Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri
«Ecco i talebani»
Da un nostro lettore veneto.
«Ecco i talebani». La frase, pronunciata all'interno di un locale
pubblico, ha
fatto girare tutti creando attimi di imbarazzo tra clienti e banconieri.
Oggetto dell'uscita domenicale di una dipendente della pasticceria
«Tonolo»,
esercizio storico della piazza di Mirano, una marocchina di 42 anni,
Fatima Al
Mouktafi, e la figlia minorenne. La donna, offesa dal trattamento
ricevuto, ha
pagato la propria consumazione e senza pensarci due volte ha chiamato i
carabinieri di Mirano per sporgere denuncia. Fatima vive in Italia da
più di
cinque anni, lavora al Centro antiviolenza di Mestre come mediatrice
culturale
e come interprete al Tribunale di Venezia. Quel che si dice, se fosse
necessario specificarlo, un perfetto esempio di integrazione. «Mi sono
sentita
offesa, e non è la prima volta che succede in quella pasticceria -
racconta -
stavolta però non ho lasciato correre. Chiamare "Talebani" me e mia
figlia davanti a tutti è stata una mancanza di rispetto».

La figlia di Fatima ha appena 10 anni, ma sa
bene cosa significhi la parola con cui la dipendente della pasticceria
miranese
avrebbe definito lei e sua madre. «Continuava a dirmi: "Mamma perché ci
hanno chiamate Talebani? Come se avessimo bombe e mitragliette"».

I carabinieri trasmetteranno la denuncia
all'autorità giudiziaria la prossima settimana. L'ipotesi di reato è
«diffamazione aggravata» (perché appunto avvenuta in pubblico), ma il
magistrato potrebbe anche catalogare l'affermazione incriminata come
insulto
razzista. «Non è la prima volta che ricevo segnalazioni di questo tipo
da
stranieri entrati in quella pasticceria - interviene Samad El Amhadi,
presidente dell'associazione marocchini del Miranese - Fatima non porta
il velo
e parla perfettamente italiano, non c'era proprio motivo di rivolgersi a
lei in
quel modo».
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