Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

09 novembre 2012

Una tendopoli per 80 immigrati Il sindaco Consales: «Lasciati soli»
Vinta la diffidenza dei residenti del Perrino i lavori nel campo di calcio del villaggio San Pietro
Il corriere del Mezzogiorno, 09-11-2012
Francesca Cuomo
BRINDISI — I lavori per allestire la tendopoli in cui saranno ospitati ottanta immigrati nel campo di calcio del villaggio San Pietro sono partiti giovedì mattina e, dopo il montaggio delle strutture tensostatiche e la sistemazione dei bagni, si attenderà l’assegnazione del bando per il dormitorio di via Provinciale per San Vito prima di trasferire gli immigrati. Nella tendopoli ci sarà posto solo per ottanta persone, così come pure nel dormitorio dopo la ristrutturazione, a fronte, però, dei 130 ospiti attuali. Ieri mattina la Protezione civile, insieme ad alcuni volontari anche del quartiere Perrino, che inizialmente aveva protestato contro questa scelta dell’amministrazione comunale, hanno cominciato a montare le tende.
Il sindaco Mimmo Consales e l’assessore ai Servizi sociali Marika Rollo hanno voluto visionare insieme ai tecnici comunali lo stato del campetto e la parte in cui ci sono stati predisposti i servizi: in quell’area, oltre ai bagni, sarà allestita anche una piccola cucina d’emergenza da campo anche se è già stabilito che i pasti saranno garantiti dalla mensa della Caritas. Nella tendopoli gli immigrati, come il sindaco ha promesso ai residenti del quartiere, resteranno solo sessanta giorni, cioè il tempo necessario ad eseguire i lavori di messa in sicurezza del capannone di via Provinciale per San Vito. E si spera che questi tempi siano rispettati dal momento che si va incontro ad un freddo pungente. Il dormitorio che attende gli interventi non è provvisto di impianti regolari e, proprio per queste ragioni, ad aprile è stata emessa un’ordinanza di sgombero che non è ancora stata eseguita. «
Speravo di affrontare e risolvere questo problema con la collaborazione di tutti - ha osservato il primo cittadino - invece, oltre a Caritas, Protezione civile comunale e Onu, che ci ha fornito le tende, siamo rimasti soli senza che Provincia e Regione siano intervenute. Mi dispiace ma ho garantito ai residenti che rispetteremo gli accordi e, una volta smantellato il campo temporaneo, ripristinerò anche l’impianto sportivo affinché i bambini del quartiere possano utilizzarlo». In questi giorni, prima del trasferimento nella tendopoli, sarà avviata una selezione che consentirà di individuare gli immigrati che hanno più bisogno di un posto: per quelli già indipendenti, invece, saranno trovate sistemazioni diverse. Chi ha un lavoro stabile è già pronto ad affittare appartamenti in città. «L’unica difficoltà in questo momento - ha ammesso l’assessore Rollo - è quella di trovare gente disposta ad affittare appartamenti a queste persone». Il dormitorio sarà rimesso in sicurezza con gli 85mila euro stanziati dal Comune che serviranno anche a sistemare gli arredi. Nel frattempo, però, l’amministrazione attende di avere accesso ai fondi Pon del Ministero dell’Interno per trasformare l’ex mattatoio, al quartiere Paradiso, in un centro di accoglienza da far gestire alla Caritas. Al Perrino, invece, per far fronte al timore dei residenti, la sorveglianza sarà garantita dalle forze dell’ordine.



L'accoglienza degli immigrati
ilmediano.it, 09-11-2012
don Aniello Tortora
Gli ultimi dati parlano chiaro: in Italia ci sono molti immigrati, che partecipano alla vita della società, facendo lavori sporchi e tentando di integrarsi in vari modi. Non dobbiamo più aver paura di loro.
L’Italia ( ove ancora non lo avessimo capito) è un Paese di immigrati. Siamo a quota 5 milioni: uno su dodici residenti nel nostro Paese. È uno dei dati della ventiduesima edizione del Dossier statistico immigrazione della Chiesa italiana, attraverso l’ Ufficio della Migrantes e presentato a Roma la scorsa settimana. Il messaggio che il Dossier ha scelto per il 2012 è “Non sono numeri”. Il titolo parla da sé: gli immigrati hanno una loro dignità, in quanto persone. Entrando nel vivo delle problematiche, dal Dossier si evince che nel 2011 sono state 42,5 milioni le persone costrette alla fuga in altri Paesi. Molte le domande d’asilo (895mila) nell’Unione Europea e 37.350 in Italia.
Nel 2011 le domande sono state presentate in prevalenza da persone provenienti dall’Europa dell’Est e dal martoriato continente africano. Gli sbarchi dal Nord Africa, confluiti per lo più nell’isola di Lampedusa, hanno coinvolto circa 60mila persone, in partenza prima dalla Tunisia e poi dalla Libia (28mila). Il Dossier ha stimato che il numero complessivo degli immigrati regolari, inclusi i comunitari e quelli non ancora iscritti in anagrafe, abbia di poco superato i 5 milioni di persone alla fine del 2011. I principali Paesi di origine sono risultati: Romania 997.000, Polonia 112.000, Bulgaria 53.000, Germania 44.000, Francia 34.000, Gran Bretagna 30.000, Spagna 20.000 e Paesi Bassi 9.000.
Per quanto riguarda il mondo del lavoro la grave crisi ancora in corso tra il 2007 e il 2011 ha provocato la perdita di un milione di posti di lavoro, in parte compensati da 750mila assunzioni di stranieri in settori e mansioni non ambiti dagli italiani. Anche nel 2011 gli occupati nati all’estero sono aumentati di 170mila. Attualmente gli occupati stranieri sono circa 2,5 milioni e rappresentano un decimo dell’occupazione totale. Nello stesso tempo tra gli stranieri è aumentato il numero dei disoccupati (310mila, di cui 99mila comunitari) e il tasso di disoccupazione (12,1%, quattro punti più in più rispetto alla media degli italiani).
Motivati dal bisogno di tutela, sono oltre 1 milione gli immigrati iscritti ai sindacati, con una incidenza dell’8% sul totale dei sindacalizzati e del 14,8% sulla sola componente attiva. Anche il settore agricolo, quasi totalmente abbandonato dagli italiani, per molti immigrati costituisce una prospettiva di inserimento stabile (allevamenti e serre) o un’opportunità limitata a determinati periodi dell’anno (lavoro stagionale) o quanto meno al momento dell’ingresso, al punto che l’agricoltura è stato il solo settore ad aver registrato, per gli immigrati, un saldo occupazionale positivo.
Altri settori per i quali il contributo degli immigrati continua a risultare fondamentale sono l’edilizia, i trasporti e, in generale, i lavori a forte manovalanza. Gli immigrati incidono, inoltre, per oltre un sesto nelle cooperative di pulizie e per oltre un terzo in quelle che si occupano della movimentazione merci. Il tema dell’immigrazione inevitabilmente porta il dibattito su nodo cruciale della politica italiana: il problema della cittadinanza. Attualmente, infatti, pur riscontrando un elevato numero di immigrati, il governo italiano rilascia ogni anno un numero limitato di cittadinanze. Ma è la cittadinanza che rappresenta il prerequisito imprescindibile per ottenere integrazione e stabilità.
Gli immigrati devono essere percepiti come persone disposte a impegnarsi, ma bisognose di essere riconosciute nella loro dignità dagli italiani e sollecitate a lavorare insieme. Non possiamo né dobbiamo avere più paura degli immigrati. Tanto più che l’Italia non può dimenticarsi che prima ancora di essere Paese ospitante, è stato “ospitato”, come ci ricordano i circa 30 milioni di espatriati nell’ultimo secolo. Spetta a tutti dare il nostro contributo per sensibilizzare l’opinione pubblica verso un’apertura nei confronti degli immigrati e per finalmente vivere quella “convivialità delle differenze”, così cara a don Tonino Bello.


 
Appello delle Acli per una direttiva Ue che conceda il diritto di voto alle elezioni amministrative ai cittadini stranieri stabilmente residenti.
Soltanto in 7 paesi Ue è un diritto riconosciuto.
Immigrazioneoggi, 09-11-2012
Una direttiva dell’Unione europea per concedere il diritto di voto nelle elezioni amministrative ai cittadini stranieri stabilmente residenti nei Paesi membri. È la richiesta che viene da Palermo dove le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli) sono impegnate in una quattro giorni sul tema del lavoro e dell’immigrazione in Europa.
Sono circa 20 milioni – ricorda una nota delle Acli – gli immigrati non comunitari legalmente residenti in Europa (oltre 3 milioni e mezzo in Italia, secondo l’Istat). Ma solo alcuni Paesi europei concedono il voto agli stranieri che non provengano dai Paesi membri. La Svezia dal 1975. La Danimarca dal 1981. L’Olanda dal 1985. La Norvegia dal 1993. E poi la Svizzera, l’Irlanda, il Belgio e il Lussemburgo. In altri Paesi, tipo la Francia, la questione è dibattuta da decenni. In altri ancora, l’Italia tra questi, “è forte l’azione di ostruzionismo da parte di alcune forze politiche”, affermano le Acli, che con altre organizzazioni della società civile sostengono la campagna L’Italia sono anch’io.
 


Sì del Viminale al rilascio della carta di soggiorno ai cittadini non comunitari sposati all’estero con italiani dello stesso sesso.
Restano alcune perplessità sullo stesso trattamento che il Ministero dell’interno sembrerebbe riservare anche al partner non unito in matrimonio, ma per l’associazione Certi Diritti “magistratura e Viminale hanno riconosciuto i diritti dei gay, quando lo farà il Parlamento?”.
Immigrazioneoggi, 09-11-2012
Il Ministero dell’interno - Dipartimento della PS con una risposta a due quesiti delle questure di Firenze e Pordenone fornisce l’orientamento dell’Amministrazione sulla questione della concessione della carta di soggiorno a cittadini stranieri sposati all’estero con italiani dello stesso sesso e residenti in Italia.
Nella risposta si spiegano le ragioni per le quali le Questure sono tenute a rilasciare la Carta di soggiorno per familiare straniero di cittadino Ue al coniuge straniero dello stesso sesso.
Nel testo, il Viminale precisa che benché “la legislazione italiana non prevede alcuna legge che riconosca le unioni civili e tuteli i diritti delle coppie omosessuali”, nella prassi “si registrano casi di segno opposto in seguito a decisioni della magistratura la quale, nell’esercizio della sua funzione, è chiamata comunque a riempire il vuoto normativo in materia”. Viene quindi citata la sentenza del Tribunale di Reggio Emilia “che ha riconosciuto il diritto a ottenere un permesso di soggiorno per motivi di famiglia a un cittadino straniero che aveva contratto, in un altro Stato dell’Unione, un matrimonio valido con cittadino italiano dello stesso sesso”. Si evidenzia, inoltre, che tale decisione si inserisce nel solco della sentenza della Corte costituzionale 138/2010. Proprio in ragione dei richiami alla giurisprudenza la nota ministeriale, però, non sembra sufficientemente chiara per quanto riguarda l’estensione del beneficio anche al partner unito al cittadino italiano da convivenza attestata all’estero, ma non da matrimonio. Infatti le pronunce citate in realtà sembrano circoscrivere il diritto al soggiorno al solo coniuge.
Di diverso avviso le Associazioni a tutela dei diritti lgbt: “Si tratta – commenta Yuri Guaiana, segretario di Certi Diritti – di un riconoscimento dell’efficacia della via giudiziaria intrapresa dall’Associazione dal 2008 di fronte a un Parlamento completamente paralizzato dai veti vaticani e inadempiente rispetto alle richieste europee e, quel che è ancora peggio, indifferente al monito della Corte costituzionale di riconoscere anche alle persone omosessuali ‘il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia’”.
“Che i diritti lgbt siano diritti umani, come ha affermato il Segretario di Stato Usa, lo hanno capito i giudici italiani e anche il Viminale; quando lo capirà anche il Parlamento, legiferando per garantirne il rispetto?” conclude Guaiana.



Vite di immigrati a Castel Volturno
la Repubblica, 09-11-2012
(di anna laura de rosa)
Castel Volturno, arriva il “sur-reality show” dei migranti. A quattro anni dalla strage di Castel Volturno, in  cui sei africani innocenti rimasero vittima della camorra, la “Cultural video foundation Napoli” lancia una docu-fiction per raccontare “una città diversa, una realtà fatta di donne e uomini che cercano come gli altri di condurre la vita al meglio delle proprie possibilità e aspirazioni”. La puntata zero del format sociale, che diventerà una serie televisiva, sarà proiettata a Napoli (il 16 novembre alle 20 nell’ex asilo Filangieri) in occasione del quinto festival del Cinema dei Diritti umani. I protagonisti del filmato di 30 minuti, intitolato “Appunti per una fiction su Castel Volturno”, sono immigrati che interpretano se stessi e le proprie storie, e attori italiani. “Portare sullo schermo la quotidianità dei migranti è stato possibile innanzitutto grazie alle associazioni che combattono per i loro diritti – spiegano i responsabili della Cultural video foundation - Grazie al lavoro di queste associazioni e al disperato impegno degli stessi immigrati, Castel Volturno è stata teatro del primo vero sciopero di extra-comunitari in Europa per il diritto alla paga minima di 50 Euro per una giornata intera di lavoro”. Alla serata parteciperanno fra glia ltri, Francesco Nardella di Rai fiction e Maurizio Gemma della Film Commission.
 

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