Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

12 novembre 2010

Espulsioni degli irregolari, la Consulta: ricorsi inammissibili
Avvenire, 12-11-2010
LUCA LIVERANI
Roma - La Corte costituzionale non accoglie i ricorsi contro il reato di ingresso e soggiorno clandestino introdotto dal "pacchetto sicurezza": né per l'ammenda prevista per i trasgressori, né quando esclude la rilevanza di un «giustificato motivo» come ragione di inosservanza di un decreto di espulsione. Difetto di motivazioni, dice in sostanza la Consulta, che dunque decide preventivamente di non entrare nel merito. La Corte costituzionale risponde con tre pronunciamenti ai dubbi sollevati da numerosi giudici, di pace e monocratici. Le ordinanze 320 e 321, datate 3 novembre 2010, partono dai ricorsi formulati sulla norma che punisce con un'ammenda da 5 mila a 10 mila euro «lo straniero che fa ingresso» o «si trattiene» sul territorio in violazione del testo unico (art. lObis del decreto legislativo 286/98, aggiunto dall'art. 1, comma 16, lettera A della legge 94/2009). Tema sul quale la Consulta s'era già pronunciata, dichiarando l'infondatezza dei ricorsi, stavolta con sentenza, la 250 del 5 luglio 2010, redattore il giudice Giuseppe Frigo. L'altra ordinanza del 3 novembre, numero 318, redatta dal giudice Gaetano Silvestri, tratta invece del «giustificato motivo». Sempre a luglio, con un'altra sentenza, la Consulta aveva invece definito incostituzionale l'aggravante di «clandestinità» prevista dal pacchetto sicurezza. Al legislatore che voleva rendere le pene per altri reati più dure se commesse da clandestini la Consulta aveva detto no. A promuovere il ricorso alla Consulta per l'ordinanza 320, relatore anche stavolta Frigo, è stato il giudice di pace di Trieste, in corso del procedimento penale del 14 gennaio 2010 a carico dell'immigrato D.A.. Per Trieste la norma si porrebbe in contrasto con l'articolo 27 della Costituzione: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Per il giudice di pace una sanzione di migliaia di euro risulterebbe «meramente pretestuosa» e «inidonea a esplicare qualsiasi funzione rieducativa». Ma la Consulta decide di non esaminare il caso: l'ordinanza «presenta carenze» nella «descrizione della fattispecie concreta», senza «che venga riferito alcunché sulla vicenda». Ricorso «manifestamente inammissibile». Analoga l'ordinanza 321, relatore anche qui il giudice Giuseppe Frigo. Il ricorso è sempre del giudice di pace di Treste per altri quattro casi del gennaio 2010. L'altra ordinanza, la 318, risponde ai ricorsi dei giudici di pace di Lecco, La Spezia, Vasto, Perugia e del Tribunale di Trento su 12 casi analoghi. Il giudice di Lecco, ad esempio, ricorre per una cittadina straniera che, denunciata per altri reati, risultava essersi trattenuta in Italia dopo la scadenza del permesso di soggiorno. Il tribunale lombardo sollevava dubbi su una norma che non prevede un «giustificato motivo» che possa esimere dall'osservanza della norma, come solitamente prevede la giurisprudenza. Ma il filtro preventivo della Consulta blocca i ricorsi: «Questioni manifestamente inammissibili», perché tra l'altro non vengono prospettate le circostanze del «giustificato motivo».



La mia Gomorra può sperare negli immigrati.

il Sole, 12-11-2010
Riotta intervista Roberto Saviano
Riotta - Ormai Gomorra è diventata la fotografia dell'Italia del presente in tutto il mondo. Ma come ti immagini Gomorra nel 2050?
Saviano - Difficilissimo. Ho, devo dire, una forte speranza per tutta una serie di dinamiche, quindi non una speranza – di dinamiche che osservo, no – quindi non una speranza così, romantica, che viene dal cuore. Questa è una speranza che viene dalle tempie. Sto notando, ad esempio, che nel Sud Italia le due grandi rivolte contro la criminalità organizzata sono state fatte dagli africani. Sì, certo, c'è la società civile che si impegna, certo ci sono le associazioni, ma sono minoranze. Invece la gran parte della comunità africana a Castel Volturno e a Rosarno, in Calabria, ha(nno) deciso di dire di no alle organizzazioni criminali, non per un motivo morale ma perché la loro vita, il loro sogno di vita - ancora più importante - entra in contraddizione con gli ordini della criminalità organizzata. Cioè: continuare a vivere in baracca, continuare a non poter avere diritti elementari come l'ospedale, come essere pagati a giornata e non a cassetta di pomodoro. Questi gli ordini della criminalità organizzata, che accetta la loro presenza solo a queste condizioni. Loro invece sognano una casa, la possibilità di avere diritti, la possibilità di mandare i figli a scuola e quindi devono combattere la criminalità organizzata. In più c'è l'emigrazione: gli italiani vogliono andare via da questi posti. Tra l'altro posti, non è secondario, meravigliosi ma aggrediti dal cemento, dalla cattiva gestione del territorio. Comunque vanno via questi italiani e arrivano gli africani, che da quel territorio non vogliono scappare ma anzi sentono sempre più proprio: ci nascono i figli, sacrificano gran parte della loro vita per lavori spesso durissimi e quindi sentono che quel territorio è loro. Allora come mi immagino? Immagino che la grande occasione che ha l'Italia del Sud, prima ancora della Francia, prima ancora della Spagna, prima ancora della Germania, sarà quella di avere città multietniche, nel senso che Castel Volturno sarà scuramente la prima città africana d'Europa. Sarebbe meraviglioso pensare il primo sindaco africano d'Europa, ma sono certo che questo accadrà. Non può che accadere. Dall'altro c'è anche una grande paura: cioè che queste organizzazioni stanno arrivando sempre di più a essere multinazionali che determinano - per esempio - le politiche finanziarie delle banche. La crisi ha fatto aprire in qualche modo le grandi banche europee ai capitali del narcotraffico, che sono i grandi capitali che hanno ancora liquidità. E quindi la paura che potremmo trovarci di fronte a grandi istituti di credito che decidono di appoggiare quello piuttosto che quell'altro gruppo imprenditoriale, condizionati dalla criminalità organizzata. E in ultimo, pensando a Gomorra tra molto tempo, credo che il grande contrasto sarà possibile farlo non più con la denuncia del singolo cittadino coraggioso, non più con - spesso - l'isolamento del testimone di giustizia o il pentito. La grande futura possibilità di contrasto sarà data da un web consapevole, non un web ciarlatano. Cioè la capacità di fare immediatamente conoscenza della dinamica; svelare una dinamica mafiosa significa creare già l'anticorpo. Solo che per svelarla non puoi raccontarla a poche persone, (ma) a molte persone. E credo che in questo il web, le nuove generazioni, possano in qualche modo essere il futuro del contrasto.
Riotta - Sei stato il primo che ha raccontato la mafia globale: il porto di Napoli, arrivano container, la scoperta della globalizzazione, la Cina prima. La malavita organizzata ha in questo mondo che, ci dicono gli esperti, l'Europa invecchia, l'Asia invecchia, l'Africa e l'America restano i due continenti invece ancora giovani. Come si muoveranno?
Saviano - Quello che, diciamo, percepisco è che sta accadendo da molto tempo devo dire, almeno negli ultimi dieci anni, uno strano parallelo tra densità abitativa e criminalità organizzata. Faccio un esempio: i messicani sono sempre stati considerati, all'interno della storia della criminalità organizzata tutto sommato minori, cioè comunità criminali che lavoravano per la vera criminalità, che era quella colombiana per esempio, quella italiana o italoamericana. Tutto sta cambiando per moltissime ragioni: la prima è che interi quartieri diventano i loro fortini, la loro fabbrica, mentre prima controllare un territorio poco abitato (era) più complicato, più risorse bisogna investire. Questo significa che Cina, Messico, alcune grandi capitali africane saranno i poli dell'economia criminale e sempre meno dell'economia legale. L'altra speranza è questa: oggi per capire il mondo bisogna andare a Città del Messico e a Lagos, molto di più che andare a Roma o a Madrid o New York stesso. Anche perché le nuove generazioni, quelle più colte che riescono ad accedere alla conoscenza, comprendono il movimento dei mercati, comprendono i talenti, comprendono le nuove idee con più velocità di un americano, di un italiano, di un francese. Come sempre laddove c'è la maggior sofferenza, lì nasce il talento per affrontarla se non per risolverla. E quindi io immagino enormi movimenti, sarà un po' fantascienza ma io immagino enormi movimenti di uomini il cui destino sarà o nelle mani della criminalità o nelle mani di un grande, come dire, sogno di collaborazione. Cerco di essere più chiaro: se gli africani si spostano verso l'Europa e troveranno una Castelvolturno - ritorno al mio territorio - con un sindaco africano c'è speranza che siano risorsa. Se si muovono e troveranno, come è oggi a Castel Volturno, i capi del clan dei Casalesi, diventeranno petrolio per il motore criminale.
Riotta - Roberto Saviano, grazie.



Brescia: Papa, l’operaio senegalese, scende dalla gru. Ora restano in 4

CronacaLive, 12-11-2010
BRESCIA  - Restano in 4 sospesi nel vuoto sulla gru di Brescia. Intorno alle 10 di questa mattina il secondo degli originari 6 manifestanti, 6 immigrati saliti lo scorso 30 ottobre in cima ad una gru di 35 metri nel centro di Brescia per protestare contro la “sanatoria farsa del 2009? e per ottenere la regolarizzazione del contratto, è sceso.
Si chiama Papa Modou, è di nazionalità senegalese, e da 12 giorni viveva, mangiava e dormiva sospeso nel vuoto con i suoi compagni. Forse a convincere il 21enne senegalese ad abbandonare l’impresa è stato l’accorato messaggio andato ieri dal padre del giovane, Alboury Diaw: “Solo attraverso il rispetto delle leggi del Paese ospitante ed il reciproco riconoscimento del valore di persona si possa avviare un percorso di vera integrazione”.
Il padre ha cercato di convincere il figlio a desistere, a scendere, mostrando tutta la sua preoccupazione, fino alla decisione presa dal giovane questa mattina.
Papa è condotto in Questura su una macchina della Digos in compagnia del padre e del segretario della Cisl Renato Zaltieri. Intanto proseguono adesso le trattative per tentare di far scendere un altro immigrato, Rachid: in campo anche il presidente della comunità marocchina di Lecco.
Ieri serai 5 immigrati che dal 30 ottobre chiedono il riconoscimento di un permesso di soggiorno sono stati su RaiDue al centro della trasmissione Anno Zero di Michele Santoro.



Un altro immigrato scende dalla gru

Giornale Di Brescia, 12-11-2010
Questa mattina intorno alle 10 uno dei cinque manifestanti, Papa, il ragazzo senegalese, ha deciso di abbandonare la protesta. E' stato portato via su una macchina della Digos (si è inginocchiato davanti alla gru una volta sceso) in compagnia del papà Diaw e del segretario della Cisl Renato Zaltieri. Ora si trova in Questura. Fondamentale la mediazione di entrambi.
Proseguono adesso le trattative per tentare di far scendere un altro immigrato, Rachid: in campo anche il presidente della comunità marocchina di Lecco.
Intanto giovedì sera i cinque immigrati che dal 30 ottobre chiedono il riconoscimento di un permesso di soggiorno sono stati su RaiDue al centro della trasmissione «Anno Zero» di Michele Santoro. E assieme a loro i volti e le voci bresciane che da settimane intervengono sulla vicenda.



Balotelli: la mia vita da nero i primi insulti a l5 anni

la Repubblica, 12-11-2010
MARIO BALOTELLI
I PRIMI buuu li ho beccati a 15 anni. Era il 2 aprile del 2006, giocavo nel Lumezzane e mister Salvioni mi fece esordire in serie C1 a Padova. Non avendo compiuto ancora 16 anni, per farmi giocare la società aveva dovuto chiedere un permesso speciale alla Federcalcio e l'autorizzazione ai miei genitori.
ERA la mia prima partita da professionista, indescrivibile la gioia che provavo nell'entrare in campo... Il secondo tempo era già iniziato, ma un coro di buuu sottolineò subito la mia entrata. Ricordo che dopo alcune azioni riuscii a crossare a Morini che fece il gol della vittoria! La felicità e l'emozione di quell'esordio non mi avevano fatto sentire quegli odiosi buuu, mi avevano come tappato le orecchie...
Col   tempo,   però,   i buuu e gli insulti li ho sentiti tutti molto distintamente: mi hanno sempre fatto venire una gran voglia di fare gol...  e qualche volta ci sono riuscito!
Mi  dico: quando ti urlano certe cose, non bisognerebbe arrabbiarsi...   se dai loro importanza, faranno di peggio la prossima volta. Ma anche lasciar correre è pericoloso. Ora gioco nel campionato inglese dove hanno fatto guerra al razzismo e dove la cultura dell'integrazione è molto più diffusa che da noi.
Il giorno che sono arrivato a Manchester, i primi autografi me li hanno chiesti tre ragazzini di colore ai quali ho regalato il mio berretto bianco .Io sono orgoglioso di essere nero e italiano; dalla mia famiglia ho imparato che nessuno è capovolto per il solo fatto che parla, prega o pensa in modo diverso. Jack, il capovolto in questa storia, riesce a dimostrarlo. Io mi sono divertito a dargli una mano: se lo meritava, perché è tosto quasi quanto me. Ma questa è anche una storia di amicizia: quella tra me e Jack e quella tra Jack e gli altri ragazzi del suo quartiere.
©2010 Giulio Einaudi editore



Arriva l'Ufficio cittadini immigrati, anche sul web

VareseNotizie.it, 12-11-2010
SARONNO - Il settore servizi alla persona, famiglia e volontariato sociale ha organizzato al proprio interno l'Ufficio Cittadini Immigrati con l'obiettivo di coniugare doveri e diritti, solidarietà e legalità anche promuovendo progetti finalizzati all'inclusione degli stranieri nella comunità saronnese in rete con le associazioni e il volontariato.
Nell'ambito dell'ufficio cittadini immigrati viene attivato un nuovo servizio: lo sportello quesiti on line chiamato "Area Cittadini Immigrati" : uno spazio web interattivo dedicato all'accoglimento e alla risposta diretta delle domande in materia di immigrazione, tramite posta elettronica, che debutterà martedì 16 novembre sul sito del Comune di Saronno.
INFORMARE GLI IMMIGRATI
Obiettivi dello spazio fisico e virtuale è quello di informare la popolazione immigrata sui propri diritti, sulle modalità di accesso ai servizi territoriali (scuola, servizi sanitari, alloggi) integrandosi in rete con gli altri uffici comunali e le altre istituzioni coinvolte; orientare gli adulti sulle diverse possibilità formative a loro disposizione, fornire assistenza ai soggetti che ne fanno richiesta per il disbrigo di pratiche amministrative o richieste finalizzate al soggiorno regolare dei cittadini presenti in Italia e per le pratiche di ricongiungimento familiare, mettere in rete gli interventi delle Associazioni, con l'obiettivo di creare una banca dati di tutti gli interventi che i servizi istituzionali e la società civile mettono in campo per favorire l'accoglienza e l'integrazione. Non ultimo l'iniziativa si propone di promuovere una migliore integrazione della comunità di Sinti Lombardi nella città, con l'obiettivo di garantire il rispetto delle regole per i residenti del campo, favorire la scolarità dei minori, l'inserimento lavorativo degli adulti, il progressivo trasferimento , per quanto possibile, della residenza in alloggi di civile abitazione.
CIVILE CONVIVENZA
"Queste azioni – sottolineano dall'amministrazione - rientrano in quanto previsto dal programma elettorale della nuova Amministrazione in tema di politiche sull'immigrazione, orientato a favorire la civile convivenza e l'accoglienza dei cittadini stranieri residenti sul territorio comunale, esigendo dagli stessi il rispetto delle regole e dei doveri di ogni cittadino, ma garantendone nel contempo i diritti, in quanto residenti e lavoratori che contribuiscono, versando tasse e contributi, al benessere della collettività"



Una città normale: i volti dell'immigrazione a Busto

VareseNotizie.it, 12-11-2010 
BUSTO ARSIZIO – Extracomunitari e immigrati: solo delinquenti e persone senza speranza? No, il più delle volte persone normalissime, la cui unica vera diversità è quella di essere nati in un paese diverso dall'Italia. Domenica mattina manifattura cittadina ne svelerà i volti in una mostra video-fotografica in via Milano.
"Una città normale: I volti dell'immigrazione a Busto Arsizio - Storie di straordinaria normalità. Questo il titolo della mostra video-fotografica che Manifattura cittadinanza porterà domenica 14 novembre, dalle 10 alle 13 in via Milano, in centro a Busto. Al centro della mostra gli aspetti del fenomeno "immigrazione" in città. "Il senso ultimo della manifestazione è far percepire quali aspetti realmente assuma il fenomeno immigratorio in città e come gli extracomunitari presenti nel tessuto cittadino tentino ogni giorno di percorrere un personale cammino di integrazione fatto di successi ed insuccessi".



Dalla voce Africa a xenofobia Il bestiario di Sarkozy

l'Unità, 12-11-2010
ANNA TITO
Uscito in Francia il Dizionario critico della politica del presidente
con 34 parole curate da filosofi, storici e politici:
«Per lui identità nazionale è tutto ciò che non è musulmano»
Si può davvero parlare di un «sarkozysm»o, ovvero una «politica» propria del Presidente francese Nicolas Sarkozy? Si può dare un senso e trovare una coerenza alla politica dell'attuale inquilino dell'Eliseo? A queste domande intendono rispondere le trentaquattro voci del Dictionnaire critique du «sarkozysme» (157 pp., 19 euro) numero 33 della rivista «Lignes», da pochi giorni nelle librerie d'Oltralpe. Ne risulta che il «sarkozysmo» esiste, eccome, e oggi lo si ammette all'unanimità. Lo alimentano una tradizione fra le più «destrorse», una retorica sociale, un servilismo nei confronti del potere e del denaro, un populismo, nonché l'enfatizzazione del capitalismo più sviscerato.
Si parte dalla voce «Africa», termine forse non gradito a Sarkozy, il quale a Dakar nel luglio 2007 pronunciò un discorso rimasto «infelicemente celebre»: esordì affermando che «l'uomo africano non è ancora entrato nella storia». L'antropologo Jean-Loup Amselle ha rilevato nelle sue parole l'aspetto «New Age» di questa retorica che fa del continente nero il santuario di un mondo «arcaico e autentico, contagiato dal consumismo del mondo occidentale». Nessun accenno invece a un probabile scontro di civiltà fra il Marocco e la Francia poiché «noi» apparteniamo al medesimo mondo mediterraneo civilizzato, quello del «miracolo greco».
Il Dizionario si presenta come sistema di accusa nonché di «bestiario» seppure colto, e gli autori - in gran parte filosofi, ma anche storici e politologi - invitati a scegliere un termine, uno soltanto, e a sviluppare in una o due pagine una riflessione rapportata a «quell'oggetto indefinito», alfine di contribuire a precisarlo - hanno risposto redigendo trentaquattro voci. Non si escludeva la possibilità che più di uno scegliesse il medesimo termine. E così è stato con «lavoro» e «xenofobia»: quanto al primo tema, il filosofo Gerard Briche sottolinea che «l'elogio del valore del lavoro, ricorrente nel discorso 'sarkozysta', proviene da una confusione su ciò che è valore e su quanto è lavoro", ovvero fra il termine etico e quello economico».
Nella voce «xenofobia (di Stato)», invece, appare un riferimento all'Italia, d'importanza non trascurabile: lo storico Olivier Le Cour Grandmaison vi rileva come tre anni dopo la creazione di un Ministero francese dell'Immigrazione, dell'Integrazione dell'Identità nazionale e del Cosviluppo, questo andrebbe piuttosto definito «Ministero delle Espulsioni, e della Stigmatizzazione nazionale» viste le sue funzioni, senza equivalente alcuno negli altri Stati membri della Ue, «neanche nella dolce Italia 'berlusconiana' governata da una coalizione in seno alla quale si trova la Lega Nord, apertamente xenofoba».
Quanto «xenofobia subliminale», secondo il filosofo Philippe Corcuff, Sakozy ha beneficiato della confusione esistente fra «immigrazione» e «insicurezza», fra «delinquenza» e «giovani Arabi», tanto da far sì che «Identità nazionale» si intendesse come «ciò che non è musulmano». Sarkozy ha ottenuto il 30% dei voti grazie agli elettori di estrema destra del Front National: «se questi mi abbandonano, affondiamo» temeva l'attuale Presidente alla vigilia del primo turno elettorale. Ha creato una variante soft dell' «etnicizzaione» negativa propria del Front National. È riuscito anche nell'impresa di fare della storia nazionale il pilastro della sua politica, attraverso un formidabile «imbroglio della memoria» per la storica Sophie Wahnich, autrice della voce «falsificazione (della storia)», già in campagna elettorale «non si sapeva più che Barrès era di destra e Jaurès di sinistra», poiché faceva diventare entrambi, nei suoi discorsi, delle «figure nazionali interscambiabili». Per «Lignes» il «sarkozysmo» viene dunque a dimostrare l'avvento al potere di una persona senza tabù, né complessi, semplicemente «senza imbarazzo».
Compare anche la voce «Fascismo democratico», concetto che avrebbe come vero e proprio «consolidatore», per l'Italia, Silvio Berlusconi, «di cui ha importato in Francia tutti i metodi, iconografia volgare compresa, e come antesignani Margaret Tatcher e Ronald Reagan». Anche dal punto di vista politico il bilancio appare negativo: il sarkozysmo andrebbe visto come un'opera di «depoliticizzazione» che ha ridotto «l'uguaglianza all'equità e l'azione alla gestione». In conclusione, per dirla con André Breton - «non è con dichiarazioni stereotipate contro il fascismo (...) che giungeremo a liberare l'uomo dalle nuove catene che lo minacciano».*:*

Gheddafi e Berlusconi, battuti sui diritti umani
Guido Melis
Migrare.eu
Se fosse una partita di calcio, la squadra del Governo l’avrebbe persa ieri alla Camera per 3 reti a 0.
Sul tema sensibilissimo dei diritto dei migranti e del mancato rispetto da parte del regime libico delle elementari regole dettate dall’ONU (o, se si vuole, dei diritti essenziali della persona umana) la maggioranza ha cercato di fare blocco, evidentemente terrorizzata dalla semplice idea di turbare l’idillio economico tra il ras di Tripoli e il presidente Berlusconi. Ma le opposizioni, con l’aiuto decisivo della pattuglia finiana, hanno segnato ben tre gol, e non su punti secondari. Prima con l’emendamento Mecacci, che chiedeva niente di più che il semplicissimo rispetto delle norme internazionali e la riapertura a Tripoli dell’ufficio dell’UNCHR preposto a vigilare sulla loro applicazione (274 sì, contro 261 no); poi con le due mozioni Adornato (281 sì, contro 269 no) e Antonione, quest’ultima però rinnegata dal suo autore pidiellino e  ripresa dal gruppo Futuro e Libertà (291 sì, contro 270).
Proprio la mozione Antonione costituisce un vero paradosso, che merita d’essere raccontato, per comprendere meglio l’evoluzione (o se preferite, l’involuzione) della crisi. Perché l’on. Antonione, che l’aveva inizialmente scritta e firmata, fa parte della maggioranza berlusconiana; ma, dopo l’approvazione dell’emendamento Meccacci, ha preferito, pur di non accettare il richiamo ai diritti elementari dei migranti garantiti dall’ONU, rinnegare l’intero documento, subito ripescato e riproposto al voto dal gruppo finiano. Un caso abbastanza raro, sia consentito dirlo, di sdoppiamento della personalità.
A conti fatti, comunque, si possono esprimere sull’esito del voto tre semplici osservazioni:
1) poiché i documenti approvati col voto determinante delle opposizioni non mettevano affatto in dubbio il Trattato con la Libia, ma semplicemente ne chiedevano una applicazione equa, rispettosa del diritto della persona umana e degli standard internazionali di giustizia, chi ha votato contro ha voluto significare per acta d’essere del tutto insensibile al tema dei diritti e determinato ad accettare qualunque violazione dei diritti da parte libica pur di non turbare i rapporti d’affari instaurati con il leader di Tripoli.  Lo sapevamo già, ma è bene averlo visto in diretta nel voto alla Camera di ieri pomeriggio;
2) la maggioranza avrebbe potuto ragionare politicamente, cioè con qualche maggiore dose di furbizia. Poiché era palese che sarebbe potuta andare sotto (il clima teso della amera lo faceva presagire), bastava accettare la correzione minima proposta dalle opposizioni. Del resto una mozione, si sa, vincola il governo solo sino a un certo punto: dispiace dirlo, ma per lo più sono parole consegnate agli atti parlamentari. Avrebbe potuto dunque, la maggioranza, far finta di niente, e una volta passato l’emendamento Mecacci, come si suol dire, avrebbe potuto abbozzare, inglobandolo. Invece governo e maggioranza hanno preferito cercare la prova di forza e questo per la sola ragione che il Pdl ha subito il diktat della Lega: oltranzista come sempre, e forcaiola, quando si tratta di buttare a mare gli immigrati. Risultato: hanno perso clamorosamente la partita e adesso sono in mille cocci;
3) la maggioranza in quanto tale infatti da ieri sera non esiste più. Esisterà forse caso per caso una aggregazione di voti, che magari consentirà ancora qualche galleggiamento, ma la nave del governo è piena di falle e imbarca vistosamente acqua. Non c’è più un’unica linea, né una comune visione politica dei problemi sul tappeto. L’agonia politica di Silvio Berlusconi è cominciata ufficialmente sulle tre votazioni perdute ieri pomeriggio e non sarà affatto facile arrestarla.
Sotto quest’ultimo profilo si può ben dire che il caso-Libia (che poi rimanda al caso immigrazione in tutta la sua drammatica gravità) abbia agito come una cartina di tornasole, mettendo in evidenza, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che il re è nudo.
Se proprio sul terreno della politica estera (sinora rimasta abbastanza al riparo dai conflitti), e in una materia che alla fine di riduceva a domandare il rispetto dei diritti umani come ci obbligherebbe a fare la nostra stessa Costituzione, gli amici e sostenitori di Berlusconi non riescono più a ragionare e perdono così clamorosamente il controllo di sé stessi e della Camera, ciò vuol dire, lo si voglia o no, che siamo arrivati alla conclusione della tragedia (o piuttosto della commedia tragica) apertasi nel 2008.
In poco più di due anni è stato sperperato un patrimonio di consensi e dissipata una maggioranza parlamentare quale mai si era vista nella storia del Parlamento democratico. Sulla scena sopravvive a sé stesso un leader vecchio, egocentrico, incapace di gestire le sue pulsioni, ormai tragicamente lontano dai bisogni  del Paese.
Viviamo giorni da crisi dell’impero. E non è forse un caso che l’impero cada (cominci a cadere) sul terreno decisivo dei diritto degli immigrati e del rispetto della persona umana. Perché nell’Italia che verrà dopo Berlusconi, un’Italia finalmente da ventunesimo secolo, consapevole delle grandi sfide imposteci nell’epoca della globalizzazione, il tema cruciale dell’immigrazione, dell’integrazione dei nuovi cittadini, della convivenza di più culture e dell’inserimento di chi viene di lontano nella nostra società, sarà indubitabilmente quello decisivo.
Berlusconi e i suoi seguaci non lo sanno, ma votando come hanno fatto ieri pomeriggio, e per di più perdendo, si sono automaticamente rivelati per quello che sono: una anacronistica classe dirigente di cariatidi destinata a scivolare fuori della storia.
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