Regolarizzazioni. Più che un flop è una vera truffa
È appena scaduto il termine per la domanda di regolarizzazione di stranieri impegnati nel lavoro domestico e di assistenza.
Il numero delle richieste è stato minore del previsto e la causa può trovarsi e nell’onerosità  della pratica (per lo più, a carico degli stessi immigrati, presumibilmente) e nei limiti burocratici posti (un orario settimanale minimo di 20 ore, quando invece, spesso, lo stesso monte ore viene raggiunto prestando servizio presso più famiglie). Ma c’è un altro aspetto che – seppur prevedibile – fino a ieri non era stato considerato. Sette persone sono state arrestate a Verona per aver creato un’organizzazione che, per cifre tra i 2.000 e i 5.000 euro, garantiva regolarizzazioni tramite contratti fittizi, sottoscritti da ignari datori di lavoro: vittime più di mille stranieri. La prima considerazione: l’aver circoscritto la regolarizzazione alla sola categoria del lavoro familiare, mentre le attività svolte stabilmente da stranieri sono assai di più, non è forse la causa fondamentale delle false richieste? E questo non consentiva di immaginare l’immediata creazione di un mercato illegale della regolarizzazione, al quale si sarebbe rivolto chiunque (indipendentemente dalla mansione svolta) fosse in grado di sborsare qualche migliaio di euro? Insomma, “il flop” delle regolarizzazioni, più che un flop, è una truffa. Gestita da chi vi si opponeva strenuamente - il ministero dell’Interno – la sanatoria è stata condotta con criteri fondati, più che sulla inclusione, sulla discriminazione: tempi ridottissimi, beneficiari selezionati, procedure difficoltose. La Lega non voleva la sanatoria e ha ottenuto una sanatoria piccola piccola e un ulteriore meccanismo vessatorio a danno degli immigrati.
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