Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

30 giugno 2014

Soccorso barcone con 30 cadaveri Morti per asfissia e annegamento
Un peschereccio con a bordo circa 600 migranti. Il sindaco di Pozzallo: «Le due uniche celle frigorifere del cimitero sono piene»
Corriere.it, 30-06-14
Un peschereccio con a bordo 600 persone e circa 30 cadaveri - il numero esatto ancora non si conosce - è stato soccorso nella notte di domenica da mezzi della Marina militare nel Canale di Sicilia. Stipati in una parte angusta del barcone, i migranti sono morti per «probabile asfissia e annegamento», come ha dichiarato il personale medico che ha ispezionato la stiva del natante durante le operazioni di soccorso. L’imbarcazione è stata presa a rimorchio e arriverà nella mattinata di lunedì nel porto di Pozzallo, nel Ragusano. Il sindaco Luigi Ammatuna ha già lanciato l’allarme: «Un’emergenza che non possiamo affrontare da soli, le due uniche celle frigorifere del cimitero ospitano già i corpi di due migranti, per i quali non è stata disposta la sepoltura». «Altri 30 morti sulla coscienza di chi difende Mare Lorum», attacca il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. «Le camicie di Renzi e Alfano sono sporche di sangue».
Altri 5.000 salvati in 48 ore
Oltre 5000 migranti soccorsi, nell’ultimo fine settimana, dalle navi della Marina Militare inserite nel dispositivo aeronavale interforze Mare Nostrum. La fregata Grecale con a bordo 566 e la corvetta Chimera con 353 migranti arriveranno in giornata nel porto di Pozzallo. Nel pomeriggio di ieri, spiega in una nota la Marina Militare, durante le operazioni di soccorso e di ispezione ad un barcone venivano rinvenute circa 30 salme stivate nella zona prodiera dell’imbarcazione.
Già oltre 60 mila persone
Non si arresta l’ondata di migranti e profughi che cercano di raggiungere l’Italia fuggendo dalle guerre e dalla disperazione: dall’inizio dell’anno sono già oltre 60 mila i salvati nel canale di Sicilia, ed è ormai evidente non solo che verrà superato il record del 2011 (63 mila) ma anche che è sempre più realistica la previsione dei tecnici che non escludono la possibilità che si arrivi a toccare le 100 mila presenze a fine anno, mettendo a dura prova il sistema di accoglienza dei Comuni.
 
 
 
Immigrazione: 30 cadaveri su un barcone, nuova tragedia nel Canale di Sicilia. Salvate cinquemila persone in 48 ore
A bordo del barcone c'erano circa 600 persone. I sopravvissuti sull'imbarcazione ora scortata in rotta per Pozzallo. Sbarchi previsti a Pozzallo, Augusta, Porto Empedocle, Trapani, Salerno e Taranto
la Repubblica, 30-06-14
Sono oltre 5.000 gli immigrati soccorsi nelle ultime 48 ore dalle navi della Marina militare inserite nel dispositivo aeronavale interforze Mare Nostrum nel Canale di Sicilia. Su uno dei barconi, c'erano i cadaveri di una trentina di persone: si trovavano nella stiva di prua di un peschereccio accostato dalla fregata "Grecale" e con a bordo 566 profughi. Secondo il personale medico intervenuto in mare a causare la morte è stata una probabile asfissia o l'annegamento negli spazi angusti sottocoperta. Proprio l'impraticabilità dei locali ha impedico il recupero della salme. Imbarcati i superstiti, perciò, la "Grecale" ha rimorchiato il barcone verso il porto di Pozzallo (Ragusa) dove arriverà domani. Oggi a Pozzallo approderà anche la corvetta "Chimera" con altri 353 immigrati.
"E' l'ennesima tragedia dell'immigrazione. Non sappiamo neppure dove mettere i 30 cadaveri. Abbiamo solo due celle frigo, occupate, e dovrò adoperarmi con i colleghi dei Comuni limitrofi. Faremo il possibile come abbiamo sempre fatto da quando c'è questa emergenza ma auspico con forza che a tutti i livelli sia lo stesso", dice il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, che conferma come nel centro di prima accoglienza si "stia provvedendo allo 'svuotamento' dei circa 150 immigrati presenti ancora stamane, per consentire l'arrivo degli altri". Il segretario della Lega Matteo Salvini attacca: "Renzi e Alfano sporchi di sangue". Il prefetto di Ragusa Annunziato Vardè ha lanciato un appello al ministro Alfano: "Confidiamo nelle misure promesse dal governo a Catania".
La nave anfibia "San Giorgio" sbarcherà invece a Taranto 1.170 persone. Il pattugliatore d'altura "Dattilo" della Guardia costiera ha prelevato altri 1.096 extracomunitari e li sta trasportando ad Augusta (Siracusa). La rifornitrice "Etna" con a bordo 1044 immigrati arriverà domani a Salerno. A Messina in giornata è invece atteso l'arrivo del pattugliatore "Orione" con 396 immigrati e del mercantile "Mare Atlantic" con altri 235. La motovedetta della Capitaneria di Porto "906 Corsi" ha caricato 341 persone per condurle in giornata a Porto Empedocle (Agrigento). 
Alle 12,30 la nave da carico "City of Beirut", battente bandiera panamense, arriverà a Trapani con 120 migranti. Poco dopo, intorno alle 14, sbarcheranno 235 profughi soccorsi dalla petroliera "Mare Atlantic" delle Isole di Marshall, tra cui a bordo della navi ci sono bambini e donne incinte. Entrambe si fermeranno in rada facendo trasbordare i passeggeri che, su altri mezzi, sbarcheranno al molo Ronciglio. La terza, la nave da carico "Tichy" di Panama, con a bordo 190 migranti, dovrebbe arrivare intorno alle 2 di notte. Si dovrebbe trattare di tre operazioni di soccorso diverse. Non è ancora chiara la nazionalità dei profughi.
 
 
 
LE TUTELE CI SONO MA CHI PARTE LE IGNORA 
Corriere della sera, 30-06-14
MARIA SERENA NATALE 
Minori stranieri non accompagnati, nucleo indifeso di un esodo globale. In fuga da guerre, emergenze sociali e ambientali, senza la guida degli adulti che li hanno lasciati andare, inconsapevoli delle norme che li tutelano, prede di criminali e trafficanti. Secondo le stime delle organizzazioni umanitarie, su un totale di 59.400 migranti erano non accompagnati 6 mila dei 9.300 minori approdati in Italia tra il primo gennaio e il 22 giugno scorso. La conta del 2013 si era fermata a 5.232. 
«Dublino II», il regolamento che determina lo Stato dell`Unione Europea competente a esaminare una domanda d`asilo o il riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra, assegna la competenza dell`esame al Paese presso il quale il ragazzo presenta la domanda: a differenza dei maggiorenni, il minore non deve fermarsi nello Stato d`ingresso o nel primo dove sia stato foto segnalato, ma spesso lo ignora e per paura cerca di proseguire il viaggio in clandestinità. Il quadro normativo internazionale poggia su capisaldi come la Convenzione Onu sui diritti dell`infanzia e dell`adolescenza, approvata dall`Assemblea generale il 20 novembre 1989 e ratificata da tutti i Paesi del mondo con l`eccezione di Somalia e Stati Uniti. 
Tra i principi fondamentali sanciti dalla Convenzione che devono ispirare qualsiasi legge e decisione in materia, il superiore interesse del minore, il diritto alla vita e allo sviluppo, la non discriminazione. Un`architettura che si scontra con inefficienze strutturali dei sistemi d`accoglienza, carenze di fondi, scarso coordinamento tra Stati, ciascuno con il proprio ordinamento in tema di assistenza e protezione. In Italia i minori non possono essere espulsi e hanno diritto alla «residenza legale» fino ai 18 anni. Nei giorni scorsi organizzazioni come Save the Children, Terre des Hommes, Comunità di Sant`Egidiò, hanno invitato il governo a porre tra le priorità la questione dei piccoli migranti. Un appello tanto più urgente, alla vigilia del semestre di presidenza della Ue. 
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.  
 
 
 
Camera. Presto indagine sui centri d'accoglienza e di espulsione
Approvato il unificato per istituire una commissione d'inchiesta. "Accertare se nei CDA, nei CARA e nei CIE si siano verificati condotte illegali e atti lesivi dei diritti fondamentali e della dignità umana"
stranieriinitalia.it, 30-06-14
Roma - 30 giugno 2014 - Passi avanti in commissione Affari costituzionali della Camera sull'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul "sistema di accoglienza e di identificazione nonche' sul trattamento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di identificazione ed espulsione e nei centri di accoglienza per richiedenti asilo". La scorsa settimana, infatti, la prima commissione ha approvato il testo unificato (che riassume il contenuto delle tre proposte presentate) messo a punto dal comitato ristretto, fissando al 2 luglio il termine per presentare eventuali emendamenti.
Il testo unificato prevede la costituzione, per la durata di un anno, di una Commissione parlamentare di inchiesta (composta da 21 deputati) sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonche' sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza (CDA), nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) e nei centri di identificazione ed espulsione (CIE). 
Tra i suoi compiti: ''accertare se nei CDA, nei CARA e nei CIE si siano verificati condotte illegali e atti lesivi dei diritti fondamentali e della dignita' umana e se, in particolare, siano stati perpetrati trattamenti disumani o degradanti nei confronti dei migranti ivi accolti o trattenuti''; indagare sui tempi e sulle modalita' di accoglienza nei CDA e nei CARA e sulle modalita' di trattenimento nei CIE e, in relazione a tali ultimi centri, verificare se sia data effettiva e puntuale applicazione delle disposizioni e delle garanzie a tutela degli stranieri espulsi e trattenuti previste dalla direttiva 2008/115/CE anche al fine di accertare eventuali responsabilita' che possono aver determinato eventi critici in tali centri; verificare l'adeguata tenuta di registri di presenza delle persone trattenute all'interno di ciascun centro di identificazione ed espulsione, che contengano altresi' informazioni precise e dettagliate sul tempo di permanenza dei soggetti trattenuti, sulle loro condizioni di salute o sulla dipendenza da sostanze psicotrope, sulla loro eventuale precedente permanenza in carcere o in altri centri di identificazione ed espulsione, nonche' la trasparenza di tali informazioni e la loro adeguata messa a disposizione, in particolare nei riguardi delle autorita' amministrative, di polizia e giudiziarie interessate al fenomeno dell'immigrazione regolare o irregolare".
Ancora, valutare l'efficacia dell'attuale sistema dei centri di identificazione ed espulsione sotto il profilo dell'identificazione delle persone trattenute, in relazione sia alla durata massima del periodo di trattenimento all'interno dei centri, sia alla sua proporzionalita' rispetto al grado di privazione della liberta' personale delle persone sottoposte a detenzione amministrativa; verificare le procedure adottate per l'affidamento della gestione dei CDA, dei CARA e dei CIE ai rispettivi enti; valutare la sostenibilita' dell'attuale sistema sotto il profilo economico e la valutazione, a parita' di risorse impiegate, di nuove e diverse soluzioni normative per la gestione della questione immigrazione.
 
 
 
Miraggio Usa: l'odissea dei piccoli latinos
Avvenire, 30-06-14
Elena Molinari
Una ragazzina incinta – non avrà più di 14 anni – siede per terra, le gambe divaricate e la schiena appoggiata alla rete a maglie. Si tiene la pancia con le mani, mentre guarda una delle tv che lampeggiano mute dalle travi di metallo del soffitto. Ai suoi piedi sono ammassate una quarantina di bambine, sdraiate una accanto all’altra su materassini di plastica verdi buttati per terra. Fissano i muri di cinta o le televisioni, e nei loro occhi c’è noia, stanchezza, o rassegnazione. Sanno che non possono parlare ai visitatori, e non ci provano nemmeno. Solo i più piccoli rispondono timidamente ai sorrisi. Questo magazzino di cemento grande quanto un campo da calcio si chiama “Centro di smistamento immigrati di Nogales” ed è diviso in una dozzina di gabbie etichettate con la descrizione del loro contenuto: «Maschi sotto i 12 anni», «femmine dai 12 ai 15 anni»… Alcuni di questi maschi o femmine hanno ancora addosso i vestiti coperti dal fango del Rio Grande o dalla sabbia del deserto di Sonora. Una fila di latrine portatili e un tendone di plastica blu isolano un gruppo dagli altri: sono gli immigrati con la scabbia.
In tutto, i minori latinoamericani ammassati per terra o sulle panche di metallo sono un migliaio. L’aria condizionata che ronza da cinque gigantesche bocche d’acciaio puzza di piedi, di urina e di sudore. I 40 gradi di fine giugno in Arizona, però, rimangono fuori dai finestroni sprangati. I pavimenti sono puliti. I ragazzini ricevono cure mediche, tre pasti al giorno e una coperta. Qua è là si vede qualche frisbee, delle palle, un peluche. Ma sono comunque bambini soli. Bambini in gabbia. Che, essendo in un centro di detenzione, non possono avere lacci alle scarpe o uscire in cortile più di tre volte alla settimana.
Eppure, assicurano gli agenti della Border Patrol, le guardie di frontiera americane che si aggirano fra i recinti in tuta mimetica, la maggior parte è contenta di essere qui. Sono arrivati al confine meridionale dell’Arizona o del Texas dopo almeno tre, quattro settimane di cammino attraverso il centro America e il Messico. Raccontano di essere saliti sul tetto della “bestia”, il treno che attraversa il Messico da Sud a Nord, di aver dormito per strada, di aver camminato per ore nel deserto e di essere stati assaltati dalla «mafia», come la chiamano: narcotrafficanti e bande di delinquenti comuni che sanno che questi piccoli disperati hanno addosso tutti i soldi che la loro famiglia è riuscita a racimolare prima di spedirli in un viaggio della speranza e dell’orrore. «Moltissimi raccontano di essere stati vittime di abusi – dice Manuel Padilla, capo del settore di Tucson della Border Patrol – violenza, stupri, rapine. Alcuni lungo il tragitto vengono rapiti e avviati alla prostituzione ». E poi ci sono quelli che le guardie trovano morti nel deserto: uno o due cadaveri al giorno, di tutte le età (sono stati 463 nel 2013 ma sono aumentati negli ultimi mesi). 
 «Non mandate i vostri figli verso il confine americano – si è appellato venerdì Barack Obama ai padri e alle madri di Honduras, El Salvador, Guatemala –. Potrebbero non farcela. In nessun modo dovete mandare   i vostri figli da soli. Non sappiamo quanti di loro riescono a sopravvivere ». 
E chi sopravvive, ha aggiunto il presidente americano, accusato dai repubblicani di non fare abbastanza per fermare l’ondata di partenze, sarà mandato indietro. L’Amministrazione democratica ha parlato di braccialetti elettronici, di deportazione immediata. Ma al centro di smistamento di Nogales nessuno ci crede. Questi ragazzini, pur nello stupore post-traumatico in cui sono sprofondati, sono convinti di avercela fatta.
Il loro premio sono quattro o cinque giorni in questi recinti da fiera del bestiame, seguiti da un viaggio a un altro centro in Texas, Oklahoma o California, dove i servizi sociali troveranno un parente negli Stati Uniti cui affidarli. Tutti riceveranno un ordine di presentarsi in tribunale per chiedere la revoca del provvedimento di espulsione che, se non si presentano, scatta automaticamente. «Molti in realtà hanno diritto di rimanere – spiega Isabel Garcia, responsabile dell’organizzazione non governativa Coalición de Derechos Humanos di Tucson – da un terzo al 40% possono essere definiti profughi di guerra, perché provengono da regioni devastate dalla violenza. Inoltre la domanda di asilo, che ferma il processo di espulsione, non viene mai decisa prima di due o tre anni, durante i quali i minori possono studiare e persino lavorare. Ma la tragedia è che molti non provano a chiedere l’asilo, perché hanno paura dei tribunali». E non possono permettersi di rischiare. Hanno pagato dai 5mila ai 7mila dollari allo sciacallo che li ha portati fin qui: non possono essere rispediti a casa. Allora cominciano una vita sotterranea. Gli adolescenti troveranno un lavoro a lavare piatti, scaricare casse nei magazzini di notte, pulire le stanze dei motel di periferia, pagati meno del salario minimo. Ma grazie a una serie di leggi che proteggono i minori, il rischio di essere deportati immediatamente, se scoperti, scatta solo al compimento del 18esimo anno. I più piccoli potranno andare a scuola e forse in futuro riusciranno ad approfittare di qualche sanatoria. Il loro futuro resta incerto e le cicatrici del viaggio sono profonde. Ma per loro il magazzino di Nogales è il primo passo verso la possibilità di una nuova vita.
 
 
 
QUEI BIMBI SOLI AVANGUARDIA DELLE NUOVE MIGRAZIONI 
Nel deserto, per mare e senza i genitori La fuga dei migranti bambini 
Obama: «Non venite più. O vi rimanderemo tuffi indietro» 
Corriere della sera, 30-06-14
GIUSEPPE GUASTELLA 
NEW YORK - Ci può essere una tragedia più grande dell` essere costretti a lasciare la propria terra per paura o per fame? Sì, doverlo fare da bambini, e da soli. Sono decine di migliaia i minorenni abbandonati a se stessi che come gli adulti ogni anno affrontando da clandestini mari e deserti pericolosi sognando una vita migliore. Molti finiscono nelle mani dei trafficanti spietati e senza scrupoli ad alimentare il mercato della pedofilia, altri vengono costretti a combattere con le armi e altri ancora muoiono durante il viaggio per gli stenti o le ferite. I flussi migratori dei minori non accompagnati seguono esattamente quelli dei maggiorenni che entrano o tentano di entrare nelle nazioni più progredite fuggendo dalla criminalità diffusa in alcuni Paesi del Centroamerica o dalle guerre regionali dell`Africa e del Medioriente, oppure, più semplicemente, cercando condizioni migliori. Ed infatti, sono sempre più i bambini al di sotto dei 17 anni, ma soprattutto quelli che hanno meno di 13 anni, che tentano di varcare il confine tra Messico e Stati Uniti o che si imbarcano sulle carrette del mare che attraversano il Mediterraneo. 
Nel 2011 furono 4.059, già due anni dopo sono diventati circa 21 mila e per quest`anno le stime delle autorità di frontiera americane dicono che saranno addirittura oltre 6o mila i minori clandestini non accompagnati che saranno fermati sul territorio americano provenienti da Messico, Guatemala, Honduras e Salvador. Ad attrarre questa massa di giovanissimi in molti casi sbandati è la convinzione che una volta entrati non dovranno rischiare la vita attraversando il deserto perché, messo piede sul suolo americano, difficilmente saranno rimandati indietro. Ed infatti i rimpatri sono stati appena un paio di migliaia l`anno scorso. Questo perché la legge statunitense prevede che, dopo il fermo al confine, i minori vengano sottoposti a processi che possono anche durare anni. Nel frattempo, però, possono essere affidati ai parenti, se ne hanno negli Usa, oppure a famiglie americane che, nel 50 per cento dei casi, finiscono per adottarli legalmente. Ed è così che sono gli stessi genitori a pagare tra 6 e 7 mila dollari ai trafficanti per far partire i figli, sia per riunirsi a loro negli Usa sia sperando che da soli trovino in America un futuro migliore. 
Ma ora le cose stanno cambiando. Pressato dai repubblicani, che lo accusano di favorire questo tipo di immigrazione, e dopo che una quarantina di senatori gli ha chiesto di dichiarare pubblicamente che coloro che passano illegalmente i confini non ottengono un trattamento speciale, il presidente Barack Obama ha cambiato marcia. «Assolutamente non mandate i vostri bambini da soli» perché «saranno rimandati indietro» ha detto giovedì rivolgendosi dalle telecamere della Abc ai genitori centroamericani. «Non sappiamo quanti di loro non ce la fanno, quanti sono finiti nel traffico sessuale o uccisi perché sono caduti dal treno», ha aggiunto riferendosi alla «Bestia», un convoglio che attraversa il Messico sul quale ogni anno salgono migliaia di immigranti illegali stipati dentro e sui tetti dei vagoni merci. 
Con una lettera che sarà firmata oggi, Obama chiederà al Congresso due miliardi di dollari per varare misure specifiche come l`apertura di nuovi centri di accoglienza al confine con il Messico e un percorso accelerato per le procedure di identificazione e rimpatrio dei minorenni clandestini, lo stesso che già viene applicato nei confronti dei messicani grazie ad accordi bilaterali Messico-Usa. 
Due bambini sporchi e vestiti di stracci per qualche spicciolo lustrano le scarpe dei passanti lungo la strada. Sono siriani, soli, ma a Beirut di loro nessuno si cura. Ce ne sono tanti come loro, fanno parte dei 4.150 bambini che secondo l`Unicef da soli hanno attraversato i confini della Siria, 1.700 dei quali sono arrivati in Libano, ma ci sono anche 30o che dall`Iraq si sono rifugiati in Kurdistan. Tutti scorsi Save the Children e altre organizzazioni, tra cui Caritas e Amnesty International, hanno firmato un appello al governo e al Parlamento chiedendo che ai minorenni che arrivano senza un adulto venga riservato un trattamento adeguato, ad esempio mettendoli in comunità di accoglienza o affidandoli temporaneamente a famiglie italiane. «Nel 2013 su un totale di 42.925 migranti, 8.336 erano minori e di questi 5.232 erano non accompagnati». E già nei primi sei mesi del 2014 si calcola si sia raggiunta quota 6 mila. 
Giuseppe Guastella 
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.  
 
 
 
La grande fuga dei bimbi dalla «guerra delle bande»
Avvenire, 30-06-14
Lucia Capuzzi
L’Honduras non figura, al momento, nella lista dei Paesi in guerra. Come pure El Salvador e il Guatemala. Nel cosiddetto “Triangulo Norte” (Triangolo Nord) dell’America centrale l’epoca dei conflitti civili si è conclusa negli anni Novanta. «Ne è sicura?», domanda José Guadalupe Ruelas García. «Guardi le finestre», aggiunge. A Tegucigalpa – dove l’attivista dirige l’Ong Casa Alianza, impegnata nella difesa dell’infanzia – le case hanno tavole di legno al posto dei vetri. Perché questi si infrangono troppo spesso per le sparatorie quotidiane. Con 79 omicidi ogni 100mila abitanti, la nazione si è conquistata il macabro primato mondiale: è il cuore nero della regione più violenta del pianeta. Il sindaco della vicina San Pedro da Sula ha incentrato la campagna elettorale sulla promessa della “bara gratuita”. Dato che le spese per i funerali divorano i magri bilanci, le famiglie sono corse in massa a votarlo. La morte è una presenza costante nelle strade honduregne. Tutti si sentono a rischio. «I più esposti sono, però, i minori. Solo a maggio, ne sono stati assassinati 102 – afferma Ruelas –. Magari è vero: non c’è una guerra, perché un conflitto implica due parti contrapposte. Qua c’è un caotico “tutti contro tutti”. Il cui risultato è una strage sistematica dell’infanzia». Scandisce le ultime parole con estrema lentezza Ruelas.
È questa «strage sistematica dell’infanzia» il motore dell’impressionante esodo dei bambini non accompagnati verso gli Stati Uniti. Già 52mila, dallo scorso ottobre, sono stati fermati dopo aver attraversato “La Línea”, il confine. Entro quattro mesi potrebbero essere 70mila, alcune Ong parlano di 90. «Da gennaio, dall’Honduras sono partiti 10mila minori. Alla fine dell’anno saranno almeno il doppio. Nel 2013 erano stati 8mila – continua Ruelas –. Ci sono adolescenti ma anche bimbi piccoli, di 8-10 anni. Ogni settimana, dal Messico – punto di passaggio obbligatorio –, sono rimpatriati 350 ragazzini. Dagli Usa arrivano ancora in pochi perché l’iter è più lungo». Chi torna racconta di sequestri da parte dei narcos, pestaggi, estorsioni. Di amichetti rivenduti nel mercato della pedofilia o degli organi. Le violenze nel viaggio verso l’El Dorado sono all’ordine del giorno. I migranti – perfino quelli baby – ne sono coscienti. Eppure accettano il rischio. «Perché fuggire è l’unica speranza di salvarsi – aggiunge Ruelas –. Dal venire uccisi o arruolati con la forza in una delle centinaia di bande che ha assunto il controllo del territorio». Grazie alle armi e ai ricevuti dai cartelli della droga messicani, per cui lavorano. Questi ultimi hanno ormai trasferito le basi in Centramerica per eludere la pressione delle autorità.
Il “Triangulo Norte” è il rifugio ideale: le istituzioni sono deboli e corrotte, la povertà è diffusa. Un milione di bimbi non va a scuola. Ottomila vivono per la strada. «Facile per le bande reclutarli. Li utilizzano come “carne di cannone”, dati i livelli di violenza il “turn over” criminale è continuo», racconta l’attivista. Spesso sono i genitori o i nonni, dato che madre e padre sono già emigrati, a spingerli a “andare al Nord”. Soprattutto le adolescenti che rischiano di essere trasformate in “novias comunitarias” (schiave sessuali) della banda. Tante famiglie vendono tutto ciò che hanno per pagare il “coyote” (trafficanti che “aiutano” a passare il confine). «Sempre di più non ce la fanno e partono senza». È un Paese in fuga l’Honduras: nel 2013 17mila famiglie hanno dovuto trasferirsi per gli scontri. Ogni giorno, migrano tra i 100 e i 300 adulti. A questi si aggiungono, in media, 55 minori soli. La metà, incredibilmente, arriva. Il resto si “perde” nel percorso. Qualche giorno fa, a Falfurrias, in Texas, gli antropologi forensi hanno scoperto varie fosse comune con decine e decine di corpi di migranti. Tra loro, anche bimbi.
 
 
 
 
 
 
Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links