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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Giustizia: dal Veneto alla Sicilia… ecco il "paese delle ronde"

di Davide Carlucci e Piero Colaprico

 

La Repubblica, 14 luglio 2009

 

Ci sono anche quelle ecologiche e quelle che aiutano gli anziani. Quelle per l’ordine pubblico e quelle che ripuliscono i muri dai graffiti. In Italia le squadre di volontari che controllano le città sono già un centinaio. Alcune famose come i City Angels, altre meno. Tra paura, populismo, sicurezza e pericolosi ideologismi, ecco la mappa regione per regione.

Via Padova, Milano. Poche centinaia di metri. Metri certamente multietnici, ma dove i reati più gravi risalgono a più di qualche anno fa, quando si contarono nove morti in nove giorni, e i responsabili erano dei tossici italiani, con il cervello devastato dagli abusi e dalla malattia. Nelle vecchie case di ringhiera della zona resistono ancora le indicazioni della seconda guerra mondiale. Si vedono le frecce rosse e stinte che puntano le botole delle cantine dove i milanesi si rifugiavano sotto i bombardamenti. L’altra sera sui marciapiedi spiccavano le pattuglie miste della polizia, con la scorta dei soldati in mimetica; poi i Blue Berets, e cioè la ronda finita in mezzo alle polemiche per le contiguità con l’estrema destra; ecco i baschi rossi dei City Angels, i più antichi volontari della città e i Volontari verdi, i leghisti con la fascia padana e la doppia "V". Una passerella o una necessità, tutti questi "lavoratori della sicurezza"? La mappa delle ronde italiane, quando si esce dalla retorica e dalla propaganda, può rivelare qualche sorpresa.

È negli anni Novanta che il Nord scopre di essere più vulnerabile di quanto credeva. Le rapine nelle ville, gli assalti alle case isolate, interi paesini "narcotizzati" e derubati hanno piano piano spinto i politici a improvvisarsi sceriffi. E tra i primi a impegnarsi sono i leghisti, che tra il ‘98 e il ‘99 fanno nascere da una costola della cosiddetta Guardia nazionale padana i Volontari verdi. Ora sono affidati a Max Bastoni, un leghista noto per essersi fatto pubblicità elettorale, anni fa, con questo slogan: "Bastoni contro gli immigrati". Ma i leghisti, spesso, predicano male e razzolano bene: nel senso che usano slogan feroci e razzisti e poi, quando sono nelle amministrazioni locali, lavorano cercando di migliorarne l’efficienza. "Abbiamo rilanciato il reclutamento a Pontida - spiega Bastoni - raccogliendo un migliaio di adesioni. Non vogliamo divise, ma la fascia verde, e quello che facciamo sono passeggiate di gruppo. Al massimo, sappiamo come difenderci. E siamo davvero volontari, ci unisce la politica, mentre oggi vedo un certo interesse verso fantomatici finanziamenti che non si sa se ci saranno. Se qualche Comune si rivolgerà a noi bene, se no va bene lo stesso".

La sigla lombarda "Guardia nazionale padana" sembra l’origine, però, della scelta che più ha fatto discutere in questi giorni: e cioè l’invenzione della "Guardia nazionale italiana", comandata da Gaetano Saya, un non giovane estremista di destra, con tanto di divise brune e simboli da libro di storia. A sentirlo parlare (Youtube trabocca dei suoi filmati, da notare i baffetti radi) sembra una versione stentorea e stentata dei già impresentabili "nazisti dell’Illinois" derisi dal film The Bluès Brothers.

Saya ce l’ha moltissimo con il magistrato milanese Armando Spataro, che definisce "sovversivo e comunista", ma come "capo-ronda" sembra piuttosto isolato. Nella realtà non si può mai sapere, raccontano alla Digos e ai nuclei Informativi dei carabinieri, dove temono l’incremento di numero e del potenziale pericolo dei giovani neonazisti, spesso legati alle tifoserie, ventenni e trentenni che negano l’Olocausto e odiano sempre più ebrei, neri e globalizzazione.

Dietro la nascita dei tanti "comitati per la sicurezza" c’è dunque di tutto. Da un primo, necessariamente sommario, censimento sono emersi sinora un centinaio di gruppi organizzati. L’ipotetico premio per il più fantasioso spetta a Follonica, in Toscana. Nel paese di mare stanno nascendo varie associazioni per la sicurezza e un ristoratore s’è organizzato con un gruppo intitolato: "Volontari per le mogli dei componenti delle ronde". La stragrande maggioranza però non ride affatto, anzi si prende (e fa) sul serio. E sono l’incarnazione di quanto aveva scoperto, molti anni fa, il sociologo Slavoj Zizek, che ha usato termini come biopolitica e postpolitica: "La postpolitica - spiegava - sostiene di lasciare dietro di sé le vecchie lotte ideologiche per concentrarsi su una gestione e un’amministrazione competenti... mentre la biopolitica designa come proprio obiettivo principale la regolamentazione della sicurezza e del benessere delle vite umane". Il risultato è già scritto, e cioè che l’unico modo per farci appassionare a queste politica post e bio e "per mobilitare attivamente la gente, è la paura, costituente fondamentale... Per questa ragione la biopolitica è in definitiva una politica della paura, incentrata sulla difesa contro potenziali persecuzioni o molestie... La paura - prosegue sempre Zizek - come ultima risorsa di mobilitazione: paura degli immigrati, del crimine, dell’empia depravazione sessuale, di un eccesso di Stato, con il suo fardello di tasse pesanti, delle catastrofi ecologiche, paura delle molestie".

La nuova politica investe sulla paura dei cittadini e forse non è un caso che il maggior numero di "combattenti" spunti dove ci si sente più estranei gli uni agli altri, e cioè tra la Lombardia (almeno quindici) e il Veneto (una decina). Il municipio di San Genesio e Uniti, case e cascine nella provincia campagnola di Pavia, aveva organizzato ronde già dal 2001, ma anche tra i palazzoni di Cinisello Balsamo da sette anni lavora l’associazione carabinieri in congedo. All’associazione paracadutisti in congedo il Comune di Brescia affiderà qualche ronda sui bus. Se a Milano Varese e Como già lavorano i City Angels, nascono in questi giorni gli "Angeli di Sesto", a Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado Rossa.

In Veneto, stessa situazione. Le ronde sono nate a Chiarano, Treviso, nel 2006, ma si sono diffuse in tutta la Marca, dov’è anche nata l’unica associazione regionale rondista, "Veneto sicuro". Le divisioni sociali, culturali, politiche sono molto vistose. A Padova, al quartiere della Stanga, c’erano le ronde leghiste e le controronde di sinistra, ben presenti sul territorio. E poco distante, a Spinea, provincia di Venezia, esiste l’unica ronda online, che si chiama Pronto soccorso civico. Se Jesolo è stato uno dei primi Comuni a organizzare le ronde, soprattutto contro le prostitute, sempre in zona sono nate le prime ronde formate anche da immigrati, e chiamate "Presidi per la legalità".

A Verona, dopo uno stupro, è nato il comitato "Viviamo corso Milano" e a Vittorio Veneto i cittadini si stanno organizzando contro i motociclisti che "piegano" troppo sui tornanti. Insomma, nascono ronde, o pseudo ronde, a seconda delle necessità iper-locali. A Grugliasco, in Piemonte, esistono "ronde ecologiche" che cercano di stanare chi non fa la raccolta differenziata dei rifiuti. E, sempre in Piemonte, se il sindaco di Ozegna è un ex rondista pentito, a Mombello Monferrato il primo cittadino ha istituito ronde notturne contro i furti in Val Cerrina.

Il Friuli Venezia Giulia ha approvato una legge - la prima - che prevede un albo e giornate di formazione e informazione per le ronde. E mentre a Trieste spunta anche il sorriso sulle labbra di un’associazione di pescatori, che si è inventata la ronda per la sicurezza alimentare e gira per le pescherie, a Udine è nata l’associazione "Udine città sicura": recluta agenti in pensione ed è stata fondata da Diego Volpe Pasini, già creatore di Sos Italia (il movimento che candidò Roberto Sandalo, ex terrorista rosso finito in cella per aver "bombardato" con le molotov obiettivi legati all’Islam). Non sfuggono neppure l’Emilia e la Toscana.

Ma l’unica anomalia fin qui segnalata è a Massa: già battezzata Sss, acronimo per Soccorso sociale sicurezza, è legata alla destra ed è composta da poliziotti in pensione, ex guardie giurate, militari ancora in servizio. Lo spirito toscano non manca. A Lucca si sono scomodati i sindacati per prendersela contro il fenomeno dei curiosi "portinai-ronda". E in totale controtendenza, i giovani del Pd a Perugia hanno organizzato a marzo una "ronda della Cultura", con tour nel nottambulo centro storico. Al Sud, il fenomeno ronde stenta a decollare. E l’ambito degli interventi si riduce, si assottiglia.

A Casola, provincia di Napoli, il sindaco dell’Idv promuove ronde a difesa della statua del Santo Patrono, ad Agropoli (Salerno) il sindaco ha proposto ronde contro i furti dei contenitori dei rifiuti, ad Acireale (Catania) combattono le affissioni illegali, a Bari il sindaco Emiliano (ex magistrato, indipendente Pd) rivendica le ronde di pensionati che sorvegliano i bambini all’uscita dalle scuole. Da notare - e forse lo dovrebbe notare anche il ministro dell’interno Roberto Maroni - che in Calabria di ronde non si parla proprio: in effetti, nella regione della ‘ndrangheta, è difficile che qualcuno, in nome della sicurezza, rischi di sbagliare a interpellare qualcuno di notte. Potrebbe essere l’ultimo errore, quello fatale

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