Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

09 aprile 2013

Processo Stormfront: quattro condanne per incitamento all’odio razziale
CIRDI, 09-04-2013
Quattro condanne nel processo ai gestori del sito web neonazista Stormfront accusati di incitare all’odio razziale. Il gup di Roma ha condannato a tre anni Daniele Scarpino, 24 anni, ideologo del gruppo, a 2 anni e sei mesi Diego Masi, 30 anni, di Ceccano (Frosinone) e Luca Ciampaglia, 23 anni di Atri (Teramo), entrambi moderatori del forum. E infine a 2 anni e 8 mesi Mirko Viola, 42 anni di Cantù (Como). Incitavano a commettere violenza sulla base di pregiudizi razziali, etnici e religiosi e inneggiavano alla superiorità della razza bianca attraverso la sezione italiana del sito internet Stormfront. org. I quattro appartenenti al gruppo di estrema destra nazionalsocialista che per anni, attraverso il web, hanno offeso e attaccato esponenti politici, giornalisti e magistrati diffondendo idee discriminatorie sono stati giudicati con il rito abbreviato, una scelta formulata dagli stessi imputati, in carcere dallo scorso 16 novembre, e accolta dal gup Carmine Castaldo. Le accuse nei loro confronti, sostenute dal pubblico ministero Luca Tescaroli, sono quelle di essersi associati per promuovere un gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi etnici e religiosi.
Il giudice ha disposto per tutti gli arresti domiciliari e la pubblicazione della sentenza sui siti internet dei ministeri della Giustizia e degli Interni. Sempre il giudice ha disposto il pagamento di un risarcimento di 5000 euro per lo scrittore Roberto Saviano e il giornalista romano Marco Pasqua.
“Siamo soddisfatti per la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Roma. Una decisione esemplare che segna un punto importante nella lotta all’odio razziale. Oggi il pericolo della diffusione tramite la rete di ideologie xenofobe, antisemite e razziste è una piaga che non può lasciarci indifferenti e abbiamo il dovere di combatterla” ha commentato in una nota il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. “Una battaglia che si può portare avanti solo attraverso l’arma della giustizia e della costruzione di un recinto legislativo in grado di abbattere l’odio contro ogni forma di discriminazione – continua – Va, inoltre, sottolineato un dato importante: la presidenza del consiglio dei ministri e il ministero degli Interni si sono costituiti parte civile in questa causa, segno che le istituzioni oggi sono in prima linea nella lotta al cybercrime e all’odio razziale professato sul web – conclude – Infine, rendiamo noto che il risarcimento economico decretato dal giudice sarà devoluto al reparto oncologico dell’Ospedale Bambino Gesù”.
Fonte: Repubblica.it



Commissione Ue: “l’integrazione dei rom un investimento sociale prioritario per l’Europa”.
Per i commissari occorrono impegni di lungo termine, risorse adeguate e l’azione coordinata a livello locale, nazionale e comunitario.
Immigrazioneoggi, 09-04-2013
“Migliorare la situazione dei rom è una delle più grandi sfide che dobbiamo affrontare in Europa. Fare la differenza nella vita quotidiana richiede impegni di lungo termine, risorse adeguate e l’azione coordinata a livello locale, regionale, nazionale ed europeo”.
Questa la dichiarazione congiunta dei commissari europei Viviane Reding, László Andor, Johannes Hahn e Androulla Vassiliou in occasione della Giornata internazionale dei rom che si è celebrata ieri.
“L’Ue ha definito un quadro di riferimento su questo tema e gli Stati membri hanno elaborato strategie nazionali per l’inclusione dei rom – continua la nota – si tratta di un buon primo passo. Ora è importante assicurarsi che tali politiche siano attuate sul terreno”. Da una ricerca svolta dalla Banca mondiale emerge che “l’integrazione dei rom non deve essere visto come un costo, ma come un investimento sociale, e sarà fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 per una crescita sostenibile e inclusiva”. “L’integrazione dei rom non può essere lasciata ai discorsi domenicali, – concludono i commissari, – abbiamo bisogno di un vero impegno politico da parte degli Stati per attuare strategie nazionali”. La Commissione adotterà la relazione 2013 sui progressi compiuti in questo ambito prima dell’estate e in tale occasione verranno valutate in quale misura le raccomandazioni Ue saranno state eseguite nei singoli Paesi.



Code di zingari alle primarie Pd «Li Hanno pagatü 10 euro l'uno»
Libero, 09-04-2013
CHIARA PELLEGRINI
ROMA - La sinistra romana è divisa per colpa degli zingari, A scoperchiare il vaso è stata domenica Cristiana Alicata, membro della direzione regionale del Pd Lazio.Nel giorno della vittoria di Ignazio Marino la Alicata, in un tweet al vetriolo, si sfoga e parla di «voti comprati» e «incredibili file di Roma che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di política».
A Tor Bella Monaca, quartiere della periferia romana, la polizia interviene per sedare una violenta lite tra esponenti del Pd, alcuni esponenti di centrosinistra sostenevano infatti di aver visto alcuni immigrati ricevere addirittura del denaro. Al partito cercano di sdrammatizzare «le primarie sono aperte agli immigratí e loro votano».
Rincara la dose Marcello De Vito, candidato sindaco del Movimento a 5 stelle, che su Facebook ieri ha scritto: «In genere, quando si parla di primarie del Pd si fa riferimento ai 2 euro che ogni sostenitore "investe" per esprimere il suo voto - in queste primarie romane c'è una novità, però...alcune persone sono state pagate ben 10 euro per esprimere il loro voto!!!», Allo sfogo De Vito accompagna due foto, una con una coda di nomadi a un gazebo, l'altra con una donna rom che infila la scheda nell'urna. Sotto il titolo: "10 euro ai Rom per votare alle primarie".
Marino replica e mette avanti prima i numeri «ho vinto con il 51 % dei voti. Sono stati l00mila e 78 gli elettori che hanno votato». E aggiunge: «Alcuni quotidiani hanno detto che alle primarie c'é stata una straordinaria partecipazione al voto, altri hanno parlato di primarie flop... Per quelle di Grillo, rispettabilissime, in cui hanno votato 533 persone, nessuno ha parlato pero di flop». Poi Marino, che ieri ha annunciato le sue dimissioni da senatore, entra nel merito della questione: «La popolazione dei rom è di 100 mila persone, compresi i neonati e se avessero votato anche i neonati sarebbero rimasti comunque in 93 mila ad aver votato e che non appartengono a quella comunità». Mentre il candidato del centrosinistra glissa sulla questione dei dieci euro il vicesindaco di Roma, Sveva Belviso, annuncia che presenterà oggi in Procura a Roma un esposto sulla presunta compra-vendita di voti di rom. «Questa azione», ha detto la Belviso, «si rende necessaria sia per tutelare il rispetto della legge, sia per evitare che alle prossime elezioni comunali si possano verificare casi analoghi».
Questione "rom" a parte, per il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, è Marino «l'avversario più accreditato». Anche se, ha aggiunto, «il suo punto debole sta nel fatto che è abbastanza estraneo a Roma: ha vissuto altrove gran parte della sua esistenza e mi sembra un pò calato dall'alto, paracadutato in questa città come una sorta di marziano». Marino replica che se essere un «marziano» è un «complimento», se significa essere lontani «rispetto alla politica di questi anni a Roma».
Mentre Marino e Alemanno si stuzzicano a distanza. Álfio Marchini, imprenditore outsider candidato alla scalata del Campidoglio, punta all'elettorato di entrambi. La vittoria di Marino penalizza l'ala moderata del partito democratico. È lo stesso candidato uscente a tentare di ricompattare il centrosinistra. «Gli avversari alle primarie possono aiutarmi», ha detto Marino all'indomani dei voto, «Chiederò loro suggerimenti e consigli», per portare a casa anche i voti dei moderati.
Marchini, dal canto suo, ha scelto di non partecipare alle primarie «perche», ha spiegato, «le ritengo più un evento congressuale che non delle vere e proprie primarie», si presenta infatti come alternativa «ad una proposta politica fortemente radicale e a sinistra». Non solo. Marchini si rivolge anche «ai Cittadini che si sentono delusi dalla fallimentare gestione di Alemanno in questi cinque anni». La gara secondo il costruttoretore romano non è contro qualcuno ma «per Roma, per ridare posti dilavoro, occupazione, per rimettere al primo posto il merito, per aiutare i commercianti, i lavoratori, gli occupati». Per la poltrona di primo Cittadino corrono anche Umberto Croppi, ex Fli ed ex assessore di Alemanno e i due candidati indipendenti di centrosinistra Alessandro Bianchi e Sandro Medici.



"Rifugiati senza dignità" E' l'accusa dei gesuiti
Il Centro Astalli (il servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) denuncia "i ritardi e lo spreco di risorse nella gestione dell'emergenza Nord Africa: 20mila persone fuggite dalla Libia in guerra. Due anni di misure improvvisate che hanno gravato sulla spesa pubblica": 34.300 i migranti assistiti, di cui 21mila solo a Roma e 439 le vittime di tortura. Una voce che si alza da una parte del mondo cattolico molto vicino a Papa Francesco
la Repubblica, 08-04-2013
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - "Non si può continuare a tollerare che un Paese come l'Italia non sia in grado di offrire a ciascun richiedente asilo un'accoglienza dignitosa". Sono dure le parole scelte da padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli (il servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) per denunciare "i ritardi e lo spreco di risorse nella gestione dell'emergenza Nord Africa, conclusa senza soluzioni dignitose, per le circa 20mila persone, arrivate in Italia dalla Libia in guerra. Due anni di misure improvvisate e poco progettuali, che nella maggior parte dei casi non hanno aiutato le persone accolte, pur gravando pesantemente sulla spesa pubblica". Occasione della denuncia, la presentazione dell'ultimo rapporto dell'associazione: 34.300 i migranti assistiti, di cui 21mila solo a Roma e 439 le vittime di tortura. Eccolo, in cifre, l'impegno nel 2012 del Centro Astalli, una voce che si alza da una parte del mondo cattolico molto vicino a Papa Francesco.
I migranti forzati. Sono state appena 15.700 le domande d'asilo presentate in Italia nel 2012, meno della metà rispetto all'anno precedente e un numero bassissimo, anche in termini assoluti, rispetto a quanto registrato nei principali Paesi europei. Nonostante questo, il totale dei pasti distribuiti dalla mensa del Centro Astalli (oltre 115mila) è rimasto quasi invariato rispetto al 2011: "È un dato preoccupante, che rappresenta l'incapacità del sistema di accoglienza italiano di dare risposte persino ai bisogni più immediati".
E per la prima volta il Mali. Tra le nazionalità più rappresentate, accanto a Costa d'Avorio, Afghanistan e Pakistan, per la prima volta si registra il Mali, teatro di una grave crisi internazionale. Nonostante la flessione del numero delle domande d'asilo rispetto all'anno precedente (fonte UNHCR), i migranti forzati che si rivolgono al Centro Astalli continuano dunque a essere numerosi: circa 21mila le persone incontrate nei servizi di Roma e 34.300 il numero complessivo degli "utenti" assistiti in tutte le sedi territoriali dell'associazione.
Le vittime di tortura. La crisi economica ha colpito in modo particolare i più vulnerabili. Anche persone che da tempo avevano intrapreso un percorso di autonomia sono state costrette a rientrare nel circuito dell'assistenza. "Sempre numerose, tra le persone che incontriamo, le vittime di tortura: ne sono state individuate e assistite 439, per la maggior parte provenienti da Paesi africani. Il 22% delle 439 vittime di tortura seguite dal Centro di orientamento legale ha dichiarato di vivere per strada, in edifici occupati o di essere saltuariamente ospitati da amici e conoscenti".



Il lessico della paura
l'Unità, 08-04-2013      
Flore Murard-Yovanovitch
Quale eredità ha lasciato l’ultimo ventennio di narrativa pubblica distorta dell’immigrazione, incentrata su una minacciosa “invasione”, nelle teste dei più giovani? Quale grumolo culturale ha radicato il lessico securitario e criminogeno sullo “straniero” nell’immaginario collettivo? Nasce da questa domanda l’ultima fatica di Giulio Di Luzio, “Clandestini. Viaggio nel vocabolario della paura” edita da Ediesse (Collana Materiali, 2013). Dopo “Brutti, sporchi e cattivi”, il giornalista si addentra questa volta nello studio delle parole, che lentamente hanno innervato un lessico ordinario della paura, per smontarlo dalla A alla Z e munire ragazzi e docenti delle scuole di un antidoto.
Per descrivere i flussi migratori, il ritornello è quello dell’“emergenza”, “allarme sociale”,“assedio”,“ondata”, espressioni sempre più belligeranti, che col piccolo schermo sono entrate con forza in milioni di case di italiani. La cornice interpretativa della pseudo invasione è sempre quella della necessità di “arginare”, “controllare”, “espellere”. Poi ci sono i stereotipi, luoghi comuni, cliché negativi quando non proprie e vere caricature: “vu cumprà”, extracomunitari”, “islamisti”, “nomadi”, “baby gang”, “ghetti”… Il copione mediatico di un pseudo soggetto ostile, pronto a commettere reati o ad uccidere, che Di Luzio smonta pezzo per pezzo per sradicare le infondate equazioni che ne sono alla radice: l’infondata equazione tra immigrazione e criminalità, tra “irregolarità” e delinquenza che tutti rapporti, dati e statistiche smentiscono.
In quel’alfabeto, si riscopre come l’ostilità dei media sia anche variabile: “albanesi” di ieri, “rumeni” di oggi, con l’interessante analisi del processo storico di criminalizzazione del migrante, iniziato in Italia proprio con il termine “albanese”. Al stigma della parole, segue anche un materiale iconografico sempre identico in cui si inchiodano i nuovo arrivati: lunghe file dietro reti di recinzione, pattugliamenti, perquisizioni, lampeggianti della polizia, che costruiscono inevitabilmente la percezione di un “nemico” simbolico.
Ma  la parola più pronunciata e abusata, che ha imposto una vera e propria egemonia culturale, è ovviamente quella di “clandestino”. Un termine che evoca segretezza, vite condotte nell’ombra e nell’illegalità, e che negli ultimi decenni ha subito la maggiore alterazione semantica fino a trasformarsi in una quasi categoria antropologica a sé. Il cosiddetto “clandestino” presenterebbe comportamenti e propensione alla devianza (già dalle coste di partenze!). Peggio, ormai entrato nella lingua comune, fissa una percezione errata nell’opinione pubblica. Anche se la parola non significa niente, oltre che irregolare, e che si potrebbero usare le categorie giuridiche di “richiedente asilo”, “rifugiato politico”, “migrante economico” e il lessico dell’asilo, della tutela, del diritto internazionale.
La stampa  nazionale ha indiscutibilmente contribuito al clima di intolleranza verso lo straniero, nel riprodurre la stessa fotografia statica e allarmistica. Perché parlare solo di “sbarchi”, “barconi”, “carrette” del mare in una crescente drammatizzazione, invece che dei ragioni delle migrazioni e del volto dell’integrazione non è neutrale; quanto non lo sia di parlare solo di  “blitz”, “baraccopoli”, “sgomberi”, quando si tratta di Rom. Questa crescente militarizzazione del linguaggio ha contribuito non poco  a formare il consenso leghista e il substrato populista a matrice xenofoba che ancora sgroviglia nel paese.
Un surrettizio razzismo domestico che pervade e sfocia a volte in episodi di intolleranze nei corridori degli atenei. Perché le parole si radicano nelle menti, marchiano corpi e volti, deformano la visione dell’altro. Che la lingua sia contigua alla discriminazione si sa, è il primo passo verso la reificazione disumanizzante dell’altro, che nel tempo può produrre mostri.
Di recente, però, è nata una crescente sensibilità dell’informazione italiana sul fenomeno, che il libro purtroppo riporta solo brevemente e in modo parziale. La “Carta di Roma” – il protocollo deontologico per un’informazione corretta sui migranti, nato dalle sollecitazioni della Presidente della Camera Laura Boldrini llora portavoce dell’Unhcr e adottato nel 2008 da Fnsi e Ordine –  invita a bandire il lessico xenofobo e ad usare termini giuridici appropriati. Una buona notizia, questi giorni è arrivata proprio da alcune agenzie stampa, che annunciano che i loro lanci con conterranno più la parola “clandestino”. La battaglia per scovare e sradicare il razzismo fino al cuore delle parole è iniziata.

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