Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

26 aprile 2012

Giornalisti rifugiati Un incontro a Perugia per raccontare le storie
l'Unità, 26-04-2012
Italia-razzismo
Nel corso del festival del giornalismo, che si svolge a Perugia in questi giorni, si è tenuto un incontro piuttosto insolito: ovvero “giornalisti in esilio”. Claudio Martelli – già ministro della Giustizia, autore della prima legge sull’immigrazione nel 1990 e oggi responsabile della web tv Lookout – ha intervistato quattro persone, attualmente rifugiate in Europa, che nel loro paese di origine svolgevano la professione di giornalista. Spesso capita che proprio quel mestiere diventi motivo di persecuzione in patria e della conseguente richiesta di asilo presso uno stato estero. Sono tutte esperienze molto simili tra loro quelle che verranno raccontate, in particolare nella parte del racconto che riguarda l’arrivo nel paese di accoglienza. E qui l’acquisizione del nuovo status, quello del rifugiato, coincide spesso con la delusione di non poter esercitare la professione che meglio si conosce a causa della mancanza di contatti, di un differente ambiente socio-culturale e, infine, a causa del diffuso pregiudizio nei confronti delle competenze di cui può disporre uno straniero. In Italia, per esempio, molti giornalisti finiscono con svolgere attività totalmente diverse dalla loro professione. E chi un lavoro non riesce a trovarlo rimane intrappolato nella rete dei centri di accoglienza, passando il tempo nei trasferimenti dal luogo in cui si dorme a quello dove si consuma il pasto. I giornalisti rifugiati, inoltre, sono il più delle volte assimilati ai rifugiati di altro tipo senza ricevere una protezione ulteriore di cui necessiterebbero a causa proprio della loro notorietà nel paese di origine. In ogni caso, una dissipazione davvero scandalosa di risorse e talenti e competenze.



Scafisti gettano in mare 40 immigrati Un morto e due feriti gravi nella Locride
Il gruppo composto da afgani è riuscito a raggiungere la riva. Sono in corso le indagini per rintracciare l'imbarcazione che ha trasportato il gruppo
la Repubblica, 26-04-2012
LOCRI (REGGIO CALABRIA) - Un morto e due grave. È questo il bilancio di uno sbarco di decine di immigrati avvenuto stamani a Locri, in Calabria. Secondo una prima ricostruzione, oltre 40 migranti sono arrivati sulla spiaggia dopo che gli scafisti li hanno gettato in mare ad alcune decine di metri dalla riva.
Nelle operazioni frenetiche, un uomo è morto mentre due sono stati soccorsi e trasportati in ospedale in gravi condizioni. Sono in corso le indagini per rintracciare l'imbarcazione che ha trasportato il gruppo, mentre sulla spiaggia si stanno svolgendo le operazioni di assistenza e identificazione.
Polizia e carabinieri al momento hanno ritrovato solo 35 clandestini riusciti a sbarcare nella località 'Basilea', periferia nord di Locri, in direzione Siderno. Gli stranieri hanno detto agli inquirenti di essere afghani, moltissimi sono giovani dell'apparente età di meno di 20 anni. Sembra che la persona morta fosse la più anziana del gruppo dell'apparente età di 40 anni.



Immigrazione, tragedia durante lo sbarco Non sa nuotare, muore annegato
Il Messaggero, 26-04-2012
LOCRI - Non sapeva nuotare ed è morto annegato, l'immigrato deceduto durante lo sbarco avvenuto stamattina a Locri. L'identità dell'immigrato, che dovrebbe essere afghano, è in fase di accertamento.
Complessivamente, secondo la testimonianza di uno dei migranti, le persone sbarcate sarebbero in tutto 45, ma non si esclude che fossero di più. Alcuni immigrati, infatti, dopo essere giunti a riva, si sarebbero allontanati; ipotesi avvalorata dal fatto che sulla spiaggia sono stati trovati alcuni indumenti. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, gli immigrati, ad alcune decine di metri dalla riva, sono stati trasferiti dall'imbarcazione sulla quale si trovavano su un gommone. Durante il trasferimento ci sono stati momenti di concitazione ed alcuni di loro sono finiti in mare, tra cui l'uomo che è morto annegato.



Consiglio d’Europa: l’Assemblea parlamentare approva il rapporto che accusa Italia, Malta, Spagna e la Nato per il mancato soccorso di un’imbarcazione di migranti che causò 63 vittime.
Luigi Vitali, capo della delegazione italiana, “l’Italia ha salvato oltre quattromila naufraghi. Perché non avremmo dovuto soccorrere proprio quel gommone?”.
Immigrazioneoggi, 26-04-2012
L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha approvato martedì scorso a Strasburgo il rapporto Vite perse nel Mediterraneo: chi è responsabile? che accusa la Nato, Italia, Spagna e Malta della responsabilità nella morte di 63 immigrati, annegati nel marzo del 2011 al largo delle coste libiche.
Il rapporto, redatto dalla senatrice olandese Tineke Strink e reso noto il mese scorso, è stato approvato con 108 voti favorevoli, 36 contrari e 7 astenuti. Il documento accusa le forze della Nato che “non hanno reagito al segnale di pericolo” in una zona militare che stavano controllando, ma anche contro le autorità incaricate della ricerca e del salvataggio in mare.
L’Assemblea ha ritenuto “credibili” le testimonianze dei sopravvissuti, che hanno riferito di un elicottero militare che si era avvicinato per lanciare loro acqua e gallette, promettendo che sarebbe tornato per salvarli, circostanza che poi non si è verificata. Al decimo giorno in mare, con la metà dei passeggeri ormai morti, “una grande nave militare” si è avvicinata all’imbarcazione, ma non le ha prestato soccorso. Il Consiglio d’Europa ha chiesto alla Nato e ai Parlamenti degli Stati coinvolti di condurre delle inchieste per rispondere alle questioni rimaste in sospeso.
Luigi Vitali, presidente della delegazione parlamentare italiana al Consiglio d’Europa, ha respinto le accuse del documento rivolte all’Italia. “Nei mesi scorsi – ha commentato – l’Italia ha salvato oltre quattromila naufraghi. Perché non avremmo dovuto soccorrere proprio quel gommone?”.
Vitali ha poi ricordato che “i sopravvissuti dicono di aver notato sull’elicottero la sigla Army. Quindi non era italiano perché sui nostri c’è la scritta Marina militare”.



Svizzera, taglio all'immigrazione limite ai permessi dall'Est Europa
Dal primo maggio contingentati i permessi di soggiorno a lungo termine per i cittadini del Vecchio continente provenienti dall'est .
LUCA SPINELLI
Repubblica, 26-04-2012
BERNA - Mentre in Italia la Lega Nord propone la creazione di un passaporto sanitario per gli immigrati, la Svizzera ha deciso di agire in modo più severo: contingentando per un anno i permessi di soggiorno a lungo termine (12/60 mesi) riservati ai cittadini dell'est europeo. Si reintroduce, insomma, una vecchia misura ormai abolita. Circa duemila i posti resi disponibili, cifre superiori saranno permesse solo per dimostrata utilità del singolo soggetto. Per il momento non verranno invece limitati i permessi a breve termine (4/12 mesi), non essendo state superate le soglie d'ingresso previste dagli accordi internazionali.
La misura avrà effetto praticamente immediato: dal primo giorno del prossimo mese. A subirne le conseguenze i cittadini di Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.
La cosiddetta "clausola di salvaguardia", prevista dall'Accordo di libera circolazione delle persone, dà alla Svizzera la possibilità di reintrodurre unilateralmente, fino al 2014, limiti all'immigrazione dai paesi della UE, solo se questa supera del 10% la media dei tre anni precedenti. Poiché ciò è avvenuto, il governo, d'accordo con i dipartimenti federali di giustizia e polizia e dell'economia, ha deciso di attivarla dal prossimo maggio.
Il provvedimento ha già sollevato critiche nel paese e all'estero: secondo Bruxelles, la Svizzera non avrebbe il diritto di invocare la clausola di salvaguardia soltanto per una parte dei membri
dell'Unione (i cosiddetti UE-8, paesi entrati nel 2004). Ma il consiglio federale elvetico la vede diversamente: "la clausola è contemplata nell'accordo sulla libera circolazione - ha spiegato il capo del dipartimento di giustizia Simonetta Sommaruga - la sua attivazione non va dunque più negoziata".
Il contingentamento è stato definito dal governo come "uno degli strumenti per contenere l'immigrazione in Svizzera". Gli obiettivi dell'esecutivo sono contrastare nel breve periodo la svalutazione salariale e i comportamenti di quelle imprese che approfittano, talvolta in modo illegale, della situazione. Previsti anche incentivi per l'integrazione. Ma le critiche non sono mancate: contraria alla decisione buona parte delle imprese, dei sindacati e dei partiti, eccetto il PPD di centro e l'UDC di estrema destra.
Per i critici, l'attivazione della clausola non avrebbe grandi ripercussioni concrete né vantaggi significativi a livello pratico, anche poiché coinvolge un numero ridotto di persone (stimabile in 4/5000 soggetti). Potrebbe invece aumentare la precarietà delle assunzioni e causare ritorsioni. La decisione del governo, perciò, sarebbe soprattutto una mossa politica per tranquillizzare la popolazione sull'annoso tema dei frontalieri, dare un segnale di forza all'Europa e per contrastare alcuni eccessi xenofobi nel paese. Il contingentamento parziale potrebbe infatti togliere potere a un'iniziativa dell'UDC che chiede lo stop di massa all'immigrazione in Svizzera.
Quella elvetica, infatti, resta nonostante la crisi una delle economie e società più solide dell'intera Europa. Col suo mercato del lavoro generalmente accogliente e la bassa disoccupazione, rappresenta ogni anno una meta di arrivo per decine di migliaia di immigrati europei ed extra europei (+ 4,1% solo nel 2011). In Svizzera quasi un cittadino su tre, oggi, è straniero. Il governo stesso ne riconosce l'apporto significativo, ma non tutti sono d'accordo, e la paura dell'immigrato inizia a crescere anche oltralpe.



SB1070, la legge su immigrazione divide gli Usa
La Stampa, 26-04-2012
Immigrati e cittadini statunitensi sono scesi in strada a Phoenix, in Arizona, per protestare contro il SB1070. Sin dalla sua emanazione due anni fa, l'emendamento del senato dell'Arizona ha suscitato forti critiche, anche dallo stesso Stato federale. Il SB1070, infatti, introduce misure molto restrittive per quanto riguarda l'immigrazione, prevedendo la possibilità di eseguire controlli di polizia su soggetti che si ritengono "possibili immigrati". Alla sua emanazione sono seguite diverse controversie legali, in particolari riguardo la sua costituzionalità e combatilità con i Civil Rights Act, le leggi sui diritti civili.  Lo stesso Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d'America è ricorso contro l'emendamento, sostenendo che sia prerogativa dello Stato federale emanare leggi sull'immigrazione.
A questo momento sono seguiti due anni di discussioni, in cui la bozza iniziale è stata più volte cambiata, ma non si è ancora giunti ad un testo definitivo, che potrebbe essere emanato proprio in questi giorni.



Il popolo Rom nomade per forza
Il libro di Santino Spinelli ripercorre con ricchezza di documenti la dolorosa storia delle «genti libere». Dalla deportazione dall’India allo sterminio?nei lager nazisti, fino alla diaspora durante le recenti guerre balcaniche
l'Unità, 26-04-2012
Marco Rovelli
Nella storia europea non c'è popolo che abbia subito tante persecuzioni come il popolo Rom. Perfino quando ricordiamo lo sterminio nazista, celebriamo solo la Shoah, ma non il Porrajmos, ovvero la «devastazione» dei Rom. Eppure si calcola che furono tra 500 mila e 1 milione e mezzo i Rom sterminati nei lager. Di loro, però, eccedenza costitutiva, scarto inassimilabile perfino nella memoria, non dev'esservi traccia. Ecco allora che un libro come Rom, genti libere di Santino Spinelli (Dalai editore, 17,50 euro) è indispensabile a tessere nuovamente un filo, assegnando un nome, un volto e una storia a un'entità che da sempre viene disconosciuta, manipolata, fatta oggetto di menzogne secolari che hanno dato legittimità alla loro persecuzione.
Il libro di Spinelli, musicista e intellettuale (insegna all'Università di Chieti), ci restituisce anzitutto, con una rilevante mole documentaria, la storia del popolo Rom. Che dall'India del Nord all' inizio dell'XI secolo, dopo le razzie del sultano persiano Mahmud di Ghazni, venne deportato a occidente: e proprio in Persia quelle differenti comunità si diedero il nome «Rom», ovvero «uomo».
Molto interessante il modo in cui Spinelli intreccia la storia dell' esodo dall'India con il divenire della lingua romanì, un itinerario di terre e culture attraversate, che mostra come in tutta evidenza la lingua sia una sedimentazione di esperienze. A cominciare, ad esempio, dalla parola «mare», di cui appunto i Rom fecero per la prima volta esperienza in Persia. Di lì arrivarono nell'Impero bizantino, dove vennero nominati Atsingani (da cui «zingari»), come una setta manichea itinerante con la quale vennero confusi. Il primo modo per non rispettare l'altro è occultarne il nome e l'identità, e proiettargli addosso i nostri fantasmi (così anche «gypsy» e «gitano» vengono da «aegyptianus»).
I Rom erano molto scuri di pelle, e nell'Europa medievale questa era una cosa che spaventava, legata al diavolo. E poi le loro «origini oscure», la lingua misteriosa interpreta-
ta come slang furbesco, i diversi modi di vivere, la pratica delle arti magiche e divinatorie (che li rese invisi alla Chiesa): vennero così banditi da ogni territorio d'Europa.
L'arrivo di queste genti era tanto più inaccettabile nel momento cui si costruivano monarchie nazionali e signorie centralizzate, essendo un elemento di instabilità. Si venne a creare così un circolo vizioso inarrestabile. Nel 1498 l'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo emanò un bando: «chiunque può ammazzare e bruciare gli zingari senza commettere reato». In tutta Europa si diffusero misure simili. Una parte consistente di romanì intanto era resa schiava nei principati rumeni, e tale rimase fino alla metà del XIX secolo: anche questo è un altro immenso crimine contro l'umanità che è stato dimenticato, pure in Romania.
IN ITALIA
Un altro capitolo ignoto è l'odierna composizione della popolazione Rom in Italia: su 170mila persone stimate, 60% sono cittadini italiani, prevalentemente stanziali, abitando in case e esercitando svariati mestieri. 30mila sono venuti dalla ex Jugoslavia e 40mila dalla Romania: anch'essi erano, prima delle crisi sociali di quei Paesi, prevalentemente stanziali. Il presunto nomadismo Rom è un'altra violenza esercitata ai loro danni. Chiedete a un Rom se è lui che vuole stare in un campo. Vi risponderà di no. Ma questo elemento di conoscenza, fondamentale per sviluppare una politica basata sui diritti umani, di solito manca ai politici. Molte altre cose che è necessario conoscere ci sono in questo libro (tutta la seconda parte è dedicata agli elementi della cultura romanès: per ciò, leggetelo.



Torna anche in Germania il «Mein Kampf»
Per capire cosa significa il razzismo contro la civiltà
Avvenire, 26-04-2012
Ferdinando Camon
È deciso: in Germania sarà ristampata l’opera Mein Kampf di Adolf Hitler, con la quale colui che sarebbe diventato il Führer esponeva la sua visione della Germania, dell’Europa, della Storia e dell’Umanità: scrivo tutto in maiuscolo, non solo perché così si scrivono i sostantivi nella lingua tedesca dopo Lutero, ma perché questa, spaventosa, era la misura che l’autore aveva del suo compito in Terra. Dal 1945, anno del suicidio dell’autore, l’opera era proibita in Germania. In Europa era sconsigliata dappertutto. In Polonia fu ristampata nel 2005, ma le autorità, colte di sorpresa, la sequestrarono subito. In Italia è stata stampata nel 2000 per iniziativa di Armando Cossutta, che curava la casa Ers, Edizioni Riforma dello Stato.
Adesso torna nella sua lingua originale: i diritti scadono 70 anni dopo la morte dell’autore e l’opera diventa di pubblica proprietà. Quel che è stupefacente è che si passa da un estremo all’altro: finora l’opera era proibita, adesso sarà diffusa anche in una edizione per le scuole. Sarà una lettura guidata: il testo sarà commentato da un gruppo di studiosi, per ricordare al lettore il male che da quelle parole è venuto all’umanità. Ho qui fra le mani l’edizione italiana, Ers.
Anche questa prende le sue cautele: l’opera è corredata di un’appendice fotografica, 14 immagini dello Sterminio: i forni, i morti, impiccati, fucilati, i letti di un lager, un suicida sui fili elettrici. Le foto non hanno didascalia. Per dire che le loro didascalie sono i capitoli che precedono. È un libro delirante che trasmette un delirio: anti-pacifista, anti-costituzionale, anti­europeo, anti-americano, e sempre, profondamente, anti-cristiano. Un libro della vendetta e della rapina.
Non mostra nessun senso di fraternità in Europa, per una storia comune, una religione unificante. Punta continuamente il dito su «lo spazio che dobbiamo prenderci a est, i nemici che dobbiamo eliminare in casa»: un libro che tende allo scatenamento di una nevrosi aggressiva, specialmente verso tre nemici mortali: la Francia, l’Inghilterra e gli ebrei. Tuttavia (è la scoperta che si fa leggendolo) la nevrosi aggressiva non è la sua matrice: la sua matrice è l’esatto opposto, una nevrosi fobica. L’autore è terrorizzato dalla presenza in Europa di due super-potenze inarrestabili, Francia ed Inghilterra, e si sente umiliato dalla debolezza della Germania. Questa debolezza ha una causa: la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale.
Dunque l’impresa da compiere è complessa: riscattare la grande sconfitta con una più grande vittoria, rovesciare il ruolo dominante di Francia e Inghilterra sottomettendole a un nuovo ruolo dominante della Germania. Per creare una nuova Germania bisogna creare un nuovo uomo tedesco. Il tedesco adatto alla nuova storia dominante non dev’essere colto, dev’essere forte. Hitler ha un’idea fisica della forza: raccomanda nelle scuole la pratica della boxe, meno lingua francese e più palestre di pugilato. L’uomo tedesco dev’essere un «animale da combattimento». Non c’è mai nel libro una specifica accusa agli ebrei, hanno fatto questo o hanno fatto quello: al posto delle accuse ricorre sempre una maledizione estrema, «hanno fatto tutto». La storia tedesca abbracciata dallo sguardo di Hitler va dal lontano passato, l’inizio della razza ariana, al lontano futuro, fra 600 anni, quando i tedeschi in Europa saranno 250 milioni e ognuno avrà lo spazio necessario alla sua super-vita. Per marciare verso la realizzazione di questo sogno occorre la violenza: il parlamentare eletto dal popolo è un «verme», la fiducia nella democrazia è «idiota». L’universo è regolato da una legge, la vittoria del più forte sul più debole, è una legge morale, il più forte è migliore e il più debole è peggiore.
C’è una diversità di valore, e quindi di diritti, tra razza e razza e tra uomo e uomo. Non è un testo reticente, non giustifica quelli che dicono: non sapevamo, non avevamo capito. È chiarissimo: un rifiuto della civiltà.
Ristamparlo può servire a questo: spiegare i razzisti a se stessi, fargli capire cos’è quello che vogliono e qual è il risultato a cui porta. Del razzismo vediamo sempre piccole porzioni: contro i maghrebini, contro i clandestini... Nella sua interezza, eccolo qui: contro l’umanità.

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