Maroni esulti: c’è una Bossi-Fini anche in Vaticano

Italia-razzismo    Osservatorio
l'Unità, 05-03-2011
E così, da qualche giorno, anche il Vaticano ha la sua Bossi-Fini. Lo scorso 22 febbraio, infatti, papa Benedetto XVI ha promulgato la nuova legge sulla cittadinanza, entrata in vigore il 1 marzo.

E si tratta di una legge restrittiva rispetto alla normativa precedente. Il titolo completo è «Legge sulla cittadinanza, la residenza e l’accesso» e va a modificare la norma in materia emanata nel 1929 (che conteneva, nel titolo, la parola soggiorno e non residenza e accesso). Un commissione incaricata di elaborare il testo ha iniziato i lavori nell’aprile del 2009; la bozza è stata sottoposta all’esame dei giuristi vaticani, finché il testo finale è stato trasmesso al segretario di Stato e, dunque, approvato in via definitiva dal pontefice. Le innovazioni riguardano essenzialmente la figura del «residente» all’interno della realtà vaticana. Secondo quanto previsto dalla legge n. III del 7 giugno del 1929, chi viveva nella Città del Vaticano assumeva direttamente e automaticamente la qualifica di cittadino. Oggi non più: la cittadinanza può essere ottenuta su richiesta. Chi era residente era anche cittadino, dunque. E ricordiamoci che stiamo parlando di uno Stato di soli 44 ettari e di meno di mille abitanti. Ma, si sa, milioni di pellegrini e di fedeli visitano i musei vaticani e partecipano alle udienze papali e oltrepassano il colonnato di piazza S. Pietro.
C’era davvero bisogno, dunque, di una legge in qualche modo restrittiva? Farà soltanto felice, probabilmente, il ministro Maroni, che potrà divertirsi a contestare i prossimi esponenti vaticani che, in nome dell’accoglienza e della solidarietà, vorranno contrastare le politiche governative in materia di immigrazione e clandestinità.

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