Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

31 luglio 2013

La Kyenge avverte Maroni: «Basta attacchi dai leghisti»
il Giornale, 31-07-2013
Andrea Cuomo
Roma -Rischia di saltare la visita di Cécile Kyenge alla festa della Lega a Milano Marittima il prossimo 3 agosto. La ministra all'Integrazione di origine congolese minaccia di non partecipare all'incontro che dovrebbe essere di confronto e riconciliazione se non termineranno gli attacchi contro di lei. Già, perché l'arsenale di battutacce da parte di esponenti leghisti sembra non avere fondo. Ieri un diciannovenne veronese è stato denunciato dalla Digos per avere postato su facebook la frase «A Cervia le banane, a Verona le bombe a mano», con riferimento al lancio di frutta di cui è stata oggetto la Kyenge nei giorni scorso. Ma a fare discutere di più è la discutibile trovata dell'assessore alla sicurezza di Montagnana (Padova) e consigliere provinciale, Andrea Draghi, che giorni fa ha postato sulla sua pagina facebook una foto del gorilla della pubblicità di un noto aperitivo accostandolo alla Kyenge.
Una vicenda squallida, che ha spinto anche il governatore leghista del Veneto Luca Zaia a prendere le distanze dal suo collega di partito: «Questo signore si scusi e tolga la foto dal suo profilo Facebook. Il partito prenda immediatamente le distanze e i provvedimenti del caso». Anche il sindaco di Montagnana, Loredana Borghesan, sconfessa Draghi: «Appena rientrerà dalle vacanze verificheremo le nostre posizioni e vedremo che tipo di provvedimenti prendere». Parole che non calmano la Kyenge, così come non la calma la notizia del fatto che Draghi risulta indagato dalla procura patavina per diffamazione aggravata, ai sensi della legge Mancino. Lei ormai è stufa: «I continui e reiterati attacchi da parte di esponenti della Lega Nord li considero oramai intollerabili. Sono atteggiamenti non consoni a quella che per me è la visione del corretto rapporto tra persone e forze politiche». Poi la minaccia: «Fin da subito Maroni faccia appello ai militanti affinché cessino subito gli attacchi nei miei confronti. Se non avverrà, sarò costretta a declinare l'invito alla festa della Lega Nord a Milano Marittima». Lui, il segretario del Carroccio, chiamato in causa rilancia l'invito: «Mi auguro che Kyenge venga alla festa, la chiamerò per dirle la vera posizione della posizione della Lega», anche se poi ribadisce la distanza dalla ministra: «La Lega non fa mai questioni personali, noi combattiamo idee e proposte sbagliate: lo ius soli è una proposta sbagliatissima». E mentre già qualcuno parla di un distinguo troppo tiepido, ci mette il carico Mario Borghezio, che chiede alla Kyenge di «prendere le distanze dal pessimo esempio rappresentato da suo padre» che «con 38 figli e le sue varie concubine appare sconcertante per i cittadini italiani».
Poi si apre un nuovo fronte per il Carroccio maleducato. Protagonista il nuovo astro nascente del «celodurismo» leghista, il deputato Gianluca Buonanno, che in un colorito intervento sull'ecobonus definisce i colleghi di Sel rappresentanti della «lobby dei sodomiti». Apriti cielo. I deputati di Sel abbandonano l'aula e Buonanno fa il finto tonto: «Se qualcuno si è sentito offeso me ne scuso. Io dico quello che penso, faccio valutazioni politiche, io sono stato votato dalla gente e non da Facebook. Mi esprimo in modo rude, ma sono solo un ragioniere...». Tuona Nichi Vendola su twitter: «Caro Maroni, la misura è colma. È ora che fermi i tuoi rappresentanti, che da troppo tempo fanno dell'insulto e della volgarità la propria ragione di vita. Ormai è questo il programma politico della Lega...». Forse più di un segretario servirebbe un battutista migliore.



Maroni a Kyenge «Chiarirò, spero venga alla festa»
Avvenire, 31-07-2013
«Mi auguro che vanga alla festa, la chiamerò per dirle la vera posizione della Lega e confermare l'invito». Così Roberto Maroni risponde a distanza a Cecile Kyenge, ministro dell'Integrazione, che gli aveva chiesto di condannare gli insulti nei suoi confronti provenienti da esponenti della lega Nord.
Il leader del Carroccio, però, preferisce non rispondere riguardo all'appello che gli aveva rivolto il ministro Kyenge che, questa mattina, aveva chiesto di parlare con i militanti della Lega per far cessare gli insulti nei suoi confronti. Ai giornalisti che gli chiedevano se lo farà, Maroni ha infatti replicato: «Avete altre domande?».
Per il segretario della Lega non si tratta dunque di una questione personale: «No - ha aggiunto combattiamo le idee sbagliate, le proposte sbagliate e quella dello ius soli non è una proposta sbagliata, ma è una proposta sbagliatissima e noi la contrastiamo, perchè siamo convinti delle nostre idee».
Kyenge: attacchi intollerabili
«I continui e reiterati attacchi da parte di esponenti della Lega Nord li considero oramai intollerabili», così oggi il ministro per l'Integrazione aveva sollecitato l'intervento del segretario del Carroccio. Chiedendogli di «fare appello ai militanti affinché cessino subito gli attacchi nei miei confronti. Se non avverrà - aggiunge - sarò costretta a declinare l'invito alla festa della Lega nord a Milano Marittima».
Dopo il lancio di banane avvenuto a Cervia e le parole del senatore leghista Roberto Calderoli, l'ennesimo attacco al ministro Kyenge era avvenuto a Cantù (Como) quando alcuni esponenti leghisti hanno lasciato l'aula del Consiglio comunale prima dell'ingresso del ministro. «Pur avendo idee diverse» ha spiegato il ministro, le persone e le forze politiche si devono «confrontare sulle idee e non attraverso insulti o pure e semplici sceneggiate come quella avvenuta ieri presso l'area consiliare del Comune di Cantù».
«La mia disponibilità al dialogo - ha aggiunto il ministro - è sempre stata piena e convinta, non rifuggendo a nessun confronto, anche aspro, ma sempre nel pieno rispetto dell'altro. Con questo spirito ho accettato volentieri di confrontarmi con il governatore Zaia alla Festa della Lega Nord dell'Emilia Romagna a Milano Marittima il prossimo 3 agosto. Ma ritengo che io possa mantenere questo impegno solo se fin da subito il
segretario nazionale della Lega Nord, Roberto Maroni, faccia appello ai suoi militanti, ai suoi dirigenti affinché cessino immediatamente questi continui attacchi alla mia persona, attacchi che oltre a ferire la sottoscritta, feriscono la coscienza civile della maggioranza di questo Paese».
Presentato il piano contro il razzismo
«L'approvazione di un piano nazionale contro il razzismo, oltre a costituire una priorità del mio mandato, rappresenta la risposta ferma delle istituzioni e della società civile alla recrudescenza del fenomeno razzista al quale stiamo assistendo non solo nel nostro Paese, ma anche nel contesto europeo». Così il ministro Cécile Kyenge, durante il primo incontro del Gruppo di lavoro per la definizione del Piano nazionale d'azione contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza 2013-2015.
Contro il razzismo e la xenofobia «abbiamo e dobbiamo utilizzare gli strumenti legislativi come la legge Mancino che dovremmo fare applicare maggiormente. Come Paese abbiamo sottoscritto diverse carte, compresa la Carta Europea per i Diritti Umani. Dobbiamo tirar fuori questi strumenti e applicarli», ha detto il ministro.
Piano oggi più che mai necessario a causa di «un razzismo, forse di pochi e latente, che un Paese deve sapere affrontare - ha spiegato Kyenge -, con la prevenzione, la sensibilizzazione, l'informazione. Ma anche
con sanzioni per chi compie atti razzisti». Le poche risorse a disposizione, ha spiegato il ministro, non possono essere una scusa per bloccare questo percorso che non dovrà essere rivolto solo agli stranieri, arrivati quasi a 5 milioni, ma anche ai cittadini italiani di origine straniera. «Seconde e terze generazioni che stanno acquisendo un peso sociale sempre più rilevante in Italia», conclude il ministro.
Discriminazioni: metà dei casi per motivi razziali
Nel 2012 l'Unar ha seguito 1.283 casi di discriminazione, oltre la metà dei quali (51,4%) ha riguardato episodi di tipo etnico razziale. Sono alcuni dati contenuti nella relazione dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali, citati oggi durante la presentazione, a Roma, del Piano nazionale Anti-razzismo, alla quale ha partecipato il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge.E ancora: sono 659 le segnalazioni per episodi di razzismo. Il maggiore numero di casi di discriminazione etnico razziale provengono dalla Lombardia e dal Lazio, questo perchè sia a Milano che a Roma ci sono folte comunità di immigrati.



Non siamo razzisti. Dimostriamolo
Corriere della sera, 31-07-2013
Isabella Bossi Fedrigotti
La ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge (Ansa)La ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge (Ansa)
Insulti, banane e ancora insulti, a parole o con i gesti, per la nostra ministra dell'Integrazione. Reazioni che ci stanno rendendo - tristemente - famosi nel mondo, tant'è vero che, due giorni fa, la Cnn ci ha sbattuti in apertura titolando: «Italia, Paese delle banane?». Come dire che queste nuove, ripetute «intemperanze», come le chiama chi ama minimizzare, sono deleterie per la nostra già non magnifica immagine internazionale. Non è che si voglia sempre pensare all'utile, ma i turisti americani di colore - e non solo americani - potrebbero pensare che il nostro sia per loro un Paese da evitare.
Siamo, dunque, davvero diventando razzisti? A scorrere blog e social network si direbbe senz'altro di sì, perché insulti ed esternazioni anche assai violente contro gli immigrati sembrano essere il pane quotidiano. C'è da dire, tuttavia, che notoriamente l'anonimato induce a dare il peggio di sé, e che per lo più esterna in modo aggressivo soltanto chi è frustrato, insoddisfatto, arrabbiato: gli altri - che nonostante tutto sono ancora la maggioranza - di solito tacciono.
Razzisti no, non lo siamo, a giudicare da come le popolazioni in genere accolgono i disgraziati che approdano sulle nostre coste. Sono quasi la regola gli episodi di privati cittadini che, in occasione degli sbarchi, accorrono con coperte, abiti, viveri per assistere i boat people , che danno man forte e non raramente offrono anche ricovero. Razzisti no, nemmeno in certi capoluoghi del Veneto che, ai tempi dei sindaci sceriffi, sembravano vere e proprie cittadelle dell'intolleranza, perché alla prova dei fatti si scopre che proprio in Veneto gli immigrati si dichiarano e sono integrati meglio che in qualunque altro luogo d'Italia. Razzisti no, se si pensa alle scuole multietniche, che si stanno avviando a diventare un po' dappertutto la regola, e al quotidiano lavoro straordinario che vi fanno presidi, insegnanti e spesso anche genitori di tutta Italia.
Esasperazione, rancore, rabbia verso gli stranieri non sono, ovviamente, sentimenti e atteggiamenti sconosciuti, tutt'altro, però sono generati soprattutto dall'assenza di controlli, dal lasciar fare generale, dall'incertezza della pena. Quando il nordafricano che ha investito e ucciso una ragazza sulle strisce ed è scappato finisce subito ai domiciliari, quando l'albanese che ha rubato in casa viene rimesso a piede libero, e magari, lo si incontra in strada qualche giorno dopo, quando gli abitanti del campo rom possono tranquillamente trasformare il parco di quartiere in una specie di discarica, quando protettori romeni, slavi, albanesi possono far lavorare impuniti le loro disgraziate ragazze, ecco che il germe del razzismo, chissà, prende piede, e colpa di tutto diventano allora gli stranieri che, si sa, senza lavoro, senza arte né parte, più facilmente vanno a ingrossare le file della delinquenza.
Il rischio di una deriva intollerante esiste dunque, nutrita dal lassismo, dalla scarsità di forze dell'ordine, non di rado anche da leggi poco condivisibili. Ma a nutrirla servono di sicuro anche gli insulti, in particolar modo se lanciati da personaggi pubblici di qualche importanza, che li usano studiatamente per provocare da un lato il facile applauso e dall'altro l'indignazione, miscela che garantisce articoli sui giornali, notorietà, fama a chi, forse, per qualche tempo, era uscito dal cono di luce delle cronache quotidiane.
Sono, questi insulti razzisti, un veleno sparso con pericolosa sconsideratezza che in fretta contagia chi è socialmente o culturalmente più debole: se il tale, là in alto - penseranno costoro - è libero di dire «orango», perché non possiamo permettercelo anche noi, sfogare le nostre rabbie dicendo scimmione, gorilla, torna nella giungla, e prenditi anche queste banane? Esattamente quello che è successo.



L’ex-ministro svedese sul caso Kyenge: “L’Italia è un paese razzista”
Nyamko Sabuni, originaria del Burundi, è stata titolare del ministero dell'integrazione in Svezia per diversi anni. "Rispetto e ammirazione" per la collega italiana, parole durissime per il Belpaese
Europa, 31-07-2013
Filippo Sensi     
«Sfortunamente, tutti i segnali indicano che il razzismo in Italia sta accelerando»: parola di Nyamko Sabuni che in Svezia ha ricoperto per diversi anni lo stesso incarico di governo del ministro Cecile Kyenge.
44 anni, esponente politica del Folkspartiet, uno dei partiti della coalizione moderata di governo svedese, Sabuni è stata anche titolare del dicastero della Parità di genere. Si è dimessa all’inizio di quest’anno, lasciando nel vago un suo futuro impegno politico. Originaria del Burundi, il suo mandato da ministro non è stato privo di polemiche; non tanto perché è stata il primo ministro di origine africana nella storia della Svezia, ma perché le sue prese di posizione – in particolare nei confronti dell’Islam – la hanno esposta a scambi infuocati con le associazioni rappresentanti della comunità musulmana svedese.
Raggiunta da Europa sugli episodi di razzismo che hanno preso di mira Kyenge, dall’orango del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli alle banane lanciate a Cervia, fino alla protesta leghista in Consiglio comunale a Cantù, Sabuni è durissima nei confronti del nostro Paese: «Il razzismo ha sempre fatto parte dell’Italia, non comincia certo con il fatto che Kyenge sia stata nominata ministro».
L’ex-collega svedese ci tiene a non limitarsi ad una solidarietà generica nei confronti della titolare italiana del dicastero dell’integrazione: «Ho letto i commenti che ha fatto a ciò che le è capitato e posso dire che ci troviamo di fronte ad una donna orgogliosa afroeuropea, pronta a fare la differenza per l’Italia e per la sua gente».
Testimoniati, insomma, «grande rispetto e ammirazione» per il modo con cui Kyenge ha affrontato questa situazione, Sabuni allarga le sue critiche oltre il Belpaese: «Quanto ha fatto venire fuori Kyenge non può essere confinato alla sola Italia. Il razzismo si può trovare in tutta Europa, sebbene il vostro Paese sembri avere un tasso di tolleranza più alto per il razzismo nelle sue forme più becere».
Una condanna senza appello, insomma, dal momento che, conclude l’ex-ministro svedese, «un paese che non mostra rispetto per l’intelligenza e il talento non ha certo un radioso futuro davanti».



Sbarco immigrati in Calabria
Giunti a bordo barcone, sistemati in struttura accoglienza
(ANSA) - BIANCO (REGGIO CALABRIA), 30 LUG - Trentasei immigrati, tra cui 13 minori e 4 donne, sono stati rintracciati sulla strada statale 106, nei pressi di Bianco. Gli immigrati hanno raccontato di aver raggiunto la costa della Calabria a bordo di un barcone. Lo sbarco, secondo il loro racconto, sarebbe avvenuto a Ferruzzano Marina, nella locride. I tre immigrati sono stati sistemati in una struttura messa a disposizione dal Comune di Bianco.



La campagna shock contro gli immigrati che fa arrabbiare la Gran Bretagna
"Vai a casa o sarai arrestato"
Giornalettismo, 31-07-2013
E’ polemica in Regno Unito per la campagna contro l’immigrazione irregolare lanciata nei giorni con in sei distretti di Londra dal Ministero dell’Interno. “Nel Regno Unito illegalmente? Vai a casa o sarai arrestato” si legge nei volantini e nella scritta che campeggiava sui due camioncini che circolavano la scorsa settimana nei quartieri scelti per il progetto pilota. Una iniziativa che ha scatenato dure critiche e creato spaccature all’interno del Governo.
RAZZISMO - “La campagna – scrive il Guardian- è stata ampiamente criticata perché il duro messaggio “Go Home” rievoca i graffiti razzisti comuni negli anni 70”. Nel testo della campagna, sotto il messaggio “Go home or face arrest” si legge un invito agli immigrati in situazione irregolare a mandare un messaggio a un numero dedicato con scritto “Home” (Casa) per ricevere assistenza e aiuto con i documenti di viaggio per la ripatriazione. Il ministro per le attività produttive, Vince Cable, membro del Partito liberaldemocratico, socio di governo dei conservatori del primo ministro David Cameron, ha dichiarato in una intervista che la campagna è “stupida e offensiva”. Persino Nigel Farage, leader del partito anti-immigrazione UKIP (Partito per l’Indipendenza del Regno Unito) l’ha definita “sgradevole”. Ma ieri il portavoce di Downing Street ha ripetuto che il progetto pilota “sta funzionando” e non ha escluso che si estenda a tutto il paese. E il Daily Mail pubblica un articolo a firma del ministro per l’Immigrazione Mark Harper che si intitola “Razzismo? Non è razzismo chiedere alle persone che si trovano qui illegalmente di lasciare il paese”. (Dire)

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