Doris e il suo permesso di soggiorno per motivi umanitari
Questa è la storia di Doris, una donna nigeriana di 26 anni. Una storia dura, ma come dire, a lieto fine.
Doris vive nel suo paese d’origine fino a quando decide di venire in Italia alla ricerca di una migliore opportunità di vita, insieme alla persona che considera il proprio fidanzato. Ma questi, per qualche migliaia di euro, la vende alla responsabile di un giro di prostituzione. Dopo un tentativo fallito  di fuga, spaventata per l’incolumità propria e dei propri figli lasciati in Nigeria, accetta di andare sulla strada. Dopo qualche tempo, scopre di essere sieropositiva: decide così di allontanarsi dalla casa dove si trovava segregata. Intanto la sua situazione clinica peggiora; e così, nel 2009, si trasferisce in Sicilia alla ricerca di un lavoro. Qui trova un ragazzo che la aiuterà, ma - nell’agosto scorso - viene fermata da una pattuglia di carabinieri per un controllo e trattenuta. Le viene contestato, quindi,  un decreto di espulsione del Prefetto di Roma e viene trasferita nel CIE di quella città, a Ponte Galeria.
Gli operatori del Numero Verde per richiedenti asilo e rifugiati dell'ARCI si impegnano per impedirne il rimpatrio, ma il Giudice di Pace convalida il fermo presso il centro. Decide così di formalizzare una richiesta di asilo politico: e, a metà ottobre 2009, viene sentita dalla Commissione Territoriale per la Protezione Internazionale. E, infine, le viene riconosciuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Quella di Doris non è una storia isolata. Come lei, finisce in strada un’altissima percentuale di immigrate. I dati dell’Osservatorio del gruppo Abele parlano di alcune decine di migliaia di prostitute straniere. Tra quelle, non sono molte le Doris che riescono a salvarsi.

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