Gli ultimi sbarchi e il continuo rimpallo di responsabilità con la Ue

Osservatorio Italia-Razzismo 

Continua a salire, e a ritmo incalzante, il numero di quanti approdano sulle coste italiane. Le persone sbarcate nelle ultime ore hanno dichiarato di provenire dalla Libia, anche se la loro identificazione ad opera della polizia ha dimostrato il contrario. 
In ogni caso la loro provenienza è una sorta di alibi per il Governo italiano per continuare a invocare l’aiuto dell’Unione Europea affinché si faccia carico delle conseguenze del nostro intervento militare, «sobbarcandosi il peso di un eventuale flusso migratorio che sta già iniziando» (Ignazio La Russa). 
Insomma sono ancora scarsi i segnali di razionalità e pragmatismo ma litigioso risulta essere il rimbalzo di responsabilità tra le istituzioni formalmente competenti. La frenesia di voler tenere il conto esatto, preciso e al minuto, del numero degli sbarchi, fa passare in secondo piano l’interesse per le persone che arrivano. Si tratta per lo più di uomini giovani, in buona salute e perciò in grado di resistere alle lunghe ed estenuanti traversate; e, in prospettiva, di avere successo nel percorso migratorio nel lungo periodo. Si parla di loro come di pionieri perché si allontanano soli dal proprio paese con un unico obiettivo: migliorare la propria condizione di vita. Ciò significa che, se dovessero rimanere in Italia, la loro permanenza sarebbe finalizzata alla ricerca di un lavoro per poter inviare i soldi alla propria famiglia. In seguito, potrebbero arrivare le donne. Le “ricongiunte”, come vengono definite nel bel libro “Voci di donne migranti” (a cura di Claudia Carabini, Ediesse edizioni, 2011). Si tratta di mogli, madri, figlie a cui spetta il compito di «organizzare o riorganizzare la famiglia in migrazione». 
21 marzo 2011 l'Unità
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