Profughi e richiedenti asilo di Roma partecipano al campionato di calcio di terza categoria
Intervista  a Gianluca Di Girolamo presidente dell’associazione Liberi Nantes di Roma.
Chi e come è nata  Liberi Nantes?
Liberi Nantes è un’associazione Associazione Sportiva Dilettantistica che  nasce nel 2007 a Roma, nel quartiere di Pietralata grazie all’iniziativa di un gruppo di amici. Il primo allenamento è stato il 7 novembre del 2007.  La squadra è composta da rifugiati e richiedenti asilo, in due parole migranti forzati, obbligati ad allontanarsi dal loro paese e ai quali è impedito di tornare. la genesi di Liberi Nantes è complessa. L’esperienza è legata ai mondiali antirazzisti in cui numerose squadre di differenti provenienze etniche si confrontano su campi da calcio, cricket, pallavolo e basket. Si voleva così dare una continuità a questo progetto e portare avanti il messaggio che veniva veicolato nella manifestazione dei mondiali, ovvero quello dello sport come modo di abbattere le barriere etniche e i pregiudizi che ne conseguono. Il meccanismo di creazione viene definito complesso poiché non è stato facile trovare gli elementi di fattibilità di un tale progetto. Si è trattato infatti di “reclutare” i giocatori nei centri che a Roma si occupano di  rifugiati: Cie, Centro Astalli, Caritas, Fondazione Luigi Liegro. La nostra idea veniva appoggiata da tutti ma il problema maggiore suggeritoci dai centri e, in effetti, riscontrato, era quello di creare una squadra in cui i giocatori potessero garantire una frequenza in maniera abbastanza assidua in modo da creare uno spirito di squadra. Quelli che hanno intensificato il loro rapporto con noi fanno ora parte della squadra.  Attualmente giochiamo in terza categoria nel girone romano C.

Qual è la nazionalità degli atleti?
Si tratta per lo più di giovani rifugiati e richiedenti asilo, tra i 18 e i 25 anni,  provenienti da: Afghanistan, Guinea, Eritrea, Togo e Repubblica centrafricana.
Sponsor?
In questi due anni non abbiamo ricevuto soldi da nessuno nonostante fossimo titolari di finanziamenti e di contributi regionali o comunque pubblici. Questo ovviamente comporta delle difficoltà oltre che nelle trasferte, nell’allenamento e quindi nello svolgimento settimanale della squadra. I ragazzi hanno una loro divisa ma non tutti dispongono del kit per l’allenamento. Abbiamo recuperato l'abbigliamento sportivo con indumenti riciclati e quindi non bellissimi.
Perché una squadra di calcio?
Perché il calcio è uno sport semplice che non richiede speciali e costose attrezzature. Il calcio è inoltre uno sport diffuso che tutti, o quasi, nel mondo sono in grado di giocare: una palla che rotola sta in qualsiasi parte del mondo. La struttura che ha garantito la fattibilità del progetto è la Uisp che ha dato anche una sua disponibilità di spazio, lo stadio Fulvio Bernardino a Pietralata.
Cosa significa far parte di questo club? I giocatori avvertono il desiderio di ricercare un’appartenenza a un gruppo, a una comunità?
L’associazione Liberi Nantes si propone di promuovere, diffondere, garantire la libertà di accesso all’attività sportiva a persone che a causa di motivi drammatici e laceranti, hanno lasciato il proprio paese, i propri affetti per fuggire da situazioni critiche dove la loro dignità, la loro libertà e la loro stessa vita era minacciata. Si vuole perciò dare “rifugio politico” attraverso lo sport, poiché siamo convinti che si possa accogliere chi ne ha bisogno anche su un campo di calcio, in una palestra o tra le corsie di una piscina, perché tornare a giocare è per certi versi, ritornare a vivere, davvero.
Ovviamente vincere ogni partita fa in modo che lo spirito di  squadra si rafforzi. Far parte della squadra significa sia saper perdere che saper vincere. Inoltre, un aspetto importante e che in questa situazione diviene predominante è il rispetto delle regole. È proprio questo che aiuta a creare uno spirito di squadra attraverso cui si arriva all’obiettivo, anch’esso condiviso.

Gli atleti delle squadre avversarie hanno qualche reazione particolare trovandosi di fronte i giocatori della Liberi Nantes?
Le reazioni sono sempre un po’ di curiosità ma mai, come magari ci si potrebbe aspettare, di intolleranza. Se durante una partita, ci sono delle situazioni di tensione e dovessero esserci degli insulti,  tutto ciò è sempre da contestualizzare nel meccanismo del gioco. Non ci sono reazioni particolari e da considerarsi negative che prescindono da questo, ovvero non dipendono dal colore della pelle. Certo i giocatori avversari, a una prima vista, non capiscono bene che squadra hanno di fronte, ma noi (presidente, allenatore…), prima dell’inizio della partita, cerchiamo di parlare con l’allenatore degli avversari e spiegare loro chi hanno di fronte.
Al Festival del cinema di Roma, edizione 2009, è stato presentato un film, Liberi Nantes Football club, su di voi. Come è nata l’idea?
Liberi Nantes Football Club non è l’unico film di cui siamo protagonisti. Ce ne sono latri due: Un pallone in fuga (autoprodotto) e Beneath the Underdog (Cinetica). Il primo è autoprodotto da noi. Il secondo è una co-produzione italo-inglese ed è stato presentato al Fiction Roma Festival; racconta due realtà simili, ovvero due squadre composte da rifugiati: quella di Liberi Nantes e Street League, una squadra di Brighton.
Liberi Nantes Football club nasce invece da una serie televisiva e questa, a sua volta, nasce dal materiale video girato da Francesco Castellani, presentato e prodotto poi da Red Tv, durante i mondiali antirazzisti. Il film è inoltre stato prodotto dalla stessa Red Tv, sempre con la regia di Francesco Castellani.








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