Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Firenze si è scordata di Moustapha Dieng

Italia-razzismo
Quasi un anno fa, il 13 dicembre 2011, cinque uomini provenienti dal Senegal vennero raggiunti da colpi di pistola esplosi da Gianluca Casseri, 50enne pistoiese frequentatore dell’associazione di estrema destra Casa Pound. Casseri, che aveva come bersaglio i venditori ambulanti senegalese, iniziò a sparare nel mercato di piazza Dalmazia, poi prese la macchina e si spostò nella zona di San Lorenzo, dove fece altre vittime.

Due di questi uomini, Samb Modou e Diop Mor rimasero uccisi in quello che fu un vero e proprio agguato razzista. Le sorti dei sopravvissuti sono state diverse e ce le racconta Corriere Immigrazione, attraverso un’intervista a Mercedes Frias, da anni attiva per i diritti dei migranti. Due dei senegalesi colpiti sono in via di guarigione, mentre il terzo, Moustapha Dieng è ancora ricoverato in gravi condizioni al Cto di Careggi. La pallottola che lo ha colpito è entrata nella gola ed è andata giù, fino al midollo spinale. Dieng non potrà più camminare, ha esofago e trachea gravemente lesionate e da quasi un anno viene alimentato e idratato solo attraverso le flebo. Ha ricominciato, da poco, a emettere qualche flebile suono. Il comune di Firenze ha organizzato per il 13 dicembre una giornata di iniziative per commemorare quella strage, ma sul piano pratico, per aiutare Dieng rimasto quasi completamente solo, l’amministrazione non ha fatto granché. Della cittadinanza che gli era stata promessa, neanche l’ombra, così come il sussidio a cui avrebbe diritto (per via del decreto legislativo del 2007 che recepisce la direttiva sull’indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti). Dieng in Italia ha solo un fratello, che vive in provincia di Pisa, fa l’ambulante e riesce ad andare a trovarlo una volta alla settimana. E poi c’è un suo connazionale, il ventiquattrenne Madiagne Ba, che da quando è cominciata questa storia lo ha preso a cuore e va da lui quasi ogni giorno. Ma questa, è la sola rete di solidarietà rimasta intorno all’uomo.
È stato chiesto all’amministrazione di trovare i fondi per pagare il viaggio ai familiari di Dieng, cosicché l’uomo possa avere vicino a sé i parenti in quello che sarà un lunghissimo percorso di cure e convalescenza. Anche su questo fronte, però, nessuna risposta. Mercedes Frias nota come non si sappia praticamente nulla della sorte dei sopravvissuti e che, a parte pochi privati cittadini che hanno fornito un sostegno economico, associazioni e gruppi fiorentini si sono concentrati nel ricordare le vittime, a volte in maniera strumentale, dimenticando gli altri. E di come si stia facendo troppo poco, a tutti i livelli, per intervenire sulla deriva culturale e politica che ha portato a confrontarci con l’immigrazione nel nostro paese in modo ottuso e sbagliato. Ottusità ed errori che a volte sfociano in tragedie come quella di Firenze. È lodevole che il comune di Firenze abbia voluto dedicare una giornata intera al ricordo di quelle vittime, ma c’è bisogno di molto altro. E organizzare un concerto di Youssou N’Dour non sembra proprio sufficiente.
l'Unità, 29-11-2012

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