Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

01 luglio 2013

“Io, espulso dall’Italia dopo trent’anni ma ormai non so più nemmeno l’arabo”
La denuncia dell’algerino Cherif: “Prigioniero nel Cie di Bari”
la Repubbblica, 01-07-2013
Giuliano Foschini
BARI — «Senato’, m’hanno detto che mi riportano nel mio paese. Benissimo, allora fatemeuscire da qui. Perché io sto già nel mio paese». Fuori diluvia, eppure è estate. Ma il cortocircuito di Cherif, l’italiano clandestino, è un ossimoro ancora più efficace. Cherif ha poco più di cinquant’anni. Da trenta vive in Italia. Ha tre figli nati a Pomezia, dove da sempre lavora come carrozziere: uno è maggiorenne con passaporto e cittadinanza italiana, gli altri due aspettano i documenti al compimenti dei 18 anni, «come El Sharawy e Balotelli, ha presente?». Parla con una marcata cadenza romana: «Me portano li giornaliin arabo. E chi lo sa l’arabo, senato’? ». Cherif da qualche settimana è rinchiuso nel Cie di Bari, in attesa di espulsione verso il «suo» paese, l’Algeria. Dopo cinque anni in carcere per una storia di droga, il giudice di sorveglianza lo ha bollato come “pericoloso”, ritirandogli il permesso di soggiorno. «Ero a casa mia, con mia moglie e i ragazzi. Sono venuti i carabinieri e m’hanno detto, devi tornare in Algeria. Ma che ci vado a fare? Io ci manco da una vita. Hosbagliato, questo sì, ho pagato ma non cacciatemi: io sono italiano ».
Questo signore, la sua tuta di acetato blu, le ciabatte di plastica «è la prova del paradosso e della pericolosità che queste strutture possono produrre» spiega Luigi Manconi, senatore del Pd e presidente della commissione Diritti Umani di Palazzo Madama che sabato ha voluto visitare il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari. Non è un caso che lui (insieme con le sue due assistenti, Valentina Calderone e Valentina Brinis e la funzionaria del Senato Vitaliana Curigliano) abbia scelto proprio questo posto per cominciare un viaggio nei Cie italiani: l’International Herald Tribunee ilDie Spiegelnelle scorse settimane avevano denunciato le condizioni «inumane» dei centri, citando Bari tra i casi più eclatanti. «Casi raccapriccianti che non assicurano agli immigrati una necessaria assistenza e il pieno rispetto della loro dignità» aveva scritto il perito del tribunale di Bari un anno fa, costringendo la Prefettura a effettuare nuove opere all’interno della struttura. Alcuni lavori sono conclusi. Altri partiranno a breve. L’ingegnere arriverà presto a controllare lo stato dell’arte in attesa — dopo la class action presentata dall’avvocato Luigi Paccione — che il tribunale civile (ma c’è anche un’inchiesta della Procura) siesprima sull’eventuale chiusura della struttura.
«Ora le condizioni sono molto migliorate», giurano dalla Prefettura. La capienza è stata ridotta, da 196 a 112. In questi giorni i migranti erano 106, in prevalenza algerini, marocchini, tunisini.Qualche nigeriano. Nessuna donna. Da qualche mese c’è una nuova cooperativa che gestisce il centro: psicologi, assistenti sociali, informazione legale. I corridoi sono tirati a lucido, in occasione della visita. Le stanze meno, con le brande sgarrupate e armadi e comodini in cemento armato. «Per evitare che si facciano male» dicono. Ogni mese si verificano almeno due atti di autolesionismo. Gli schizzi di sangue sul muro, e le cronache degli anni scorsi, raccontano di piccole risse e vecchie rivolte. Recentemente un ragazzo georgiano ha provato a scappare. È caduto, hanno ricostruito, e si è fratturato tutto. Lo hanno curato e rimandato a casa. Uno su tre qui dentro fa uso di psicofarmaci. In una delle stanze, a pochi metri dai tappeti e due disegni che dovrebbero fare da moschea del braccio numero cinque, c’è un cappio esposto. Dicono che non sia un simbolo. Ma un’aspirazione.
«Dopo il carcere pensavo di tornare libero: poi mi hanno portato qui. Ma io che ci sto a fare qui?» racconta un algerino che ha vissuto anni e anni a Pistoia. Lamenta la schizofrenia di tutti coloro che vivono questi posti. Una schizofrenia anche lessicale: per lo Stato sono «ospiti» e da tutti gli altri invece «trattenuti» o «detenuti». Non sanno perché entrano e non sanno quando usciranno. Vivono tra le sbarre ma usano i telefonini, non ci sono guardie carcerarie ma le porte quando si chiudono a chiave fanno le stesso rumore delle prigioni. «Si percepisce chiaro— dice Manconi — quel senso di tensione, tra i ragazzi, che soltanto chi ha un’esperienza delle carceri conosce. Ma in un posto come questo ci sono delle condizioni, se possibile, ancora più terribili ». La noia, l’inattività. A Bari c’è un campo di calcio dove possono andare dieci per volta una volta alla settimana. Un televisore per ogni blocco. E basta. «Basterebbe portare giornali italiani, visto che circolano solo quelli in arabo e l’arabo qui dentro lo parlano pochissimo. Creare una biblioteca o fare entrare le associazioni per attività ludiche. Serve dare un senso alle giornate di queste persone». Manconi chiede due cose subito: «Più informazione legale: molti qui sono trattenuti illegalmente perché non c’è stata una verifica preventiva della legittimità del loro status. E maggiore attenzione ad alcuni casi sanitari». Un ragazzo ha raccontato di essere a letto da una settimana, per problemi alla schiena. Sopra di lui un murales domandava: «Dove va il mio destino?».



Assunzioni dall’estero di lavoratori stranieri: prima di presentare la domanda di nulla osta, il datore di lavoro dovrà verificare al centro dell’impiego l’indisponibilità di altro lavoratore in Italia.
Le nuove regole, in vigore da venerdì 28 giugno, sono previste dal decreto legge n. 79, interventi urgenti per l’occupazione.
Immigrazioneoggi, 01-07-2013
Ritorno al passato per dare priorità all’occupazione di chi già si trova in Italia, italiano, straniero o cittadino dell’Ue.
Questo è il senso del comma 7, articolo 9, del decreto legge n. 79 del 28 giugno, pubblicato in GU ed entrato in vigore lo stesso giorno, che di fatto ripristina la vecchia procedura del 1986 che subordinava i nuovi ingressi di lavoratori stranieri alla verifica di indisponibilità di lavoratori da impiegare nelle mansioni richieste dal datore di lavoro.
La norma contenuta nel pacchetto varato dal Consiglio dei ministri di mercoledì scorso, ha infatti modificato il comma 2 dell’articolo 22 del testo unico immigrazione che ora recita:
“Il datore di lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia che intende instaurare in Italia un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato con uno straniero residente all’estero deve presentare, previa verifica presso il centro per l’impiego competente, della indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale, idoneamente documentata, allo sportello unico per l’immigrazione della provincia di residenza ovvero di quella in cui ha sede legale l’impresa, ovvero in quella ove avrà luogo la prestazione lavorativa:
a) richiesta nominativa di nullaosta al lavoro;
b) idonea documentazione relativa alle modalità di sistemazione alloggiativa per il lavoratore straniero;
c) la proposta di contratto di soggiorno con specificazione delle relative condizioni, comprensiva dell’impegno al pagamento da parte dello stesso datore di lavoro delle spese di ritorno dello straniero nel paese di provenienza;
d) dichiarazione di impegno a comunicare ogni variazione concernente il rapporto di lavoro.”
La nuova procedura si applicherà non solo ai nuovi ingressi, quando (e se) saranno approvate le quote 2013, ma, da quanto è dato capire, già da subito in quei casi di richiesta di nulla osta fuori quota (art. 27 testo unico) per traduttori, interpreti ed infermieri professionali, che il regolamento di attuazione del testo unico (art. 40, comma 1) indica espressamente come uniche categorie per le quali occorre la verifica della indisponibilità.



Il figlioccio di Muhammad Alì: “Senza cittadinanza sarei un vu’ cumprà”
Corriere della sera, 01-07-2013
Stefano Pasta
L’8 giugno a Brindisi la finale europea di pugilato, categoria dei pesi supermedi, è finita in parità: il titolo resta vacante, bisognerà riassegnarlo più avanti. Sul ring, tra ganci e montanti, si sono sfidati il francese Christopher Rebrasse e l’italiano Muhammad Alì Ndiaye, 34 anni, 76 kg e 23 vittorie all’attivo, di cui 13 per ko. Ancora una volta, dopo la Nazionale di calcio con gli “afroitaliani” Balotelli, El Shaaraway e Ogbonna, dallo sport arriva l’ennesimo segnale di un’Italia che sta cambiando. Il pugile, nato in Senegal, vive a Pontedera insieme alla moglie e ai loro figli Moussa e Maria. Ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie al matrimonio, come una delle sportive più vincenti degli ultimi anni, l’attuale ministra Josefa Idem, la cui “italianità” è curiosamente molto meno contestata di quella della collega di governo Cécile Kyenge (a pensar male, si potrebbe ipotizzare per il colore della pelle…).
Muhammad Alì, tecnicamente anche un “ex clandestino”, vendeva collanine tra i mercati toscani e i monumenti fiorentini. Con chiarezza ha spiegato:
    “Senza il matrimonio, avrei fatto il vu’ cumprà per tutta la vita, altro che campione”.
L’incontro decisivo avviene su un treno mentre andava a Pistoia per vendere collanine al mercato settimanale, quando conosce Federica, siciliana di Sciacca di ritorno a casa, che nel 2002 diventa sua moglie. Con la “nuova vita”, può riprendere la passione per la boxe, accolto nella stessa palestra di Pontedera da cui erano partite anche le gesta di Sandro Mazzinghi, uno dei pugili italiani più amati negli anni ‘60. Il nuovo inizio di Muhammad Alì non è semplice: nel suo esordio a Carrara, va a tappeto all’ultima ripresa, ma poi parte il cammino verso il professionismo, il titolo italiano e altri premi.
    Del resto, la boxe era segnata nel suo destino fin dagli anni senegalesi a Pikine, difficile periferia della capitale Dakar.
Il padre Moussa fu cinque volte campione nazionale ed era amico di Muhammad Alì, alias Cassius Clay, tanto da dare lo stesso nome al figlio. Il leggendario pugile andò in Senegal per la prima volta nel 1979 e il bambino divenne suo figlioccio. Tra i ricordi d’infanzia di Muhammad Alì “il giovane”, ci sono i momenti di gioco con Cassius Clay in un hotel di Dakar, in occasione della sua seconda visita in Senegal dieci anni più tardi. A Pikine, dove inizia a salire sul ring a cinque anni, Muhammad Alì diventa una promessa e scala la classifica nazionale, ma a vent’anni deve partire per l’Europa. Non per boxare, ma per campare. Fino a trovarsi a lottare per far assegnare il titolo europeo all’Italia.
    Lui che si definisce contento e legatissimo alle sue origini senegalesi e, allo stesso tempo, “fiero e orgoglioso di essere italiano”.



Imposta di bollo - Con il decreto emergenze passa da 14,62 a 16 euro.
Rincaro per rinnovo dei permessi, ricongiungimenti familiari e certificazioni soggette ad imposta di bollo.
Melting P
ot Europa, 28-06-2013
Il decreto emergenze è legge. È stato pubblicato il testo del provvedimento, approvato dal Parlamento, che converte in norme definitive le misure d’urgenza varate dal Consiglio dei ministri con il decreto legge 43/2013.
Tra le misure contenute nel decreto vi è aanche il rincaro dell’impsta di bollo che passerà da 14, 62 a 16 euro.
Si tratta di un aumento che peserà anche sulle tasche dei cittadini stranieri, già pesantemente colpiti dalla tassa per i rinnovi, perché ogni adempimento che in materia di diritto di soggiorno e di ingresso che li riguarda è soggetto proprio al pagamento dell’imposta di bollo.
I costi da sostenere per le domande di ingresso, ricongiungimenti familiari, oltre che il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno dovranno essere quindi aggiornati alla luce di questo nuovo aumento.

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