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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

12 gennaio 2012

"Permesso per gli immigrati da allungare fino a un anno"
La proposta del ministro Riccardi: "Troppo pochi sei mesi perché trovino lavoro'
lA sTAMPA, 12-01-2012  
FLAVIA AMABILE
ROMA -Andrea Riccardi, ministro per L'Integrazione e la Cooperazione, arriva in commissione Affari Costituzionali per un'audizione e, davanti a Lega e Pdl pronti a sbranarlo, espone la sua ricetta per affrontare i nodi dell'immigrazione in Italia. Si definisce «un ministro acerbo tecnico» e inizia a esporre le sue idee. Seicentomila permessi sono scaduti, un numero variabile tra i 250 e i 300 mila stranieri rischiano di diventare irregolari. Per evitarlo il ministro propone di «allungare da sei mesi ad un anno il tempo per poter cercare un nuovo lavoro» per gli (immigrati disoccupati. Non funziona infatti, dal suo punto di vista, l'attuale scadenza del permesso di soggiorno dopo sei mesi, anzi è preoccupato perché «si rischia di perdere lavoratori che hanno già fatto un percorso di integrazione. Questo per me è una ricchezza che noi abbiamo costruito noi ita- liani con loro. Non vorrei che questo Paese diventi un luogo di turnover, di braccianti semestrali». Riccardi ne parlerà con il ministro dell'Interno. Sempre insieme con il Viminale sta studiando una nuova formulazione della tassa sul permesso di soggiorno. Al posto dei 250 euro previsti dal governo Berlusconi Riccardi conferma che si sta lavorando ad una «graduazione dei costi per trovare una soluzione equilibrata».
II secondo punto nell'agenda del ministro è il tema degli stranieri nati in Italia.' Riccardi si batte da tempo per dare loro la cittadinanza, pienamente sostenuto dal Quirinale. Anche se - sottolinea - il governo «non potrà che appoggiare ciò che ma- turerà in ambito parlamentare». Il problema, però, esiste. Gli stranieri nati in Italia «costituiscono il 7,5% della popolazione scolastica - ricorda - e complessivamente oscillano tra il 7,2% e 1'8% della popolazione. E necessaria un'azione decisa per valorizzare il percorso d'integrazione svolto finora dai Cittadini stranieri nel nostro paese da tanti anni che possono ormai definirsi migranti di seconda generazione. Deve prevalere una sorte di «ius culturae» perché questi giovani sono cresciuti nella cultura italiana, nelle aule scolastiche vi sono numerosi bambini stranieri che effettivamente non solo parlano l'italiano, ma anche il dialetto». Il ministro annuncia l'istituzione di una commissione che studi i «numerosi e interessanti» ddl presentati dai gruppi politici.
Per Riccardi la questione della presenza degli stranieri è stata finora affrontata come «un'emergenza, ora ci aspetta la stagione dell'integrazione» e il percorso deve essere completo: «parte dalla scuola e arriva fino agli anziani». Perché la scuola «è un luogo decisivo per l'integrazione dei bambini e dei genitori» e contatti sono in corso con il ministro Profumo. Ma anche la televisione può svolgere il suo ruolo. Dopo aver fatto molto per la lingua e l'unità dell'Italia, oggi può fare molto per l'integrazione: Riccardi sta già lavorando con il direttore generale della Rai Lorenza Lei per costruire «una sinergia sui temi dell'immigrazione».
Un altro aspetto «è la prevenzione dei conflitti sociali nel territorio», la «sfida delle città», dove "alte concentrazioni di immigrati possono diventare un fattore negativo, facili detonatori» di tensioni. Perché esiste il «bisogno di sicurezza». Ma non bisogna dimenticare i rapporti con i loro Stati d'origine, perché «le relazioni internazionali vanno connesse all'inte- grazione» e la «missione del ministero si svolge nel contesto della globalizzazione». E in questo ambito, cooperazione allo sviluppo e integrazione sono collegate, anche perché gli interventi di cooperazione potranno servire «a qualificare i migranti» che poi arriveranno in Italia.



IMMIGRATI I DOVERI DI UN PAESE CIVILE
Il Messaggero, 12-01-2012
ANTONIO GOLIN
VARI problemi sul fronte della immigrazione, che riguardano in particolare il mondo del lavoro e quello della cittadinanza. Circa 600 mila pemiessi di soggiorno sono scaduti e la legge consente ai loro titolari di trovare un lavoro entro sei mesi, altrimenti verranno espulsi o cadranno nella irregolarità. Ora, ammesso che un certo numero di stranieri siano ritornati nel proprio Paese di origine a causa della crisi economica e occupazionale che va attraversando anche l'italia, si può immaginare che possano essere fra 250 e 350 mila gli stranieri che rischiano di diventare irregolari e quindi il ministro Riccardi sostiene che, d'accordo con il ministro dell'Interno, si deve prolungare almeno a un anno il periodo di ricerca di un nuovo lavoro.
Sembra ragionevole, anzi necessario. Da un lato espellere centinaia di migliaia di persone è moralmente impossibile per una democrazia qual è quella italiana. Ma lo è anche tecnicamente. Come si può immaginare una difficilissima e costosissima operazione del genere che richiederebbe, tra l'altro, una straordinaria mobilitazione logística di navi e aerei e l'accordo di tutti i Paesi di origine dei migranti, oltre che la tranquilla accettazione dei migranti stessi? Perciò si diceva che appare ragionevole la proposta di prolungare il periodo nel quale ricercare un lavoro. Tra l'altro. nell'ipotesi auspicabile che la seconda parte della manovra sortisca effetti positivi e l!economia riparta, l'Italia perderebbe un enorme numero di lavoratori formati e addestrati che cederemmo, alimentandolo, al mercato nero del lavoro o a Paesi europei, come la Germania, che vedono crescere i propri occupati.
Sara poi proprio il caso di prendere decisamente in mano la questione delia cittadinanza da dare agli stranieri residenti in Italia e soprattutto ai giovani nati nel nostro Paese o che vi sono immigrati adolescenti. Attualmen te, ebene ricordarlo, la cittadinanza viene concessa ai ragazzi stranieri solo al 18° anno di età anche se nati in Italia, purché nei 18 anni non si siano mai allontanati dall'Italia, nemmeno per fare un viaggio di istruzione all'estero, come fanno tutti gli studenti delle superiori.
È evidente che questa legge lascia in un limbo inaccettabile bambini nati da noi e da noi istruiti creando loro disagi psi- cologici e disturbi di personalità, visto che non possono sentirsi del Paese di origine dei genitori, Paese che non hanno mai visto, né possono sentirsi cittadini italiani dal momento che la legge non glielo concede. Ma la cultura e l'istruzione si.
Sono ormai circa 80 mila i nati stranieri nel nostro Paese in un anno, e sono ben 710 mila gli iscritti stranieri in una scuola italiana. Il fenomeno assume pertanto dimensioni rilevanti e non può essere trascurato ulteriormente. Ne può andare di mezzo da un lato la piena salute mentale e psicologica di 710 mila ragazzi, e di riflesso anche quella dei loro familiari che assommano ormai a più di 5 milioni.
Fra l'altro questi giovani che studiano nelle nostre scuole, sui nostri libri di testo, secondolo stile di insegnamento italiano che quindi crescono assorbendo la cultura e lo stile di vita del nostro paese si ritrovano a essere formidabili mediatori culturali nei confronti dei genitori e degli adulti della loro comunità agendo quindi da straordinari veicoli di integrazione. Non soltanto, ma anche nei confronti delle comunità dei vari paesi di origine. A lasciarli nel limbo vengono i brividi ricordando la accesa rivolta nelle banlieue parigine da parte di giovani che pur avendo la cittadinanza francese non erano integrati né sotto il profilo sociale, né sotto quello lavorativo e professionale. Non sarebbe il caso di tentare di prevenire disagi individuali e rivolte collettive?,
È quindi nella scuola che parte e si attua un decisivo e positivo processo di integrazione e in questo senso va interpretata la proposta dei ministro per il quale deve prevalere non tanto il diritto che deriva dall'essere nati da stranieri (ius sanguinis) o dall'essere nati in un certo Paese (ius soli), ma il diritto che deriva dalla cultura, che deriva dall'essere stati istruiti in una determinata comunità.
A non considerare questo aspetto c'è da essere autolesionisti. E non soltanto per il disagio individuale che diventando fatto collettivo può cascarci addosso rovinosamente, ma anche per il fatto che la collettività italiana - cioè ognuno di noi - paga, come è giusto cbe sia e come prevede la nostra Costituzione, le spese scolastiche e le spese sanitarie per la cura e ia crescita di queste centinaia di migliaia di ragazzi, spese che assommano a vari miliardi di euro che non possono essere buttati al vento con un mancato processo di integrazione. In Italia, per di piü. paese dalla accentuata e prolungata denatalità, questi ragazzi contribuiscono a rendere meno marcato il deficit di bambini e giovani che da molti anni ci caratterizza.
E poi, diciamolo sinceramente: non abbiamo tutti sentito Joy, la bimba cinese dallo sguardo splendido brutalmente assassinata a Roma, anche come figlia nostra?



Se il ministro pensa soltanto agli immigrati
Riccardi vuole regalare altri sei mesi di permesso di soggiorno ai senza lavoro. E gli italiani? Si mettano in fila
il Giornale, 12-01-2012
Carlo Maria Lomartire
Che il «tecnico» Andrea Riccardi dimostri di avere idee molto precise e ben orientate sul suo nuovo ruolo di ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione non desta meraviglia.
Ha già fatto capire in tutti i modi che considera questa sua inattesa (ma forse sognata) condizione una provvidenziale rampa di lancio verso i cieli della politica «vera», magari alla testa di quel partito o movimento dei cattolici che in molti, forse troppi auspicano, anche se ciascuno a modo suo. E magari, stando a più recenti illazioni, come sindaco di Roma. Non dobbiamo perciò meravigliarci se compie passi molto poco «tecnici» e, anzi, politicamente temerari, se non pericolosi.
Ad esempio ora sappiamo che, secondo lui, «per gli immigrati occorre prolungare il periodo per la ricerca di una nuova occupazione ad almeno (proprio così, “almeno”) un anno». È evidente, invece, che questo semplicemente significherebbe che per mesi si aggirerebbero nelle nostre città centinaia di migliaia di immigrati (almeno 600mila secondo calcoli della Caritas che lo stesso Riccardi ha riferito alla commissione Affari costituzionali della Camera) in cerca di lavoro, e quindi, presumibilmente, senza mezzi di sostentamento e probabilmente anche senza un alloggio adeguato. Che questa situazione possa creare qualche problema, anche in termini di sicurezza, e magari anche incoraggiare nuova immigrazione, al «tecnico» Riccardi non sembra interessare. Come pure il ministro non tiene conto della nota attitudine tutta italiana di considerare le proroghe come le ciliegie, una tira l’altra, fino al famoso «tempo indeterminato» e quindi che quel «almeno un anno», può diventare chissà quanto. No, a lui interessa solo «l’integrazione», secondo l’innovativa denominazione del suo dicastero, costi quello costi. Ma proprio da tecnico dovrebbe anche sapere che, appena pochi giorni fa, l’Istat ha spiegato che, a causa della crescente disoccupazione, gli italiani siamo tornati a cercare e a fare «quei lavori che gli italiani non vogliono fare» come veniva ripetuto in maniera ossessiva e secondo la vulgata politicamente corretta, per convincerci che l’immigrazione massiccia, anche se clandestina e incontrollata, in fondo era un fenomeno positivo. Anzi utile all’economia del Paese. Quindi ora, per quei lavori che noi non volevamo fare, gli immigrati dovranno fare i conti con la concorrenza degli italiani. Insomma, ci sono meno opportunità di lavoro proprio per quella povera gente ai quali prolunghiamo il permesso di soggiorno, consentendo così loro di restare qui qualche mese in più a vagare nelle nostre strade per cercare inutilmente qualcosa da fare. Gente che non farà altro, in realtà, che aumentare il numero dei disgraziati in cerca di una occupazione qualsiasi. Fino a quando, stanchi di cercarne una onesta, per sopravvivere si rassegneranno ad accettarne una meno onesta. Insomma, mentre l’offerta di posti lavoro diminuisce noi lasciamo crescere quella mano d’opera, consentendo agli immigrati di fermarsi qui da disoccupati più di quanto non fosse loro consentiti quando di lavoro ce n’era di più. Francamente sembra un’assurdità ispirata solo ad un pregiudizio di tipo ideologico. Altro che «tecnico»!
Probabilmente è inutile ricordare a Riccardi che il suo governo, il governo Monti, è nato in una situazione eccezionale e con una procedura democraticamente discutibile che non tiene conto del voto degli elettori, ma soprattutto con un mandato limitato e preciso, che certo non comprende lo stravolgimento della politica dell’immigrazione, quella messa a punto dalla maggioranza che i cittadini hanno votato e che, comunque, sostiene anche l’attuale governo.



Immigrati: giudice Milano, stranieri regolari possono esercitare servizio civile
Libero. 12-01-2012
Milano, 12 gen. (Adnkronos) - Anche i cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia, e come tali appartenenti ''in maniera stabile e regolare alla comunita''', debbono poter avere ''il dovere di difesa della Patria quale dovere di solidarieta' politica, economica e sociale'' previsto dalla Costituzione. Escluderli quindi dal servizio civile in quanto privi della cittadinanza italiana e' discriminazione.
E' il ragionamento con cui il giudice Carla Bianchini, del tribunale del Lavoro di Milano, ha accolto oggi il ricorso presentato lo scorso ottobre da uno studente pakistano di 26 anni a cui era stata respinta, pur essendo residente in Italia da 15 anni, la domanda di partecipazione al ''bando per la selezione di 10.481 volontari da impiegare in progetti di servizio civile In italia e all'estero'' pubblicato il 20 settembre 2011.
Il ragazzo era stato respinto perche' privo del requisito della cittadinanza italiana. Ma oggi il giudice ha dichiarato ''il carattere discriminatorio'' del bando e ha ordinato ''alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Ufficio nazionale per il servizio civile di sospendere le procedure di selezione, di modificare il bando (...), consentendo l'accesso anche agli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e di fissare un nuovo termine per le domande''.



Rosarno NON È FINITA
il manifesto, 12-01-2012
Antonello Mangano    
ROSARNO -La domanda è: che ci fanno qui? Li chiamano clandestini e loro vogliono regole; sanno fare di tutto e sono costretti a raccogliere mandarini; leggono Tahar Ben Jelloun e ricevono lettere offensive. Quest'anno i contrasti sono più evidenti del solito, perché ci sono soprattutto quelli del Nord. Sono gli espulsi dalla crisi delle fabbriche, vittime della legge Bossi-Fini che ha collegato posto fisso e permesso di soggiorno. Sono africani che parlano con accenti "padani". Sono quello che saremmo noi senza i residui di welfare e senza l'aiuto delle famiglie.
Prendete Ahmed. Lavorava a Cuneo. Oggi si trova sballottato in un pezzo di Calabria che non gli sembra neppure Italia. È esterrefatto, lui che viene da Casablanca, dall'assenza di regole. Era abituato a salari da 60 euro al giorno, contributi pagati, affitti in regola. Oggi, dopo una giornata a raccogliere le arance, gli danno una banconota da 20. E pero gli chiedono 500 euro per una stanza: la cifra che paga uno studente a Roma. Ma l'affitto è un "privilegio" riservato ai regolari. Nessun proprietario rischia il carcere o il sequestro dell'immobile. Un appartamento "in centro" costa fino a 1400 euro al mese. Tanti soldi, troppi. Con un euro a cassetta (il compenso per il cottimo) non si possono pagare le spese e mandare soldi a casa, dal Western Union sempre affollato che si trova sulla "Nazionale". Le soluzioni sono tre. Dividere un appartamento in tanti, con cento euro a testa te la cavi ma lo "spazio vitale" è ridottissimo. Oppure provare a ottenere un letto sul centinaio di posti disponibili al campo container fuori dal paese (sono gíà tutti esauriti da tempo), Infine, dormire nei casolari e sperare che il freddo non ti uccida. E che alla polizia non venga voglia di fare uno sgombero a campione, come avveniva l'anno scorso.
Il lavoro "rosarnizzato"
Salari bassi e alto costo della vita, ecco le cause della povertà estrema che colpisce tanto i giornalisti che arrivano qui e visitano i casolari come la Pomona o la Fabiana. Nessuno lo dice ma tanti lo pensano: sono poveri perché africani. Al loro paese stavano cosi. Aiutiamoli, come aiuteremmo i poveri del continente nero. E invece disoccupazione e leggi ingiuste sono gli stessi problemi che colpiscono i lavoratori italiani, che però non sono perseguitatí da una legge che nega i documenti se non hai un contratto di lavoro. E possono contare ancora su un "paracadute".
«Se non avessimo il sistema di protezione delle famiglie, anche noi dormiremmo sotto gli alberi», spiega Salvatore Lo Balbo, per anni nella segreteria nazionale della Flai Cgil. Mentre tutti continuano a chiedersi se Rosarno è cambiata (il titolo "Nulla è cambiato" è stato ossessivamente pubblicato in occasione del secondo anniversario della rivolta), si è "rosarnizzato" il lavoro italiano: paghe sempre più basse, condizioni sempre più precarie e l'abitudine di scaricare il disagio della crisi sul livello più basso delle varie filiere.
Tutto tranne l'essenziale
F. è una prova vivente dei deliri della burocrazia italiana. Ha in tasca il "libretto di lavoro per extracomunitari" della di- rezione del lavoro di Foggia, il libretto di idoneità sanitaria della Ausl foggiana di San Severo, la carta di identità e il codice fiscale. Gli manca il documento più importante: il permesso di soggiorno. Anni fa a Manfredonia fecero un controllo mentre lavorava, non era in regola e gli consegnarono un foglio di via. Da allora e per sempre è "clandestino". Eppure ci dice: «Vogliamo pagare le tasse come gli italiani, invece siamo costretti a vivere in una casa abbandonata. Senza acqua, senza luce».
Lavoravano nelle fabbriche di Treviso o nelle aziende agricole della Puglia, sanno stare alla catena di montaggio o guidare un trattore, cucinano piatti da ristorante parigino (il thiebyappe, riso con carne, di Boubakar è degno dell'alta cucina in- ternazionale), parlano nella peggiore delle ipotesi tre lingue e sono da anni in Europa. Sembra uno scherzo del destino quello che li ha portati qui. Accanto a loro ci sono «quelli della Libia». Spaesati, confusi. Lavoravano anche loro, spesso con buone posizioni, nel paese arabo. Poi la guerra li ha spazzati via, stretti tra i fedeli di Gheddafi e i ribelli. Una barca di- rezione Lampedusa era l'unica via di fuga. Quando la salvezza sembrava raggiunta hanno conosciuto il sistema italiano di gestione di rifugiati. Tempi lunghi e tanti dinieghi. Avvocati che promettono ricorsi. Soldi da spendere, attese e alla fine una sola prospettiva di lavoro: la Campagna. Rosarno è una parola che gira spesso tra migranti, d'inverno. «C'è lavoro quest'anno?», ci avevano chiesto due settimane fa tre africani ospitati a Caulonia, nei pressi di Riace. Vengono dal Ghana, dalla Somalia e dalla Liberia e attendono la risposta alla loro richiesta d'asilo. Come tanti, non vogliono stare senza fare niente. E prendono il treno che porta a Rosarno.
Festassemblea
Due anni fa i "fatti", la rivolta dei neri, la reazione della popolazione locale, la fuga e la' cacciata di un migliaio di uomini di colori in poche ore. Oggi nello spiazzo della "seconda area industriale" (ovviamente una distesa di capannoni abban- donati) si tiene una "festassemblea", organizzata dall'associazione Equosud. In queste campagne stanno per arrivare
lOOmila metri cubi di calcestruzzo per un rigassificatore. Gli africani e i portuali in cassa integrazione, i giovani di "San Ferdinando in movimento" che si oppongono all'impianto inquinante e i piccoli produttori collegati ai gruppi di acquisto ih tutta Italia hanno occupato simbolicamente per un giorno il terreno.
Le politiche nazionali «ricacciano tutti nelle campagne più interne, nei casolari dove si sta ancora peggio di prima, col ter- rore accresciuto d'incorrere per un controllo nei rigori della Bossi-Fini», spiegá Equosud. «Rosarno è un'onta per tutta l'umanità, per l'Italia, per questo posto», dice Ibrahim in assemblea. Alla fine della giornata i manifestanti piantano simbolicamente alcuni alberi di arance. Interviene la polizia, manca l'autorizzazione. Siamo al confine tra il regno mafioso dei Piromalli e quello dei Pesce-Bellocco. A poça distanza dagli alberelli fuorilegge una colata di cemento è diventata una picco- la pista abusiva per aeromodellismo. Un po' più in là un paio di discariche di piccoli cubetti di cemento. A due chilometri di distanza, sulle banchine dei porto, le 'ndrine fanno arrivare dall'America Latina le tonnellate di coca che invaderà l'Europa, nascoste nei container, nei blocchi di marmo, nelle confezioni di frutta. Alla fine gli alberi saranno piantati, mentre due consiglieri comunali ci raccontano dell'ennesima minaccia contro l'assessore ai lavori pubblici, Teodoro De Maria; Nuovamente tagliate le piante di kiwi nei terreni di famiglia. La notizia è stata comunicata dall'amministrazione comuna le in conferenza stampa. «Continueremo il lavoro awiato senza farei intimidire», ha detto il sindaco Elisabetta Tripodi.
II pacchetto sicurezza
Paradossalmente, oggi quelli più sicuri sono gli africani. Nessuno li toccherebbe mai, dopo tutto quello che è successo. Sa- liamo a piedi dalla stazione a piazza Valarioti. Solo stranieri ai bordi delle strade: fanno la spesa, ricaricano i cellulari, chiacchierano tra loro. Finò a due anni fa era un incubo. Balordi col motorino e le mazze potevano colpirti per gioco, solo gli stranieri camminano a piedi. Oggi vediamo ragazzi col casco e la raccolta differenziata porta a porta. Una donna sindaco, una nuova amministrazione. Chi comanda oggi a Rosarno? «Noi», mi risporidono due consiglieri della maggioranza democraticamente eletta dopo due scioglimenti consecutivi per mafia, record italiano. Non sono tutti d'accordo. Dopo le retate contro i Pesce e i Bellocco potrebbe ridisegnarsi la geografia mafiosa. Stanno per arrivare imponenti fondi pubblici, dai milioni per i centri immigrati ai Pisu,
Ma fossero anche pochi euro per un'aiuola, quello che conta sono i simboli. Chi imporrà il suo volere allo Stato potrà inco- ronarsi nuovo re di Rosarno.
«Conosci Bel Jelloun?», mi chiede Ahmed. Molti suoi compagni parlano francese, inglese, arabo. E' strano sentirsi ignorante nelle campagne del sud dove tutti vedono degrado e miseria, ma è quello che succede confrontandosi con queste persone colte e intelligenti. E generose: K. è stato assunto in regola nell'ambito dei progetti di Equosud, ma non è contento: «I miei fratelli vengono sfruttati e lavorano in nero». È rimasta strana, Rosarno. Un gruppo di Cittadini - rigorosamente anonimi - ha scritto alle autorità lamentando che i neri «si riversano nelle strade della città, molte volte senza meta. E urinano di fronte alle bambine». È strano questo luogo dove la generosità senza limiti del gruppo di Africalabria - da anni avanti e indietro nei ghetti a rispondere a tutti i bisogni - convive con deliri senza fondamento. E negozi di lusso accanto a baracchette, luci vicino al buio, palazzottoti autocostruiti e non finiti e locali di lusso, da grande città. La ricchezza è distribuita in maniera ineguale, come accade in genere al denaro sporco. E sarebbe rimasta cosi, ingiusta e ineguale, senza l'iniezione di lavoratori africani che ha avviato un percorso di Speranza.    



Francia record per calo di immigrati
il Foglio, 12-01-2012
Mentre il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi annuncia un provvedimento, da valutare con il ministero dell'Interno, che prolunghi "il periodo di ricerca di un nuovo lavoro, ora di sei mesi, almeno a un anno" per quegli immigrati che rischiano di diventare irregolari per la perdita del lavoro e il concomitante scadere del permesso di soggiorno; e mentre lo stesso ministro promette di procedere sulla Strada del conferimento della cittadinanza a tutti i bambini nati in Italia, secondo lo ius soli, la Francia (che pratica lo ius soli dal Cinquecento) continua a marciare sulla Strada di un inasprimento delle regole di im- migrazione. Deciso a non farsi surclassare dal Front National di Marine Le Pen, e confortato dai contrasti che regnano in campo socialista, il ministro dell'Interno, Claude Guéant, ha illustrato martedi i passi avanti verso robiettivo di "non più di centocinquantamila immigrati legali l'anno", cinquantamila in meno rispetto a ora. Spicca il dato delle naturalizzazioni: meno trenta per cento dal 2010 al 2011, da 94.500 a 66.000. "La naturalizzazione sancisce il risultato del percorso di integrazione e assimilazione", ha detto Guéant. Un componente sindacale delia commissione che si occupa delia naturalizzazione ha dichiarato al Monde che mentre "un tempo, su settantamila richieste, ne veniva accettato il settanta per cento, ormai ne respingiamo il ses- santa per cento". Il ministro ha annunciato anche la riduzione del 26 per cento dei permessi di soggiorno concessi per la prima volta a lavoratori stranieri, mentre aumentano gli allontanamenti forzati. L'anno passato sono state 32.912 le persne riaccompagnate alla frontiera - record dovuto anche all'espulsione dei Rom, che aveva guadagnato alla Francia il biasimo, della Commissione europea - e il ministro dell'interno ha promesso che nel 2012 i respingimenti potrebbero arrivare a quota 35.000. II giro di vite testimonia dell'importanza dei dossier immigrazione nella partita elettorale di primavera, soprattutto dopo la gaffe di Sarkozy, che ha prima annunciato di volere il voto per gli immigrati alle comunali e poi, impensierito dalle disastrose reazioni dei sondaggi, ha fatto marcia indietro. Ora parla solo Guéant.

 

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