneficio”.
(Samantha Falciatori)



LA SFIDA DEI DIRITTI
Libertà di religione: l’Italia preme all’Onu
?Avvenire, 28-09-2012
Elena Molinari
Un docente cattolico che educa maestri in un campo profughi somalo in Kenya. Giovani cristiani e musulmani che cucinano insieme a una mensa dei poveri di New York. Studenti dei licei iracheni che visitano le chiese dei coetanei cristiani in pieno giorno, sotto gli occhi di tutti.
«Dialogo fra le fedi» e «rispetto della libertà religiosa» non sono slogan per chi, come loro, ha imparato a riconoscere l’umanità di un vicino di fede diversa passando attraverso la comprensione della sua religione e la realtà dei suoi bisogni. Spesso, però, il processo è più facile se a guidarlo è non un solo individuo ma un gruppo di cittadini che, muovendosi con le istituzioni, prova a risolvere insieme alcuni problemi della convivenza sociale. Le organizzazioni non governative le chiamano «best practices», o “esempi migliori” del loro lavoro nella società, e ieri li hanno elencati durante il convegno: “La società civile e l’educazione ai diritti umani come strumento di diffusione della tolleranza religiosa”, organizzato al Palazzo di Vetro dalla missione italiana all’Onu insieme ai colleghi della Giordania guidati dal ministro degli Esteri, Nasser Judeh.
Il successo di queste iniziative di solito non tarda a coinvolgere i governi, a includere i leader religiosi, e a sollecitare una legislazione più illuminata, stimolando la comprensione di fenomeni complessi. Come ha fatto notare ieri il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi: «Non c’è altra strada che avvicinarsi alla primavera araba in modo costruttivo, comprendendola e creando legami personali con i nuovi leader». L’Italia ha concretizzato questo impegno con una campagna per l’adozione di una nuova risoluzione Onu sulla libertà di religione. «Miriamo a una risoluzione che sia votata da tutti i Paesi membri – ha spiegato il capo della Farnesina – che condanni, senza attenuazioni, ogni forma d’intolleranza religiosa, rafforzando il linguaggio degli ultimi testi approvati, con il contributo fondamentale dell’Italia, dall’Assemblea generale e dal Consiglio dei diritti umani».
Tre anni fa, nel pieno della guerra civile e all’apice della crisi umanitaria in Somalia, Deogracious Andreawa Droma, un insegnante ugandese, e un gruppo di altri volontari dell’Ong italiana Avsi (Associazione volontari per il servizio internazionale) vennero invitati ad allestire corsi per insegnanti nel multiforme campo profughi di Dadaab, nell’area nord orientale del Kenya, che ospitava 500mila rifugiati, in maggioranza musulmani. Il compito era enorme, e poteva portare a galla tensioni etniche e religiose. La soluzione dei volontari è stata quella di tornare alla radice dell’educazione. «È raggiungere il cuore della persona – spiega Droma –. Anche in condizioni critiche, di estrema difficoltà, la nostra esperienza dimostra che questo è il punto di partenza». Droma, come cristiano, ha «cercato di comunicare agli insegnanti somali rifugiati che esiste un modo diverso di rapportarsi con la realtà, in cui ogni proposta è vagliata dalla libertà della persona. La religione, la cultura e qualsiasi altro aspetto umano sono allora un mezzo per rispondere insieme alle esigenze più profonde del cuore di ciascuno di noi».
In quello stesso anno a Staten Island, un distretto di New York con un’alta densità di famiglie con padri poliziotti o vigili del fuoco, molti genitori cattolici che avevano perso parenti nel crollo delle Torri gemelle non volevano che i loro figli partecipassero alle iniziative della Ong Interfaith Center, perché erano organizzate con centri islamici. «Ma i ragazzi hanno insistito e nel giro di pochi mesi l’intera comunità, adulti compresi, stava lavorando insieme, raccogliendo soldi e cucinando pasti, per risolvere un problema che preoccupa tutti da anni: quello dei senza tetto e della fame a Staten Island», spiega Sarah Sayeed, direttore dell’Ong.
Fare leva sui giovani è una strategia nota anche a Jafar Jaward, della Fondazione irachena Al-Hakim, che si propone di andare oltre la semplice tolleranza delle minoranze religiose nel Paese, per promuovere piuttosto la comprensione e il rispetto.
«Bisogna partire dai ragazzi – ha spiegato ieri Jaward – e farlo pubblicamente, creando l’orgoglio del dialogo. Ma i giovani hanno bisogno di modelli, e allora organizziamo eventi comuni, come il giorno contro la violenza sulle donne, o il giorno dei diritti umani, e invitiamo leader di comunità religiose diverse, oltre a molti studenti. Se la comunità vede questa cooperazione, allora chi predica l’estremismo sarà rifiutato, e dovrà agire in segreto per nascondere la vergogna sul suo volto».



Nomadi, dal Tar il via libera allo sgombero di Tor de Cenci
Respinto il ricorso presentato da alcune famiglie rom. La decisione presa "per motivi igienico-sanitati". Il vicesindaco Belviso: "Quel campo è invivibile. Ora avanti con il piano di trasferimento
la Republica, 28-09-2012
Via libera dal Tar al trasferimento dei nomadi di Tor de Cenci. La II sezione del tribunale amministrativo, presieduta da Luigi Tosti, ha infatti respinto il ricorso presentato da alcune famiglie rom. Secondo il Tar, il Comune di Roma, ordinando lo sgombero per motivi igienico-sanitari, ha tutelato la salubrità dell'area e la salute pubblica.
 "E' un grande risultato per Roma Capitale la sentenza del Tar del Lazio che conferma la correttezza amministrativa con cui si è sempre agito rispetto alla questione dei rom. Ora, dunque, il Piano nomadi va avanti con lo sgombero del campo di Tor de Cenci". Così in una nota il vicesindaco di Roma Capitale, Sveva Belviso, commenta la sentenza con cui la seconda sezione del Tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso presentato da alcune famiglie rom.
"Da tempo denunciamo le gravi carenze igienico sanitarie del campo, la sua pericolosità e il degrado che vi regna incontrastato - aggiunge Belviso - oltre al problema finora irrisolto della salubrità dell'area per i residenti del quartiere. Questa sentenza finalmente conferma il carattere emergenziale di una situazione ormai invivibile e intollerabile, e legittima l'amministrazione a procedere al più presto per garantire legalità, sicurezza e dignità ai cittadini romani".



Regolarizzazione: ancora una settimana per i chiarimenti ufficiali dei ministeri competenti.
È quanto ha dichiarato il prefetto Mario Morcone nel corso della Conferenza permanente religioni.
la Repubblica, 28-09-2012
Entro la prossima settimana gli uffici legislativi dell’Interno, del Lavoro e dell’Integrazione “cercheranno di dare una lettura chiara, vera” di cosa intenda la legge riguardo a “organismi pubblici”. È quanto ha affermato nel corso della Conferenza permanente religioni, cultura e integrazione, il prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento immigrazione del Ministero dell’integrazione. “Stiamo lavorando per avere una visione più chiara – ha continuato Morcone – una interpretazione omogenea”. Secondo il decreto sull’emersione o la regolarizzazione, uno dei requisiti richiesti al lavoratore è di dimostrare di essere in Italia almeno dal 31 dicembre 2011, con una documentazione fornita da organismi pubblici.

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