Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

L’assenza delle aziende nella protesta di Nardò contro il caporalato

 

Stefano Galieni - Osservatorio Italia-razzismo 2 settembre 2011
Non dimentichiamo quanto avvenuto a Nardò in provincia di Lecce. Per la prima volta la protesta dei braccianti immigrati si è trasformata in sciopero, per il rispetto dei contratti, contro il caporalato e lo sfruttamento.
 In tre mesi centinaia di lavoratori, sostenuti soprattutto dai volontari delle Brigate di solidarietà attiva e dell’Associazione Finis Terrae, hanno messo in discussione un sistema che sembrava immutabile, hanno denunciato il caporalato come reato e interloquito con le istituzioni. I tagli ai bilanci di Comune e Regione hanno impedito che il progetto, rivelatosi positivo nel 2010, potesse essere attuato anche quest’anno: minori risorse e partenza con grande ritardo. Lo sciopero è stata una vera sfida, condotta tra enormi difficoltà: minacce fisiche, indifferenza diffusa, carenza di cibo, rischio di perdere il lavoro. Quello che chiedevano i braccianti era la possibilità di essere assunti regolarmente, di non subire costrizioni e ricatti nella ricerca di un lavoro. In un clima di gravi tensioni e difficoltà si è realizzato uno straordinario salto di qualità. Le leggi che consentono a un segmento sociale, quello del lavoro migrante, di subire la più ampia ricattabilità sono state messe in discussione producendo, fra i lavoratori, consapevolezza collettiva. E questo si ripercuoterà, prevedibilmente, anche dove - in quei territori e in quei rapporti sociali - queste persone andranno a lavorare. Ma c’è stata una significativa assenza, quella delle aziende. Non si sono assunte alcuna responsabilità, non hanno investito un euro per garantire almeno la più elementare assistenza. Migranti e associazioni hanno chiesto alla prefettura di convocare le aziende per uscire dall’empasse. Risponderanno? 
 
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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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