Permesso di soggiorno a punti, difficile vincere più facile perdere

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il «regolamento che disciplina l’accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato», meglio noto come Permesso di soggiorno a punti.
 Ecco le istruzioni che contiene: al momento della stipula il richiedente il permesso di soggiorno si impegna ad acquisire una adeguata conoscenza dell’italiano parlato (pari al livello A2, secondo i parametri dei corsi di lingua), i fondamentali principi della Costituzione della Repubblica oltre che quelli del funzionamento delle istituzioni pubbliche del Paese e, infine, a garantire l’adempimento dell’obbligo di istruzione per i figli minori. Il raggiungimento di questi tre obiettivi in 24 mesi, è fondamentale per l’ottenimento di altri punti, oltre quelli di partenza. Perché, «vince» chi arriverà almeno a 30 punti. E chi perde, cosa perde? Se il punteggio totalizzato sarà da 1 a 29 verrà concessa una proroga del titolo di soggiorno della durata di un anno, mentre se il risultato sarà 0 (o addirittura inferiore) la regola del «ritorno al via» dei giochi da tavola, è sostituita da «tornatene a casa tua». Ossia dall’espulsione. Insomma chi perde, perde lo status di regolare. L’aspetto che più lascia perplessi è che non venga considerato l’impegno, in termini di attività svolte, e del tempo richiesto per svolgerle al fine di valutare l’integrazione sociale e civile del soggetto. Nonostante queste siano svariate (dall’iscrizione al sistema sanitario alla partecipazione a iniziative di volontariato) non si considera che la maggior parte delle persone che arrivano in Italia si trovano a svolgere lavori faticosi per molte ore al giorno. In altri termini il Permesso di soggiorno a punti sembra destinato a valutare più il livello di conoscenze di studenti dell’Erasmus che quello di migranti da paesi sottosviluppati.
l'Unità, 15-11-2011
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