Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

03 aprile 2014

Reato di clandestinità, addio tra le liti
Proteste di Lega e M5S, FI si spacca. Si anche alle norme per le pene alternative
Corriere della sera, 03-04-2014
Virginia Piccolillo
 
ROMA — Addio al reato di clandestinità. Tra le proteste dei deputati della Lega (uno, Massimiliano Fedriga, espulso dall'Aula dal presidente grillino), di Fratelli d'Italia, del Movimento Cinquestelle, e una rumorosa spaccatura interna a Forza Italia, la Camera ha approvato in via definitiva con 332 voti favorevoli, 104 contrari e 22 astenuti, il cosiddetto «svuota carceri». Un provvedimento che renderá più difficile l'arresto in carcere, a beneficio dei domiciliari. Dovranno essere applicati in automatico a tutti i reati con pena fino a tre anni. E per reati dai 3 ai 5 anni possono essere concessi dal giudice. Festeggia il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: «Abbiamo fatto un importante passo avanti nella direzione di un Paese più giusto e moderno». Ma la norma è stata molto contestata.
Forte la protesta della Lega, che ha richiesto invano la presenza in Aula del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, «ministro della Giustizia quando il reato di clandestinità venne approvato». Il leader, Matteo Salvini accusa: «Aiutano i clandestini, cancellando il reato di clandestinità, liberano migliaia di delinquenti con lo svuota carceri e arrestano chi vuole l'indipendenza Siamo alla follia».
Ma ha generate interrogativi e differenti interpretazioni la spaccatura in Forza Italia. Dei 41 azzurri presenti: 8 hanno votato contro, 19 si sono astenuti e solo 14 sono stati i si. Frattura subito rimarcata da Ignazio La Russa, Fdl: «Posso capire l'Ncd. Ma Forza Italia si accoda i nmaniera vergognosa a una mistificazione del modo di affrontare il problema dell'immigrazione che finisce con l'essere d'aiuto alla clandestinità, alla criminalità e ai trafficanti di uomini».
Uno smacco per chi, come Maurizio Bianconi, in Aula si era scagliato contro il provvedimento. C'è chi, come Gabriella Giammanco e Annagrazia Calabria, ha spiegato di aver votato no «al decreto svuota carceri voluto da Alfano e Renzi, no ad un indulto mascherato» che «conteneva anche la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina». E anche Maurizio Gasparri ha subito lodato quelli che «come noi senatori di Forza Italia hanno votato contro norme lassiste in materia di immigrazione».Contrari an-che Pietro Laffranco, Fabrizio Di Stefano, Daniela Santanchè, Alberto Giorgetti, Riccardo Gallo. Mentre tra i diversi «big» azzurri che si sono astenuti, anche Raffaele Fitto e Mara Carfagna. Solo un voto nel merito, o la spia di qualcosa di altro? Protetti dall'anonimato, sono numerosi i deputati che si dichiarano insoddisfatti perché vorrebbero fare «sul serio opposizione». Lamentano mancanza di dibattito interno e si preparano a fare fronda con i prossimi provvedimenti. «Non abbiamo alcuna intenzione di lasciare il partito ma chiediamo che ci sia una linea chiara e valuteremo se sarà necessario assumere una qualche inizia- tiva», confessa qualcuno.
Nel ddl delega si prevede, tra l'altro, che l'imputato possa chiedere la sospensione del processo con messa alla prova nei procedimenti per reati puniti con la sola pena edittale pecuniaria o con la pena edittale detentiva non superiore nel massimo a quattro anni.. La messa alla prova comporta «la prestazione di un lavoro di pubblica utilità nonché condotte volte all'eliminazione delle conseguenze dannose derivanti dal reato». Nel provvedimento si prevedono anche misure disciplinari molto dure per i magistrati che presentano in ritardo (oltre i 30 giorni o i 45 per i casi più complessi) le motivazioni di accoglimento o rigetto della misura cautelare. Chi è in carcere dovrà essere liberate senza che la misura possa essere reiterata. Si potranno applicare le misure cautelari anche in presenza del reato di finanziamento illecito ai partiti. Se il magistrato non rinuncerà al- l'ipotesi della detenzione in carcere dovrà motivarne le ragioni. Più facile l'applicazione delle misure interdïttive.
Nessuna legalizzazione, invece, dell'orto di cannabis in casa. È ancora vietato.



Clandestinità, la Camera cancella il reato
Primo via libera alla depenalizzazione nonostante l’ostruzionismo della Lega
Forza Italia spaccata. Sì anche alle pene alternative al carcere
l'Unità, 03-04-2014
Federica Fantozzi
«Si volta pagina» annuncia la presidente della Camera, Laura Boldrini. Nemmeno la spigola agitata in aula da Buonanno è bastata. Nonostante le proteste e l’ostruzionismo della Lega, è stato approvata ieri alla Camera in via definitiva la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina. Il disegno di legge delega - passato con 332 sì, 104 no e 22 astenuti - contiene la riforma del sistema sanzionatorio e l’applicazione di misure alternative al carcere, dalla messa in prova al braccialetto elettronico. Commenta il ministro della Giustizia Orlando: «È un importante passo avanti nella direzione di un Paese più giusto e moderno, che ci mette in linea con l’Europa senza minare la sicurezza dei cittadini».
Hanno votato a favore Pd, Ncd, Udc, Sel. Marcia indietro del M5S, che al Senato aveva votato a favore del testo: stavolta dà luce verde all’emendamento specifico sul reato di clandestinità ma vota no al ddl complessivo. È l’ultima torsione, dopo che la posizione anti-depenalizzazione di Beppe Grillo era stata sconfessata dalla Rete attraverso un referendum online. Maretta anche dentro Forza Italia, che alla fine si è spaccata con 8 no, 14 sì e la maggioranza, 19 deputati, astenuti per incertezza sul da farsi. Un caso che ha provocato molti malumori, concentrati su Brunetta ma che hanno lambito anche Berlusconi per «l’assenza di una strategia e di una linea chiara di opposizione ». Contrarissimi Fratelli d’Italia che hanno cavalcato e criticato con ben simulato dispiacere l’atteggiamento degli azzurri. Soddisfatta, invece, la presidente della commissione Giustizia, la Democratica Donatella Ferranti, che alle critiche ha risposto netta: «Non è uno svuotacarceri ». Emozionato Khalid Chaouki, responsabile Pd dell’intergruppo su immigrazione e cittadinanza e in prima linea sull’argomento: «Finalmente è stata eliminata una delle più odiose bandierine leghiste. Un reato di immigrazione clandestina era inutile e lesivo. Ora serve una riforma della legge sulla cittadinanza ».
Depenalizzata l’immigrazione clandestina, resta rilevante a livello penale il reingresso in Italia in violazione di un provvedimento di espulsione. Adesso sarà compito del governo determinare sanzioni pecuniarie, amministrative e civili alternative alla detenzione. Ma la riforma ha l’obiettivo complessivo - attraverso l’alleggerimento delle pene per chi delinque per la prima volta in caso di reati punti fino a 4 anni - di limitare il sovraffollamento delle carceri. Problema non nuovo ma sempre attuale. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando è appena stato in Marocco a firmare un accordo bilaterale per cui, a determinate condizioni, sarà possibile che i detenuti marocchini scontino gli ultimi due anni di pena nelle carceri del loro Paese. Un provvedimento che riguarderebbe circa 4mila detenuti.
In trincea è salita la Lega. Che già il giorno precedente ha applaudito lo show di Buonanno, dopo aver messo nel mirino il ministro dell’Interno Angelino Alfano con una mozione di sfiducia ad personam proprio per la gestione delle politiche di sicurezza. «Noi non ci stiamo » strilla il segretario del Carroccio Matteo Salvini, che annuncia un referendum sul tema, molto sentito degli elettori padani.
Protesta anche Giorgia Meloni: «Lo Stato scarica sui cittadini onesti la propria inefficienza». E mentre Guido Crosetto se la prende con Renzi - «Grazie Matteo. È il secondo atto della tua leadership dopo la svendita di Bankitalia» - in realtà nel mirino ci sono i forzisti. Rei di pensarla come il premier e Alfano. Un punto da sfruttare al massimo durante la campagna elettorale per le Europee, dove l’ex Cavaliere ha arruolato Storace proprio in chiave anti-Fdi.
Nel partito di piazza in Lucina accusano il colpo. Al mattino, quello che manca è un’indicazione chiara su come comportarsi. Liberi tutti, si va in ordine sparso. Diversi criticano il «protagonismo» del capogruppo Brunetta «che esterna a colpi di slide sui temi economici ma lascia il gruppo al buio sui lavori dell’aula ». Fatto sta che votano contro, tra gli altri, Annagrazia Calabria, Daniela Santanchè, Giorgetti. C’è chi riceve telefonate allarmate di Gasparri e Matteoli dal Senato. Altri, come Fitto e Mara Carfagna, si astengono. Ma in Translatlantico la sensazione è di spaesamento. E la lontananza di Berlusconi dalla politica, l’assenza di una prospettiva su temi che li riguardano da vicino, la sensazione di «non essere nè carne nè pesce» è palpabile.



Una scelta di civilta?
l'Unità, 03-04-2014
Luigi Manconi e Valentina Brinis
Finalmente è stato approvato alla Camera il disegno di legge sulle pene alternative che prevede, tra le altre cose, anche la depenalizzazione della fattispecie di immigrazione irregolare.
Ciò significa che il Governo dovrà, entro diciotto mesi, trasformare in illecito amministrativo l'attuale reato di immigrazione clandestina (previsto dall'articolo 10-bis del testo unico), rendendo penalmente rilevante solo il reingresso in Italia in violazione di un precedente provvedimento di espulsione. Il reato, voluto dalla Lega Nord e dal Pdl, era stato introdotto nel 2009 e prevedeva una sanzione pecuniaria, che tuttavia non veniva mai irrogata in quanto l’espulsione determinava il proscioglimento. In questi anni, quel reato ha portato alla criminalizzazione di numerosissimi stranieri (solo ad Agrigento negli ultimi dodici mesi ne sono stati indagati migliaia e migliaia). È questo che costituisce, in particolare nella percezione dell’opinione pubblica, la “giustificazione” dell’esistenza dei Centri di identificazione ed espulsione: se lo straniero rappresenta una minaccia sociale e un pericolo per l’incolumità e la sicurezza dei cittadini, esso va “contenuto”, classificato come criminale, recluso nei Cie. Eppure, nonostante che siano stati avviati numerosi processi, quell'illecito non ha avuto l'effetto di dissuadere dall'ingresso irregolare quanti intendevano e intendono venire in Italia. Ciò significa che il miglior modo di affrontare questo fenomeno non è quello di criminalizzare e punire, ma quello di agevolare e di rendere "più conveniente" (per tutti: italiani e stranieri) l'ingresso regolare. Ecco perché sarebbe opportuno introdurre il visto di ingresso per ricerca di occupazione, al fine di favorire l’incontro tra offerta e domanda nel nostro paese, contribuendo a regolarizzare una quota notevole degli ingressi e dei soggiorni non regolari. Il sistema attuale – decreto flussi, quote, chiamata nominativa – si basa sull’ipotesi, rivelatasi del tutto irrealistica, che offerta e domanda di lavoro si incontrino nei paesi di emigrazione. Con il visto di ingresso per ricerca di occupazione, chi voglia venire in Italia si deve rivolgere al consolato italiano nel suo paese. Lì rilascia copia del passaporto e impronte. Se non vi sono precedenti negativi, gli verrà riconosciuto un visto per cercare lavoro in Italia; tempo: sei o dodici mesi. Se trova lavoro, stipula un contratto e ottiene il permesso di soggiorno. Ciò, oltre tutto, scoraggerebbe i rapporti di lavoro in nero. Se non trova un’occupazione, deve tornare al suo paese, salvo concedergli in futuro un’altra chance. Per concludere. Il reato di immigrazione irregolare ha certamente influito sul modo di intendere la presenza straniera in Italia. Ha fatto sì che la categoria dei migranti venisse assimilata – secondo una concezione giuridica precedente allo stato di diritto – a quella di una «classe pericolosa»: da perseguire non per i reati commessi ma per la sua stessa condizione esistenziale (non per ciò che si fa, ma perciò che si è). Il Parlamento, la sua parte l'ha fatta. Ora spetta al Governo non essere da meno.



Ennesimo flop dell'Europa: rimpatriato un irregolare su 3
La Commissione Ue ha speso 674 milioni ma i risultati sono al di sotto delle attese
il Giornale, 03-04-2014
Francesca Angeli
Roma - Cronaca di un fallimento. La Direttiva Rimpatri adottata dall'Europa nel 2008 a sei anni di distanza non sembra aver raggiunto neppure uno dei suoi obiettivi.
Primo fra tutti evidentemente quello dei rimpatri degli immigrati irregolari nel loro Paese d'origine, che non era l'unico scopo della normativa ma sicuramente era quello prioritario.
La Commissione europea la scorsa settimana ha adottato una relazione sulla politica dei rimpatri che suona anche come un bilancio del lavoro fatto in questi anni. Le cifre forse tendono a semplificare questioni complesse ma restano il modo migliore per capire di che cosa si stia parlando.
Negli Stati membri della Ue nel 2010 è stato emesso un provvedimento di rimpatrio per 540.000 persone. Quante di loro hanno effettivamente lasciato la Ue? 199.000. Nel 2011 stessa storia: 491.000 gli ordini di rimpatrio, solo 167.000 quelli effettivamente usciti dalla comunità europea. Nel 2012 484.000 gli invitati a uscire, 178.000 quelli usciti. Dunque su un milione e 515.000 rimpatriati «virtuali» quelli reali sono stati soltanto 544.000. Ovvero soltanto uno su tre. La relazione avverte che anche le previsioni del 2013 confermeranno questo andamento.
A questi numeri si deve aggiungere quello dell'investimento di fondi europei indirizzati proprio al finanziamento del Fondo rimpatri per il 2008/2013 che ammonta a 674 milioni di euro, che dovrebbero essere serviti ai vari Stati a gestire i rimpatri. Bruxelles, ovviamente non parla di un fallimento, ma riconosce che la direttiva rimpatri è stato soltanto un primo passo utile anche per rendere più omogenee le legislazioni dei vari Paesi ma che ora occorre renderla più efficace.
È bene ricordare che la direttiva fu aspramente criticata al momento della sua adozione perché giudicata severa e repressiva. Le associazioni di migranti ma anche la Chiesa accusarono l'Europa di aver eretto con quel provvedimento un filo spinato lungo i suoi confini. L'accusa rivolta a Bruxelles fu quella di aver sbagliato impostazione puntando più ai rimpatri che al rispetto dei diritti degli immigrati. Ora queste critiche evidentemente trovano una risposta nel risultato dell'applicazione di quella direttiva forse severa, forse repressiva ma soltanto sulla carta. Dunque accanto all'accusa di mancato rispetto dei diritti fondamentali da un opposto punto di vista non si può non sottolineare il mancato rimpatrio della maggioranza degli irregolari.
Tra le priorità indicate nella relazione prima di tutto l'esigenza di un monitoraggio più stretto sull'effettiva attuazione della direttiva da parte degli Stati membri. In particolare si dovrà puntare di più sul rispetto dei diritti fondamentali ai rimpatri volontari che prevedono anche un piano di reinserimento per l'immigrato che torna nel suo Paese d'origine. Un passaggio che però esige accordi bilaterali con il Paese di provenienza che non sono sempre presenti e operativi. In molti casi non esiste la possibilità reale per un rimpatrio e sono pochissimi i Paesi in grado di offrire una struttura di supporto al migrante che di fatto resta sul territorio Ue. Una delle questioni più controverse che restano aperte è quella del periodo massimo per la detenzione amministrativa nei Centri di trattenimento ed espulsione che la direttiva fissa in 18 mesi ma che alcuni Paesi continuano a ignorare. Il Regno Unito ad esempio dove il periodo resta illimitato. Necessario infine rafforzare il ruolo di Frontex proprio in materia di rimpatri potenziando il coordinamento tra Stati.
?


Boldrini: "Si volta pagina, basta criminalizzazione dei migranti"
La presidente della Camera sull'abrogazione del reato di clandestinità. "Era una bandiera, sovraccaricava il lavoro della magistratura e non fermava gli arrivi irregolari"
stranieriinitalia.it, 03-04-2014
Roma - 3 aprile 2014 - "L'abrogazione del reato di clandestinità  è un segno di maturità del Parlamento, è la prova della volontà politica di voltare pagina rispetto al pensiero dominante degli ultimi anni che ha criminalizzato i migranti".
Così la Presidente della Camera Laura Boldrini commenta l'approvazione della legge che depenalizza l' ingresso e il soggiorno irregolare in Italia.
"Si trattava - dice - di una “legge-bandiera”: nessuno infatti è mai finito in carcere per il reato di clandestinità, per il quale era prevista una semplice ammenda. Una legge che ha invece avuto pesanti ripercussioni sul lavoro della magistratura, inutilmente sovraccaricata di fascicoli. Se il provvedimento voleva essere un deterrente contro gli arrivi irregolari, i numeri dimostrano il suo fallimento".
Con il testo votato ieri, sottolinea ancora Boldrini, "si incentivano inoltre le misure alternative al carcere, con l’obiettivo di far fronte alla gravissima condizione di sovraffollamento. E’ un modo per rispondere ai ripetuti richiami del capo dello Stato, oltre che della Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha definito la nostra condizione carceraria "disumana e degradante".

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