Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

03 gennaio 2014

Sbarchi triplicati nel 2013, centri accoglienza al collasso
Nelle ultime ore in Sicilia arrivati in 600. Il rebus dell'identificazione
il sole, 03-01-2014

Marco Ludovico
ROMA
?? Sbarchi più che triplicati nel 2013. Sulle coste meridionali, soprattutto siciliane, sono arrivati 41mila migranti, rispetto ai i3mila del 2012. La tendenza sembra inarrestabile: nelle ultime ore in Sicilia sono giunti circa 600 disperati. Corollario ine-vitable, i centri di accoglienza ormai scoppiano. Quello in provincia di Catania, a Mineo, ospita 3.800 migranti, quasi il doppio della capienza prevista di 2mila posti. Con alti rischi di ordine pubblico.
Emergenze quotidiane sempre piú gravi, in attesa di segnali politici. A cominciare dal Cie (i centri di identificazione ed espulsione), strutture ormai deprecate dai più: l'attesa diffusa è per una riduzione della permanenza - oggi lo straniero può re-stare rinchiuso fino a 18 mesi - che potrebbe limitarsi a due-tre mesi. Ci lavorano il ministro dell'interno Angelino Alfano, il viceministro Filippo Bubbico e il sottosegretario Domenico Manzione. Si viaggia sul filo di un equilíbrio difficile tra le esi- genze di maggioranza, comunque l'abolizione è esclusa.
I numeri dei Cie, del resto, sono ormai ridotti al minimo: al 31 dicembre c'erano 393 persone. Di fronte a una capienza teorica di 1.851 posti, scesa a poco piü di 700 causa chiusure, ristruttu- razioni e manutenzioni. Su 12 Cie, a metà novembre 2013 la metà era fuori uso. Le cifre impressionanti sono invece quelle dell'accoglienza di coloro che fanno richiesta di asilo o di protezione umanitaria. Nei Cara (centri di assistenza richiedenti asilo) ci sono 10.100 migranti a fronte di una capienza di 7.500. Altri 3mila posti sono stati messi a disposizione in una serie di province dai prefetti in accordo con enti e associazioni. E lo Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati che fa capo agli enti locali, ospita altri 9.500 immigrati e potrà quest'anno contare su 3.500 posti in più. Indispensabili, visti i ritmi dei flussi degli sbarchi del 2013. A confrontarli con quelli dei 2012 si nota il boom dei siriani (circa mila rispetto ai 600 dell'anno prima), gli oltre 9mila eritrei, i 3.200 somali, i 2.600 egiziani, i 2.500 nigerini. L'operazione «Mare Nostrum», al via da metà ottobre 2013, che vede impegnate diverse unità della Marina militare - come quelle che hanno raccolto i profughi in queste ore - e dell'Aeronautica, continua a pattugliare il Mediterraneo, ma non ha finanziamenti ad hoc e ogni uscita o missione è ormai calcolata con i fondi minimi indispensabili. Il Viminale, inoltre, ha chiesto da tempo ma finora invano all'Economia di raddoppiare il numero delle commissioni di esame delle domande d'asilo, ora ferme a 15.
Sui clandestini la scommessa si gioca sull'opzione di identificarli negli istituti penitenziari: ma la norma, già prevista dal decreto legge "svuotacarceri", prevede che i consoli vadano negli istituti di pena: evenenienza a quanto pare improbabile, perciò quella disposizione andrà rivista altrimenti sarà inutile. «Ci sono in realtà almeno tre profili di lavoro fissati - spiega il sottosegretario Manzione - uno amministrativo, con un tavolo tecnico che dovrebbe chiudersi in tempi stretti; uno politico, che con due mozioni approvate in Parlamento ha già definito la road map di intervento sulle norme; e la revisione dei sistemi di appalto dei servizi per Cara e Cie».
Per i centri di identificazione ed espulsione sono stati spesi 236 milioni nel 2013 e altri 220 milioni sarà l'onere quest'anno. Non solo costi, ma anche rischi di ordine pubblico continuo sotto l'occhio del dipartimento di Ps guidato dal prefetto Alessandro Pansa. Sottolinea Manzione: «Vanno rese omogenee le regole, perché le decide il questore e capita che in un centro si possa usare il telefonino e in un altro no».
Daniele Tissone, segretario generate del sindacato di polizia Silp Cgil, rileva che «i colleghi anzichè occuparsi delle ope- razioni per agevolare l'identificazione degli stranieri sono costretti a mediare continuamente, con enormi sforzi peraltro non pagati, tra le proteste e le diverse strategia di resistenza, prima tra tutte l'occultamento della propria identità». Senza con- tare che ci sono alcune migliaia di poliziotti impegnati a tavolino nella burocrazia dei permessi di soggiorno e delle altre prati- che di immigrazione. Mentre tutti i sindacati di polizia chiedono da anni di destinarli a compiti operativi.



Ecco l'integrazione di Letta: nel 2013 triplicati gli sbarchi
Nell'ultimo anno sono arrivati oltre 42mila clandestini. Il premier aveva esultato per la promessa di aiuti della Ue: ma ancora non s'è visto nulla
il Giornale, 03-01-2014
Fausto Biloslavo
Boom di sbarchi nel 2013 sulle coste italiane. Al 31 dicembre, secondo i dati del ministero dell'Interno erano arrivati sui barconi 42.925 migranti, compresi i 6.322 che le navi della Marina militare hanno salvato in alto mare negli ultimi due mesi e mezzo.
Un dovere farlo, ma la missione europea che avrebbe diviso costi e disgraziati soccorsi non si è vista.
I numeri sono più che triplicati rispetto agli sbarchi del 2012, che registravano appena 13.245 arrivi.
Una botta economica non indifferente se consideriamo che la spesa media giornaliera di un clandestino trattenuto nei Centri di identificazione si aggira sui 45 euro.
La Libia nel caos dopo la caduta di Gheddafi, favorita dalle bombe della Nato, si conferma l'Eldorado dei trafficanti di uomini. Oltre la metà degli arrivi, ben 27.314 migranti, si sono imbarcati sulle coste libiche per raggiungere l'Italia. E l'ondata di clandestini non si ferma neppure nei primi giorni dell'anno nuovo. Mercoledì sera la nave Zeffiro, che fa parte della missione Mare nostrum, ha tratto in salvo 233 persone su una tinozza di 10 metri, senza salvagente. Provenienti da Eritrea, Nigeria, Somalia, Pakistan, Zambia e Mali sono stati trasportati ad Augusta. Ieri la Urania ha soccorso 127 migranti africani e altre due unità dello schieramento, San Marco e Sirio, si stavano dirigendo in serata verso tre nuovi barconi in alto mare. Neppure l'inverno e le condizioni meteo sembrano bloccare i trafficanti libici, che guadagnano 1.000-1.500 dollari a clandestino. Li lanciano verso Lampedusa sapendo bene che la nostro flotta di 5 navi è in mezzo al mare pronta a salvarli.
Dall'Egitto sono partiti quasi in 10mila raggiungendo l'Italia. Dalla Turchia oltre duemila e poi i numeri degli arrivi si abbassano dalla Grecia e dalla Tunisia.
In 1.480 hanno affrontato la traversata imbarcandosi dalla Siria in fiamme. Non a caso i siriani (11.300) sono in testa nella classifica degli sbarchi per nazionalità. A causa della guerra civile che dilania il loro paese hanno diritto all'asilo politico. In gran parte vogliono raggiungere altri paesi europei, ma le pratiche burocratiche, i ritardi e le complicazioni sono comunque un costo. Ad ottobre erano già 24mila i richiedenti asilo giunti in Italia. Dopo i siriani sono gli eritrei (9.834) i secondi nella classifica degli sbarchi seguiti da somali (3.263) egiziani, nigeriani ed altre nazionalità.
Se andiamo avanti di questo passo arriveremo al picco del 2011, di oltre 62mila arrivi, causato dallo scoppio della primavera araba. La missione navale Mare nostrum ha salvato dal 18 ottobre, quando è stata lanciata, 6.322 migranti. Un dovere soccorrerli in balia delle onde, ma che andrebbe condiviso con altri paesi europei, almeno quelli che si affacciano sul Mediterraneo come Spagna e Francia. Le promesse comunitarie strappate dal governo Letta di dividere il peso economico ed il numero di clandestini sono rimaste lettera morta. I disperati tratti in salvo nel Mediterraneo da Mare nostrum sono stati sbarcati a Catania, Augusta, Siracusa, Pozzallo, Porto Empedocle e Lampedusa. In dicembre doveva entrare in gioco la Ue con uomini, unità navali ed Eurosur, il mitico «sistema pan-europeo di sorveglianza delle frontiere». A fianco della flotta italiana è arrivata solo nave Triglav della piccola Slovenia. Ed i nostri vicini non si portano certo i migranti soccorsi a Lubiana. Il 9 novembre Mare Nostrum ha pizzicato una nave madre facendo arrestare 16 scafisti, ma un'azione incisiva nei confronti dei trafficanti di uomini al momento è una chimera.
E Pantalone si sobbarca i costi della missione, che si aggirano sui 12 milioni di euro al mese. Frontex, prima che partisse l'operazione, aveva stanziato la miseria di 2 milioni di euro in più nel budget 2013 per l'emergenza Lampedusa. Nel complesso dal 2005 al 2012 l'Italia ha speso 1 miliardo e 300 milioni di euro per il contrasto all'immigrazione clandestina. I fondi arrivati dall'Europa ammontano a 280 milioni. Ogni clandestino costa una media giornaliera di 45 euro, ma considerata la permanenza nei Centri di identificazione (Cie) e altre voci collegate si arriva a 10mila euro di spesa a testa. Per di più dai Cie, che ci costano 55 milioni all'anno, sono stati espulsi solo il 46,2% dei trattenuti dal 1998. E nonostante tutti i soldi che sborsiamo per contrastare il fenomeno gli sbarchi nel 2013 sono triplicati.



Bomba carta contro 5 immigrati nella notte di Capodanno
LiveSicilia, 03-01-2014
Alan David Scifo
Le vittime, tutte di origine africana e ospiti di una comunità del luogo, si trovavano nella centralissima piazza Umberto I per festeggiare l'arrivo del nuovo anno. Indagano i carabinieri.
ARAGONA (AGRIGENTO) - Grave episodio di razzismo ad Aragona, paese a pochi chilometri da Agrigento. Durante i festeggiamenti per il capodanno nella piazza principale del paese, piazza Umberto I, una bomba carta è stata lanciata su un gruppo di giovani immigrati provenienti da varie zone dell'Africa, residenti nel centro di accoglienza del paese, usciti quella sera per festeggiare l’arrivo del nuovo anno.
Secondo le prime indiscrezioni tre persone avrebbero avvicinato i migranti, lanciando nella loro direzione una bomba carta artigianale dentro una bottiglia, ordigno che ha provocato un enorme boato. Dopo i primi soccorsi delle persone vicine al luogo dell'accaduto, sono arrivate le pattuglie dei carabinieri della locale tenenza e le ambulanze del 118 che hanno trasportato i feriti all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. La bomba ha ferito in varie parti del corpo i giovani migranti.
Sdegno e indignazione ha suscitato l’evento nel presidente della comunità di accoglienza Ipab di Aragona che ospita i migranti, Gabriella Giacco, che ha condannato l'episodio come segno di odio razziale indirizzato contro "pacifici ospiti della comunità". Parole dure anche dal sindaco di Aragona, Salvatore Parello: "Quanto accaduto è un brutto gesto di diseducazione, dove significato di tolleranza viene sostituito da prepotenza, dove ragione viene sostituita da arroganza, dove rispetto è sostituito da disprezzo. E' auspicabile che l'intervento delle forze dell'ordine porti alla rapida individuazione degli autori di questo insano gesto. Nell’esprimere piena solidarietà e vicinanza ai giovani extracomunitari oggetto dell’accaduto, condanniamo con grande fermezza il gesto, compiuto da gente scellerata, in cui evidentemente non alberga il senso del vivere civile". Sull'episodio indagano i carabinieri di Aragona.



Il diario dei miei giorni da “profugo” a Lampedusa
Corriere.it, 03-01-2014
Khalid Chaouki
La mattina del 24 dicembre, nel Centro Accoglienza di Lampedusa, c’era un certo fermento. Erano appena iniziate le tanto attese operazioni di trasferimento dei 200 migranti verso centri più dignitosi e accoglienti, molti si preparavano a lasciare Lampedusa, finalmente.
I profughi e i migranti che da mesi vivevano nelle condizioni che tutti abbiamo avuto modo di vedere erano stanchi di parole e promesse. Liberare il centro prima di Natale è stato sì un gesto dovuto, ma anche un forte segno di umanità: il Governo ha dimostrato di poter risolvere i problemi con la fermezza e la rapidità che meritavano.
    Tra tutte le persone incontrate nel Centro, che con me hanno condiviso i pasti e il peso delle loro storie terribili, tra tutte, una persona che ricorderò a lungo è il Caporalmaggiore Capo Pala Romano, di origine eritrea. È stato bello scorgere tra i ragazzi dell’esercito giunti a Lampedusa un giovane di seconda generazione, un “nuovo italiano”, giunto per prestare servizio all’Italia, al Paese che lo ha visto nascere e piantare radici. Ma Pala non è il solo. Oltre a lui c’è Ahlame Boufessas, giovane soldatessa italiana di origine marocchina, anche lei in servizio al centro di prima accoglienza di Lampedusa. Entrambi parlano anche le lingue d’origine, il tigrino e l’arabo.
È fondamentale il ruolo di queste seconde generazioni, con la loro naturale capacità di mediare, comprendere e tradurre rappresentano un vero spiraglio di luce per le tante donne e gli uomini che hanno attraversato il Mediterraneo con in tasca il sogno di una vita migliore. Questi ragazzi non sono semplicemente soldati a servizio del Paese, sono un formidabile ponte tra le istituzioni e gli stranieri in difficoltà, oltre a conoscere più lingue conoscono anche i codici non scritti dell’incontro con l’altro, sanno ascoltare e accostarsi con delicatezza alle miserie altrui. Oggi sono loro in prima fila per l’integrazione, un’integrazione lontana dai palazzi, costruita sul campo, col sudore della fronte e con la fatica di andare verso l’altro per accogliere e comprendere quotidianamente.
Anche per loro abbiamo il dovere di passare dalle parole ai fatti e rialzare la testa chiedendo una nuova legge in materia di immigrazione e di cittadinanza. Vogliamo che l’Italia ritorni ad essere quello che è sempre stata: un Paese accogliente e rispettoso dei diritti umani e dei profughi. Mi sono chiuso nel centro Accoglienza di Lampedusa per i profughi, è vero, ma l’ho fatto soprattutto per l’Italia: perché voglio essere fiero di dirmi cittadino di questo Paese nel Mediterraneo, in Europa e nel mondo. Grazie a Pala e Ahlame.

 


 

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