Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

14 novembre 2014

A Tor Sapienza lo sgombero dei minori
Dopo le proteste dei residenti contro i migranti, via i primi 36 rifugiati. Oggi tocca ai maggiorenni
Corriere della sera, 14-11-2014
Rinaldo Frignani
ROMA «Bene, adesso saranno contenti, no? I ragazzi sono stati portati vía e le strade saranno più tranquille...». Gabriella Errico ironizza rassegnata. Poco prima la presidente della cooperativa «Un Sorriso» è stata quasi aggredita davanti al centro d`accoglienza di viale Giorgio Morandì. L`ultimo atto di violenza in un quartiere che, per ora, ha vinto la sua battaglia: 36 rifugiati minorenni, più nove minori italiani, sono stati trasferiti ieri pomeriggio da Tor Sapienza su ordine di Comune e Prefettura dopo due notti di scontri e un`altra di forte tensione. Oggi il programma prevede che una quarantina di maggiorenni segua la stessa sorte. La loro destinazione sono alcuni centri d`accoglienza in periferia e in provincia. Uno sarebbe quello di Castelnuovo di Porto, sulla Tiberina. La pressione dei comitati dei residenti, che mercoledì avevano incontrato il sindaco Ignazio Marino, ha dato i suoi frutti: il Campidoglio aveva avuto una settimana di tempo per sgomberare i rifugiati. Sono bastate poche ore.
«La struttura è stata gravemente danneggiata e al momento in molti suoi spazi è inagibile. Nei confronti dei minori Roma Capitale ha degli obblighi di legge nazionali e internazionali dí tutela e protezione», spiegano dal Comune. Ma ad accelerare il trasferimento, sotto scorta di polizia e carabinieri, sarebbe stata anche la scaramuccia scoppiata ieri mattina dopo che un ragazzo africano si è visto rifiutare un caffè nel bar del quartiere. Poco dopo gli stessi baristi gli hanno portato la tazzina davanti al centro d`accoglienza. Per i residenti un gesto distensivo, per i rifugiati una trappola per l`ennesimo agguato. E per qualche attimo si è temuto di nuovo il peggio con lanci di bottiglie contro i rifugiati.
In meno di due ore - su un pullmino bianco con i vetri oscurati e qualche auto privata - i minorenni hanno lasciato viale Morandi nel silenzio generale. Una prima conclusione della vicenda che potrebbe tuttavia accreditare nuove proteste in altri quartieri romani dove ci sono situazioni anche peggiori. «Qui hanno già detto che il prossimo palazzo da attaccare sarà quello di via Collatina», confermano i volontari del centro. Un edificio enorme, occupato da anni da rifugiati africani che ci vivono in condizioni disperate. Nel pomeriggio la direttrice Errico ha organizzato un`assemblea con chi è rimasto. Le porte del pianterreno sono ancora protette dalle barricate, i muri sono pieni di buchi, le vetrate rotte. «Ve la sentite di restare ancora?», ha chiesto agli ospiti e agli operatori. Qualcuno ha proposto di allearsi con i Movimenti di lotta per la casa. «È chiaro che se usciamo, chi ci attacca occuperà subito il palazzo. L`hanno sempre detto», assicurano dalla cooperativa. I raid, con tentativi di irruzione e di bruciare tutto, potrebbero coinvolgere ora altri stranieri che vivono a Tor Sapienza. La rabbia non si placa e i toni sono quelli di sempre: «Non siamo razzisti, siamo solo stanchi. Non avremo vinto finché non se ne saranno andati via tutti».
Per questo la polizia ha l`ordine di non muoversi. Anche perché oggi è previsto l`arrivo a Tor Sapienza dell`eurodeputato leghista Mario Borghezio e forse nei prossimi giorni anche del leader Matteo Salvini. Ieri sera gli abitanti hanno incontrato la presidente di Fdi-An Giorgia Meloni. E il Comitato di quartiere cerca adesso di smorzare i toni: «Il trasferimento dei ragazzi è una sconfitta dei cittadini, grazie alla politica: chi paga è il più debole, sia i cittadini sia gli immigrati».



Tor Sapienza, al via i trasferimenti dal centro per gli immigrati
Dopo un'altra giornata di proteste nel quartiere alla periferia est della capitale. Spostati 45 minorenni. La presidente della cooperativa "Il sorriso": "Porteranno via anche gli adulti, così ci arrendiamo al quartiere". Fonti del Viminale: "Una resa ai malumori della piazza". Il Campidoglio: "Nessuna chiusura, ma la struttura è inagibile e servono lavori". In strada con gli abitanti anche il parroco: "Qui troppo degrado". Alfano convoca in serata prefetto e questore di Roma: "Decisione presa dal Comune". In arrivo anche Borghezio
la Repubblica.it, 14-11-2014
MAURO FAVALE, VALERIA FORGNONE e VIOLA GIANNOLI
Il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Tor Sapienza si comincia a svuotare. Dopo le ennesime tensioni nel quartiere alla periferia di Roma, con proteste, lanci di bottiglie e urla - "Scendete bastardi, scendete" - da parte di un gruppo di residenti agli ospiti di di via Morandi, è stato deciso il trasferimento dei minori non accompagnati in un altre strutture della Capitale. A riferirlo per prima una operatrice della cooperativa 'Il sorriso', che gestisce il centro.
Non è uno sgombero. La conferma dei trasferimenti è arrivata poi anche dall'assessorato comunale alle Politiche sociali: "Si tratta di un trasferimento e non di uno sgombero - si precisa - pianificato per evitare il generarsi di altri incidenti e per far tornare rapidamente la calma". E ancora: "Il centro di accoglienza presente da anni è stato gravemente danneggiato e al momento in molti suoi spazi è inagibile, si sta dunque procedendo alle perizie necessarie per rilevarne i danni" aggiungono. Gli ospiti sono in tutto 83, i ragazzi trasferiti, tutti soli e orfani, sbarcati ad agosto dai barconi del nordafrica, sono 45: 10 di loro stanno seguendo un percorso di semi-autonomia e frequentano un corso professionale per gli altri 35 la situazione è più complessa. Tra questi anche alcuni italiani in condizioni di grave disagio.
I ragazzi portati via. Nel primo pomeriggio gli immigrati più giovani sono stati fatti salire su auto scortate da volanti della polizia e ci sono state anche lacrime e commozione degli operatori che gestiscono la struttura prima dell'ultimo arrivederci. Ma giungevano anche voci di protesta: "Andatevene bastardi". Sono stati smistati in altri centri cittadini tenuti segreti, ma nessuno nel V municipio teatro degli scontri.
Gli adulti restano Gli immigrati adulti sono 38 e ospiti del centro da febbraio: sono tutti richiedenti asilo politico (secondo le procedure previste dallo Sprar) e arrivano da Etiopia, Somalia, Gambia e Guinee. Loro restano, e verranno alloggiati in un solo piano, quello che non risulta danneggiato.
La decisione A stabilire di portar via i minorenni è stato il Campidoglio, in accordo con la prefettura, dopo la nuova protesta in mattinata. A far scoppiare la scintilla sarebbe stata, secondo i residenti, "l'aggressione a una ragazza spintonata stamani da uno straniero". Ma anche il rifiuto di far entrare gli immigrati in un bar: "Qui non potete entrare, non è per voi". Il Campidoglio, che per legge ne è responsabile in quanto minorenni, ha deciso così lo spostamento altrove dei più giovani, soprattutto per garantire loro maggiore sicurezza. E per procedere ai lavori, è stato poi precisato, nei piani danneggiati
Vertice al Viminale Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha convocato prefetto, questore e vertici capitolini per un vertice che si è concluso in tarda serata. "La decisione di trasferire i minori, e solo i minori, è stata del Comune, in condivisione con il prefetto. Questo perché i minori si trovavano al piano terra del centro, la parte più inagibile. Tutta l'area, comunque, continua a essere vigilata" hanno spiegato fonti del ministero al termine dell'incontro.
Lo sfogo della presidente della coop che si occupa del Centro di accoglienza "Non si può vivere così segregati, senza nemmeno la possibilità di uscire a fumarsi una sigaretta. Ora si stanno trasferendo i minori, poi si cercherà di provvedere anche con gli adulti" si sfoga Gabriella Errico, presidente della cooperativa "Il Sorriso". "Trasferiranno anche gli adulti così il centro di accoglienza chiude e alla fine saranno tutti contenti - aggiunge polemicamente - il quartiere ha vinto, Tor Sapienza sarà contenta, e sicuramente saranno risolti tutti i problemi legati a spacciatori, stupratori e travestiti pure".
 "Una resa ai malumori della piazza" La decisione, quella spostamento dei ragazzi extracomunitari, suscita non poche perplessità anche negli stessi ambienti del Viminale, dove fonti qualificate fanno notare le possibili conseguenze di una 'resa' ai malumori anti-immigrati della piazza, strumentalizzabile da alcune componenti politiche e il rischio di creare un pericoloso precedente, che potrebbe alimentare ulteriori problemi per l'ordine pubblico anche in altre realtà.
Proteste da giorni A Tor Sapienza le proteste vanno avanti ormai da giorni. Nella notte tra lunedì e martedì i residenti sono scesi in strada in via Morandi contro il centro di accoglienza per rifugiati. Sono stati lanciati sassi, bruciati cassonetti. E si sono viste anche bande con i cappucci in testa. Da quel momento la tensione è continuata a salire. La Procura della Repubblica ha avviato un'indagine sull'accaduto. "E' necessario e urgente che venga fatta chiarezza sulla reale natura e provenienza degli ingiustificabili attacchi subiti dal centro. Roma è capitale dell'accoglienza e rifiuta ogni forma di violenza, razzismo e xenofobia" fanno sapere dal Campidoglio.
"Se ne devono andare" Dopo due notti di scontri e paura, anche questa mattina gli abitanti del quartiere romano si erano radunati sotto il centro dei rifugiati scandendo insulti "Se ne devono andare", poi se lo sono presa con le forze dell'ordine schierate davanti alla struttura: "Difendete noi non loro perché noi vi paghiamo le tasse e lo stipendio". A rafforzare il cordone di sicurezza sono arrivati poliziotti che si sono aggiunti ai carabinieri. La situazione è precipitata quando sono state lanciate bottiglie e pietre contro l'edificio di via Giorgio Morandi, l'ennesimo episodio nel giro di pochi giorni che ha determinato la decisione del trasferimento dei minori per evitare ulteriori tensioni. "Trasferiscono i minori? A questo punto devono andarsene tutti - hanno commentato gli abitanti - Devono proprio chiudere il centro. Sarà una vittoria solamente quando li porteranno via tutti". L'ala più dura va oltre l'esasperazione: "Devono metterli fuori da Roma, fuori dal raccordo".
In piazza anche il parroco In strada anche don Marco Ridolfo, parroco della chiesa di San Cirillo Alessandrino in viale Morandi. "Questo quartiere soffre il degrado e l'assenza di sicurezza e non riguarda la comunità di immigrati. Ora si parlerà solo di razzismo e basta ma questo è la punta dell'iceberg".
E intanto per la mattinata di venerdì il leghista Mario Borghezio ha annunciato una visita a Tor Sapienza, per "incontrare gli abitanti del quartiere che difendono il loro sacrosanto diritto a vivere nella sicurezza e nella tranquillità, portando loro anche la solidarietà del segretario Matteo Salvini", per poi passare a dar man forte anche a Casapound alla Serpentara che organizza un presidio anti-rom prima della fiaccolata di protesta organizzata anche dai residenti.
"Vogliono venire i leghisti?" "Vuole venire Borghezio? Vuole venire Salvini? Venissero pure, cacceremo via anche loro. Noi non facciamo la guerra agli immigrati, facciamo la guerra alle istituzioni che non ci proteggono da chicchessia, stranieri o no" rispondono però alcuni abitanti della periferia romana.
Intervengono Sant'Egidio e Caritas La comunità di Sant'Egidio ha lanciato un appello per : "Contrastare la cultura della violenza contro ogni forma di razzismo". E aggiunge: "Più che di un presunto disagio sociale o di una 'guerra tra poveri' che si vorrebbe innescare ad arte, si tratta spesso di episodi violenti a sfondo razzista, che dimostrano come nei quartieri delle periferie urbane si stia diffondendo una pericolosa cultura della violenza, che va contrastata con una positiva azione di sensibilizzazione sociale".
Struttura modello "Il centro di accoglienza per richiedenti asilo e per minori stranieri non accompagnati di Tor Sapienza è da anni una struttura modello nella quale 36 minori stavano seguendo un utile percorso di formazione e di inserimento professionale. Grazie alle loro testimonianze raccolte dagli operatori sociali e confermate alle autorità di polizia, sono stati arrestati decine di scafisti ed altri criminali che in Italia o nei paesi di origine hanno sfruttato
le condizioni di disagio dei profughi e di quanti fuggivano da situazioni di guerra o di estrema povertà". Nessuno di loro risulta coinvolto in episodi di microcriminalità nel quartiere o altrove - si legge nella nota della Caritas - Quanto agli adulti ospiti del centro, si tratta di persone in attesa dei documenti che ne certifichino lo status di rifugiati, e che quindi non sono certamente interessate a creare disordini o tensioni con gli abitanti del quartiere".



I sassi contro i migranti e i ritardi della politica
Il Mattino, 14-11-2014
Oscar Giannino
Dopo giorni di scontri e tensioni crescenti a Tor Sapienza, il Viminale ieri ha convocato il Comune di Roma. Ma lo ha fatto dopo che il Campidoglio aveva concordato con la Questura il trasferimento dei minori dal centro immigrati di via Morandi, l` epicentro del fenomeno. Il solo fatto che il ministero dell`Interno si sia mosso dopo e non prima, e per di più davanti a fatti estremamente gravi che avvengono nella capitale, consegna la chiave del problema irrisolto dell`immigrazione nel nostro Paese. Abbiamo dedicato migliaia di ore di dibattiti pubblici e radiotelevisivi alle tragedie dei migranti in mare. Ma continuiamo a non avere uno straccio di schema politico-amministrativo efficace, per gestire il fenomeno entro il territorio nazionale e fuori dai Cie.
Ogni Paese in ogni secolo ha un suo Medioevo. Che si manifesta quando improvvisamente un futuro imprevisto diventa presente, e non si ha alle spalle un passato di esperienze per affrontarlo. In Italia capita con l`immigrazione. Perché a metà degli anni Novanta avevamo un numero di immigrati totali di poco superiore a 500mila unità, mentre oggi sono 5 milioni e mezzo, un milione e trecentomila famiglie di soli immigrati, e un milione di minori. Un milione di romeni, mezzo milione di marocchini, mezzo di albanesi (i più rapidamente integratisi). Mentre la popolazione straniera è cresciuta in media ogni anno del 103,3 per mille, quella italiana si è invece ridotta progressivamente dello 0,7 mille.
È vero, nel 2014 il fenomeno apicale sono stati gli sbarchi, 150 mila solo da gennaio a ottobre, rispetto a poco più di 40mila nell`intero 2013. E di qui le richieste insistenti perché l`Europa con Frontex sostituisse o per meglio dire integrasse la nostra missione Mare Nostrum. Ma, mare a parte, restiamo totalmente sprovvisti di politiche e risposte organizzate quando l`immigrazione, nelle grandi città e nei territori, dal 9% scarso oggi media sul totale della popolazione italiana diventa tre, quattro e cinque volte maggiore rispetto al totale degli italiani, in un quartiere o in piccolo centro.
A Roma a Tor Sapienza oggi, come a Corcolle a settembre - e in termini diversi a Milano, con le occupazioni clandestine ma di massa delle case popolari Aler - si sommano tre fattori diversi. Si tratta di periferie o aggregati urbani nei quali il reddito medio degli italiani residenti è anche del 40-50% inferiore alla media, cioè aree già per loro conto a fortissimo disagio sociale. Dove in pochi mesi o settimane si determina una concentrazione di immigrati per i quali i già scarsissimi servizi offerti ai residenti italiani diventano ancor più deficitari. E in ogni caso, se aggiuntivi per gli immigrati, avvertiti dagli italiani come uno schiaffo alla propria condizione, come allo stesso modo viene avvertita la loro disponibilità per lavori a bassissima remunerazione, in diretta concorrenza con gli oltre 3 milioni di disoccupati italiani. Ma la novità è che su questo malcontento da qualche tempo hanno preso a risoffiare gli aliti di estreme minoranze politiche, però determinate a incitare allo scontro, a fini populistici e per proprio tornaconto.
È ovvio che il problema e l`emergenza di ordine pubblico siano rappresentati dal terzo fattore, e dal secondo quando tracima in violenze e cacce all`uomo spontanee e non "incitate" da mestatori. Non fosse che per questo, è ancor più singolare che ieri il Viminale si sia svegliato quando già Comune e questura avevano attuato una prima decisione. Ma il problema è un altro. Prima che sia troppo tardi, la politica deve decidere di attribuire competenze (e risorse) agli unici che possono affrontare organicamente il problema dell`integrazione di milioni di stranieri: non lo Stato centrale, ma gli Enti Locali.
In Germania, le competenze sugli immigrati non fanno capo allo Stato federale, ma ai Laender. E sono le grandi città metropolitane, che nei decenni sin dagli anni Cinquanta hanno elaborato modelli diversi di housing sociale e integrazione scolastica per i Gastarbeiter, i «lavoratori ospiti» prima italiani, poi turchi, poi africani e asiatici. E quello il modello al quale guardare, visto che non siamo francesi né britannici, non abbiamo avuto secoli di imperi coloniali, e di conseguenti eredità postcoloniali di immigrazione da gestire. Per capirci, le Council Houses municipali, che nel regno Unito sono riservate ai meno abbienti e agli immigrati, hanno una tradizione che affonda le radici nell`XII secolo, e nelle Poor Laws che dal `600 fino a Lord Beveridge hanno costituito un modello di soluzione, sia pur in presenza di uno Stato molto parco nella spesa pubblica.
Sono le 10 nuove Città Metropolitane italiane più Roma capitale - non le Regioni, per carità - e cioè il nuovo macroreticolo amministrativo italiano in cui si addensano popolazione e problemi sociali, a dover avere le competenze (e risorse) per gestire un fenomeno che non può essere affrontato con centri temporanei come quello di via Morando a Tor Sapienza, calato dall`alto in realtà di degrado per decisione di qualche funzionario del ministero e del Comune individuato dall`alto come «recipiente». Il governo prenda l`iniziativa di avviare questa svolta.
Che avrà tempi ovviamente lunghi, visto che è in corso un bel braccio di ferro con Comuni e Regioni per i tagli chiesti in legge di stabilità. E dunque nel periodo transitorio Stato centrale e Città dovranno percorrere un bel tratto di strada insieme. Perché è vero che il più degli immigrati oggi sbarcano per non restare in un`Italia disastrata ma nel tentativo di andare verso il Nord Europa. E che i permessi di soggiorno per lavoro sono scesi dai 350 mila del 2010 a poco più di 60mila nel 2012. Ma al contempo gli immigrati sono oggi milioni. E dalla casa al lavoro, alla scuola e all`università, occorre pensarci. Ficchiamocelo in testa: credere di mettere la polvere sotto il tappeto chiudendo per un po` migliaia di immigrati in spogli palazzoni di degradate periferie non è una soluzione. E la miccia su una bomba. E alla politica dovrebbe spettare disinnescarla, invece di soffiarci sopra per meschini tornaconti elettorali.



Non è una guerra tra poveri
il manifesto, 14-11-2014
Annamaria Rivera
Dilaga ormai in Italia la caccia, simbolica o reale, ai capri espiatori di sempre: rom e situi, migranti e rifugiati. Pur variando luoghi e personaggi, comune è lo schema narrativo, avallato anche da quotidiani mainstream. A giustificare o sminuire la violenza dei «residenti» e dei «cittadini comuni» si propalano spesso leggende e false notizie, spacciate come vere anche da organi di stampa prestigiosi.
Ciò che è accaduto nella borgata romana di Tor Sapienza costituisce un precedente assai grave. Mi riferisco allo svuotamento forzoso, a furor di assalti razzisti, del Centro di accoglienza che ospitava abitualmente i più vulnerabili tra i rifugiati, soprattutto minori. I facinorosi che, incappucciati e al grido di «bruciamoli tutti!», a più riprese hanno attaccato il Centro, con lanci di pietre e petardi, per alcuni giorni sono stati rappresentati, anche dalla grande stampa, come poveri «cittadini esasperati».
E le dicerie a proposito di scippi e aggressioni subite, tentati stupri - dei quali non v`è traccia di prova né denunce formali - sono state puntualmente riprese senza alcuna verifica.
Tra i pochi che hanno osato violare da subito questo schema narrativo vi sono la Comunità di Sant`Egidio e l`Arci, e tra gli organi di stampa Il Redattore Sociale che già l`11 novembre svelava il segreto di Pulcinella: cioè l`istigazione di estrema destra delle spedizioni punitive.
A strumentalizzare il disagio economico e sociale, dirottandolo verso gli alieni, v`è la presenza di «gruppi neofascisti e figure, vecchie e nuove, dell`estrema destra», dichiarava al Redattore Gianluca Peciola, capogruppo di Sel in Campidoglio.
Pochi, fra i commentatori che hanno insistito - con qualche ragione, certo - sul sentimento collettivo di abbandono e insicurezza che vivono i residenti, si sono soffermati a considerare le biografie, la condizione, i sentimenti dei capri espiatori: in gran parte giovani, fuggiti da povertà, persecuzioni e violenze, approdati rischiosamente in Europa dopo viaggi da incubo, costretti a una vita alienante e oggi, di nuovo, rifiutati, minacciati, terrorizzati.
Lo schema di cui ho detto s`intreccia con un`altra retorica abusata: quella, in apparenza non-razzista, della «guerra tra poveri», secondo la quale aggressori e aggrediti sarebbero vittime simmetriche.
Esemplare in tal senso è ciò che è accaduto alla Marranella, quartiere romano del Pigneto-Tor Pignattara, dopo l`assassinio di Muhammad Shahzad Khan, il paltistano di ventotto anni massacrato a calci e pugni da un diciassettenne romano, la notte del 18 settembre scorso. Subito dopo, un centinaio di persone improvvisarono un corteo di solidarietà verso il giovane arrestato, non senza qualche accento di rammanico per «questa guerra tra poveri», insieme con cartelli e slogan quali «Viva il duce» e «I negri se ne devono andare». Più tardi, perfino qualche soggetto politico decisamente di sinistra si è spinto ad affermare che i due sarebbero vittime dello stesso dramma della povertà e del degrado. Come se il livello di potere, la posizione sociale, la responsabilità morale fossero i medesimi, tra il bullo di quartiere che uccide, istigato e spalleggiato dal genitore fascista (poi arrestato anch`egli), e la sua vittima inerme: già annientata dalla solitudine, dalla perdita del lavoro e dell`alloggio, dal tenore di perdere pure il permesso di soggiorno, dalla lontananza dalla moglie e da un figlio di tre mesi che mai aveva potuto vedere. Una perfetta illustrazione, quel delitto, di guerra contro i più inermi tra i poveri.
Certo, Roma è paradigmatica per le cattive politiche che nel corso degli anni hanno prodotto ghettizzazione e degrado urbano di tanta parte dell`hinterland. E, si sa, più che mai in tempi di crisi, il disagio economico e sociale e il senso di abbandono alimentano risentimento e ricerca del capro espiatorio.
Ma a socializzare, manipolare, deviare il rancore collettivo c`è sempre qualche attore politico: di destra e di estrema destra, solitamente e in particolare Casa Pound e la Lega di Salvini e Borghezio. Che la giunta Marino, come altre giunte «democratiche», ne prenda atto e provveda, prima che sia troppo tardi. Che la sinistra politica e sociale nelle periferie ritorni, come un tempo, a fare lavoro politico.



La gestione dei rifugiati non funziona «Troppi centri nella zona Est della città»

Il Messaggero, 14--11-2014

Nino Cirillo

LA SITUAZIONE
ROMA L`ha fatto capire bene il sindaco Marino l`altro pomeriggio, incontrando il comitato di quartiere di Tor Sapienza: «Ridistribuiremo i centri di accoglienza per tutta la città». «Ridistribuiremo» perché sono distribuiti male, malissimo, perché fra una legge e l`altra, fra un`ondata di arrivi e l`altra, il Campidoglio in questi anni non ha fatto -o non ha potuto fare nessuna pianificazione. Con il risultato che oggi è davanti agli occhi di tutti: dei 2.680 immigrati ospitati dal Comune di Roma nei suoi 28 centri per richiedenti asilo e rifugiati, la metà si trovano tutti concentrati nel Quadrante Est.
Da Tor Sapienza a Corcolle, dal Prenestino alla valle dell`Aniene: le periferie più difficili e malmesse, quelle che già hanno dovuto fare i conti con la prima, massiccia immigrazione dall`Est, chiamate a farsi carico di nuovi drammi, di altre tensioni sociali. E non sono più gli anni Novanta: oggi i morsi della crisi fanno accendere micce che si immaginava definitivamente bagnate.
Le palazzine di questi centri -come Corcolle, Torpignattara e Tor Sapienza dimostrano- diventano così i fortini da espugnare. Poco importa che le aggressioni, le minacce, le molestie alle ragazze non siano né direttamente né indirettamente imputabili agli ospiti di quel centro, poco importa tutto questo, debbono andarsene e basta.
SOMALI FORTUNATI
La situazione s`e fatta talmente pesante che il Campidoglio tiene ben stretta per sé la mappa di questi centri. Si fanno calcoli a spanne, per deduzione, niente di ufficiale, altrimenti i romani potrebbero tutti insieme scoprire che fra Corso Trieste e la Nomentana, nel laccatissimo II municipio, fra strade eleganti e storici condomini, sono ufficialmente ospitati soltanto 18 somali.
Diciotto somali lì e altri milletrecento immigrati, invece fra V, VI e VII Municipio. Come è potuto accadere? Cominciamo dall`inizio di questo 2014, quando Roma Capitale si aggiudica bandi. del ministero dell`Interno per ospitare 2.680 rifugiati e richiedenti asilo, moltissimi di più dei 150 dell`anno precedente. Con i soldi arrivati dal Viminale è stato così possibile affrontare situazioni incancrenite negli anni, come l`occupazione Salam alla Romanina, l`accampamento
di afghani alla stazione Ostiense, la baraccopoli di Ponte Mammolo.
ANCHE CORSI DI LINGUE
I nuovi centri sono andati tutti a sistemarsi a Est perché così hanno deciso le varie associazioni e cooperative che avevano vinto i bandi, non il Comune. Ai municipi è toccato solo certificare l`agibilità degli stabili scelti, niente di più. Facciamo l`esempio di Tor Sapienza: è stata la cooperativa «Un sorriso» -ormai sette anni fa- a prendere in affitto viale Giorgio Morandi 153, che oggi gli costa 25mila euro al mese. Ed è sempre «Un sorriso», come tutte le altre associazioni che deve far quadrare i conti ricevendo 45 euro per ogni immigrato adulto e 70 per ogni minore provvedendo a dargli un tetto, a garantirgli da mangiare, a rifornirlo di qualche euro in tasca e anche a organizzargli un corso di lingua. Ci sono due scuole di pensiero. La prima:i centri di accoglienza sono tutti concentrati nel Quadrante Est perche lì si spende meno, perche affittare lo stesso stabile ai Parioli sarebbe impossibile. Seconda scuola di pensiero, più ideologica: non è questione di soldi, ma è semplicemente giusto che gli immigrati vadano a vivere in situazioni già difficili, perché si creano una sorta di presidi di civiltà, si educa alla convivenza, perché dall`integrazione possono nascere energie nuove. Discorso affascinante, certo, ma che fa presto a sbriciolarsi in quest`autunno così cupo e violento.



Manconi: voglia di capro espiatorio, ma l`errore è della politica
Il senatore: scelte sbagliate sull`accoglienza, anche a sinistra. E la destra specula
la Repubbblica, 14--11-2014
MARIA ELENA VINCEZI
ROMA. «In questi giorni abbiamo assistito a un caso esemplare di costruzione del capro espiatorio. Un presunto stupro, attribuito a un rumeno, diventa il pretesto per la caccia al negro, appartenente,come è noto, a tutt`altra etnia. E siccome il negro è lì a disposizione, a pochi passi, scatta un meccanismo di mobilitazione xenofoba, nel quale trovano sbocco tutti i rancori e le frustrazioni dei settori di popolazione soggetti a processi di esclusione sociale». Commenta così Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato e sociologo, i fatti di Tor Sapienza.
Senatore, come si spiega tutto questo?
«Innanzitutto emerge il fallimento dell`edilizia popolare perché il cuore di questa vicenda è un comprensorio dove da decenni non si è fatta manutenzione. E così quei residenti si sono sentiti assediati da una sorta di toponomastica della marginalità. Non dimentichiamo che in un territorio non troppo esteso, cui si accede da un vialone diventato mercato all`aperto delle droghe, si trovano un centro di accoglienza per profughi,un`occupazione spontanea da parte di stranieri e un`altra dovuta alla cosiddetta emergenza abitativa. E, non troppo lontano, un campo nomadi».
Dunque quello che è successo si poteva prevedere?
«Vede, in zone simili, si devono prevedere centri con un numero assai minore di ospiti. Questo comporta un discorso completamente nuovo in materia di accoglienza. In un`area così vasta come Roma, i centri devono essere più piccoli e distribuiti più equamente. Non possono concentrarsi nelle periferie, tantomeno in quelle più degradate. È fondamentale per rassicurare i residenti e perché solo così si garantiscono condizioni dignitose ai profughi».
Perché?
«L`accoglienza deve essere più attenta ai bisogni individuali, non può indirizzarsi indistintamente verso centinaia di persone ammassate in alloggi di fortuna. Bisogna immaginare un`accoglienzafattadipiccolinumeri che non gravi tutta su chi è o si sente già gravato. Si potrebbero accogliere anche più persone, e in condizioni più degne».
Insomma, la capitale ha sbagliato tutto.
«Non si possono ignorare altri due "fattori di agevolazione" dell`odio. Ovvero, la presenza di una minoranza, ancora un volta collegata alla rete del tifo organizzato, che si dà una sgangherata ideologia fascistoide, tutta giocata sul disprezzo per il diverso. E l`attività degli imprenditori politici dell`intolleranza. L`immigrazione, inevitabilmente, costa fatica e determina ansia nei residenti, ma il collasso avviene quando la tensione sociale viene trasferita nella sfera pubblica. La Lega e Fratelli d`Italia giocano questo ruolo. E così le pulsioni più aggressive e il linguaggio più efferato ottengono legittimazione politica e addirittura morale».
Senatore, ma la genesi è popolare.
«Va rivista da capo la politica dell`accoglienza, finora affidata all`improvvisazione, quasi che l`immigrazione fosse un fenomeno recente e imprevedibile. Anche la sinistra ha fatto molti errori. Troppo spesso ha liquidato come razzisti umori popolari che andavano compresi, mediati e governati. E ha rinunciato a battersi contro gli imprenditori dell`intolleranza».



Tor Sapienza, tornano i minori immigrati
Avvenire, 14-11-2014
Quattordici immigrati minorenni dei trentasei trasferiti ieri, sono tornati oggi al centro di accoglienza di via Morandi, nella borgata romana di Tor Sapienza.
 "Siete le nostre mamme e i nostri papà - dicono agli operatori i ragazzi - vogliamo tornare qui e riprendere a frequentare i nostri corsi con voi". I ragazzi sono seduti sul marciapiede e dall'altra parte della strada ci sono i residenti che continuano a dire "Dovete andare via tutti".
La situazione è incandescente: oggi a Tor Sapienza è arrivato anche l'europarlamentare della Lega Mario Borghezio, anche se per il momento non andrà a via Morandi, dove sorge il Centro di accoglienza. "Sono venuto per parlare con i cittadini" non per fare confuzione, ha detto Borghezio.
Ieri la metà degli stranieri (36 minori) era stata trasferita, dopo che in mattinata erano volate bottiglie e pietre contro il Centro di via Morandi e – in risposta – altri oggetti dalle finestre del Centro stesso. Ma non è stato sufficiente: «A questo punto vogliamo vincere davvero: devono andarsene tutti», hanno avvisato alcuni residenti: Roberto Torre, vicepresidente del "Comitato di quartiere Tor Sapienza": «Non siamo soddisfatti. Il trasferimento degli immigrati non risolve il problema di un "quartiere pattumiera" come il nostro. Anzi ora il rischio è di un preoccupante effetto domino, che la protesta si allarghi alle altre periferie». E ancora: «Non siamo razzisti, come scrivono in molti, e ci dissociamo dai violenti che hanno assaltato il Centro».
Il vicesindaco capitolino, Luigi Nieri, ha assicurato che «il Centro di prima accoglienza continuerà a funzionare. Roma rifiuta violenza e razzismo». E prima dal Campidoglio, con un comunicato, si era cercato di salvare capra e cavoli: «Il Centro è stato gravemente danneggiato e in molti suoi spazi è inagibile», quindi «è stato predisposto il trasferimento» dei minori.
Il ministro Angelino Alfano ha convocato giovedì sera al ministero Prefetto e Questore di Roma «per le vicende in corso a Tor Sapienza», recitava una nota. E una volta finita veniva confermata la versione del Campidoglio: «La decisione di trasferire i minori è stata presa dal Comune d’intesa col Prefetto», perché gli stranieri più giovani erano nella parte «più danneggiata».
«Ciò che mi rattrista, non solo come cristiano, ma come uomo, è sapere che i bambini e i ragazzi del quartiere in questi giorni stiano vedendo solo violenza – spiegava don Marco Ridolfo, parroco di "San Cirillo Alessandrino" (che dista una cinquantina di metri dal Centro) –. Questa è la cosa che non mi piace, questa è esattamente la cosa con la quale dovremo fare i conti». Perché «quando diciamo che non c’è bisogno della violenza, non vuol dire che vadano chiusi gli occhi davanti ai problemi».
Don Marco in serata ha pregato insieme ai suoi ragazzi in chiesa per questa situazione «e per chiunque vi è coinvolto». In mattinata era andato di fronte al Centro, aveva parlato con la gente, che «è scossa», provato a raffreddare gli animi: «La violenza non è la strada per risolvere i problemi e neanche quella per attirare l’attenzione. La violenza è sconfitta». Droga a fiumi, prostituzione all’aria aperta, criminalità diffusa, feroce degrado... Proprio i problemi qui «sono all’ordine del giorno e sono tanti», però «non riguardano solo la presenza degli immigrati, la gente lo sa e lo dice. E questa gente non è razzista. La "guerra" qui è fra poveri».
Acli, Unitalsi e Centro don Picchi annunciavano di «sostenere» l’appello rivolto dall’Istituto di Medicina Solidale affinché Papa Francesco «vada nelle periferie a difendere gli immigrati». Monsignor Giancarlo Perego, direttore di Migrantes, annotava che le tensioni nel quartiere della periferia romana e l’esasperazione alle stelle «sono legate a responsabilità della politica, dell’urbanistica e di come si è abbandonata la città ai palazzinari, dimenticando la vita sociale». Concludeva, monsignor Perego, ricordando che «l’arrivo in un Paese di un immigrato è sempre segnato da disagio, abbandono».



"Stop ai sussidi per gli immigrati Ue" Bruxelles frena il turismo del welfare
la Repubblica, 14-11-2014
ANAIS GINORI
PARIGI
L'EUROPA è sempre meno solidale quando si tratta di welfare. I cittadini dell`Ue possono circolare liberamente ma le condizioni per beneficiare di servizi sociali e sussidi pubblici non sono uguali per tutti. Dall`inizio della crisi, molti Stati membri stanno cercando di imporre nuovi limiti e restrizioni. E da mercoledì è arrivata una sentenza della Corte di Giustizia dell`Ue che dà ragione ai movimenti populisti che vorrebbero imporre una "preferenza nazionale" per il welfare. Secondo i magistrati della Corte europea i cittadini disoccupati che si recano in un altro Stato membro con l`unico fine di beneficiare degli aiuti pubblici «possono essere esclusi da alcune prestazioni sociali di base».
La sentenza è partita dal caso di una cittadina rumena e di suo figlio che vivono a Lipsia e che si sono visti negare i servizi dell`assicurazione sanitaria di base perché senza reddito enonallaricerca di un lavoro. Secondo iJobcenter, i centri di assistenza sociale tedesca, la donna non parla tedesco, non cerca lavoro e non ha mostrato alcuna volontà di integrarsi. Un caso limite, rispetto a quello di migliaia di cittadini che si muovono tra le nazioni europee in cerca di opportunità professionali e con spirito di adattamento. Negli ultimi anni, gli attacchi alla libera circolazione e al Trattato di Schengen si moltiplicano. E le regole sono diventate sempre più rigide e severe non solo per cittadini extracomunitari o dei nuovi paesi membri, come Romania e Bulgaria, ma anche per le nazioni che hanno fondato l`Europa, tra cui l`Italia.
Nonostante i ripetuti allarmi dei movimenti euroscettici, il cosiddetto "turismo del welfare" è molto limitato. Uno studio realizzato nel 2013 per la Commissione europea ha dimostrato che solo il 2,8% dei cittadini Ue cambia residenza ogni anno e meno di un terzo è inattivo ( disoccupato, in pensione o studente). La presunta invasione di furbi ( secondo un cliché, venuti dal Sud) che vogliono sfruttare i generosi welfare tedeschi, francesi o inglesi, non esiste. Un altro rapporto dell`Ocse ha sottolineato come i lavoratori migranti all`interno dell`Ue paghino più tasse e contributi dei sussidi che incassano. Ma nell`attuale contesto politico i dati reali non vengono presi in considerazione. È più forte la battaglia contro i "parassiti" stranieri dello Stato sociale: una bandiera dei nemici dell`Europa, e non solo.
In Germania la sentenza è stata accolta da un plauso bipartisan. «Finalmente è stato chiarito che la libera circolazione non significa automaticamente accesso al sistema di previdenza degli Stati membri», ha commentato il vicepresidente Frans Timmermans. Per il Front National la decisione «è la prova che la priorità nazionale agli aiuti sociali è possibile: se si applica agli stranieri dell`Unione, si applica anche a tutti gli stranieri non europei». Per David Cameron si tratta di una vittoria simbolica e di "buon senso". Da tempo il premier britannico, incalzato dagli euroscettici dell`Ukip di Nigel Farage, si batte per limitare l`accesso al welfare per i cittadini comunitari. Insieme a Olanda, Austria e Germania, la Gran Bretagna ha chiesto a Bruxelles di varare sanzioni legali e finanziarie "efficaci" contro chi abusa della libertà di movimento e pesa in maniera indebita sul welfare dei paesi più ricchi. L`iniziativa non aveva finora avuto seguito. E Angela Merkel ha frenato Cameron sull`idea di limitare la libera circolazione dei cittadini comunitari. Ma la sentenza della Corte di Giustizia dell`Ue dimostra che, anche nel cuore dell`Europa, il vento è cambiato.

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