Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

11 marzo 2013

Immigrazione: giunti a Lampedusa 77 migranti

ticinonews.it 11 marzo 2013
Sono giunti a Lampedusa intorno alle 5.15 del mattino 77 migranti soccorsi in nottata su un gommone alla deriva a 145 miglia dall'isola da due motovedette della Guardia Costiera. Tra di loro anche tre donne.
Le condizioni degli extracomunitari, in gran gran parte etiopi, eritrei e somali, sono buone. A lanciare l'Sos con un satellitare erano stati gli stessi immigrati, imbarcati su un gommone partito dalle coste libiche.
Alle operazioni di soccorso hanno partecipato anche una nave della Marina Militare italiana e alcuni mercantili in transito dirottati nella zona fino a quando non sono intervenute le motovedette della Guardia Costiera.
 
 
"C'è preoccupazione per i ripetuti casi di morte di giovani immigrati in Italia che vivono in condizioni drammatiche"
stranieriinitalia.it 8 marzo 2013
 Serve "una programmazione politica e sociale che non porti il nostro Paese a ripetere l'estemporaneità e l'emergenzialità con cui si è affrontato il dramma dei rifugiati del Nord-Africa, dopo le 'primavere' arabe.
E'' quanto e' emerso da una riunione della Commissione episcopale per le migrazioni (Cemi) e della Fondazione Migrantes. Ne da' notizia Migrantes.
Le due organizzazioni, si legge in una nota, mostrano preoccupazione per i ripetuti casi di morte di giovani immigrati in Italia che vivono in condizioni drammatiche, in abitazioni di fortuna, senza i requisiti di sicurezza. La perdita del lavoro o il precariato, il rientro della famiglia in patria costringono molti immigrati, uomini e donne, a vivere in solitudine senza una fissa dimora o in condizioni precarie. Le case e i centri di prima accoglienza nei Comuni e nelle diocesi, affermano Cemi e Migrantes, sono spesso insufficienti a ospitare tutte le persone in difficoltà: occorre ripensare un piano abitativo popolare che possa anche assolvere al dovere di ospitalità di lavoratori migranti e delle loro famiglie. Infine, Cemi e Migrantes esprimono "sentimenti di vicinanza e di affetto al S. Padre Benedetto XVI, che ha scelto di rinunciare al Pontificato, con un atto di coraggio e nello spirito di servizio alla Chiesa".
"Alla vicinanza si unisce la gratitudine per un Magistero ricco e puntuale, che ha ricordato più volte lungo gli otto anni del suo Pontificato i drammi, le attese, le gioie e le speranze dei migranti e rifugiati oggi nel mondo, oltre che richiamare nelle udienze straordinarie l'attenzione al popolo rom, alla gente dello spettacolo viaggiante, al mondo dei marittimi. Molte volte e in diverse occasioni, il S. Padre ha ricordato alle nostre comunità e alla società civile il dovere dell' accoglienza, della tutela dei diritti, in particolare dei minori, delle donne migranti e delle loro famiglie" si legge nella nota.
 
 
 
La campagna elettorale (impossibile) di Josef Yamane Tewelde, “romano d’Africa”.
“Il mio primo atto? Far prendere il permesso di soggiorno a Gianni e a Francesco”
Samia Oursana
stranieriinitalia.it 18 febbraio 2013 
Alla corsa alla poltrona di sindaco di Roma partecipa anche Josef Yamane Tewelde, un candidato molto particolare. Potrete sposare la sua causa, seguirlo e sostenerlo, ma non lo potrete votare!
Josef, detto JoJo, è nato nella Capitale trentadue anni fa da genitori eritrei e non è cittadino Italiano. Per legge, quindi, non potrà sedere in Campidoglio, ma lui non ritiene questo un buon motivo per non organizzare una campagna elettorale, con un dettagliato programma, incontri ed altri eventi, come un candidato vero.
Romano d’Africa. “Sono sempre cresciuto in un contesto multietnico a contatto con altre culture, in famiglia come a scuola e ricordo che stavo bene, ero felice. É solo con l’adolescenza che mi è capitato di vivere momenti di disagio con attacchi razzisti”.
“Il momento brutto fu quando ho sentito che mi stavano negando una parte della mia vita. In Comune, al compimento dei diciotto anni, hanno bocciato la mia ‘dichiarazione di volontà’ per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Tra le altre cose, mi hanno contestato che per i primi undici mesi della mia vita non risultavo legalmente residente in nessun luogo. Ovviamente da quel momento in poi sono iniziate una serie di complicazioni per ottenere il permesso di soggiorno”.
Un italiano clandestino. “Incredibilmente sono anche diventato clandestino della terra in cui sono nato per diversi anni e oggi sono regolare con un permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare, grazie alla nascita di mia figlia, che mi ha cambiato la vita! È tutto paradossale, io sono Romano, a tutti gli effetti, cos’altro mi dovrei sentire? Anzi, sono un Romano d’Africa”.
Sindaco di Roma. “Attraverso ‘Radio Sonar’, la web radio all’interno della quale conduco e curo, ‘S.Cu.P.’, è nata la geniale idea di lanciare la mia candidatura impossibile, che abbiamo voluto condividere con il ‘Partito Pirata’ e il centro sociale autogestito ‘Sans Papier’. L’idea ha entusiasmato tutti e attraverso il ‘Liquid Feedback’, l’assemblea permanente in rete, l’abbiamo divulgata”.
“Ho scelto di candidarmi per portare all’attenzione, in questa campagna elettorale, tutti quei temi di cui non si sente mai parlare e che nei programmi degli altri partiti, a volte non vengono nemmeno menzionati. C’è l’immigrazione, in modo particolare il diritto di cittadinanza, ma vogliamo parlare della situazione nelle carceri, di politiche abitative e legalizzazione. Questi sono solo alcuni dei temi, infatti il nostro programma lo vogliamo costruire con i cittadini, coinvolgendoli".
Partecipazione. “All’interno del mio sito c’è una sezione in cui tutti posso dare il loro contributo. ‘Voglio un sindaco che’ ci arrivano i messaggi più svariati, ad esempio qualcuno ha scritto: “voglio un sindaco che prende i mezzi pubblici” oppure “voglio un sindaco che faccia la fila in posta". Stiamo vivendo un momento storico in cui è tutto messo in discussione, ma noi crediamo che l’unica risposta possa essere quella popolare, che venga dal basso e la sua unica arma è la partecipazione e il coinvolgimento di tutti”.
Primo atto. “Il primo atto come sindaco di Roma? Se da primo cittadino riesco a prendere la cittadinanza, almeno consentitemi di far prendere il permesso di soggiorno a Francesco e a Gianni”, come chiama, chissà quanto amichevolmente, Alemanno e Storace. "Così capiranno cosa significa essere straniero in Italia, visto che in qualche modo, con i loro partiti, sono tra i responsabili delle tante disavventure che molti ragazzi come me devono passare”.
 
 
 
«Niente mutua, se venite da noi». In 4 per rifiutare il welfare ai comunitari
Luigi Offeddu 
Corriere della Sera 11 marzo 2013
Unione Europea sì, ma forse non più unione del welfare, dell'assistenza, della solidarietà. Così sembrano pensarla - e volerla - Germania, Austria, Olanda, e Gran Bretagna, Paesi ricchi e «custodi» del rigore. Come preannunciato dal ministero della Giustizia olandese, hanno appena concordato di inviare una lettera alla Commissione europea, e quella lettera è l'auspicio di una barriera: ogni Paese - vi si dirà - deve poter rifiutare l'assistenza sociale agli immigrati Ue che non abbiano mai lavorato prima entro i suoi confini, o deve anche avere il diritto di espellerli, se c'è qualche imbroglio nelle carte.
Bersaglio non troppo nascosto: quei cittadini romeni e bulgari che dal 2014, finita la moratoria sui loro trasferimenti, potranno cercar lavoro altrove. Già si parla di centinaia di migliaia di nuovi immigrati. Almeno sulla carta, non hanno mai potuto trapiantarsi lontano dalle proprie frontiere: una volta arrivati a Berlino, o a Londra, saranno loro quelli che «non hanno mai lavorato prima» in quel Paese, e dunque i più esposti alle norme che si vuole proporre.
Alla base di tutto vi è un concetto sottinteso, fondato o no che sia: troppi abusano di servizi migliori in Paesi più benestanti del loro, troppi fanno i «turisti del welfare» solo per ottenere ciò che a casa non hanno. E ora la crisi economica - altro sottinteso - non permette più di far troppa beneficenza, di scialare. Ma la barriera dovrebbe riguardare anche studenti, ricercatori, artisti, insomma tutti e di tutti i Paesi? E come si potrà mai discriminare fra un passaporto e l'altro? Troppo presto per capirlo: finora il documento è stato solo preannunciato, i tempi della Ue viaggiano a quinquenni. E vi è un'obiezione intuibile: la solidarietà comunitaria, e la libertà di movimento delle persone, sono fra i valori fondanti dell'Ue, non basta invocare la crisi per calpestarli.
Forse la lettera sarà davvero un segnale politico, all'avvicinarsi dell'«ondata da Est». Ma anche da Ovest, da Nord, da Sud: ciò che si auspica, se mai sarà applicato, alla fine potrà riguardare tutti. Per David Cameron, il premier britannico, l'«invasione» da Est è diventata quasi un'ossessione. E anche per chi governa a Berlino: la Germania attende fino a 180 mila nuovi immigrati. Magari il vero obiettivo di Cameron e colleghi è il solito, mitologico idraulico, stavolta non polacco ma romeno. Ma destinatario del messaggio può essere anche l'elettore conservatore di Londra, o di Berlino.
Fino a oggi, con più o meno difficoltà, qualunque immigrato europeo in una nazione Ue ha sempre ottenuto il suo «medico della mutua», i suoi rimborsi. E la minaccia di espulsione invocata dalla lettera esiste già ora: per esempio, quando l'immigrato non abbia i mezzi per mantenersi. Esistono anche, però, paure e pregiudizi legate alle ondate immigratorie, in ogni Paese. Lo testimoniano su Internet certi «blog» europei dedicati proprio ai problemi del lavoro, e spesso ricettacolo di schiume di altri secoli. Domenica mattina, su uno di questi blog, si potevano leggere simili perle: «Turismo del welfare, roba da parassiti. Come questi fottuti zingari, non fanno niente se non star seduti ad aspettare l'assegno sociale. Camere a gas, per tutti loro...». A sera, quello stesso blog vantava 127.314 visitatori.
 
 
 
L’emergenza è finita. Ma non troppo
Stefania Ragusa
corriereimmigrazione.it 11 marzo 2013
Questa volta, avevano annunciato, non ci sarebbero stati cambi di rotta. Invece, a pochi giorni dalla dead line numero due (il 28 febbraio) è arrivata la piccola giravolta: chi non ha alternative può restare per altri sei mesi, anche se non è molto chiaro in che termini e con quali soldi. Stiamo parlando, come certamente avrete capito, dell’ Emergenza Nord Africa, la figuraccia umanitaria che ha fatto il nostro Paese e che purtroppo stanno pagando quelle persone che avrebbero avuto diritto alla protezione e al sostegno. A Pisa questa vicenda sta prendendo la strada dell’autogestione. In altre città stanno succedendo cose diverse. Ce ne parlano Sergio Bontempelli e Francesca Materozzi in apertura. Sempre su questo tema Fulvio Vassalo Paleologo ci offre un’analisi sconsolante, che evidenzia come, in questa fase, la preoccupazione dominante sia togliersi dai piedi i profughi.
Da Bologna si sta lavorando per mandare un messaggio diverso, alla gente comune e a chi si sta per sedere in Parlamento. Il Coordinamento Migranti propone una mobilitazione per il 23 di questo mese. Per chiedere “le solite cose”, che rimangono, anche se dimenticate, dei paletti di civiltà: l’abrogazione della Bossi-Fini, la chiusura dei Cie, la fine del razzismo istituzionale. Stefano Galieni è andato a vedere come si sta preparando questo appuntamento e ha raccolto le voci di alcuni degli organizzatori. In questo numero, Stefano Galieni, ci propone anche un’intervista ad Alessia Candito, che ha appena pubblicato un libro molto interessante sugli affari innominabili (ma lei i nomi li fa) che circondano Expo 2015. C’è, in questo libro, un capitolo dedicato alla finanziarizzazione dei rom, espressione che sta a indicare il modo in cui sgomberi e altre amenità metropolitane possano essere funzionali ai progetti di speculazione edilizia. Ed è su questo che ruota l’intervista.
Igiaba Scego, invece, ha fatto un incontro illuminante sull’autobus 105 che fa capolinea alla stazione Termini: una Rosa Parks dei nostri tempi, consapevole non solo di se stessa e del proprio valore, ma anche del fatto che con il muro contro muro non si va da nessuna parte e che, per smussare il razzismo, bisogna usare altri strumenti.
Ricorrono in questi giorni i 15 anni di vita di una delle prime associazioni interculturali italiane formate da sole donne: Nosotras. Elena Baragli, che ne fa parte, ripercorre per noi la storia di questo laboratorio di femminismo e di diritti.
Cesare Moreno, storico maestro di strada, ci consegna una sua riflessione, profonda e illuminante, partita dal confronto con la madre di una ragazzina rom che non voleva andare a scuola, su cosa sia un’alleanza educativa.
Francesca Materozzi ci parla di una donna, Marisa Giorgetti, che è stata un’antesignana dello Sprar e tanto ha fatto per i rifugiati senza preoccuparsi mai di farlo sapere. Alla sua memoria è stato dedicato un premio che punta a valorizzare le esperienze importanti e nascoste che, pur nelle difficoltà che conosciamo, riescono a determinare dei piccoli, grandi cambiamenti nel campo dell’immigrazione.
Sabrina Tucci, da Londra, ci racconta invece gli effetti paradossali che sta producendo nel Regno Unito la nuova legge sui ricongiungimenti e sui permessi per motivi famigliari. Su questo tema ha anche intervistato Nando Sigona, uno che di queste cose ne capisce eccome.
In questo numero vi parliamo anche di un nuovo codice deontologico, chiamato Carta di Milano, che si rivolge a chi scrive di carcere e dintorni: un tema che inevitabilmente si intreccia con le migrazioni, perché sappiamo che oggi nelle patrie galere sono rinchiuse moltissime persone di origine straniere e sono in genere quelle che fanno più fatica ad accedere alle misure alternative e ad esercitare un compiuto diritto di difesa.
Infine, questa settimana diamo spazio all’arte: vi presentiamo una performance itinerante ispirata alla via Crucis che passerà anche da Lampedusa e la mostra personale che Giuseppe Cassiba, ideatore del logo del Primo Marzo, inaugura a Milano.
Buona lettura e buon inizio settimana
 
 
 
Campo di Secondigliano: i quadri delle ragazze rom
Alessandra del Giudice
corrieredelmezzogiorno.it 7 marzo 2013
 Si può trovare la bellezza anche in uno dei luoghi più lontani e degradati della città. A dimostrarlo è il laboratorio di pittura realizzato da Bruno Fermariello con il supporto volontario di Opera Nomadi nel campo di Secondigliano insieme alle ragazze rom. Venerdì 8 marzo, a partire dalle 12.00, il campo rom «Villaggi attrezzati» di Secondigliano sulla via Circumvallazione esterna si veste a festa: sui prefabbricati e sul muro del campo verranno affissi i quadri realizzati dalle ragazze rom insieme al pittore Bruno Fermariello e le gigantografie dei ritratti scattati dal fotografo Luciano Ferrara.
La prima esposizione realizzata in un campo rom sarà allietata inoltre da una performance teatrale di Cristina Donadio, dai concerti di Costel Lautaru e Daniele Sepe e da una degustazione della cucina balcanica. L’iniziativa ha il patrocinio del comune di Napoli, e il sostegno di: Fondazione Banco di Napoli per l’assistenza all’infanzia, Pizzeria San Gennaro e Pizzeria Gino Sorbillo. È stata inoltre autofinanziata grazie alla vendita delle stampe dei quadri realizzati dalle ragazze rom. Di fatti l’intero progetto artistico è stato quasi integralmente autofinanziato da Bruno Fermariello. L’«artista-maieuta» aveva già diretto due laboratori nell’istituto penale minorile di Nisida e ha deciso di andare alla ricerca del «segno magico della pittura rom» direttamente nel campo di Secondigliano. «Cerco il bello dove non si immagina di trovarlo - spiega Bruno-. Il popolo rom, soprattutto la sua componente femminile, è depositario di un fondo mentale arcaico capace, se evocato, di creare una forma d’arte per noi «moderni» irrimediabilmente preclusa: l’arte magica. Le ragazze producono un segno pittorico ricco di simboli archetipici come serpenti, donne poli cefale e teste divine di reminescenza indiana».
SENZA SCOPO DI LUCRO - Partecipano al laboratorio - che non termina con la mostra - dalle 3 alle 10 donne e alcuni ragazzi. Molte ragazze benché giovanissime, sposate e con bambini, quotidianamente rischiano la vita uscendo dal campo isolato in una curva dell’asse mediano non servito da bus pubblici, eppure appena possono seguono con passione il laboratorio. «Non vogliamo contributi per il nostro lavoro - chiarisce Bruno-. La mostra non ha scopo di lucro, vuole essere una festa finalizzata a restituire dignità culturale e umana a chi è quotidianamente disprezzato». Entusiasta del progetto Luciano Ferrara, che ha avuto l’idea di realizzare l’esposizione nel campo. «Mi sono avvicinato in punta di piedi - racconta Ferrara-, dopo aver fatto amicizia ho iniziato a scattare dei ritratti. Avevo già realizzato delle inchieste fotografiche sulla tragedia dei roghi di Secondigliano e Ponticelli. In questo caso ciò che mi piace è raccontare i rom per qualcosa di positivo. Ed è importante che questa bellezza la vedano tutti». Tutti i cittadini sono invitati a scoprire un angolo ai margini della città disincantata, nel degrado e nella miseria dove c’è un «mondo» ancora capace di intendere e rappresentare gli antichi miti.
 
 
11 Marzo. Presentazione ricerca sulla violenza sulle donne Rom.
ceciliadelia.it 11 marzo 2013
Il progetto Empow-Air: Empowering Women Against Intimate partnership violence in Roma communities/Empowerment delle donne con­tro la violenza domestica nelle Comunità ROM è un progetto Europeo di due anni co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Daphne III per combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne. EMPOW-AIR parte dalla constatazione che le donne rom, in quanto membri di una minoranza etnica socialmente esclusa, sono particolarmente vulnerabili alla violenza maschile. Le ricerche in questo settore sono scarse e il problema rimane in gran parte non documentato. Nonostante la preoccupazione per una crescente popolazione rom in un’Unione europea allargata e il suo riconoscimento politico come gruppo di minoranza etnica discriminato, la violenza contro le donne rom non è stata affrontata in contesti politici. Vi è anche una carenza di strumenti mirati per i professionisti che lavorano con la popolazione Rom, basati sul genere, per il rilevamento e la prevenzione della violenza sulle donne.
La violenza all’interno delle comunità resta un tabù che, se sollevato, può portare al soggetto problemi di identità.
Nell’ambito del progetto sono stati realizzati un Rapporto nazionale sulla base di interviste a donne rom che hanno subito violenza, focus group con donne rom e gruppi di discussione con professionisti ed un manuale. L’obiettivo di questo manuale è duplice. Da un lato, si propone di sensibilizzare gli operatori sul tema della violenza nei confronti delle donne e di fornire informazioni chiave sull’organizzazione sociale e culturale delle comunità Rom. Dall’altro, si propo­ne di offrire risorse e linee guida in merito alla prevenzione della violenza nei confron­ti del donne, alle modalità per rilevarla e identificarla e a come intervenire nei casi di violenza. Il manuale é stato realizzato per operatori che si confrontino con la violenza verso le don­ne e/o che lavorino con le comunità Rom, in particolar modo operatori dei servizi sociali, autorità locali, poliziotti ed organismi della società civile, quali ad esempio organizzazioni di donne ed organizzazioni Rom, attive sia a livello locale che a livello nazionale.
11 Marzo 2013 dalle ore 10.00 alle 13.30 presso la Sala Boni della Fondazione G. Brodolini Via Barberini, 50 – 00187 Roma
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Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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